Müller, Friedrich

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Müller, Friedrich (detto Maler Müller). -  Poeta, pittore e drammaturgo tedesco (Kreuznach 1749 - Roma 1825). Conosciuto soprattutto per i suoi Idyllen, M. espresse, nella sua duplice vocazione per la poesia e per la pittura, l'esaltazione della libertà del genio e dell'individuo, l'appassionato abbandono alla vita e il disprezzo per ogni moderazione, che lo resero uno dei principali esponenti dello Sturm und Drang.

Vita. Già giovane, mentre si esercitava nel disegno a Zweibrücken sotto la guida di C. Manlich (1767-74), entrò in relazione con i poeti del Göttinger Hain, diventando ammiratore di F.G. Klopstock e finendo col trascurare per la poesia la pittura. Dal 1774 si stabilì a Mannheim enel 1777 divenne pittore di corte; ma già l'anno successivo, con sovvenzioni procurategli in gran parte per interessamento di W. Goethe, si trasferì a Roma, dove, colpito soprattutto dall'arte di Michelangelo, riprese accanto all'attività letteraria quella pittorica e nel 1781 tenne un'esposizione personale a Villa Medici. Una grave malattia e preoccupazioni materiali determinarono la sua conversione al cattolicismo, mentre i giudizi poco favorevoli sulla sua pittura finirono a poco a poco con l'estraniarlo nuovamente dall'arte. Rimase a Roma in un lungo, triste isolamento, vivendo come antiquario e «cicerone». Lo tolse infine dalla miseria Luigi I di Baviera, il quale, dopo la sua morte, gli fece erigere un ricordo sepolcrale in S. Andrea delle Fratte.

Opere. Sotto influsso klopstockiano, ma con sempre più forte propensione al popolaresco, M. scrisse una serie di Idyllen in prosa ritmica, di cui alcuni assai felici (Der Tod Abels, 1775 e Adams erstes Erwachen, 1778, di riferimento biblico; Bacchidon und Milon, Der Satyr Mopsus, Der Faun, 1775, di ispirazione classica; Die Schafschur, 1775 e Das Nusskernen, 1811, di richiamo alla vita contemporanea). Anche nella poesia (canzoni e ballate, fra cui assai noto il Soldatenabschied) maturò una sua personale maniera antierudita, che dall'anacreontica trascorre decisamente a liriche di realistica spontaneità. Con maggior costanza scrisse per il teatro: il suo nome è legato soprattutto ai due drammi Fausts Leben (1778) e Golo und Genoveva (1776-1811), in cui, attraverso elementi tipici di titanismo e pittoreschi recuperi dell'ambiente medievale, anticipa alcuni atteggiamenti romantici. Nel Faust, rimasto frammento - e un frammento ancora più breve rimane di un'anteriore concezione -  M. presenta scene di massa, di diavoli, di ebrei e studenti, tenute in tono del tutto realistico, da cui si stacca un Faust appassionato, esuberante di vitalità. Nella Genoveva s'incontrano folle di cavalieri, assassini di maniera shakespeariana in un complesso vasto di episodi e di scene con qualche intermezzo lirico, tra cui la bella canzone di Golo Mein Grab sei unter Weiden.

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