CAVARA, Fridiano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 23 (1979)

CAVARA, Fridiano

Valerio Giacomini

Nacque il 17 nov. 1857 a Mongardino (Bologna) da Filippo e Rosalia Ghedini. Si laureò in scienze naturali presso l'università bolognese nel 1885, con una tesi sulla flora fossile della terra nativa, sotto la guida di F. Delpino. Nel 1886 fu nominato assistente presso l'istituto botanico dell'università di Pavia: il periodo pavese esercitò un influsso decisivo su tutto il suo orientamento scientifico; il C. ebbe la buona sorte di trovare in G. Briosi, allora direttore di quell'istituto, una guida validissima e un forte incoraggiamento.

La sede di Pavia aveva l'inestimabile vantaggio di unire all'istituto botanico, che proprio in quegli anni il Briosi stava potenziando, il laboratorio crittogamico italiano, fondato da S. Garavaglio, la prima istituzione europea dedicata a uno studio metodico delle malattie delle piante. In tale favorevole ambiente ebbe inizio l'attività micologica e fitopatologica del C., che costituisce uno dei tratti più significativi della sua figura di scienziato. Era anche il tempo in cui rifiorivano in Italia gli studi micologici per l'impulso dato a Padova da P. A. Saccardo, che dal 1882 pubblicava la monumentale Sylloge Fungorum. Notevole influenza esercitò sul giovane anche la vicinanza, a Pavia, del grande istologo C. Golgi.

Nel 1896 il C. vinceva il concorso per la cattedra di botanica dell'Istituto forestale di Vallombrosa. In quella sede, frequentata da illustri uomini di scienze, si interessò ai problemi forestali e si accostò a quelli della flora e del paesaggio vegetale. Cinque anni dopo, nel 1901, otteneva la cattedra di botanica dell'università di Cagliari: entrava così a contatto con la vegetazione mediterranea, ricca di interessi non soltanto meramente floristici, ma anche biologici. Nel 1903 ebbe la cattedra di botanica nell'università di Catania con l'opportunità in tal modo di conoscere alcuni ambienti mediterranei di eccezionale interesse, in particolare la montagna etnea, sulla quale volle creare un giardino alpino, la "Gussonea". Ma la sua sede finale doveva essere Napoli: si trasferì infatti alla direzione dell'Orto botanico di quella università nel 1906.

La botanica in Italia stava allora attraversando un periodo sfavorevole: sottovalutato l'insegnamento, ignorati il significato e la funzione della disciplina nella formazione scientifica, in decadenza gli Orti per mancanza di mezzi e di personale, il C. volle porsi contro corrente per rivendicarne il più serio significato e la funzionalità. Egli venne perciò accentuando nella sua attività quella tendenza applicativa − che è stata peraltro un carattere costante della sua produzione scientifica − quasi a voler dimostrare quale posto e quale importanza avevano diritto di assumere i botanici nel quadro di interessi essenziali dell'economia e della tecnica.

La principale dimostrazione della dedizione del C. ai problemi di carattere pratico è data dalla fondazione della Stazione sperimentale per le piante medicinali e aroniatiche, che volle creare accanto al glorioso Orto botanico Tenoreano. Dovette tuttavia superare enormi difficoltà,che gli permisero di assistere solo al primo avviamento del progetto, poi affidato alla prosecuzione di B. Longo. Inoltre, il C. si dedicò con impegno anche alla restaurazione e al riordinamento dell'istituto e dell'Orto botanico napoletano, celebrando nel 1909 con una documentata e critica rievocazione storica il primo centenario della fondazione dell'Orto. La sua autorità in materia di piante officinali lo rese ascoltato in campo internazionale; fu membro d'una commissione della Società delle Nazioni per i problemi dell'oppio.

Iniziò anche la collana di pubblicazioni dal titolo "Bollettino dell'Orto botanico di Napoli", che doveva accogliere i risultati della rinnovata e fervida attività scientifica sua e dei suoi collaboratori. Mentre si dava a così intensa attività applicativa e ricostruttiva, poneva sempre viva attenzione agli aspetti storici nel campo della botanica, specie con numerose biografie di botanici italiani.

Morì a Napoli il 25 giugno 1929.

La sua opera scientifica presenta un aspetto dominante, costituito dalla produzione micologica, iniziata felicemente a Pavia e continuata nelle altre sedi: si tratta prevalentemente di un'attenta esplorazione diretta a riconoscere i funghi patogeni delle piante coltivate e spontanee. Sarebbe lungo ricordare i suoi contributi alla flora micologica della Lombardia e di altre regioni, e quelli tassonomici a gruppi fungini di non facile studio. Generi nuovi (come Riccoa e Mauginiella)e numerose specie, da lui create, testimoniano dell'importanza del suo apporto alla micologia italiana, riconosciuto ampiamente nella Sylloge del Saccardo. Il C. non si contentò tuttavia dell'indagine descrittiva, ma approfondì i fatti biologici e le strutture citologiche, estendendo ai funghi quell'orientamento di ricerca che gli era stato ispirato dal Golgi.

Oltremodo versatile e acceso dai più vari interessi, il C. si dedicò anche all'istologia e all'embriologia delle piante superiori, scegliendo soprattutto materiali molto noti, costituiti da specie di grande divulgazione in relazione al loro interesse economico, ornamentale o tecnico: alberi forestali, piante medicinali o officinali come il tè, da giardino come le Camelie. Dalle strutture alle funzioni il passaggio era inevitabile, specialmente nel campo dell'interpretazione dei fatti patogeni; lo interessarono in special modo i fenomeni osmotici correlati con fatti di avvizzimento, con situazioni ormonali che si cominciavano allora appena a conoscere e con eccezionali fenomeni ecologici molto significativi (come nel caso della Dunaliella salina).

L'attività applicativa si venne accentuando nei lavori inerenti alla selvicoltura, che attrassero l'attenzione degli ambienti tecnici. Tale orientamento emerge anche nelle ricerche agronomiche in Libia e nei numerosi studi dedicati alle piante medicinali ed officinali, e ai problemi della loro utilizzazione. Il C. ebbe il merito di aver richiamato l'attenzione su specie poco note, indigene ed esotiche, e di aver evidenziato la necessità di razionale coltivazione delle piante officinali di maggiore interesse, da cui l'importante idea di metodiche sperimentazioni in una stazione sperimentale apposita. Non mancò neppure di occuparsi del problema della protezione della natura, collocandosi fra i pionieri in un periodo nel quale stavano affiorando nel nostro paese le prime importanti iniziative di tutela ambientale; fu membro della commissione per la difesa dei monumenti e del paesaggio.

La notorietà del C. varcava i confini dell'Italia: era in relazione stretta con insigni studiosi stranieri, come L. Diels, R. Chodat, F. Haberlandt, N. I. Vavilow, e altri ancora; era socio della Deutsche Botanische Gesellschaft, corrispondente dell'Accademia dei Lincei, dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, e di molte altre accademie italiane e straniere.

Tra le pubblicazioni più importanti citiamo: Intorno al disseccamento dei grappoli della vite, in Atti d. Ist. bot. d. Univ. di Pavia, s. 2, 1 (1888), pp. 293-324; Fungi Longobardiae exsiccati, sive Mycetum Specimina in Longobardia collecta exsiccata et speciebus novis vel criticis iconibus illustrata, Pavia 1891; Contribuzione alla micologia lombarda, in Atti d. Ist. bot. d. Univ. di Pavia, s. 2, II (1892), pp., 207-292; Intorno alla morfologia e biologia di una nuova specie di Hymenogaster, ibid., III(1894), pp. 211-228; Intorno alla morfologia ed allo sviluppo degli Idioblasti delle Camelliee, ibid., IV (1895), pp. 61-87; Fungi Longobardiae exsiccati, I-V, Pavia 1890-1896; in coll. con G. Briosi, I funghi parassiti delle piante coltiv. od utili, essicati, delineati e descritti, parte I, fasc . I-XII (300 sp.), Pavia 1888-1897; p. 11, fasc. XIII-XVII, Pavia 1898-1908; in coll. con G. Pollacci, parte III, fasc. XVIII, Pavia 1922; Intorno ad alcune strutture nucleari, in Atti d. Ist. bot. d. Univ. di Pavia, V (1897) pp. 199-247; Lilium villosum (Perona) Cav. Nuova Liliacea della Flora Alpina, in Malpighia, XII (1898), pp. 445-461; Studi sul thè. Ricerche intorno allo sviluppo del frutto della Thea chinensia Sims., in Atti d. Ist. bot. d. Univ. di Pavia, V (1899), pp. 265-326; Arcangeliella Borziana nov. gen. nov. sp. Nuova Imenogasteroa delle Abetine di Vallombrosa, in Nuovo Giorn. bot. ital., n. s., VII (1900), pp. 117-128; Riccoa aetnensis Cav. Nuovo micete del Pian del Lago (Etna), in Atti d. Acc. Gioenia di sc. nat., s. 4, XVI (1902), pp. 1-7; in coll. con N. Mollica, Intorno alla "ruggine bianca" dei limoni, ibid., XVII (1903), pp. 1-26; Culture alpine sull'Etna, in Bull. d. Soc. bot. it., (1904), pp. 127-134; Una visita ad alcuni giardini alpini, ibid., pp. 134-146; Risultati di una serie di ricerche crioscopiche sui vegetali, in Contrib. di biologia vegetale, IV (1905), pp. 39-81; Relazione con note bibliogr. ed illustrative, in Bull. dell'Orto bot. della R. Univ. di Napoli, III(1913), pp. 1-33; La Tripolitania settentrionale. Studi complementari e illustrativi della Commissione governativa ecc., parte botanica, I-II, Roma 1913; La Mauginiella Scaettae Cav. Nuovo ifomicete parassita della palma da datteri in Cirenaica, in Boll. d. R. Orto bot. d. R. Univ. di Napoli, VIII (1926), pp. 207-210; Rapport au Conseil de la Soc. des Nations de la Commission d'Enquête sur la production de l'opium en Perse. Redazione per la parte botanico-agronomica per F. Cavara, Genève 1926.

Fonti e Bibl.: Necr. di G. Pollacci, F. C., in Atti d. Ist. bot. d. Univ. di Pavia, s. 4, I (1930), pp. 1-15; di V. Diamare, F. C., in Rend. d. Acc. fis. e matem. di Napoli, s. 4, XXXV (1930), pp. 193-203; di L. Montemartini, F. C., in Nuovo giorn. bot. ital., n. s., XXXVI (1930), pp. 661-678, con elenco delle pubblicazioni; di M. Martínez, El Profesor F. C., in Reseñas cientificas de la Soc. española de história natural, VI(1931), pp. 23-26; di G. Rodio, F. C., in Boll. d. Soc. d. naturalisti in Napoli, XLII (1931), pp. 229-251.

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