ASTAIRE, Fred

Enciclopedia del Cinema (2003)

Astaire, Fred

Marco Pistoia

Nome d'arte di Frederick Austerlitz, attore, ballerino e coreografo cinematografico e teatrale statunitense, nato a Omaha (Nebraska) il 10 maggio 1899 e morto a Los Angeles il 22 giugno 1987. Fu l'incarnazione per eccellenza del song and dance man nel periodo aureo del musical, dai primi anni Trenta alla fine degli anni Quaranta, quando formò con Ginger Rogers una coppia leggendaria. Dotato di una notevole preparazione tecnica, diede prova di elevate qualità virtuosistiche, sempre accompagnate da grande eleganza e da un'innata carica di simpatia. La disinvoltura con cui era in grado di ballare e cantare fu anche alla base di un personale principio secondo il quale i numeri musicali dovevano inserirsi con armonia e naturalezza nel tessuto narrativo dei film. Ottenne nel 1950 un Oscar alla carriera, nel 1976 il premio della British Academy come miglior attore non protagonista per il film The towering inferno (1974; L'inferno di cristallo) di John Guillermin e Irwin Allen, e nel 1981 il Life Achievement Award dell'American Film Institute.

Era figlio di una statunitense di origine alsaziana e di religione cattolica, e di un austriaco di religione ebraica immigrato nel 1895; i genitori lo fecero entrare fin da bambino nella Chiesa episcopale (il ramo statunitense della Chiesa anglicana), la confessione prevalente nella classe dirigente di allora. Già nel 1905 iniziò a danzare professionalmente con la sorella maggiore Adele. Anche se frequentarono, in maniera peraltro molto saltuaria e irregolare, scuole pubbliche di istruzione generale e scuole private di danza (soprattutto a New York), i due furono sostanzialmente degli autodidatti. Per anni la coppia lavorò in compagnie di giro del vaudeville; recitò anche in alcuni film muti, in parti secondarie, tra il 1915 e il 1918 e ottenne poi, tra il 1917 e il 1932, molti successi in commedie musicali nei teatri di Broadway e di Londra. Nel 1932 Adele lasciò le scene per sposarsi. Rimasto solo, A. decise di tentare una seconda carriera nel cinema, dove l'avvento del sonoro aveva fatto nascere un nuovo genere, il musical. Il suo primo film fu Danc-ing lady (1933; La danza di Venere) di Robert Z. Leonard; benché non fosse un film musicale vero e proprio, A. vi interpretò due numeri di ballo e di canto, insieme con Joan Crawford. Nello stesso anno fu girato il primo dei dieci musical (quasi tutti prodotti dalla RKO) in cui A. recitò con Ginger Rogers, Flying down to Rio (1933; Carioca) diretto da Thornton Freeland. In realtà i due ebbero in questo caso ruoli da comprimari, anche se notevole fu l'unico numero di danza loro concesso, al ritmo della carioca. Assistente del coreografo Dave Gould ‒ allievo di Busby Berkeley ‒ fu Hermes Pan, in seguito coreografo di tutti i film della coppia. Il vero esordio fu The gay divorcee (1934; Cerco il mio amore) di Mark Sandrich, che avrebbe diretto l'attore in altri cinque film; A. vi diede vita, tra gli altri, a un numero di ben venti minuti (The continental). Sia in questo sia nei musical successivi A. interpretò ruoli di ballerino, secondo il principio autoreferenziale tipico di questo genere. Nel 1935, sempre per la regia di Sandrich, uscì il più celebre film della coppia Astaire-Rogers, Top hat (Cappello a cilindro), in cui A. si esibì in alcuni memorabili assoli (No string, Top hat, White tie and tails, su canzoni di Irving Berlin), e fu anche accreditato come coautore delle coreografie di Pan. Ma elementi a vario titolo autoriflessivi sono presenti in tutti i suoi film degli anni Trenta, come in Swing time (1936; Follie d'inverno) di George Stevens, in cui A. è costretto a esibirsi proprio al cospetto di un'insegnante di danza, ovviamente interpretata da Ginger Rogers; o in Shall we dance (1937; Voglio danzare con te) di Sandrich, dove è un membro dei Balletti russi che tenta di combinare il proprio modello classico con i ritmi moderni, rappresentati da una ballerina di music hall (Ginger Rogers). Vecchio e nuovo, tradizione e innovazione si combinarono anche nei successivi film con Ginger Rogers, come Carefree (1938; Girandola) di Sandrich, e The story of Vernon and Irene Castle (1939; La vita di Vernon e Irene Castle) di Henry C. Potter, biografia di una celebre coppia di ballerini degli anni Dieci, e primo film drammatico del duo. La morte del personaggio interpretato da A. parve evocare la fine del sodalizio, che si interruppe con questo film, per riprendere ‒ ma per l'ultima volta ‒ nel 1949 con The Barkleys of Broadway (I Barkleys di Broadway) diretto da Charles Walters, la cui vicenda riflette per molti aspetti la vita reale dei due attori. Per A. era da tempo iniziata la seconda fase della carriera, segnata da due film con un'altra abile ballerina-attrice, Rita Hayworth (You'll never get rich, 1941, L'inarrivabile felicità, di Sidney Lanfield, e You were never lovelier, 1942, Non sei mai stata così bella, di William A. Seiter), e dal rapporto con un grande maestro del musical, Vincente Minnelli. L'esperienza con Minnelli iniziò nel 1945 con Yolanda and the thief (Jolanda e il re della samba) e con Ziegfeld follies, omaggio quasi documentario al re delle riviste musicali, l'impresario F. Ziegfeld (1869-1932). Il film ‒ diretto anche da molti altri registi ‒ trovò nei numeri diretti da Minnelli con A. i motivi di maggior risalto: Limehouse blues, di forte impatto visivo e scenografico; Bring on the beautiful girls, dove appare anche una nuova e giovane ballerina, Cyd Charisse; The babbit and the bromide, duetto con l'astro nascente Gene Kelly, confronto tra generazioni e stili in cui al misurato innesto che A. fa del tip-tap nei moduli classici si contrappone la scatenata danza 'atletica' del suo partner, ginnasta agile come un saltimbanco. La collaborazione con Minnelli culminò con The band wagon (1953; Spettacolo di varietà), il migliore esempio di autoreferenzialità della carriera di Astaire. Con molta autoironia, ma anche con fierezza e forma perfetta nonostante i cinquantaquattro anni di età, egli vi interpretò infatti il ruolo di una star ormai dimenticata, che vede addirittura restare invenduti, a un'asta, i suoi oggetti-simbolo, il bastone e il cappello a cilindro; ma la buona sorte gli offrirà una nuova occasione. In tal modo i magnifici numeri ideati da Michael Kidd (A shine on your shoes, Dancing in the dark, Girl hunt e altri), nei quali l'attore si esibisce da solo oppure in coppia con Cyd Charisse, divennero anche un omaggio alla sua carriera, tanto più che lo spettacolo teatrale da cui fu tratto il film ‒ scritto da Arthur Schwartz e Howard Dietz ‒ era stato interpretato proprio da lui e dalla sorella Adele nel 1931. Gli anni Cinquanta aprirono tuttavia, anche per naturali motivi anagrafici, la fase declinante della sua carriera, cosicché la performance di The band wagon rappresentò per A. a un tempo la definitiva consacrazione e il canto del cigno. Ma un film di modesto rilievo come Daddy long legs (1955; Papà gambalunga) diretto da Jean Negulesco si resse ancora soprattutto sui numeri di A.; e un altro grande regista di musical, Stanley Donen, dopo il ruolo di protagonista affidatogli in Royal wedding (1951; Sua Altezza si sposa), gli offrì un'altra bella parte in Funny face (1957; Cenerentola a Parigi), nel quale A., ancora asciutto e agile nel fisico, seppe duettare da gran signore ‒ di europea raffinatezza, ma di americana pragmaticità ‒ con la sua ultima partner di gran classe, Audrey Hepburn. Abbandonata la danza, dal 1958 si dedicò soprattutto ai serial televisivi. Le sue apparizioni cinematografiche si fecero rare, e prevalentemente in parti secondarie per film di modesto rilievo. Fanno eccezione due sue notevoli interpretazioni, che ne dimostrarono le grandi (e poco sfruttate) capacità di attore drammatico: quella del tormentato e disperato scienziato nucleare di On the beach (1959; L'ultima spiaggia) di Stanley Kramer, e quella del vecchio e patetico truffatore di The towering inferno. Nel 1959 scrisse un'autobiografia, Steps in time, di cui fece uscire nel 1981 un'edizione accresciuta e aggiornata.

Bibliografia

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