FEO, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 46 (1996)

FEO, Francesco

Teresa Chirico

Nato a Napoli nel 1691, forse figlio di un sarto di cui si ignora il nome, entrò il 3 sett. 1704 nel conservatorio di S. Maria della Pietà dei Turchini, e vi rimase probabilmente sino al 1712. Fu compagno di studi di L. Leo e Giuseppe Di Majo, che in seguito sposò la nipote del F., Teresa Manna. Ebbe come insegnanti A. Basso, secondo maestro della Pietà, e dopo il 1705 anche N. Fago (primo maestro). Avrebbe inoltre studiato canto con il famoso D. Gizzi e contrappunto a Roma con G. O. Pitoni; queste notizie, riportate da fonti ottocentesche (Florimo, Fétis, Grossi), non trovano attualmente validità.

La sua prima opera, L'amor tirannico ossia Zenobia, fu rappresentata a Napoli nel teatro di S. Bartolomeo il 18 genn. 1713; seguì un dramma sacro nella stagione di carnevale del 1714, Il martirio di s. Caterina, dato al conservatorio della Pietà. Nel 1715 collaborò a Ilduello d'amore e di vendetta, dato al S. Bartolomeo con l'intervento di "virtuosi forestieri", per il quale egli scrisse anche le scene comiche Lauretta e Corrado.

Nell'epoca in cui il F. debuttò come operista le scene erano dominate a Napoli da A. Scarlatti, il cui successo era conteso da F. Mancini, D. Sarro e N. Porpora. L'influenza di Scarlatti sul F. è evidente nelle strutture formali delle arie e dei duetti - in forma tripartita - e in particolare nelle sinfonie, influenzate dallo stile del concerto per violino solo, con poche battute centrali in movimento di largo (cfr. L'amor tirannico, ma anche la successiva Andromaca). L'orchestra esegue spesso figurazioni ritmiche basate su crome. ne L'amor tirannico questo stesso ritmo viene spesso puntato. Nell'organico il F. dà poco spazio ad oboi e corni; talvolta l'orchestra viene divisa in due gruppi con una specifica strumentazione per l'accompagnamento delle arie. Anche l'influenza del Sarro è ravvisabile nelle prime opere del Feo.

Negli anni seguenti al 1715 il F. scrisse recitativi e scene comiche per rappresentazioni napoletane di opere di altri autori; ma succedeva anche il contrario, come risulta dal libretto del Siface, re di Numidia, dove si specificava che le scene buffe erano "d'altro autore da quello del dramma". I suoi intermezzi e scene comiche denotano uno stile semplice, particolarmente riuscito nei ruoli bassi e nei duetti. La reputazione del F. crebbe in seguito a lavori per chiese e teatri locali, grazie anche, nel maggio del 1723, alla fortunata rappresentazione del già citato Siface sutesto di P. Metastasio, tratto da un vecchio libretto di Domenico David.

In quell'opera lo stile del F. si dimostra più originale, pur avvicinandosi a L. Vinci e L. Leo. Le arie sono spesso caratterizzate da temi commoventi e da melodie imponenti e virtuosistiche. Nelle "arie di paragone" vengono a volte usati inconsueti procedimenti cromatici, tendenti a descrivere il testo, come anche ampi salti, trilli e abbellimenti. Spesso nelle arie con da capo la parte centrale è breve e legata tecnicamente con la prima parte; il contrasto è dato dalla diversa tonalità e dalla differente strumentazione. I duetti seguono un andamento prevalentemente ornofono, non imitativo, e l'orchestra accompagna in modo molto semplice.

Nel luglio del 1723 il F. successe a N. Grillo nell'insegnamento presso il conservatorio di S. Onofrio a Capuana, dove prestò servizio fino al 1739; in quegli anni egli rafforzò la sua fama di ottimo insegnante, uno dei migliori del suo tempo a Napoli. Fra i suoi allievi si ricordano N. Sabatino, N. Jonimelli, G. Latilla e il nipote Gennaro Manna.

Tra il 1723 e'il 1743 la produzione sacra del F. superò di gran lunga quella profana.

Nel genere sacro si dimostra l'influenza del suo maestro Fago: le ampie strutture in più movimenti delle messe Kyrie-Gloria e i Dixit Dominus sono densi di episodi corali. Il F. fece spesso uso dei doppi cori e di voci sole concertanti con cori di ripieno; gli episodi corali comprendono anche strumenti concertanti. La maggior parte dei Credo, Sanctus, Agnus Dei sono in stile breve.

La perizia del F. nel contrappunto è evidente in questa parte della sua produzione, dove spesso sono presenti fughe in stile antico; al contrario del Leo e di F. Durante, non scrisse opere a cappella nello stile di G. P. da Palestrina, preferendo strutture omofoniche. Alla fine, nei movimenti veloci, viene spesso reiterata la cadenza dominante-tonica.

La sua Passio secundum Joannem è sopravvissuta in due versioni autografe ed è considerata un ottimo contributo al genere della Passione dopo Scarlatti. Con la sua ultima opera, Arsace, si aprì il teatro Regio di Torino il 26 dic. 1740; fu rappresentata per diciassette volte tra il 26 dicembre e il 16 genn. 1741 ed allestita con l'assistenza dello stesso compositore. La partitura intera si conserva a Milano, presso la Biblioteca del Conservatorio (Fondo Noseda):questa, sicuramente autentica, non coincide con la trascrizione dell'ouverture perstrumento a tastiera, conservata nell'Archivio dell'Accadernia, filarmonica di Torino (segn. Antologia 1, I, 1, pp. 3 ss.).

La fama del F. superò ben presto i confini nazionali: scrisse nel 1738 le serenate a cinque voci Oreste, composta per il compleanno del re di Napoli Carlo di Borbone ed eseguita a Madrid nel Palacio Buen Retiro il 20 genn. 1738, e Polinice, composta per le nozze dello stesso re con Maria Amalia di Sassonia ed eseguita il 19 giugno 1738 a Madrid nel palazzo del principe della Rocca; inoltre nel 1739, per la Congregazione dei padri della Croce in Praga, compose La distruzione dell'esercito dei Cananei con la morte di Sisara.

Nel 1739 il suo posto al conservatorio di S. Onofrio fu preso dal Leo, mentre egli successe a F. Durante come primo maestro al conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo. Qui rimase fino al 1743 (data in cui fu abolito il conservatorio e successivamente trasformato in seminano), avendo come assistenti prima A. Caggi e poi G. Abos; tra i suoi allievi di quegli anni si ricorda G. Insaguine, detto Monopoli. In seguito il F. lasciò il pubblico insegnamento dedicandosi ad allievi privati e soprattutto alla composizione di musica sacra, scritta prevalentemente per la chiesa dell'Annunziata, di cui fu maestro di cappella dal 1726. La sua ultima composizione risale al 1760 (Quoniam tu solus per tenore e archi).

Il F. morì a Napoli il 28 genn. 1761.

Compositore di solida formazione e di talento versatile, fu particolarmente stimato dai contemporanei; tra l'altro, tramite il cantante A. M. Bernacchi di Bologna, fin dal 1749 il F. aveva stabilito dei contatti con padre G. B. Martini, che manifestò apertamente la sua stima per lui (nella collezione Martini, a Bologna, è un ritratto del F., fornito da lui stesso, che lo rappresenta in non più giovane età). Anche J. A. Hasse lo stimava molto, tanto da chiamarlo a dirigere il suo Asilod'amore. Per quanto riguarda la sua musica sacra, nel 1791 Reichardt affermò che il F. era degno di stare alla pari con G. F. Händel e J. S. Bach; il Burney lo lodò per la focosità, l'inventiva e l'efficace resa musicale dei testi. Più severo fu invece il giudizio della moderna musicologia: il F. fu infatti accusato di superficialità da H. Abert, che lo paragonò a L. Vinci, al cospetto del quale il F. impallidirebbe per la scarsa originalità. Tuttavia, anche se l'opera del F. non è estranea agli stereotipi del tempo e non tutta la sua musica è sorretta da uguale ispirazione, è sempre importante ricordare che la sua produzione si offre come esempio d'una scrittura sapiente e non di rado anche originale; apprezzato in Italia e all'estero sia come compositore sia come maestro di canto, suggerì a musicisti come N. Sabatino, G. Manna e Gianfrancesco Di Majo modi e tendenze tipiche dello stile galante. D'altronde, la sua figura artistica è ancora in attesa di uno studio approfondito che consenta di esprimere giudizi definitivi sulla sua personalità.

Le sue prime opere e quelle alle quali contribuì furono tutte rappresentate al teatro S. Bartolomeo di Napoli. Si ricordano: L'amor tirannico, ossia Zenobia (dramma per musica su libr. di D. Lalli), 18 genn. 1713, e in seguito Praga, primavera 1727, teatro del conte di Sporck; un suo contributo al pasticcio Il duello d'amore e di vendetta (dramma per musica, libr. di F. Silvani, 19 nov. 1715). Prese parte con molte arie e parti buffe al Lucio Papirio di G. Orlandini (come risulta nel libr. di A. Zeno e N. Serino, 11 dic. 1717). Seguirono la commedia La forza della virtù (libr. di F. A. Tullio, Napoli, teatro dei Fiorentini, 22 genn. 1719); Teuzone (dramma, libr. di A. Zeno, Napoli, teatro S. Bartolomeo, 20 genn. 1720); Siface, re di Numidia (dramma, libr. di Metastasio da La forza della virtù di D. David, ibid., 13 maggio 1723); Morano e Rosina (intermezzo in due atti rappresentato con il Siface); Don Chisciotte della Mancia (intermezzo, Roma, Seminario romano, carnevale 1726); Coriandolo speziale (intermezzo, ibid., carn. 1726); Ipermestra (opera seria, libr. di A. Salvi, Roma, teatro delle Dame, gennaio 1728 e Lucca 1730); Arianna (opera seria, libr. di P. Pariati, Torino, teatro Regio, 1728); Tamese (opera seria, Napoli, teatro S. Bartolomeo, inverno 1729); Il vedovo ovvero Arrighetta e Sempronio (rappresentato con il Tamese;anche Treviso, 1733; Vienna, 1748; Spoleto, 1755); Andromaca (dramma, libr. di A. Zeno, Roma, teatro Valle, 5 febbr. 1730); Issipile (opera seria, libr. di Metastasio, Torino, teatro Regio, 1733, non rappresentata?, Lucca, Pantera, 1735), l'intermezzo per l'opera di L. Leo Il castello d'Atlante (Napoli, teatro S. Bartolomeo, 1º luglio 1734) con i personaggi Nerina e D. Chisciotto; Arsace (opera seria, libr. di A. Salvil Torino, teatro Regio, 26 dic. 1740); scrisse anche il Radamisto (probabilmente un rifacimento de L'amor tirannico), opera rappresentata a Innsbruck in data imprecisata.

Il Manferrari riporta anche un Tito Manlio (libr. di Metastasio, Roma, teatro Argentina, gennaio 1742), scritto in realtà dal nipote Gennaro Manna. Rimangono inoltre diverse arie e duetti da opere di altri autori (ad es., "Una voce io sento nell'alma" da Alessandro in Africa di Fabrizio della Rocca, rappresentata a Palermo nel 1735) e intermezzi.

Il F. fu autore inoltre di diversi drammi sacri e oratori. Ricordiamo il già citato Martirio di s. Caterina (Napoli, conservatorio della Pietà dei Turchini, cam. 1714), S. Giovanni (Napoli, 1715); L'albero della vita o L'invenzione della ss. Croce (ibid., conservatorio della Pietà dei Turchini, 1716); Il genere umano in catena liberato da Nostra Signora (ibid., 1731); S. Francesco di Sales apostolo del Chablais (Bologna, oratorio de' padri della Madonna di Galliera, 1734, e Roma, stesso anno), che ebbe ampia diffusione (Genova, 1736 e 1775; Città di Castello, 1737; Venezia, 1741 e 1746; Foligno, 1742; Spoleto, 1745); Gesù adorato da' re magi (Genova, 1737, in collab. con D. Sarro); La distruzione dell'esercito dei Cananei con la morte di Sisara (Praga, Congregazione dei padri della Croce, 1739); Tobia (1741); Ruth (libr. G. Lupis, Roma, oratorio di S. Girolamo della Carità, 7 apr. 1743 e 1757); Le avventurose nozze di Booz e Ruth (azione sacro-drammatica, Palermo, oratorio o chiesa del Gesù, carnevale 1750); inoltre il melodramma sacro S. Elena nell'invenzione della Ss. Croce (Benevento s.d.). Lo Stieger riporta anche Adam e Job rappresentati a Napoli.

Il F. scrisse come altri oratori due versioni Pro defunctis (Napoli 1723 e 1725), due Pro fidelium defunctorum (ibid. 1728 e 1731) e L'Eresia abbattuta (Mantova 1750 e 1754).

Scrisse anche i dialoghi sacri: La morte del giusto e del peccatore, Dialogo di s. Michele e Lucifero, Dialogo per la Resurrezione, Il fine dell'uomo. Compose due Passioni secundum Joannem in fa min. e do min. per soli coro a 4 voci, strumenti e basso continuo (1744); due secundum Mattheum (di queste esiste solo turbae), in sol e in fa, entrambe a 4 voci, strumento e basso continuo. Inoltre numerosi mottetti e arie sacre. La produzione sacra del F. comprende numerose messe Kyrie-Gloria da 4 a 10 voci; Messe pastorali da 4 a 10 voci e una Missa defunctorum, in re min., 5 voci, violino e basso continuo (1718); e altre composizioni, tra cui numerosi salmi e cantici (sette Beatus vir, otto Confitebor, undici Dixit Dominus, otto Laudate pueri, tre Laetatus sum, ecc.), più versetti staccati, lezioni, antifone, inni, improperi, litanie, responsori, sequenze, lamentazioni per la settimana santa.

Il F. fu anche autore di numerose cantate spirituali, nelle quali è spesso presente il tema del pentimento del peccatore e il riconoscimento della colpa per la morte del Cristo in croce (Mira ingrato mortale, Piangete alme piangete, Crocifisso amor mio, Là dove lusinghiero l'allettò un fiore). Non mancano toni cupi, aspri e violenti (Son desto o pur trasogno) e descrizioni apocalittiche. Nelle cantate del F. si evidenzia come fine ultimo il ricongiungimento a Dio (Il fine dell'uomo), al contrario che nelle cantate del Durante, dove il principale fine è la salvezza dell'anima. A volte la struttura di queste cantate si presenta a coppie (Il giudizio universale, composto da una prima cantata dedicata all'"anima beata" e la seconda all'"anima dannata"), suggerendo delle ipotesi sulla loro prassi esecutiva.

Spesso nella produzione sacra del F. non è possibile stabilire un netto confine tra la cantata sacra e il dialogo (Figliodell'Eterno Padre).

Per le cantate, sacre e profane, per soli e basso continuo, si rimanda al catalogo del New Grove Dict. of music ànd musicians, VI, pp. 466 s., e ad altre opere segnalate in bibliografia.

Il F. lasciò inoltre 29 solfeggi per soprano.

Fonti e Bibl.: MSS. schedati dall'Istituto di bibliografia musicale di Roma (IBIMUS) e dall'Uff. ricerca fondi musicali di Milano (URFM), Catalogo della Biblioteca Santini di Münster, riprod. presso Bibl. dell'Istituto Germanico di Roma; G.B.G. Grossi, Icoriferi della scuola di Napoli, Napoli 1820, p. 19; C. A. De Rosa, marchese di Villarosa, Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli, Napoli 1840, p. 76; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatorii, III, Napoli, 1882, pp. 30 s.; F. Parasini, Carteggio ined. del p. Giambattista Martini, Bologna 1888, pp. 304 ss.; H. Abert, Jommelli als Opernkomponist, Halle 1908, pp. 113 ss.; S. Di Giacomo, I quattro antichi conservatorii di musica a Napoli, I, Palermo 1924, p. 157; II, ibid. 1928, p. 266; U. Prota Giurleo, Breve storia del teatro di corte e della musica a Napoli nei secc. XVII-XVIII, Napoli 1952, p. 105; R. Strohm, Italienische Opernarien des frühen Settecento (1720-1730), in Anal. musicol., XVI, 1 e 2, Colonia 1976, pp. 2, 43 s., 83, 120, 160 s., 164, 182, 197, 205, 232, 238, 273, 278, 282, 296, 298, 300, 304, 308, 315 s.; M. T. Bouquet, Storia del teatro Regio di Torino, I, Torino 1976, pp. 127 s., 135, 250, 253, 259 s., 265, 270, 290, 397; M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, III, Firenze 1978, p. 1467; C. Troy, The comic intermezzo, Ann Arbor 1979, pp. 42, 155, 163, 168, 173, 184; P. Barbier, Gli evirati cantori, Milano 1991, pp. 47, 51; T. M. Gialdroni, L. Vinci e la cantata spirituale a Napoli nella prima metà del Settecento, in Musica senza aggettivi. Studi per F. D'Amico, I, Firenze 1991, pp. 127, 129, 136 s.; S. Di Giacomo, Catalogo delle opere musicali ... Città di Napoli. Archivio dell'Oratorio dei Filippini, Parma 1918, pp. 22, 30, 47-55; G. Gasperini, Catalogo delle opere musicali Città di Napoli. Conservatorio di S. Pietro a Majella, Parma 1934, pp. 103, 227, 414; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1965, pp. 372 s.; F. Stieger, Opernlexikon, Komponisten, I, Tutzing 1975, p. 330; F. Melisi, Catalogo dei libretti d'opera in musica dei sec. XVII e XVIII, Napoli 1985, pp. 20, 88, 150, 211, 220, 222; C. Sartori, I libretti ital. a stampa dalle origini al 1800, I-IV, Cuneo 1991, cfr. i titoli delle singole opere; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, p. 206; R. Eitner, Quellen-Lex. der Musiker, III, pp. 412 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 530; Enc. d. spettacolo, V, coll.150 s.; VII, coll. 53 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, IV, coll. 30 ss.; C. Burney, Ageneral history of music, New York 1957, II, p. 919; The New Grove Dict. of music and musicians, VI, pp. 465-468; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, Torino 1985, pp. 729 s.

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