MISIANO, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MISIANO, Francesco

Giuseppe Masi

– Nacque il 26 giugno 1884 ad Ardore (Reggio Calabria) da Giuseppe e da Carolina Zagarese.

Secondo di cinque figli, visse, nella prima età, nel comune limitrofo di Palizzi con la madre, insegnante, e il padre non vedente. Ottenuta la licenza elementare, fu ammesso nel convitto francescano di Assisi. Una lunga malattia lo costrinse però a interrompere gli studi e solo più tardi ebbe modo di conseguire il diploma di ragioniere.

Assunto nel 1907 come applicato nelle Ferrovie dello Stato a Napoli, l’anno successivo aderì al Partito socialista italiano (PSI) e s’iscrisse al sindacato di categoria. In virtù di un impegno unitario e nel contempo intransigente, il M. in pochi mesi emerse come figura di rilievo nella politica napoletana e nella classe operaia locale. Fu nominato segretario della sezione socialista dopo aver risolto con le dimissioni la sua appartenenza alla massoneria; fu candidato al consiglio comunale; diresse l’agitazione delle classi lavoratrici napoletane. Nel giugno 1914, a sostegno delle vittime di Ancona della settimana rossa, appoggiò lo sciopero generale tentando di bloccare la circolazione dei treni nel distretto, ma, licenziato, dapprima ebbe l’ufficio di corrispondente dell’Avanti! e poi, nel novembre dello stesso anno, fu inviato a Torino a dirigere la sezione locale del sindacato ferrovieri italiano.

Nel capoluogo piemontese continuò l’opera intrapresa a Napoli, condividendo le lotte del proletariato contro l’entrata in guerra dell’Italia. Convinto pacifista e antimilitarista fu arrestato per aver preso parte alla manifestazione del 17 maggio 1915. Scontati cinque mesi di carcere, nel marzo del 1916 fu richiamato alle armi ed assegnato a Cuneo, ma il 13 maggio, la notte prima di partire per il fronte, disertò e, oltrepassata la frontiera con la Svizzera, si stabilì a Zurigo.

Nella Confederazione elvetica, a contatto con numerosi fuorusciti e con i più noti rivoluzionari di tutta Europa, per il M. si aprì un capitolo nuovo. Perfezionò la sua formazione politica e riannodò i legami tra le varie organizzazioni del PSI. Nel luglio 1916 prese il posto di Angelica Balabanoff alla direzione de L’Avvenire dei lavoratori, giornale fondato nel 1898, che, sotto la sua direzione, oltre ad avviare una campagna per l’espulsione delle frange riformiste, evidenziò la netta contrarietà al conflitto e la difesa della neutralità, in linea con le risoluzioni assunte dalla conferenza di Zimmerwald del settembre 1915. Ebbe modo di conoscere V.I.U. Lenin, dal quale fu invitato a Mosca per occuparsi della propaganda in lingua italiana; tenne diverse conferenze a Ginevra sulla situazione seguita alla rivoluzione bolscevica; fu ideatore della Società dei senza patria, presente in diverse città.

Il dinamismo del M. allarmò molto le autorità di polizia zurighesi, le quali il 9 maggio 1918, in seguito al ritrovamento di alcune bombe nel fiume Limmat e nella sede del giornale, avanzarono il sospetto che fosse tra i promotori di un progetto insurrezionale e procedettero al suo fermo. Avuto inoltre sentore di un probabile arresto per lo sciopero generale del 9 nov. 1918 che aveva indotto le autorità a militarizzare la città, alla fine del mese decise di raggiungere Mosca, chiamato dalla Balabanoff per dirigere un giornale diretto ai volontari del corpo di spedizione italiano in Russia.

Fermatosi a Monaco di Baviera e incontrati i dirigenti della Lega di Spartaco, il M. fece propaganda presso i prigionieri italiani in attesa del rimpatrio. Si recò poi a Berlino, dove nel gennaio del 1919 fu coinvolto nei moti spartachisti. Catturato durante la difesa del Vorwarts (l’organo di stampa del Partito socialdemocratico tedesco, la cui sede berlinese fu occupata dagli spartachisti dal 6 all’11 genn. 1919) gli fu inflitta una pena di dieci mesi di reclusione. Rimesso in libertà provvisoria grazie all’ interessamento del PSI, tramite O. Morgari e G. Sacerdote, non poté rientrare a Zurigo a causa dell’espulsione deliberata nel frattempo (4 novembre) dal consiglio federale «per aver messo in pericolo la sicurezza della Svizzera» (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale di Pubblica Sicurezza, Casellario politico centrale, fascicolo personale).

Nelle elezioni del novembre 1919, il Partito socialista lo candidò a Napoli e Torino. Risultato eletto in entrambi i collegi, al ritorno in Italia optò per la circoscrizione torinese (a Napoli fu surrogato da B. Buozzi). Nella consultazione del maggio 1921, riproposto dal Partito comunista d’Italia (PCd’I), fu rieletto solo a Torino con 52.893 preferenze (il più votato), in quanto a Napoli, pur riportando 3.570 preferenze, il partito non raggiunse il quorum necessario per un seggio.

Nell’intervallo tra i due momenti elettorali, il M. fu tra i protagonisti della vita politica italiana. Oltre alla carica di parlamentare accettò quella di segretario della Camera del lavoro di Napoli, alla cui guida sostenne il movimento contro il caroviveri e appoggiò l’occupazione delle fabbriche. Il suo maggiore impegno lo profuse tuttavia nella costruzione del Partito comunista. Rientrato dalla Germania, oltre a farsi latore della nota lettera di Lenin a G.M. Serrati, iniziò a collaborare col giornale di A. Bordiga Il Soviet, dove pubblicò una serie di articoli in cui, cercando di trovare una linea di mediazione fra il progetto socialista e le indicazioni della III Internazionale, auspicava in Italia un partito «collegato alle masse, tatticamente flessibile e insieme espressione fedele della classe operaia» (Pieroni Bortolotti, 1972, p. 11). Al consiglio nazionale del PSI a Milano (aprile 1920) presentò un ordine del giorno, che accoglieva la proposta di A. Gramsci sui consigli operai, ma ipotizzava l’espulsione dei riformisti. Il 28 novembre, a Imola, al convegno della frazione comunista si dichiarò disponibile a un riavvicinamento con i massimalisti, ma si contrappose al manifesto «astensionista» di Bordiga, che per il M. non aveva presa sulle masse operaie. Costituito il nuovo partito a Livorno (gennaio 1921), fu incluso nel comitato centrale come rappresentante dei massimalisti di sinistra.

In questi stessi mesi fu oggetto di una campagna sistematica di persecuzioni e aggressioni a causa dei suoi trascorsi di disertore, per il cui reato, giudicato in contumacia, era stato ritenuto passibile di fucilazione, pena poi commutata all’ergastolo e successivamente a 10 anni con la condizionale. La contestazione culminò il 20 dic. 1921 con l’annullamento della sua elezione. Basandosi su una sottigliezza giuridica relativa al suo status di «condannato per reati politici compiuti in territorio germanico dopo la conclusione dell’armistizio», non giudicabili «alla stregua di quella dei nostri ex-prigionieri di guerra» (Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale, fascicolo personale) e sul fatto di essersi presentato solo il 7 dic. 1919 alle autorità del Regno per regolarizzare la sua posizione, una volta rientrato dalla Germania con passaporto tedesco vistato il 1° dicembre, la Camera dei deputati votò la revoca, per cui, dopo tale decisione, il M. fu costretto a lasciare l’Italia.

La spirale persecutoria, innescata nell’agosto del 1920 da G. D’Annunzio con l’emanazione di un ordine di cattura contro il deputato socialista recatosi a Fiume per sobillare la popolazione, fu alimentata, all’apertura dei lavori del Parlamento (13 giugno 1921), da un gruppo di deputati fascisti e nazionalisti i quali lo tacciarono violentemente di essere un traditore della patria. Difeso da pochi, tra i quali F. Turati e G.E. Modigliani, il M. fu malmenato, trascinato per le strade di Roma e poi preso di mira in tutte le città in cui si fermava. Per sottrarsi a ulteriori violenze, il 23 giugno andò per qualche tempo in Unione Sovietica, da cui fece ritorno nell’ottobre seguente. Per evitare altre rappresaglie predilesse allora località ritenute più sicure: Piombino, dove partecipò a una serie di manifestazioni a favore della liberazione di N. Sacco e B. Vanzetti, e Novi Ligure, dove commemorò l’anniversario della rivoluzione russa. Quando si rese conto che l’accanimento verso la sua persona non cessava, il 15 dic. 1921, non senza qualche difficoltà burocratica, attraversò la frontiera al Brennero e, fatto segno di un ultimo oltraggio a Innsbruck, proseguì per l’Unione Sovietica, dove fissò la sua residenza insieme con la famiglia (la moglie Maria, sposata nel 1911, e le due figlie, Carolina e Ornella).

Nel periodo moscovita, d’accordo con il Comitato centrale del PCd’I, il M. lavorò stabilmente come dirigente del Soccorso operaio internazionale (SOI), un organismo con sede a Berlino che agiva sul terreno dell’antifascismo e del solidarismo fra tutti i popoli. Collaborò con W. Münzenberg, segretario generale del SOI oltre che uomo di notevole cultura, conosciuto in Svizzera, ed entrò in contatto con diversi intellettuali, tra i quali R. Rolland, H. Barbusse e il cineasta V.I Pudovkin. Nel corso della sua attività, che si dispiegò tra Mosca e Berlino, ma con spostamenti anche in altre città europee, quali Vienna, Varsavia, Praga e Parigi, il M. promosse diverse iniziative, il cui obiettivo primario era quello di creare fra gli intellettuali di ogni paese un movimento antifascista. Nel 1927 fu promotore di un Comitato internazionale per lo studio del fascismo, che aveva come organo di stampa una rivista in lingua tedesca dal titolo Faschismus, diretta da un certo Martini, pseudonimo dello stesso Misiano. Nel marzo 1929 il M. prese parte a Berlino al congresso internazionale antifascista. Il suo proselitismo, tuttavia, fu reputato pericoloso, per cui la polizia, con decreto del 22 luglio 1932, colse il pretesto per allontanarlo definitivamente dalla Germania.

In aggiunta all’attivismo politico, il M. si cimentò in questi anni, con altrettanta dinamicità, in un’avventura nuova, quella del cinema privato. La svolta avvenne nel 1924, quando Münzenberg gli affidò il compito di fondare a Mosca uno studio di produzione cinematografica. La società, che prese il nome di Mezrabpom e della quale il M. diventò presidente, diede un contributo importante alla creazione di una cinematografia sovietica con la realizzazione di 240 documentari e 160 film (fra i quali La madre, La fine di San Pietroburgo e Tempeste sull’Asia di Pudovkin, Aelita di J.A. Protazanov, Il cammino verso la vita di N.V. Ekk, premiato a Venezia nel 1932) e con il viaggio a Mosca dei due divi americani del tempo, Mary Pickford e D. Fairbanks. Nel febbraio 1929, insieme con Münzerberg, ampliò il suo campo d’interesse con la Prometheus Film, una struttura che importava in occidente le pellicole girate da altre aziende (tra le altre La corazzata Potëmkin di S.M. Ejzenštejn), e che produsse opere di B. Brecht, J. Ivens, E. Piscator, dando vita a un cinema «pensato» per le esigenze delle classi popolari. Nel 1930 il M. divenne comproprietario, sempre per conto del Soccorso rosso, della Filmkartell Weltfilm, e nel 1931 avviò trattative con alcuni scrittori tedeschi per produrre filmati di propaganda rivoluzionaria da diffondere in tutta Europa. Nel 1933, nella Mezrabpom, rimasta sempre indipendente, accolse registi, sceneggiatori e intellettuali in fuga dal regime hitleriano.

L’espulsione dalla Germania e il conseguente trasferimento del SOI a Parigi, dal momento che A. Hitler ebbe assunto il potere, indussero il M. a rivedere i suoi programmi. Poté ancora compiere alcuni viaggi nella capitale francese (era componente del comitato centrale dell’organizzazione e aveva immutati rapporti di collaborazione con Münzenberg), ma nell’insieme il suo margine di autonomia si ridusse notevolmente. Il nuovo clima esistente in Unione Sovietica e la tensione tra l’indirizzo della III Internazionale e il SOI fecero sì che la responsabilità politica del M. fosse accomunata a quella «di un qualsiasi funzionario del settore cinematografico sovietico» (Pieroni Bortolotti, 1972, p. 203).

La sua esperienza in Unione Sovietica, nello sforzo di conciliare i compiti assegnatigli e il suo operato in campo culturale, sollevò fin dai primi anni alcune critiche. I rapporti col gruppo dirigente del PCd’I furono caratterizzati da incomprensioni, probabilmente favorite dallo spirito d’indipendenza con cui il M. concepì il suo lavoro. Nel 1924 fu aperta un’inchiesta sul suo conto, nella quale il comitato esecutivo del PCd’I, dopo aver espresso giudizi non lusinghieri sull’aiuto offerto agli esuli antifascisti italiani, concluse che in seno alla Mezrabpom il M. non rappresentava ufficialmente il partito. Trasmessi i risultati delle decisioni a P. Togliatti, quest’ultimo, da parte sua, protestò contro il modo con il quale si era proceduto e non formulò alcun parere senza aver prima consultato la documentazione conservata dalla centrale italiana a Parigi.

Il M. trovò ostacoli anche negli stessi ambienti socialdemocratici tedeschi, i quali nel novembre del 1928 chiesero a F. Adler, segretario dell’Internazionale operaia socialista di Zurigo, di avviare un’inchiesta sul suo «fervore» rivoluzionario.

Negli ultimi anni fu accusato di deviazionismo e di simpatie trotskiste, ma, prima di essere probabilmente imprigionato, morì in un sanatorio nei pressi di Mosca per il riacutizzarsi dei suoi disturbi epatici. La notizia della sua morte, avvenuta il 18 ag. 1936, fu riportata dal quotidiano Izvestija.

Fra le opere del M. si ricordano: Tenebre. Bozzetto sociale, Lugano 1918 e Il disertore, Roma 1921.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale Pubblica Sicurezza, Casellario politico centrale, fascicolo personale; Roma, Fondazione Istituto Gramsci, Carte Misiano; Napoli, Istituto campano per la storia della Resistenza, Fondo Vera Lombardi, f. Centenario della nascita di F. M.; Sesto San Giovanni, Fondazione Istituto per la storia dell’età contemporanea, Biografie di partigiani, b. 5. Sul M. si vedano F. Pieroni Bortolotti, F. M. Vita di un internazionalista, Roma 1972; S. Šejnis, F. M.: vita di un combattente proletario, in Ipotesi 80, II (1982), 5, pp. 36-53; ibid., 6, pp. 35-53; F. M. Storia di un garibaldino del nostro secolo, a cura di J. B., in Rassegna Sovietica, XXIX (1984), 6, pp. 159-182; M. La Cava, La persecuzione di F. M., in Incontri meridionali,V (1985), 1, pp. 125-128; A. Caroleo, F. M. e la formazione del Pc d’Italia, ibid., 2, pp. 105-117; C. Natoli, F. M. e il Soccorso operaio internazionale, in Studi Storici, XXXVII (1996), 4, pp. 1227-1256; F. M. o l’avventura del cinema privato nel paese dei bolscevichi, a cura di G. Spagnoletti, Roma 1997; B. Grieco, Anni ’20: F. M., grande producer del cinema russo, in Slavia, VII (1998), 4, pp. 3-14; N. Marzano - F. Nocera, F. M. Il pacifista che portava in valigia La corazzata Potëmkin, Reggio Calabria 2009. A questi studi si possono aggiungere alcuni articoli apparsi in periodici (fra i quali H. Deutschland, F. M., in Die Weltbühne, 16 genn. 1979; C. Ravera, Quel rivoluzionario che sapeva ascoltare, in Rinascita, 24 nov. 1984; C. S. Capogreco, L’ internazionalismo di F. M., in Il calendario del Popolo, febbraio 1985) e quotidiani: tra gli altri L’Unità, 28 sett. 1976 e 26 giugno 1984; La Gazzetta del Sud, 26 giugno 1984 e 21 ott. 1997; Il Corriere della sera, 5 e 10 nov. 1996. Si vedano inoltre G. Pedroli, Il socialismo nella Svizzera italiana 1880-1922, Milano 1963, ad ind.; R. De Felice, Mussolini il fascista. La conquista del potere 1921-1926, Torino 1966, ad ind.; M. Fatica, Origini del fascismo e del comunismo a Napoli (1911-1915), Firenze 1971, ad ind.; L. Cortesi, Le origini del Partito comunista italiano. Il Psi dalla guerra di Libia alla scissione di Livorno, Bari 1972, ad ind.; G. De Antonellis, Napoli sotto il regime. Storia di una città e della sua regione durante il ventennio fascista, Milano 1972, ad ind.; T. Detti, Serrati e la formazione del Partito comunista italiano. Storia della frazione terzinternazionalista 1921-1924, Roma 1972, ad ind.; P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista. Da De Amicis a Gramsci, Torino 1972, ad ind.; F. Livorsi, Amadeo Bordiga, Roma 1976, ad ind.; N. Badaloni - F. Pieroni Bortolotti, Movimento operaio e lotta politica a Livorno 1900-1926, Roma 1977, ad ind.; P. Spriano, Togliatti nel 1937 e la rivoluzione democratica, in Studi Storici, XX (1979), 1, pp. 37-57; G. Aragno, Socialismo e sindacalismo rivoluzionario a Napoli in età giolittiana, Roma 1980, ad ind.; P. Spriano, Il compagno Ercoli. Togliatti segretario dell’Internazionale, Roma 1980, ad ind.; C. Natoli, La Terza internazionale e il fascismo 1919-1923, Roma 1982, ad ind.; N. De Ianni, Operai e industriali a Napoli tra grande guerra e crisi mondiale 1915-1929, Genève 1984, ad ind.; G. Fabre, Roma a Mosca. Lo spionaggio fascista in Urss e il caso Guarnaschelli, Bari 1990, ad ind.; R. Vivarelli, Storia delle origini del fascismo. L’Italia dalla grande guerra alla marcia su Roma, II, Bologna 1991, ad ind.; A. Farassino, Fuori di set. Viaggi, esplorazioni, emigrazioni, nomadismi, Roma 2000, ad ind.; E. Francescangeli, Arditi del popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922), Roma 2000, ad ind.; D. Gnocchi, Odissea rossa. La storia dimenticata di uno dei fondatori del P.C.I., Torino 2001, ad ind.; S. Galli, Le tre sorelle Seidenfeld. Donne nell’emigrazione politica antifascista, Firenze-Milano 2005, ad ind.; Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, Milano 1976, III, ad nomen; F. Pieroni Bortolotti, F. M., in Il movimento operaio italiano, Diz. biogr., 1853-1943, a cura di F. Andreucci - T. Detti, III, Roma 1977, pp. 477-484.

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