ZANNETTI, Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

ZANNETTI, Francesco

Francesco Gabellieri

ZANNETTI (Zanetti), Francesco (Antonio). – Nacque a Volterra il 27 marzo 1737, primogenito di Carlo Maria e di Verdiana di Vincenzo Ulivi; dei nove figli nati in seguito, sei raggiunsero l’età adulta: Vincenzo (nato nel 1739), Francesca (1745), Giuseppe (1746), Giovanni ed Elena (1748, gemelli), Maria Anna (1753; Volterra, Archivio storico diocesano, Archivi parrocchiali, Volterra - Cattedrale di S. Maria Assunta, Battezzati n. 17, cc. 190r, 227v e n. 18, cc. 63v, 89v, 120r, 196v). Il nonno paterno, Stefano di Carlo Maria mediolanensis, si era stabilito a Volterra intorno al 1710.

Zannetti apprese con ogni probabilità i primi rudimenti musicali dal padre – stagnaio, argentiere, orefice, temperatore dell’orologio pubblico, suonatore di contrabbasso e organaro (anche i figli Vincenzo, Giuseppe e Giovanni furono abili organari, attivi a Pisa, dove la famiglia si trasferì nel 1767) – e dal cortonese Carlo Malvolti, allievo a sua volta di Carlo Tessarini (Volterra, Archivio storico comunale, Preunitario, A nera 244, c. 59v), all’epoca primo violino nell’orchestra del duomo di Volterra, frequentando anche molto verosimilmente le lezioni impartite presso la scuola di musica comunale dal maestro di cappella di turno (dal 1739: Giuseppe Pazzagli, Ferdinando Maria Hoffmann, Petronio Ottani e Antonio Maria Petroni, suo antecessore). Nel 1748 gli Stati delle anime lo dicono «chierico» e dall’anno successivo «abate». Fanciullo prodigio e polistrumentista, eccelse in particolare nel violino.

Dal 1750 al 1756 si esibì a Lucca per la festa della s. Croce come violinista, assieme a Malvolti, e come tenore (nei documenti è talvolta soprannominato «Balana»). Come egli stesso riferì per lettera a padre Giambattista Martini tracciando un breve profilo dei propri studi (12 dicembre 1759), per poco più di quattro anni studiò a Pisa con Giovanni Carlo Maria Clari, maestro di cappella di quella cattedrale (deceduto nel maggio 1754), acquisendo una salda formazione nel contrappunto. Il 30 dicembre 1756, a soli 19 anni, fu eletto dal Comune di Volterra maestro di cappella della cattedrale, dopo averne ricoperto la carica di maestro ‘provisionale’ per circa tre mesi. Il 20 aprile 1757 ottenne licenza per perfezionarsi in Napoli nell’arte musicale: è del 18 maggio un atto notarile con il quale si impegnava a entrare nel Conservatorio di S. Maria della Pietà dei Turchini, sotto la tutela di Nicola Mancino, organaro legato a quella istituzione (Archivio di Stato di Napoli, Notai del XVIII sec., notaio Giovanni Tufarelli, scheda 575, protocollo 49, sub anno 1757, cc. 125r-127r). Ma la permanenza napoletana fu discontinua, giacché in novembre è attestata di nuovo la sua presenza a Volterra, e solo il 21 marzo 1758 compare nei registri dei ‘figlioli’ ammessi nel conservatorio partenopeo, ove non restò per tutti gli otto anni stabiliti bensì solo fino all’anno dopo.

Patrocinato in questi anni dal nobile fiorentino Giovanni Federighi, l’8 marzo 1760 ottenne all’unanimità l’ammissione all’Accademia filarmonica di Bologna, con un Qui tollis a cinque voci e basso continuo, ivi tuttora conservato, ch’egli aveva inviato a padre Martini in allegato alla citata missiva del dicembre 1759. Nel 1762 lasciò definitivamente Volterra avendo ottenuto, il 28 maggio, la nomina a maestro di cappella nella cattedrale di S. Lorenzo a Perugia, città nella quale risiedette poi vita natural durante. Una candidatura alla cappella di Livorno, di cui si fa cenno in lettere a Martini del 1° e 17 maggio 1763, non ebbe esito. In numerosi soggiorni fiorentini venne in contatto con una cultura musicale di respiro europeo e si legò alla protezione del mecenate e collezionista inglese Lord George Nassau Clavering Cowper, figura prossima all’ambiente granducale e massonico. Dovette conoscere, tra altri musicisti, Pietro Nardini, Francesco Maria Veracini, Luigi Cherubini, Luigi Boccherini e fors’anche Giuseppe Tartini. Può darsi che lo stesso Cowper gli abbia procurato il contatto con gli editori londinesi che pubblicarono svariate sue composizioni cameristiche (Robert Bremner, Peter Welcker, Henry Thorowgood, Adolf Hummel e John Walsh). Ma pubblicò anche a Parigi presso Antoine Huberty, Jeanne Girard (è qui detto anche «Giranetto») e Charles-Joseph Panckoucke, a Firenze presso Giuseppe Bouchard e Giovanni Battista Stecchi & Anton Giuseppe Pagani, e a Perugia presso Carlo Baduel. In quest’ultima città, oltre all’impiego come maestro di cappella in duomo (che comportava anche l’impegno, in particolari occasioni, nel monastero di S. Pietro), Zannetti intraprese dal 1763 un’intensa attività come «direttore della musica» e impresario nel teatro del Pavone e in altri teatri perugini. Calcò anche le scene di Roma (carnevale 1768) e Venezia (autunno-Carnevale 1768-69) come cantante.

Sposò Elisabetta Gasperini, originaria di Palmanova nel Friuli, donna graziosa e buona cantante, a detta di Charles Burney (The present state of music in France and Italy, London 1771, pp. 384 s.). Il figlio Luigi, nato nel 1771 (Perugia, Archivio capitolare, Registri dei battezzati, 10, c. 131r), sposò nel 1796 la volterrana Margherita Castrati (Volterra, Archivio storico diocesano, Archivi parrocchiali, Volterra - Prioria di S. Pietro in S. Agostino, Matrimoni n. 1, c. 29r), donde nacquero vari discendenti (albero genealogico a Perugia, Biblioteca comunale Augusta, Ms. 1555, c. 291).

Morì a Perugia il 31 gennaio 1788, malato, pare, di tisi. Il 15 marzo fu commemorato in seno all’Accademia degli Unisoni, della quale era membro, con un ampio Elogio funebre tessuto da Adriano Mariotti (ibid., Ms. 1495 VII).

La produzione sacra di Zannetti (tràdita in gran parte da manoscritti non autografi, difficili da datare) comprende messe, requiem, salmi, inni, responsori, litanie, magnificat, offertori eccetera. Pur aderendo allo ‘stile concertato’ coevo, non rinnega talora il ricorso alla severità dello ‘stile antico’ (per esempio nello Spartito per la Settimana Santa per coro a 4 voci e basso continuo). Compose cantate e oratori (le partiture risultano quasi tutte perdute): Cantata a quattro voci, 1759; La morte di s. Ottaviano protettore della città di Volterra, 1761; Cantata a due voci, 1763; Il sagrifizio di Giefte, 1764 (con tre riprese negli anni successivi); La Giustizia e la Pace concordi, 1765; Se più giovi la Pietà alle Lettere o le Lettere alla Pietà, 1765; Il trionfo della Virtù riportato dalla vinta Ignoranza, 1767; Il Davide in Efrata, 1769; Isacco figura del Redentore, 1769 (con due riprese); Salomone esaltato al trono, 1775 (Firenze, Biblioteca dell’Oratorio di S. Filippo Neri); Il Trionfo di Giuda Maccabeo, 1779 (Siena, Archivio storico dell’Opera della Metropolitana, 2789-1 e 2). Sono numerosi pure i lavori operistici (anch’essi in gran parte dispersi), nei quali l’autore si mostra attento alle innovazioni stilistiche introdotte da Christoph Gluck: L’Antigono (Livorno 1765; cit. in Laberinto degli amanti, Venezia 1765, p. 16); La Didone abbandonata (Livorno 1766, e Perugia, teatro del Verzaro, 1781; partiture a Siena, Biblioteca comunale degli Intronati, Musica manoscritta LXVI n. 591, e Perugia, Biblioteca comunale Augusta, Archivio Morlacchi, Commedie, drammi e spartiti manoscritti n. 2); La contadina fortunata (Roma, teatro Capranica, 1771); Le lavandarine (ibid., 1772; con riprese a Lisbona nel 1773, e in lingua tedesca a Dresda e a Vienna nel 1774 e nel 1781); Sismano nel Mogol (Firenze, teatro della Pergola, 1776); Le cognate in contesa (Venezia, teatro di S. Moisè, 1780; con diverse riprese, tra cui Graz nel 1781 e Dresda nel 1785); Artaserse (Treviso, teatro Onigo, 1782; ma già a Genova, nel carnevale di vent’anni prima, aveva fornito la musica dei recitativi e di qualche aria di un Artaserse). Sul versante strumentale e cameristico si contano poi sonate (per 2 violini e basso continuo, per flauto/violino e basso continuo), trii, quartetti (dedicati a Lord Cowper, 1781) e quintetti, oltre a brani per cembalo e organo.

In generale la scrittura musicale si vale di mezzi tecnico-espressivi semplici ed essenziali, palesando una fresca inventiva melodica mai disgiunta da eleganza e profondità di espressione, un uso efficace dell’armonia e un nitido senso formale. La fortuna coeva di Zannetti e la diffusione delle sue opere sono testimoniate dai numerosi manoscritti e dagli esemplari delle sue edizioni disseminati in archivi e biblioteche del mondo.

Fonti e Bibl.: Le lettere di Zannetti (1759-1776) e Federighi (1760-61) a padre Martini sono a Bologna, Museo della Musica (I.1.102-110, I.2.35, I.22.112, I.29.25-25a; I.1.111-114, I.29.26-26a). Sintetici elenchi delle opere di Zannetti, non sempre esatti, offrono le voci a lui dedicate in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Biografie, VIII, Torino 1988, pp. 584 s. (M. Pascale); The new Grove dictionary of music and musicians, London 2001, XXVII, pp. 745 s. (G. Ciliberti); Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XVII, Kassel 2007, coll. 1334 s. (H. Unverricht); nella presente voce si è segnalata l’ubicazione delle fonti musicali manoscritte emerse dipoi.

I contributi più aggiornati: G. Giustiniani, F. Z.: musicista italiano del XVIII secolo, tesi di laurea, Università di Firenze, 1972; B. Brumana - G. Ciliberti, Musica e musicisti nella cattedrale di S. Lorenzo a Perugia (XIV-XVIII secolo), Firenze 1991, pp. 161-218; M. Feldman, Opera and sovereignty: transforming myths in eighteenth-century Italy, Chicago - London 2007, pp. 311-315; G. Carraro, I trii per due violini e basso di F. Z. (1737-1788), in Nicolò Paganini: diabolus in musica, a cura di A. Barizza - F. Morabito, Turnhout 2010, pp. 361-374; A. Sbrilli, I Sei Quartetti del 1781 di F. Z.: contesto, circolazione e stile, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, CXII (2015), pp. 113-131; F. Gabellieri, F. Z. volterrano, in F. Z. Volterrano (1737-1788). Brani d’organo, a cura di F. Gabellieri, Bergamo 2015; Id., Due messe anonime volterrane attribuite a F. Z., in Polyphonia, XXV (2015), 98, pp. 3-10; Id., Introduzione, in Polyphonia, XXVIII (2018), 112, pp. 3-7 (contiene l’edizione di una Messa «nello stile alla Palestina» inviata nel 1760 a padre Martini e di altre opere adespote volterrane attribuite a Zannetti).

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