LEO, Friedrich

Enciclopedia Italiana (1933)

LEO, Friedrich

Giorgio Pasquali

Il più insigne latinista della seconda metà del sec. XIX, nato a Regenwalde in Pomerania il 10 luglio 1851, morto a Gottinga il 15 gennaio 1914. Privato docente di filologia classica a Bonn, poi (dal 1881) successivamente professore universitario a Kiel, Rostock, Strasburgo; dal 1889 in poi a Gottinga.

Tranne l'edizione di Venanzio Fortunato (apparsa, 1881, nei Monumenta Germaniae Hist.), del resto ottima, trattò sempre autori greci classici e alessandrini, latini classici e arcaici. Le due edizioni delle tragedie di Seneca (1878-79) e delle commedie di Plauto (1895), preziose in sé, sono superate in valore dai volumi d'indagine che le accompagnarono. Di ognuna delle tragedie di Seneca o a lui attribuite egli ha dato un'analisi e una caratteristica che l'intensa ricerca posteriore non ha modificato gran che. Per Plauto il suo volume Plautinische Forschungen (2ª ed., Berlino 1912) segna vie nuove: il Leo per il primo è riuscito a ricostruire il testo originale confrontando metodicamente le due edizioni del tardo Impero che di esso ci sono giunte. Per Primo il L. si è chiesto donde Plauto abbia attinto la metrica dei suoi cantica, se anche la soluzione che di questo problema egli ha proposto, la derivazione da lirica ellenistica, non è forse accettabile (v. plauto); per primo egli ha indagato sistematicamente la relazione tra Plauto e i suoi modelli greci, mostrando com'egli abbia spesso fuso insieme due commedie della νέα, mostrando quanto egli abbia aggiunto di romano. Al L. risale la formula, felice se pure non esauriente, che i Romani hanno scoperto la traduzione artistica. Celebre è un suo libro sul monologo nel dramma (Berlino 1908), anch'esso divenuto punto di partenza per ricerche più recenti; celebre anche quello sulla biografia greco-romana (Lipsia 1901), dove studia storicamente le forme nelle quali si specchia il senso, svegliatosi in età ellenistica, per la personalità politica e letteraria. Di lavori minori possiamo qui citare solo il giovanile libretto di finissimo gusto sull'arte di Tibullo (1881), l'edizione commentata del psulex pseudovirgiliano (1901), l'edizione di Giovenale e Persio (un articolo specialmente importante in Hermes, XLV), la memoria, forse definitiva, sul verso saturnio, i varî contributi a testi greci nuovamente scoperti. Delle due storie della letteratura latina (1905 e 1913) ch'egli compose, la seconda, maggiore, è rimasta al primo volume.

Bibl.: M. Pohlenz, in Neue Jahrbücher f. d. kl. Alt., 1914, p. 297 segg.; P. Wendland, in Geschäftl. Mitteil. der Göttingen Gesellschaft, 1914.