SANTINELLI, Francesco Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)

SANTINELLI, Francesco Maria

Salvatore Canneto

SANTINELLI, Francesco Maria. – Nacque a Pesaro il 20 aprile 1627, primogenito di Alessandro, marchese di Pino, conte della Metola e marchese di San Sebastiano, e di Margherita Santacroce. Ebbe un fratello, Ludovico, anch’egli letterato e avventuriero, e una sorella, Elena.

Fu educato alle arti della scherma, della danza e della cavalleria, tanto da acquisire, ben presto, fama di abile spadaccino; si impegnò inoltre in studi di tipo letterario, filosofico, teologico e scientifico, sfociati nella fondazione dell’Accademia dei Disinvolti, prima a Pesaro, nel 1645, e poi a Venezia, nel 1648.

Assai stretti furono i rapporti che Santinelli intrattenne con la vita accademica del tempo. Fece parte degli Scomposti di Fano; dei Gelati di Bologna; degli Infecondi, dei Fantastici e dell’Accademia Reale di Cristina di Svezia a Roma; dei Caliginosi di Ancona; degli Ambigui di Sant’Angelo in Vado; dei Concordi di Ravenna; dei Pacifici, dei Dodonei e dei Disinvolti di Venezia; dell’Accademia degli Illustrati di Vienna.

L’esordio letterario avvenne a Pesaro nel 1647 con un romanzo, Le donne guerriere. Nella sua pur vasta produzione successiva quest’opera rimase tuttavia un unicum, una sorta di esperimento privo di ricadute negli interessi dell’autore, che si allontanò dal genere romanzesco optando per i sentieri della lirica, delle rappresentazioni sceniche e della trattatistica in prosa. Nel 1649 videro la luce le Poesie de’ Signori Accademici Disinvolti di Pesaro, con dedica al cardinale Cybo, in cui comparvero le sue prime prove liriche.

L’incontro con Cristina di Svezia, nel 1655, rappresentò un avvenimento gravido di conseguenze nella vita del poeta. Dopo aver abdicato al trono, in viaggio verso Roma per ricevere il battesimo dalle mani del papa, Cristina sostò per qualche giorno a Senigallia e a Pesaro. Santinelli fu incaricato di allestire gli spettacoli in onore dell’illustre ospite: per l’occasione compose una commedia, Preparamenti festivi di Parnaso, che fu recitata a palazzo Santinelli il 3 dicembre 1655 e pubblicata a Roma l’anno successivo. Sempre nel 1655 apparve la prima edizione delle Canzoni, stampate a Pesaro con dedica a Cristina di Svezia.

Il rapporto con la ex regina si consumò nell’arco di un quadriennio: dopo aver percorso in breve tempo la scala che lo condusse a essere nominato, già nel 1656, suo intimo nelle vesti di ‘cameriere maggiore’, Santinelli venne esonerato dall’incarico nel 1659, come confermato in una lettera datata 3 maggio 1659, in cui Cristina gli protesta ufficialmente il licenziamento. Intanto, nel novembre del 1657, si era consumata nel castello di Fontainebleau una tragedia, l’omicidio del conte Gian Rinaldo Monaldeschi, che avrebbe macchiato indelebilmente la figura di Cristina e coinvolto alcuni personaggi del suo seguito, tra i quali il poeta, su cui gravò il sospetto che fosse stato l’esecutore materiale del delitto. Al ritorno di Cristina a Roma, dopo i fatti di Fontainebleau, il papa Alessandro VII, affatto contento della condotta della regina e del suo seguito, le ingiunse di rimuovere Santinelli dal suo servizio e di allontanarlo dalla città. Su questo sfondo cominciò a delinearsi la contrastata vicenda del rapporto con Anna Maria Aldobrandini, vedova del duca di Ceri, che sposò, per procura e in segreto, il 2 giugno 1658.

Perso il favore di Cristina, nel 1659 Santinelli si stabilì a Vienna in cerca di nuovi potenti protettori: fece ristampare ad Augusta le Canzoni, con dedica all’imperatore Leopoldo Asburgo, il quale, con la consorte Eleonora, sarebbe diventato il dedicatario pressoché esclusivo delle opere successive, ricambiando l’encomio poetico con alcune prestigiose onorificenze, come la Chiave d’oro o la carica di consigliere aulico imperiale. Alessandro VII, contrario all’unione tra Santinelli e la duchessa, tra l’altro sua parente, ordinò che Anna Maria Aldobrandini fosse tenuta sotto stretta sorveglianza e che le fosse precluso ogni contatto con l’amante. L’esilio da Roma e la prigionia dell’amata costrinsero quindi Santinelli a una soluzione estremamente rischiosa e rocambolesca: rapire la donna e partire alla volta di Venezia e Vienna, dove l’imperatore avrebbe garantito alla coppia la protezione dall’ira e dalla vendetta dei familiari. I due riuscirono a sposarsi pubblicamente soltanto nel febbraio del 1667. Dalla loro unione nacquero due figlie: Anna Caterina, poi sposa di Malaspina di Fosdinovo, e Angela Caterina (Eleonora), poi sposa del principe Gerolamo Vaini.

Nel 1659 Santinelli pubblicò a Macerata un volume di Prose, di argomento principalmente filosofico e scientifico, a testimonianza dei suoi interessi anche nel campo della trattatistica. Rimasero invece inedite le prose delle Revisioni accademiche, i cui manoscritti, conservati a Pesaro (Biblioteca Oliveriana, mss., 316, IV), sono sicuramente di mano dell’autore, il quale aveva copiato il contenuto in una grafia chiara e pulita, probabilmente in vista della stampa, che poi non avvenne.

Rimase inedito, nonostante fosse ormai pronto per la stampa, anche il poema eroico, ricco di elementi autobiografici ed esoterici, Carlo Quinto, ovvero Tunesi racquistata, che Santinelli compose lungo un arco di tempo assai lungo – gli anni che vanno dai Cinquanta ai Settanta del Seicento – e che intendeva dedicare ancora una volta all’imperatore. Ne rimangono diversi testimoni manoscritti: esemplari integrali, in venti canti, si trovano a Napoli (Biblioteca Nazionale, Collezione Albani, XIII.C.27) e a Vienna (la copia viennese costituisce l’esemplare più completo, pronto per la stampa, e comprende la dedica, l’avviso dello stampatore, uno scambio epistolare tra Santinelli e Torcigliani e dieci sonetti encomiastici di vari letterati in lode del poema e dell’autore); altri esemplari mutili, in sei canti soltanto, sono invece a Roma (Biblioteca Corsiniana, mss. Cors. 620.C.III), e a Pesaro (Biblioteca Oliveriana, Oliveriano 317).

Nella produzione del poeta una rilevanza significativa assunse il teatro che, con alcuni titoli di successo, come il «drama musicale» L’Armida nemica, amante e sposa (1669) e le due «opere regie» La disperatione fortunata (1659) e L’Allessandro, overo Il trionfo di se stesso (1673), contribuirono ad accrescerne la celebrità. Sempre sul versante della produzione teatral-musicale, va segnalata una serie di oratori in due parti, inclusi nella sezione delle Rime sacre edita nella seconda parte delle Poesie (Lione 1680).

Alcuni biografi citano altri titoli di cui non è tuttavia possibile trovare riscontro: le commedie La pazzia di Flerida poetessa e Gli amanti non corrisposti, l’«opera regia» L’innocente mezzano della propria moglie, il «dramma istorico per musica» La fuga, l’«opera tragicomica» Gli amanti odiati per troppo amare.

Nel 1669 apparve a Venezia un’edizione delle Poesie, mentre nel 1671 apparve a Torino un’edizione delle Ode. L’edizione definitiva delle Poesie e delle Ode venne tuttavia stampata a Lione da Johann de Trevis nel 1680: le Poesie, dedicate all’imperatrice Eleonora, raccolgono nella prima parte i sonetti, e nella seconda i componimenti più lunghi, di vario metro e deputati all’accompagnamento musicale. Un terzo volume, dedicato all’imperatore Leopoldo, raccoglie invece il corpus delle Ode.

Nel 1677, dopo nove anni di permanenza a Venezia, poté finalmente rientrare a Roma con la famiglia.

Nel 1683 celebrò la vittoria di Vienna contro gli assedianti ottomani con due testi, le odi Il Pegaso e La sconfitta, che ebbero notevole circolazione come fogli volanti e, a partire dal 1684, in diverse antologie. Nel 1686 pubblicò, con dedica a Lorenzo Onofrio Colonna, il «drama pastorale per musica» L’antro. Nel 1687 celebrò la liberazione di Buda, avvenuta l’anno prima, in una delle sue ultime prove, l’«opera musicale» Il trionfo di Buda, definitiva testimonianza della sua assoluta fedeltà asburgica, e con la quale concludeva la sua esperienza poetica.

Un posto di rilievo occupa il versante della produzione alchemica, frutto di una ricerca esoterica che Santinelli condusse ininterrottamente fin dagli anni della gioventù, e culminata nella stesura di alcuni testi tra i più noti e significativi nel panorama dell’arte reale. Alla corte di Cristina Santinelli aveva trovato un ambiente ideale, in cui poté intrattenere rapporti con personaggi enigmatici come il medico avventuriero Giuseppe Francesco Borri, il marchese Massimiliano Palombara, il padre gesuita Athanasius Kircher. A Venezia la sua amicizia con Fridericus Gualdus (Friedrich Walter), l’oscuro alchimista tedesco, fu una constante materia di pettegolezzo. Solo di recente sono stati attribuiti alla sua penna alcuni testi fondamentali della tradizione ermetica a lungo considerati di paternità incerta.

Fu autore di due trattati, Minera Philosophorum e Radius ab Umbra, e di un Dialogus a essi correlato, comparsi anonimi nella miscellanea alchemica Ginaeceum Chimicum, stampata a Lione nel 1679, sempre da Johann de Trevis, e ripubblicati l’anno successivo in un unico volume dal titolo Androgenes Hermeticus. Il testo più importante rimane tuttavia Lux obnubilata suaptè natura refulgens, un ciclo di tre odi italiane, accompagnate da un commento latino, pubblicato a Venezia nel 1666 con lo pseudonimo anagrammato di Fra’ Marcantonio Crassellame Chinese, che ebbe numerose traduzioni e ristampe in tutta Europa.

Morì a Roma il 22 novembre 1697.

Opere. Le donne guerriere, Pesaro 1647; Poesie de Signori Academici Disinvolti, Pesaro 1649, pp. 52-77; Canzoni, Pesaro 1655; Preparamenti festivi di Parnaso, Roma 1656; Canzoni, Augusta 1659; La disperatione fortunata, Perugia 1659; Prose, Macerata 1659; Lux obnubilata suaptè natura refulgens, Venezia 1666; L’Armida nemica, amante e sposa, Venezia 1669; Delle Poesie, Venezia 1669; Delle Ode, Torino 1671; L’Allessandro, overo Il trionfo di se stesso, Venezia 1673; Minera Philosophorum, Lione 1679; Androgenes Hermeticus, Lione 1680; Delle Poesie. Prima Parte [-Seconda Parte], Lione 1680; Ode, Lione 1680; Il Pegaso, Roma 1683; La sconfitta, Roma 1683; L’antro, overo l’inganno amoroso, Venezia 1686; Il trionfo di Buda conquistata dall’armi austriache, Roma 1687.

Fonti e Bibl. : Memorie, Imprese, e Ritratti de’ Signori Accademici Gelati, Bologna 1672, pp. 167-170; Saggio di bibliografia della Città di Pesaro, a cura di I. Zicàri, Città di Castello 1950, pp. 40-41; F.M. Santinelli, Sonetti alchemici e altri scritti inediti, a cura di A.M. Partini, Roma 1985; T. Mattioli, Un romanzo di F.M. S.: “Le donne guerriere”, in Studi urbinati B/3, LX (1987), pp. 173-193; Ead., I Preparativi festivi di Parnaso di F.M. S., in Studi per Eliana Cardone, a cura di G. Arbizzoni - M. Bruscia, Urbino 1989, pp. 77-100; F.M. Santinelli, Androgenes Hermeticus, a cura di A.M. Partini, Roma 2000; Dizionario biografico dei Marchigiani, a cura di G.M. Claudi - L. Catri, Ancona 2002, p. 449; T. Mattioli, Il Carlo Quinto di F.M. S. tra autobiografia e storia, in Dopo Tasso. Percorsi del poema eroico, a cura di G. Arbizzoni et al., Padova 2005, pp. 163-210; F.M. S. Alchimista della Massa Trabaria, Milano 2009; M. Rocchi, S., Newton e l’alchimia: un triangolo di luce, Urbino 2010; S. Canneto, Da «ingegno focoso» a «canaglia»: appunti sul marchese F.M. S., in Miscellanea seicentesca, a cura di R. Gigliucci, Roma 2011, pp. 9-52.

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