FRÖBEL, Friedrich Wilhelm August

Enciclopedia Italiana (1932)

FRÖBEL, Friedrich Wilhelm August

Ernesto Codignola

Educatore e pedagogista, nato a Oberweissbach (Turingia) il 21 aprile 1782. Trascorse l'infanzia, priva dell'assistenza materna, nel raccolto e malinconico focolare domestico presso il padre, "grave e severo" pastore all'antica, e la fanciullezza e prima giovinezza, dai dieci ai quindici anni, presso lo zio materno Hoffmann, pastore a Stadt-Ilm, nella cui casa ospitale F. conseguì "la libertà dello spirito e rinvigorì il suo corpo". Tra i ricordi della prima infanzia hanno sempre primeggiato, lasciando un'impronta indelebile sulla sua personalità, le emozioni religiose. La tempra del suo spirito rimase sempre difatti decisamente religiosa, sebbene egli fosse indotto per tempo, dalla temperie idealistica dell'età, a reinterpretare in senso più umano e moderno il linguaggio dei teologi ortodossi "che", disse una volta, "vorrei chiamare per molti riguardi lingua di pietra, perché ci vuole una potente forza dissolvente a liberare dalla scorza esterna la vita interiore ch'essa racchiude".

La sua vita infantile, concentrata tutta in sé negli anni in cui suole espandersi gioiosamente al di fuori, promosse in F. l'abito alla fantasticheria eslege che rimase sino alla fine sua caratteristica, e che non poteva non venire accentuata dall'assoluta mancanza di metodo nella sua formazione mentale. Eccettuato difatti il periodo trascorso presso lo zio Hoffmann, durante il quale aveva piuttosto imparato a disprezzare la routine scolastica che a coltivare il suo spirito, la sua infanzia e la sua adolescenza non conobbero mai la salutare disciplina dello studio ordinato. Inoltre, prima ancora che la sua personalità fosse formata, a soli quindici anni (1797) fu affidato come apprendista all'ispettore forestale di Hirschberg in Turingia. S'iniziava in tal modo la ridda dei suoi impieghi e delle sue occupazioni, alternati da brevi e infruttuosi soggiorni all'università (dove attese saltuariamente e senza continuità agli studî più diversi: storia naturale, matematica, silvicoltura, diritto amministrativo, mineralogia, architettura), senza meta sicura, in balia degli eventi e degli uomini. Soltanto più tardi, a Francoforte sul Meno, egli scoprirà finalmente sé stesso. Quivi difatti, nel 1805, la conoscenza di Gruner, discepolo di Pestalozzi e direttore di una scuola normale modello, rivelerà a F. la vera missione della sua vita. Ormai, eccettuato un breve intervallo, trascorso sotto le armi come volontario nella guerra d'indipendenza del 1813-14, la sua attività sarà interamente dedicata all'apostolato educativo. Dapprima a Grisheim e Keilhau, poi a Wartensee, a Willisau, a Burgdorf in Svizzera, sorretto dall'illuminato affetto di due donne elette (rimasto vedovo di Guglielmina Hoffmeister, sposò, nel 1851, già vecchio, un'altra nobile creatura, Luisa Levin), in una serie ininterrotta di tentativi pedagogici, fra difficoltà e delusioni di continuo risorgenti, egli venne a poco a poco faticosamente sedando il disordinato tumultuare delle sue aspirazioni e dei suoi sogni e sempre più delimitando il campo della sua attività, l'educazione della prima infanzia, nella quale era destinato a rivelare la sua genialità di maestro. Il campo sperimentale e il crogiolo della nuova forma di educazione cui aspirava "consona all'essenza umana e alla natura infantile" - donde uscirono l'Istituto per l'impulso dei fanciulli e dei giovinetti all'attività, i doni, il giardino d'infanzia (il primo, Giardino generale dell'infanzia tedesca, fu aperto nel 1840; il nome entrò nell'uso in Germania dopo il 1843), parecchi periodici e volumetti per l'educazione infantile - furono dapprima Blankenburg (1837-1844) e da ultimo Marienthal (1850), dove F. morì il 21 giugno 1852. I suoi giardini gli sopravvissero e, superate le diffidenze e le opposizioni anche politiche dei primi anni, in pochi decennî si diffusero rapidamente in tutte le nazioni civili, sebbene, naturalmente, i troppo entusiastici seguaci abbiano non di rado confuso l'istituzione e la tecnica con lo spirito animatore del fröbelismo, svuotandole così d'ogni intrinseca efficacia educativa.

Certo non è facile cogliere la vera originalità di F. Limitarla alla scoperta del giardino, dei doni, in una parola di una nuova tecnica per l'educazione della prima infanzia è troppo poco e poco intelligente. L'originalità educativa non consiste in mezzi esterni, è sempre interiore, è nell'intuizione della vita, nella fede e nella filosofia che li sorregge e li alimenta. Eppure F. non è un pensatore, un filosofo. Se filosofia è organismo e consapevolezza critica, F. non è filosofo. Anche le intuizioni più profonde, che abbondano nelle sue opere, rimangono immagini, metafore, aforismi, osservazioni nate "dal duro tirocinio della sua educazione individuale", poesia anche, in un certo senso, fede sempre, fede indomita nelle divine energie dello spirito, profonda coscienza religiosa di una missione da assolvere a favore dell'umanità, ma non si trasformano mai in concetti rigorosi. Il suo pensiero è radicalmente inorganico e asistematico anche nell'espressione letteraria. La sua opera maggiore, L'educazione dell'uomo (1826), considerata di solito opera di getto e organica, non è che un'esposizione rapsodica di idee accostate estrinsecamente.

Manca sempre in F. una vera elaborazione dei principî che enuncia. In molti di essi si è voluta scorgere l'eco o l'influenza di pensatori contemporanei, ma questi echi rimangono sempre senza risonanza speculativa. L'unica vera profonda influenza ch'egli ha subito è stata quella del Pestalozzi, che ha seguito da presso a Yverdon, dapprima per pochi giorni nel 1805 e poi a lungo, per circa due anni (1808-1810). S'egli è pervenuto, attraverso la meditazione sulla sua esperienza di educatore, a intuizioni che trovano la loro conferma e giustificazione speculativa nei pensatori postkantiani, non si è però mai sollevato a una coscienza riflessa di essa, non si può quindi parlare di una loro influenza filosofica su Fröbel.

In che s'ha dunque a riporre la sua originalità?

Se si vuol risolvere questo problema, occorre spezzare l'involucro in cui si presenta a noi avvolto il pensiero fröbeliano e procurare di coglierlo nel suo processo di formazione, nella sua immediatezza, prima che una pretesa elaborazione dottrinale lo abbia privato di quel sapore di verità filosofica, che posseggono tutte le esperienze profondamente vissute, se pure non riescono a costituirsi a unità e a giustificarsi sistematicamente. In altre parole, la vera originalità filosofica di F. s'ha da cercare proprio là dove il suo pensiero si presenta senza pretese sistematiche e speculative, immediata espressione della sua esperienza di maestro, rimasta sempre in lui allo stato ingenuo e acritico. Anzi, le sue più profonde intuizioni bisogna spesso rintracciarle faticosamente, con un paziente lavoro d'indagine e di analisi, sotto il tritume delle formule vuote, delle interpretazioni e delle analogie arbitrarie, degli schemi pseudofilosofici, delle immagini bislacche, accolti passivamente da altri o imposti, estrinsecamente, al suo pensiero vivo e genuino da preoccupazioni estranee. Anch'egli è spesso vittima dell'ebbrezza teologico-metafisica e del filosofismo che contraddistinguono molti aspetti della cultura tedesca a lui contemporanea. L'aspetto più profondo e modernamente originale del pensiero educativo di F. è il suo senso religioso dei sacri diritti dell'infanzia, la sua intuizione dell'educazione come celebrazione di autonomia spirituale, della personalità come ideale da realizzare. In questa sua fede che fa tutt'uno con la sua esperienza di maestro sono contenuti in germe i motivi più profondi della pedagogia speculativa posteriore. Ma il germe non è diventato ancora organismo: l'intuizione idealistica moderna dell'educazione vi è intravista, presentita, annunziata, non ancora sistematicamente elaborata. Quando tenta questa elaborazione, fanno capolino l'artificio e l'arbitrio, le deduzioni filosofiche dell'empirico e contingente, gli accostamenti avventati, grotteschi, l'affliggente simbolismo teologico-naturalistico, che rendono faticosa e fastidiosa a spiriti modernamente orientati la lettura dei suoi scritti. Rimane però indubitato che F., non meno, anzi più intimamente, di Pestalozzi, ha rivelato l'umanità del fanciullo al mondo moderno. F. ha saputo cogliere l'infanzia, per così dire, nella sua purezza, senza contaminazione di preoccupazioni estranee, il che non è mai riuscito neppure al Pestalozzi. I suoi fanciulli sono finalmente uomini, con l'identica struttura spirituale, con le stesse esigenze e gli stessi interessi della nostra umanità. Egli è stato il primo a intendere l'infanzia nella sua concreta attualità, a intendere la profonda serietà del compito che il fanciullo deve assolvere. Donde l'originalità della sua dottrina del gioco concepito come il lavoro del bimbo. Sul mondo dell'infanzia, che ha osservato con la trepida ansia e con l'amore sagace di una madre, egli ha proiettato un fascio di luce fulgidissima. A questa luce soltanto è lecito intendere la vera originalità del giardino d'infanzia e dei doni.

Considerato così, si salvano non molte pagine degli scritti teorici di F., ma in queste poche pagine è quasi condensata in nuce, sia pure in forma aforistica, metaforica e immaginosa, e non di rado anche intricata e confusa, un'intuizione dell'educazione in tutto degna della nuova filosofia dello spirito che ha preso coscienza di sé in Kant e in Hegel.

Opere: Die Menschenerziehung, Keilhan 1826; Familien d. erziehenden. Wochenblatt für Selbstfildung u. Bildung Anderer, a cura F.W.A. Fröbel, Lipsia 1826; Mutter- und Koselieder. Ein Familienbuch, Blankenburg 1843; Wochenschrift. Ein Einigungsblatt für alle Freunde der Menschenbildung, a cura di W. Lange, Liebenstein 1850 segg.; Zeitschrift fu̇r Friedrich Fröbels Bestrebungen, a cura di B. Marquardt (1851-52). Molto materiale, specialmente epistolare, è ancora inedito. La raccolta più completa dei suoi scritti rimane tutt'ora quella di W. Lange, Gesammelte päd. Schriften, 3 voll., Berlino 1862 seg.

Bibl.: J. Hughes, F.'s educational law for all teachers, New York 1877; J. Michelet, Nos fils, Parigi 1879; L. Fiorentino, F. F., in Giorn. napoletano di fil., lett., e scienze, VII (1878); J. Blow, Symbolic education, New York 1873; A. Gabelli, Il metodo e gli asili F., in L'istruzione in Italia, 3ª ed., Bologna 1903; Couthorpe Bowen, F. and Educ. of Selfactivity, Londra; E. Codignola, Educatori moderni, Firenze 1926; id., Il pensiero di F., in Levana, 1926 segg.; G. Prüfer, F., trad. it., Venezia (ora Firenze) 1927.

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