MICHELOTTI, Francesco Domenico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 74 (2010)

MICHELOTTI, Francesco Domenico

Clara Silvia Roero
Erika Luciano

– Nacque a Cinzano (nei pressi di Cuneo) il 10 luglio 1710 da Matteo Giovanni, un negoziante assai facoltoso. Rimasto orfano in tenera età, frequentò il r. collegio dei gesuiti di Torino e nel 1725 si iscrisse all’Università, completando la sua formazione con studi di architettura civile e militare sotto la direzione di Ignazio Giuseppe Bertola. Questi apprezzò ben presto le capacità matematiche dell’allievo e, a partire dal 1730, gli fece affidare alcuni incarichi nell’ambito dei lavori per le fortificazioni di Fenestrelle, Susa, Demonte, Chivasso, Verrua e altre località, come pure le opere di innalzamento del piano del Ticino e dei terreni circostanti. Per questi ottimi servizi Carlo Emanuele III nominò il M. ingegnere topografo e idraulico di casa Savoia, con lettera patente del 21 apr. 1738. L’anno successivo il M. fu nominato sostituto maestro di matematica per le Scuole teoriche e pratiche di artiglieria, con patente del 21 apr. 1739. Il 19 ott. 1754 ottenne la nomina a professore di matematica all’Università di Torino, dove insegnò fino alla morte.

Nel 1763 il M. fu incaricato da Carlo Emanuele III della direzione delle ricerche e degli esperimenti nello Stabilimento per le sperienze idrauliche, fatto appositamente costruire dal Savoia presso la cascina della Parella, lungo la strada, a ovest di Torino, che partendo da porta Susa conduceva verso Collegno, nelle vicinanze della cappella di S. Rocco.

La struttura, che utilizzava le acque del canale della Cossola, a partire dal fiume Dora superiore, comprendeva la cosiddetta «Torre o Castello d’acque», soprannominata anche il «Castello incantato della scienza». Questa torre fu iniziata per ordine del re il 23 giugno 1763 e proseguita, con molte altre strutture e congegni, fino al 1769. Si trattava non solo di un laboratorio di ricerca per effettuare esperimenti sulle acque, ma anche di un «ente normatore» nell’utilizzo delle risorse idriche del territorio. Il M. descrisse in dettaglio le costruzioni, gli strumenti, le osservazioni e i risultati ottenuti dalle ricerche condotte sul campo nell’opera in due volumi Sperimenti idraulici principalmente diretti a confermare la teorica, e facilitare la pratica del misurare le acque correnti – la sua unica opera ad essere pubblicata – edita a Torino per i tipi della Stamperia reale nel 1767 (il primo) e nel 1771 (il secondo).

Gli Sperimenti ebbero una buona diffusione e una favorevole ricezione sia in Italia, sia all’estero. Furono citati da J.-N. Hachette nella seconda edizione del suo celebre Traité élémentaire des machines (Paris 1819, p. 255), in uso all’École Polytechnique, con elogi per le esperienze compiute e l’auspicio che anche a Parigi si costruisse un osservatorio simile. Una traduzione in tedesco dell’opera, a cura di C.G. Zimmermann, fu edita a Berlino nel 1808 con il titolo Hydraulische Versuche zur Begründung und Beförderung der Theorie und Practik e conteneva pure un’appendice sui nuovi esperimenti condotti dal figlio Giuseppe Teresio (pp. 229-253).

Nel primo tomo, dedicato a Carlo Emanuele III, il M. forniva un’accurata descrizione del progetto e della realizzazione della torre idraulica e dei numerosi apparecchi ideati e fatti costruire alla Parella per analizzare e misurare il comportamento dell’acqua: quando percorre vari tipi di canali, quando esce da fori posti a diverse altezze, quando le aperture di uscita hanno differenti sezioni e forme (quadrata, circolare, con l’aggiunta di tubi cilindrici, conici e di imbuti cicloidali).

Sono inoltre esaminati alcuni strumenti per misurare la velocità dell’acqua, come il galleggiante, la ruota, il tubo di Pitot, il regolatore di Guglielmini, il sifone e il quadrante, consigliato dai «migliori scrittori d’idrometria» (p. 157), come B. Castelli, D. Guglielmini, J. Hermann, G. Grandi e B. Zendrini. Il M. ne presentava una descrizione dettagliata del funzionamento e si soffermava sui vantaggi e sui limiti, oltre che sugli accorgimenti per migliorare i risultati.

Scopo dell’opera era quello di dimostrare, attraverso gli esperimenti, la verità delle leggi fondamentali della dinamica dei fluidi: che «le celerità dell’acqua uscente da luci [fori] aperte nel fondo o nei lati dei vasi sono nella ragione sudduplicata [cioè la radice quadrata] delle pressioni, o sia delle altezze dell’acqua sopra le luci» (pp. 69, 78); le proporzioni fra le aree dei fori e le velocità (pp. 74 s.) e fra le aree dei fori e le resistenze massime del fluido uscente, trovate da I. Newton e da D. Bernoulli (pp. 81 s.).

A differenza delle precedenti ricerche di tipo empirico-sperimentale di G. Beccaria, più incentrate sull’uso degli strumenti idraulici, le indagini del M. erano compiute su basi rigorosamente matematiche, con formulazioni geometriche e analitiche, dedotte dallo studio dei testi di E. Torricelli, C. Huygens, E. Mariotte, D. Guglielmini, I. Newton, P. Varignon, di Johann Bernoulli e di suo figlio Daniel, G. Poleni e B. Zendrini.

Nel secondo tomo il M. proseguiva la descrizione di nuovi esperimenti idraulici condotti dal 1766 al 1770 con le relative conclusioni. Avendo ricevuto da vari studiosi italiani richieste di chiarimenti sul primo volume, l’autore inseriva nella trattazione le sue risposte ai quesiti e dubbi espressi dal p. A. Lecchi nella sua Idrostatica (1765) e da altri sperimentatori come R.G. Boscovich, E. Zanotti e T. Bonati. In particolare il M. si soffermava sulle leggi che regolano la pressione dei fluidi, sul fenomeno della compressibilità dell’acqua (pp. 10 s.), sulla velocità iniziale di efflusso dai vasi (pp. 11-14) e sulle relazioni che intercorrono fra l’ampiezza del vaso e l’area del foro di uscita (pp. 14-16), sull’uso di tubi di uguale diametro e di diversa lunghezza (pp. 47-52), sui risultati che si ottengono per mezzo di due sezioni (pp. 52-56), con varianti del tubo ricurvo di Pitot (pp. 96-112), con l’uso del quadrante nei torrenti (pp. 113-115) e con quello della stadera idraulica per esplorare la forza di una corrente contro un piano (pp. 116-123).

Al termine di questo volume il M. inserì due memorie di matematica di carattere analitico, che nella prefazione egli affermava di aver steso da più di venti anni, con il proposito di pubblicarli in latino nei Commentari dell’Istituto delle scienze di Bologna, avendone discusso i contenuti con il celebre matematico G. Manfredi che ne apprezzò il metodo. Il primo saggio è relativo a una nuova teoria sulle progressioni e sulle serie geometriche (pp. 130-180), dimostrando alcuni teoremi e corollari e affrontando problemi e casi ad esse collegati, mentre il secondo riguarda lo studio delle equazioni di terzo grado e si sofferma in particolare sul caso irriducibile e sull’uso delle tavole dei seni nella risoluzione dell’equazione cubica relativa al problema della trisezione dell’angolo (pp. 181-234).

Il M. fu socio onorario dell’Accademia degli Intronati di Siena, dopo l’incontro con Candido Pistoi, professore di matematica a Siena che nel 1768 assistette ad alcuni esperimenti alla Parella.

Numerosi allievi e ricercatori si formarono alla scuola del Michelotti. Fra questi si possono citare Carlo Ignazio Giulio, Giorgio Bidone e i due figli del M. Giuseppe Teresio (1762-1819) colonnello del genio in Portogallo e poi direttore degli ingegneri civili a Torino, e Ignazio Maria Lorenzo (1764-1846) ispettore del genio civile e intendente ai canali.

Dal 1° nov. 1777 il M. fece parte del Congresso degli Edili e fu anche nominato socio nazionale dell’Accademia delle scienze di Torino con lettere patenti di epoca incerta, probabilmente risalenti alla fondazione della Società privata negli anni Cinquanta. Pur presenziando abbastanza regolarmente alle sedute, il 28 febbr. 1784 per problemi di salute il M. chiese il passaggio fra i soci emeriti che ottenne nella seduta del 7 marzo 1784. Il posto di socio residente da lui lasciato fu assegnato al figlio Giuseppe Teresio. Il 13 apr. 1784 A.M. Vassalli Eandi lesse l’unico lavoro presentato dal M. all’Accademia torinese: si trattava di un breve scritto, frutto di ricerche risalenti a molti anni prima e rimasto inedito (Torino, Accademia delle scienze, Archivio, Manoscritti sciolti, 483, cc. 1r-3v: Ragionamento sopra le forze, e velocità esercitate dalla polvere accesa dentro un pezzo d’artiglieria).

Il M. fu più volte consultato per questioni di idraulica relative a derivazioni e ripari, e ancora nel 1786, nonostante le sue precarie condizioni di salute, su mandato della corte di Parma, si recò con i figli a Piacenza per visionare le opere eseguite sul Po.

Il M. morì a Torino il 12 ott. 1787.

Fonti e Bibl.: Torino, Accademia delle scienze, Archivio, Fondo Istituzionale, Adunanze di Classe e Verbali, Classe I, M. 15, Verbali originali (Classe di Scienze fisiche e matematiche), 1783-89, pp. 1 s., 4 s., 9, 41, 48, 55, 67, 71, 75, 85, 106 (notizie sulla sua posizione come socio onorario), pp. 205-207 (elogio funebre); Corrispondenza, 32165, c. 1r (lettera ad A. Saluzzo, presidente dell’Accademia, del 28 febbr. 1783). Il M. compare nell’Almanacco reale o sia Guida per la città di Torino … presentato per la prima volta a S.S.R.M. dal libraio Onorato Derossi l’anno 1780, Torino 1780, p. 159; Almanacco reale per l’anno 1781 presentato a S.S.R.M. da Onorato Derossi, ibid. 1781, pp. 190, 196, 221; Almanacco reale per l’anno 1783 …, ibid. 1783, pp. 188, 194, 217; Almanacco reale per l’anno 1786, ibid. 1786, pp. 191, 212, 230 e nel Calendario per la Real Corte di Torino, ibid. 1782 (pagine non numerate). A. Lombardi, Storia della letteratura italiana nel secolo XVIII, I, Modena 1827, pp. 513 s.; J.C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörterbuch zur Geschichte des exakten Wissenschaften, II, Leipzig 1863, p. 146; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, Modena 1893, p. 157; C. Brayda - L. Coli - D. Sesia, Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, p. 49; Annuario della Accademia delle scienze di Torino, Torino 1973, p. 194; Archivio storico del Politecnico di Torino. Amministratori, architetti e ingegneri nelle scuole politecniche torinesi. Note biografiche, a cura di G. Monasterolo - A. Reinero - A. Riviera, Torino 1999, pp. 69 s. Sulla sua attività: G.A. Eandi, Memorie istoriche intorno gli studi del p. Giambatista Beccaria, Torino 1783, pp. 43-49, 126 s.; P. Redondi, Tradizioni matematiche e intenti applicativi nella cultura scientifica piemontese, in Storia d’Italia (Einaudi). Annali 3, Scienza e tecnica nella cultura e società dal Rinascimento a oggi, a cura di G. Micheli, Torino 1980, pp. 770-773; A.C. Scolari, La torre per gli esperimenti idraulici di F.D. M. a Torino, in L’ambiente storico. 6/7, Le vie d’acqua, Alessandria 1984, pp. 62-90; V. Ferrone, La nuova Atlantide e i lumi: scienza e politica nel Piemonte di Vittorio Amedeo III, Torino 1988, pp. 50-54, 65-67; L. Moscati, Giambatista Beccaria: misura e regime giuridico delle acque nel Piemonte del Settecento, in Studi in memoria di Mario E. Viora, Roma 1988, pp. 483-521; In materia di acque. Tra diritto comune e modificazione albertina, Roma 1993, pp. 72-96; C.S. Maffioli, Out of Galileo. The Science of waters 1628-1718, Rotterdam 1994, pp. 429, 435; G.K. Mikhailov, Early studies on the outflow of water from Vessels and Daniel Bernoulli’s Exercitationes quaedam mathematicae, in Die Werke von Daniel Bernoulli, I, a cura di V. Zimmermann et al., Basel 1996, p. 232; M. Ciardi, Teorie e tecniche dell’energia da F.D. M. a G. Ferraris, in V. Ferrone, Torino Energia. Le politiche energetiche fra innovazione e società, a cura di V. Ferrone, Torino 2007, pp. 1-51.

C. S. Roero - E. Luciano