DELLA CROCE, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 36 (1988)

DELLA CROCE, Francesco

Franca Petrucci

Milanese, nacque nel 1391 secondo alcune fonti, nel 1409 secondo altre, da Martino, conte palatino. Abbracciata la carriera ecclesiastica, si distinse per la sua conoscenza del diritto canonico, tanto che a lui, già rector iuristarum dell'università di Pavia, il 7 genn. 1429 fu affidata la lectura decretalium nei giorni festivi per un anno. Viene definito, in una lettera ducale del medesimo periodo, referendario del duca Filippo Maria Visconti nella stessa città di Pavia. Precedentemente era stato notaio nella Curia a Roma e vicario del vescovo di Pavia. Nel 1431 partecipò a Milano, come assistente dell'arcivescovo Bartolomeo della Capra, all'incoronazione di Sigismondo di Lussemburgo.

Il D. era a Basilea, inviatovi dal duca, quando nel gennaio del 1432 i padri del concilio, nonostante lo scioglimento decretato da Eugenio IV, ripresero i lavori iniziati nel dicembre. A nome del duca egli, il 28 gennaio, durante una congregazione generale manifestò "adherencia et obediencia" al concilio. Annunciò inoltre l'invio da parte del duca di altri ambasciatori e prelati e invitò i padri alla perseveranza.

Dal maggio di quell'anno si verificò fra Venezia e Filippo Maria Visconti, allora in conflitto, una convergenza di interesse per la cessazione delle ostilità e Niccolò III d'Este fu scelto come mediatore. Nel quadro di questo nuovo atteggiamento dei belligeranti, il 25 maggio 1432 il D. ricevette dal duca un'autorizzazione a trattare con Venezia. Probabilmente, però, egli non utilizzò tale procura. Il 14 novembre partecipò a Basilea ad una congregazione generale, durante la quale egli fu "incorporato" nel concilio. Dieci giorni dopo assunse la carica di corrector litterarum. L'anno successivo partecipò attivamente ai lavori dell'assemblea agendo il 30 gennaio come avvocato dell'arcivescovo di Magdeburgo e il 7 febbraio come avvocato del vescovo di Würzburg in conflitto con il capitolo di quella città. Nell'agosto fu creato giudice delle cause e prestò giuramento "de fideliter exercendo officium". Nel novembre fu sostituito nella carica di corrector, che avrebbe dovuto tenere soltanto per tre mesi. È testimoniata la sua presenza al concilio per tutto il 1434: nel dicembre di quell'anno fu incaricato di esaminare, insieme con altri due deputati, la supplica dei prelati e canonici della Chiesa di Utrecht. Troviamo testimonianze della presenza del D. a Basilea anche nel maggio e nel luglio del 1435. All'inizio di quest'ultimo mese egli chiese infatti di poter "resignare" i suoi benefici nelle mani dei legati "a latere, ex causa permutacionis" e la sua supplica fu accolta. Verso la fine del mese si procedette alla sua sostituzione come giudice delle cause.

Era stato fatto intanto arcivescovo di Milano Francesco Pizolpasso, che quasi immediatamente creò suo vicario il D. che da quell'anno fece parte, in tale veste, della Fabbrica del duomo. Nel 1437 fu creato canonico porporato della metropolitana, dopo esserne divenuto quattro anni prima primicerio. Quando il Pizolpasso morendo (1443) lasciò i suoi libri ai canonici della metropolitana, questi furono consegnati al D., che li custodì diligentemente.

Nel 1446 il D., che era rimasto vicario arcivescovile anche sotto il nuovo arcivescovo, Enrico Rampini, venne chiamato dal cappellano di Filippo Maria Visconti, insieme con altri cinque teologi, a rispondere ad un quesito relativo a un caso di coscienza del duca. Questi, arrivato alle soglie della morte, si domandava infatti se un principe che avesse gravato i propri sudditi - compresi i poveri e le chiese - di prestiti e di imposte potesse aspirare alla salvezza. I teologi risposero al quesito, dapprima in modo non ufficiale, in volgare italiano e poi, in data 29 giugno, con un comune consilium, in latino, nel quale esprimevano una condanna nei riguardi di un principe che indebitamente avesse gravato i sudditi di imposte e gabelle. Gli autori del consilium, tuttavia, temperavano questo duro giudizio, giustificando solo il principe costretto a nuove imposizioni dal fatto che le entrate ordinarie non erano state sufficienti a fronteggiare tutte le necessità dello Stato, e sostenendo che egli così facendo si assumeva comunque grandi obblighi nei riguardi dei sudditi.

Sembrerebbe che il D. abbia visto con favore l'instaurarsi della Repubblica ambrosiana, tanto è vero che, come i capitani e difensori della Libertà scrissero nell'ottobre del 1447 a Francesco Sforza, fu inviato a Firenze per trattare con quella Repubblica; e che accettò inoltre la lettura straordinaria delle Decretali nell'università di Milano per l'anno 1448.

Dal medesimo 1448 cessò le funzioni di vicario arcivescovile e da allora il suo nome si trova associato soprattutto a questioni e funzioni relative ad opere di pietà - fu uno dei governatori del Pio Luogo della Misericordia e capo di una delegazione di "protectores aut defensores captivorum vel carceratorum" - o connesse a Ordini religiosi femminili. Nel 1447 ottenne che, secondo il suo consiglio, tutte le suore del monastero Maggiore di Milano scegliessero la clausura. Molti anni dopo, nel gennaio del 1473, come delegato del papa, fece una relazione sul monastero di S. Maria (S. Agata) di Aurona, e poco dopo assistette alla cerimonia della soppressione del monastero stesso, assorbito da quello di S. Maria di Vadano. Nell'aprile del 1476 fu incaricato da Sisto IV di procedere alla riforma del monastero di Chiaravalle di Milano, ma si ammalò e, nel luglio successivo, dovette essere sostituito nell'incarico.

Morì il 19 marzo 1479, lasciando con l'ultimo testamento del 1474 suo erede il Consorzio della Misericordia.

Verso la fine della vita era stato stampato, probabilmente a Milano, un suo trattato, De festis (Ind. gen. degli incunaboli, 3275), con il quale si proponeva di illuminare coloro che volevano conoscere quali feste fossero da osservare e quali no.

Nella Biblioteca del capitolo metropolitano di Milano si conserva (2 D, 2, 23) una sua Expositio litteralis Hymnorum sancti Ambrosii... et maxime ex his, qui in sua Mediolanensi Ecclesia utuntur scritta nel 1452 o 1460e indicata dal Kristeller come deperdita. Nella medesima biblioteca (2 D, 2, 24) è conservato un codice di poche carte di mano di Francesco Castelli, in cui fra appunti di liturgia, indici ed estratti vari c'è, con il titolo Coronatio Sigismundi imperatoris facta Mediolani (cc. 14v-15r), una breve relazione elaborata dal D. "pro futura rei memoria" della cerimonia dell'incoronazione di Sigismondo a re d'Italia, cui egli aveva partecipato.

Del D. si conoscono alcuni codici autografi e molti da lui postillati (Ferrari, Un bibliotecario..., pp. 184, 191); P. C. Decembrio gli indirizzò due epistole.

Fonti e Bibl.: Annali della Fabbrica del Duomo di Milano, II, Milano 1877, pp. 67 ss., 71, 79, 81, 95 s., 98, 100, 103, 105, 112, 120, 143, 148, 151, 155, 161, 171, 179, 198, 204, 213, 218, 238, 249, 257, 275, 34; Appendici, II, ibid. 1885, pp. 44, 49; Deutsche Reichstagsakten. X, 1, a cura di H. Herre, Gotha 1900, pp. 226, 345, 377; Ph. Argelati Bibliotheca scriptorum Mediolanensium cui accedit, I, 2, Mediolani 1745, coll. 521 ss.; II, 2, col. 1983; F. Calvi, Il codice del Pio Luogo della Misericordia in Milano, in Arch. stor. lomb., XIX(1892), p. 745; A. Ratti, Del monaco cisterciense don Ermete Bonomi..., ibid., XXII(1895), pp. 331, 346; Id., Il sec. XVI nell'abbazia di Chiaravalle di Milano. ibid., XXIII (1896), p. 141; Concilium Basiliense..., II, a cura di J. Haller, Basel 1897, pp. 25, 268, 278, 330, 340, 353, 367, 440, 471, 473, 515; III, a cura di J. Haller, ibid. 1900, pp. 41, 216, 265, 277, 335, 350, 397, 429, 435, 447, 453; IV, a cura di J. Haller, ibid. 1903, pp. 73, 77; VIII, a cura di H. Dannenbauer, ibid. 1936, pp. 38-44; Codice diplom. dell'Università di Pavia, II, Pavia 1913, pp. 250 s., 528; I Registri delle lettere ducali..., a cura di C. Santoro, Milano 1961, p. 110;E. Verga, Un caso di coscienza di Filippo Maria Visconti..., in Arch. stor. lomb., XLV (1918), pp. 428 s., 454; A. De Capitani d'Arzago, La chiesa romanica di S. Maria di Aurona, ibid., LXXI (1944), p. 51; E. Resti, Documenti per la storia della Repubblica ambrosiana, ibid., LXXXI (1954-1955), p. 205; F. Cognasso, Istituzioni, comunali e signorili di Milano sotto i Visconti, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 523 s.; A. Noto, Per la tutela dei legati elemosinieri milanesi nel sec. XV, in Studi in onore di A. Sapori, II, Milano 1957, pp. 738 S.; A. Paredi, La biblioteca del Pizolpasso, Milano 1961, pp. 36 s., 46, 62, 69, 71, 73 s., 78 s.; E. Cattaneo, Istituzioni eccles. milanesi, in Storia di Milano, IX, Milano 1961, pp. 527, 540, 560, 603 s., 681; M. Ferrari, Un bibliotecario milanese del Quattrocento: F. D., in Archivio Ambrosiano, XLII (1981), pp. 175-270; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, p. 351.

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