Francesco di Sales (fr. Francois de Sales)

Dizionario di filosofia (2009)

Francesco di Sales (fr. Francois de Sales)


Francesco di Sales

(fr. François de Sales) Teologo e mistico francese, dottore della Chiesa (castello di Sales, Savoia, 1567 - Lione 1622), santo. Fu una delle grandi figure della Controriforma, dell’‘umanismo devoto’ e della mistica cattolica francese, e tra i massimi prosatori francesi. Primogenito di Francesco di Nouvelles signore di Boisy e di Francesca di Sionnaz, di vecchia nobiltà savoiarda, ebbe un’educazione accurata che completò studiando legge a Parigi (1582) e a Padova (1588), ma contemporaneamente interessandosi di teologia, sotto l’influsso dei gesuiti del collegio di Clermont a Parigi e di A. Possevino a Padova, preparandosi così alla vita cui, rifiutando l’ingresso in magistratura, si dedicò, ricevendo il sacerdozio nel 1593. Subito si propose al vescovo di Ginevra per una missione nel Chiablese, condotta con tale abilità, tenacia e forza di persuasione da ottenere in pochi anni un gran numero di conversioni, grazie anche agli opuscoli (Les controverses, composte e diffuse dal 1595 al 1596, raccolte in vol. post. nel 1672; trad. it. Controversie) di rilevante valore anche dottrinale. Inviato a Parigi – era coadiutore del vescovo Cl. de Granier dal 1597 – per affari della diocesi, soggetta in parte alla Francia, vi conobbe Madame Accarie e con lei organizzò l’ingresso in Francia delle carmelitane; di ritorno, succedette a Granier come vescovo di Ginevra. Non potendo entrare nella ‘Roma protestante’ risiedette ad Annecy, rimanendo in corrispondenza continua con i più importanti personaggi della politica e della vita religiosa, e chiamato spesso a predicare. Appunto in tale circostanza, nel 1604, conobbe a Digione Giovanna Francesca Frémiot de Chantal, iniziando con lei la corrispondenza e la devota amicizia che dovevano portare alla fondazione dell’ordine della visitazione. In quegli anni maturò anche la sua esperienza mistica: F. era già direttore di coscienze, e insegnava la possibilità per ogni uomo di esercitare la virtù e condurre una vita devota qualunque fosse la sua condizione (Introduction à la vie dévote, 1609; trad. it. La Filotea, ossia Introduzione alla vita devota; intitolata Filotea dal personaggio cui l’autore si rivolge, mettendo insieme lettere effettivamente inviate a M.me de Charmoisy e ad altre persone); compose quindi gli Entretiens con le visitandine (Les vrais entretiens spirituels, post., 1629; trad. it. I veri trattenimenti, o Discorsi spirituali) e il Traité de l’amour de Dieu (1616; trad. it. Il Teotimo, ossia Trattato dell’amor di Dio), in cui qualche contemporaneo volle ravvisare anche una punta di quietismo (in lui che sulla questione della grazia e della predestinazione era molinista). In realtà, egli indicava una diversa via per attrarre le anime a Dio mediante una benignità e una dolcezza che giungevano anche all’ascetismo, e confidando nelle forze della volontà umana sorretta dalla grazia; il suo ottimismo è cristocentrico: la morte di Cristo ha dato all’uomo infiniti mezzi di salvazione. Il suo fervore religioso si esprime in una prosa talvolta sovrabbondante, talvolta incline alle preziosità, ma scorrevole, calda e vibrante.

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