BORZAGE, Frank

Enciclopedia del Cinema (2003)

Borzage, Frank

Elena Dagrada

Regista e attore cinematografico statunitense, nato a Salt Lake City (Utah) il 24 aprile 1894 e morto a Los Angeles il 19 giugno 1962. Iniziata la sua carriera come attore, divenne in seguito regista sviluppando doti di sensibile e delicato narratore ed elaborando un personale Borzage touch. Negli anni Venti e Trenta fu un importante autore di melodrammi intimisti a sfondo sociale, venati di sottile spiritualismo, incentrati su personaggi che per la loro innocenza e la loro capacità quasi miracolistica di rigenerarsi attraverso l'amore sedussero particolarmente i surrealisti. Con stile immateriale fatto di luci e ombre, capace di trasfigurare la vita quotidiana esaltando la forza dei sentimenti e di evocare con cura atmosfere e ambienti, condannò gli orrori della guerra ed elogiò con grazia i valori coniugali, tratteggiando una poetica personale dominata da un intimismo spirituale dal risvolto delicatamente erotico. Nel 1929 vinse il primo premio Oscar per la regia di un film drammatico con Seventh heaven (1927; Settimo cielo), che lanciò la coppia di interpreti Janet Gaynor e Charles Farrell, e nel 1932 ebbe un secondo Oscar per la regia di Bad girl (1931).

Di padre di origine trentina, Luigi Borzaga, e di madre di origine svizzero-tedesca, quartogenito di quattordici figli, visse un'infanzia povera ma serena. A dodici anni abbandonò gli studi per aiutare il padre prima come muratore e poi in miniera, desiderando tuttavia divenire attore. Ben presto infatti riuscì ad aggregarsi a diverse compagnie teatrali calcando le scene in numerose città. Verso il 1912 giunse a Hollywood, dove entrò nel mondo del cinema, dapprima come accessorista e poi come comparsa. Interprete di film western nel 1913 (ma alcune fonti fanno risalire il suo debutto sullo schermo al 1912), nel settembre dello stesso anno fu scritturato da Thomas H. Ince, che gli fece ricoprire ruoli più significativi. Nel 1915 recitò in un film prodotto e supervisionato da David W. Griffith (A child of the surf), quindi passò all'American Film Company, dove ottenne ruoli di primo piano ed esordì nella regia con The pitch o'chance, un western già percorso da tensioni spirituali e melodrammatiche. Fino al 1917 fu regista e attore in oltre trenta film in cui esibì le sue doti atletiche, ma anche una naturalezza nella recitazione che in seguito riuscì a ottenere da tutti i suoi interpreti. Quindi si dedicò alla sola regia, e conobbe il successo con Humoresque (1920), tratto da un racconto di F. Hurst e sceneggiato da Frances Marion. Melodramma familiare che inneggia all'amore materno, il film mostra nell'ambientazione una rara sensibilità che prelude alla stagione dei melodrammi più maturi di B.: Secrets (1924; Segreti) e The lady (1925), ispirati alla purezza del sentimento amoroso; Seventh heaven, che raggiunge i massimi vertici nell'elaborazione di suggestive soluzioni sceniche e nella capacità di sfruttare illuminazione e mobilità della macchina da presa; Street angel (1928; L'angelo della strada), pervaso di spiritualità intensa; The river (1929), intriso di erotismo; Lucky star (1929; La stella della fortuna), suo ultimo film muto e primo sonoro (venne infatti distribuito in due versioni, una parzialmente parlata) in cui si ritrovano i temi di Seventh heaven e Street angel e, con successo, la coppia di interpreti Janet Gaynor e Charles Farrell. A questi seguirono: A farewell to arms (1932; Addio alle armi), primo e migliore tra gli adattamenti del romanzo omonimo di E. Hemingway; un remake di Secrets (1933; Segreti) con Mary Pickford; la triade di melodrammi sociali composta da A man's castle (1933; Vicino alle stelle), Little man, what now? (1934; E adesso, pover'uomo?), No greater glory (1934; I ragazzi della via Paal); e ancora History is made at night (1937; L'uomo che amo), pieno di grazia sognante, e l'intenso Till we meet again (1944; L'estrema rinuncia). Tra i numerosi altri titoli vanno ricordati almeno il dramma musicale Song o' my heart (1930), l'allegorico Liliom (1930) da F. Molnár, Flirtation walk (1934; Passeggiata d'amore), Big city (1937; La grande città), il dramma bellico Three comrades (1938), Mannequin (1938; La donna che voglio), The shining hour (1938; Ossessione del passato), Strange cargo (1940; L'isola del diavolo), questi ultimi tre film interpretati da Joan Crawford. E ancora Disputed passage (1939; Passaggio conteso), The mortal storm (1940; Bufera mortale), Smilin' through (1941; Catene del passato), That's my man (1947; Questo è il mio uomo), oltre a qualche rara incursione nella commedia, come Desire (1936; Desiderio) con Marlene Dietrich, dove il tocco del produttore Ernst Lubitsch prevale tuttavia su quello del regista. Una lunga pausa separò il suggestivo Moonrise (1948; La luna sorge), film venato di atmosfere noir, dall'esotico China doll (1958; Bambola cinese), che costituì, assieme al biblico The big fisherman (1959; Il grande pescatore) e a L'Atlantide (1961) ‒ attestato anche con il titolo Antinea, l'amante della città sepolta, e portato a termine da Edgar G. Ulmer ‒ il suo discreto addio al grande schermo.

Bibliografia

H. Agel, M. Henry, Frank Borzage, in "Anthologie du cinéma", 1971, 65 (suppl. n. 119 a "L'avant-scène du cinéma").

J. Belton, The Hollywood professionals, 3° vol., Howard Hawks, Frank Borzage, Edgar G. Ulmer, London-New York 1974.

D. Turconi, I film muti di Frank Borzage, in "Griffithiana", 1992, 46.

H. Dumont, Frank Borzage: Sarastro à Hollywood, Paris-Milano 1993.

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