CAPUANO, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 19 (1976)

CAPUANO, Francesco (Giovanni Battista)

Giuliano Gliozzi

Nacque a Manfredonia (o, secondo alcuni, a Santa Maria di Siponto) nella prima metà del sec. XV.

Scarse sono le notizie intorno alla sua vita, tanto che spesso è stato confuso con un omonimo, Francesco Capuano, nato a Mineo (Catania) nel 1605 e morto a Palermo nel 1638, letterato, teologo e filosofo, entrato nella Compagnia di Gesù nel 1625, insegnante di retorica ed autore di un opuscolo intitolato In solemni studiorum lustratione Oratioapud illustrissimun Panormitanae urbis Senatum extemporanea, Panormi 1637. L'equivoco è complicato dal fatto che Capuano di Manfredonia, divenuto ecclesiastico, assunse il nome di Giovanni Battista: sotto questo nome o indifferentemente sotto quello di Francesco vengono a lui attribuiti i commenti astronomici.

Non si conosce la località dove egli compì gli studi; si sa soltanto che per alcuni anni (intorno al 1475 secondo alcuni, al 1494-95 secondo il Favaro) insegnò astronomia e scienze fisico-matematiche nello Studio di Padova, con gran seguito di scolari, mostrandosi fervido assertore di un aristotelismo ortodosso e del sistema tolemaico. Amava definirsi "artium ac medicinae doctor", ma si occupò principalmente di astronomia e astrologia. Durante gli anni di insegnamento a Padova, il C. illustrò e commentò due opere considerate a quel tempo fondamentali nello studio astronomico ed adottate per decenni come testi ufficiali: la Sphera mundi di Giovanni di Sacrobosco, e le Theoricae novae planetarum di Giorgio Purbach.

Lasciata la cattedra patavina, il C. entrò nell'Ordine dei canonici regolari lateranensi di S. Agostino, e in tale Ordine per primo introdusse l'insegnamento della matematica e dell'astronomia, discipline che egli stesso continuò ancora ad insegnare per dodici anni. Secondo il Riccioli (p. 37) sarebbe anche divenuto vescovo, ma molto probabilmente si tratta di un'errata interpretazione del titolo dell'edizione del commento al Purbach del 1518, in cui "episcopi" si riferisce a s. Agostino e non al C. (Riccardi, Intorno ad alcune rare edizioni..., p. 23 n. 14). Trasferitosi a Napoli, vi trascorse gli ultimi anni; morì nel collegio partenopeo di S. Pietro all'Ara al cadere del secolo (si ignora la data esatta).

I commenti astronomici del C. a cui si è accennato furono stampati unitamente alle opere a cui si riferiscono. Il primo a vedere la luce fu quello relativo all'opera di G. Purbach, un astronomo austriaco contemporaneo, molto stimato e conosciuto negli ambienti umanistici italiani. Le sue Theoricae novae planetarum sono un compendio di astronomia basato su Aristotele, Tolomeo e i principali astronomi arabi: ma, commentate dal C. e con la aggiunta di scritti ed opuscoli astronomici di vari autori, furono più volte ristampate ora nel secolo successivo come testo fondamentale dell'astronomia tolemaica. La prima edizione a noi nota del commento del C. è del 1495; dedicata al re di Napoli Ferdinando II d'Aragona, è un volume in 4º di 84 carte senza numerazione, edito a Venezia da Simon Bevilacqua.

Ad un proemio dedicato alla definizione dell'astronomia come scienza seguono quattro libri: il primo esamina le caratteristiche tanto geometriche che astronomiche della sfera; il secondo considera le partizioni del cielo (segni zodiacali) e della Terra (zone climatiche); il terzo studia l'alternarsi delle stagioni in relazione allo zodiaco e la conseguente diversificazione nella durata del dì e della notte; il quarto tratta del Sole e della Luna e delle rispettive eclissi, sottolineando come questi fenomeni astronomici non contrastino con l'insegnamento scritturale. Spesso in seguito il commento del C. al Purbach fu stampato assieme al suo commento all'opera del Sacrobosco.

Il secondo commento del C. è quello relativo all'opera Sphera mundi dell'astronomo inglese del sec. XIII Giovanni da Sacrobosco, che riferisce molte notizie di carattere astronomico scelte dalle opere di Tolomeo, Albatenio e Alfragano. Testo assai letto, l'opera del Sacrobosco, stampata per la prima volta, senza commento, nel 1472 a Ferrara, ebbe in seguito non meno di 177 edizioni, commentate e no, fino al 1669. Il commento del C. fu pubblicato nell'opera Sphera mundi cum tribus commentis nuper editis Cicchi Esculani,Francisci Capuani de Manfredonia,Iacobi Fabri Stapulensis, Venetiis 1499 che comprende un proemio e annotazioni di Francesco Stabili detto Cecco d'Ascoli, e un commento del francese Jacques Le Fèvre d'Etaples.

Il commento del C., dedicato al questore patavino Lorenzo Donato, è preceduto da un proemio e da una lettera dedicatoria, in cui il C. afferma di non aver rivisto l'opera prima della stampa e di volerla dedicare agli allievi canonici del suo Ordine. Esso è costituito da note esplicative delle singole definizioni del Sacrobosco relative al Sole, alla Luna e ai pianeti. Di ciascun corpo celeste si analizzano il moto, la grandezza, la posizione reciproca e altre proprietà astronomiche. In particolare sono descritte le cosiddette passiones dei pianeti (loro movimenti rispetto allo zodiaco) e i tre movimenti dell'ottava sfera secondo Albatenio, Alfragano e Thebit. L'edizione più nota di quest'opera (ma anche la più rara) è quella parigina del 1515, un in-folio piccolo di 90 carte a caratteri gotici, che comprende anche le Teoriche del Purbach con il commento del C. e un altro di Silvestro di Prierio, oltre ad un'opera sui corpi celesti di I. Le Fèvre e rime varie di Oronzio Finé. Un'altra edizione è quella di Venezia del 1508, che contiene, oltre alle opere del Sacrobosco e Purbach, commentate dal C., una orazione in lode dell'astrologia di Bartolomeo Vespucci fiorentino, il commento di Le Fèvre, una serie di questioni sul cielo del cardinale Pietro d'Aliaco, un compendio di Roberto vescovo di Lincoln, e una disputa sui pianeti di Giovanni di Monteregio. Altre edizioni (dove i commenti del C. recano il nome di Giovanni Battista) sono quelle di Venezia del 1513 e 1518, la cui stampa, secondo il Riccardi (1837, p. 18), venne fatta su un manoscritto corretto ed in alcune parti modificato dal C. stesso. Due ultime edizioni del 1531 recano, oltre agli scritti già citati, opuscoli sull'ordine degli anelli astronomici e sulla geometria di Euclide, trattati di Gherardo Cremonese, Prosdocimo Debeldomando di Padova, Michele Scotto, B. Vespucci, Luca Gaurico e una versione latina della Teorica dei pianeti dell'arabo Alpetragio.

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