FRISIA

Enciclopedia Italiana (1932)

FRISIA (tedesco Friesland; A. T., 44 e 53-54-55)

Arrigo LORENZI
Johannes J. HANRATH
Carlo TAGLIAVINI
Léopold Albert CONSTANS
Adriano H. LUIJDJENS

È il paese dei Frisî o Frisoni (v. sotto), popolazione di stirpe germanica abitante sino dall'alba della sua storia sulle rive del Mare del Nord. La massima diffusione che essi ebbero è indicata dalle foci della Schelda e del Weser e nella Penisola Cimbrica dal parallelo di Ribe (Ripen). Al presente i Frisoni sono in numero di circa 200.000 nella Frisia Occidentale; forse 20.000 nelle altre parti. Dal punto di vista antropologico, tutto il dominio dei Frisoni, compreso il territorio di più recente penetrazione sassone, è caratterizzato dalla netta prevalenza del tipo nordico, alto e biondo, quale non si ha forse in alcuna regione tedesca. Anche la cultura popolare conserva varî elementi dell'antica unità etnica (v. germania). I dialetti frisoni (v. sotto) perdettero terreno di fronte ai basso-tedeschi; la loro area lungo la costa era così sottile, così interrotta e così estesa, che presentava scarsa resistenza, come mancava di un centro naturale.

In tutta la Frisia, la costa del Mare del Nord presenta i medesimi caratteri. Dietro la cintura d'isole altrove descritta (v. frisone, isole), ampî watten, paragonabili alle velme e alle barene della costa alluvionale dell'Adriatico settentrionale, e poi dune e dighe, e dietro a queste bassi e uniformi piani verdeggianti, detti polder in Olanda, Marschen in Germania, solcati da canali, popolati di case, ricchi di bestiame e di coltivazioni, circoscritti da argini, e dai quali i molini a vento e le macchine a vapore scacciano l'acqua; nel retroterra lo sterile Geest, formato da sabbie, con le grandiose sue torbiere in rialzo, cioè costituite di sfagneti ed ericeti, crescenti sopra l'acqua; ampie foci fluviali allargate a imbuto: ecco la Frisia, e le sue zone, procedendo dal mare verso l'interno. Se si eccettuano le dune (20-30 m. d'altezza) erette dal vento con le sabbie rigettate dal mare, i rialzi del suolo sono tutti artificiali e di pochi metri e sono dighe e argini lungo il mare, i fiumi e i canali, attorno alle campagne prosciugate, e poi singolari tumuli di terra, sui quali stanno ancora molti dei villaggi. Questi dossi sono noti con varî nomi: terpen in Olanda, Warften, Warpeni, Werften, Wurthen sulla costa tedesca. La regione è ricca di laghi, e il loro numero fu nel passato ancora maggiore. Oggi parecchi di questi laghi sono stati prosciugati. Il fondo così scoperto si compone principalmente di argilla; i grandi laghi hanno fondo sabbioso, di cui una gran parte è ricoperta però da un fango fertile. Lo scolo delle acque verso il mare cagiona continue preoccupazioni. Eccettuato qualche polder che scarica l'acqua superflua direttamente nel mare, tutta la provincia della Frisia Olandese (v. sotto) con una parte di quella di Groninga e della Drenthe forma un bacino solo che, a livello estivo, ha una superficie di 24.000 ettari. La superficie della regione prosciugata con questo sistema è di 309.800 ettari. Se il livello del mare è alto e il vento sfavorevole, l'acqua non può defluire naturalmente, sicché talora d'inverno la maggior parte della Frisia è soggetta a inondazione. Per ovviare a questo inconveniente più o meno vaste estensioni di terreno furono arginate. Man mano però che gli arginamenti divennero più numerosi, il problema, per la parte di terreno indifeso, si fece sempre più difficile, sicché fu intesa la necessità di coordinare grandi lavori per il deflusso dell'acqua e fu costruito a questo scopo un'installazione a vapore nei dintorni di Lemmer. D'altra parte, in tempo di siccità, c'è grande mancanza d'acqua: i prati sono privi d'erba, il bestiame difetta di abbeveramento, la navigazione è sospesa. Per il passaggio del naviglio, attraverso le chiuse s'infiltra l'acqua marina: l'acqua dolce diviene salata, originando malattie nel bestiame e difficoltà nell'industria lattifera. Le chiuse dello Zuider Zee, terminate nel 1932, potranno rimediare a questo inconveniente, formando un lago d'acqua dolce al posto del mare.

La parola Frisia viene usata ratamente a designare tutta l'area geografica dove si parla ancora il frisone. Di solito si parla di una Frisia Settentrionale (costa occidentale della Penisola Cimbrica fra Höjer e Husum), di una Frisia Orientale (costa a oriente del Dollart). Assolutamente la parola è spesso riferita alla parte occidentale della costiera frisone, in Olanda. Dopo l'irruzione del mare che trasformò l'antico lago Flevo nello Zuider Zee, il nome di Frisia rimase particolarmente al territorio subito a NE. di questo golfo, detto appunto Friesland in olandese: è la Frisia corrispondente all'attuale provincia olandese (vedi sotto). A levante del Dollart e tra questo e il golfo dello Jade, sta la Frisia Orientale, nella provincia prussiana del Hannover - per la maggiore parte - e nell'Oldemburgo. Forma uno dei lembi con cui il bassopiano occidentale della Germania prospetta al mare orlato da una fila d'isole (Frisone Orientali). La Frisia Settentrionale è la regione costiera occidentale della Penisola Cimbrica con il suo cordone d'isole, fra Höjer e Husum. Il tratto più settentrionale appartiene alla Danimarca, il resto alla provincia prussiana dello Schleswig-Holstein. La densità di popolazione è di oltre 50 ab. per kmq. Ai margini della zona sono sorti parecchi piccoli centri di mercato.

Frisia olandese. - La provincia olandese detta Frisia misura una superficie di kmq. 3333 e ha 402.000 ab. (1929; nel 1920 erano 382.876), per la maggior parte di religione evangelica. La lingua ufficiale è l'olandese, ma si parla ancora, specialmente nella campagna, la lingua frisone. Benché la Frisia sia situata in riva al mare, pure essa è una provincia rurale con una popolazione di contadini: l'agricoltura è il principale mezzo di sostentamento. Nel 1925 c'erano 39.124 ettari di terreno arativo (prodotti: patate, segala, frumento, barbabietole, leguminose, lino) e 223.749 ettari di terreno da pascolo in sfruttamento. L'industria si limita alla fabbricazione dei latticinî: vi sono 119 fabbriche di burro e formaggio, di cui 89 cooperative. La produzione del burro fu, nel 1925, di kg. 17.300.000 e quella del formaggio di kg. 54.400.000. Secondo l'ultimo censimento del bestiame (1921) la Frisia possiede 31.765 cavalli, 331.089 bovini, 126.815 ovini, 117.493 suini. L'allevamento del bestiame grosso sta perdendo terreno; le vacche lattifere della Frisia sono ritenute fra le migliori d'Europa e producono grande quantità di latte (fino a 5000-6000 litri all'anno). La produzione del latte è controllata per 60.000 vacche; sicché si conoscono le migliori produttrici e si possono raccogliere tutti i dati necessarî per il miglioramento della razza. Lo sfruttamento delle torbiere fu un tempo un importante cespite di guadagno; ora però esse sono per la maggior parte dissodate. La flotta peschereccia d'alto mare comprende alcune centinaia di navi; anche la pesca interna (anguille) è di grande importanza. L'unico porto di mare in relazione con l'estero è Harlingen (10.300 ab. nel 1930). Capoluogo della provincia è Leeuwarden (48.000 ab.).

V. tavv. XXI e XXII.

Lingua. - Il frisone appartiene alla sezione occidentale delle lingue germaniche (v.); insieme con l'anglosassone discende da una postulata unità linguistica anglo-frisone. Il proto-frisone, del quale non possediamo alcun documento, già in un'epoca molto antica, si era diviso in due principali dialetti: un dialetto orientale (che più tardi si divise in due rami, uno orientale propriamente detto e uno settentrionale) e un dialetto occidentale. Attualmente il frisone orientale è ancora parlato da circa 3000 persone nel Saterland e nell'isola Wangeroog (Oldemburgo, Germania); il frisone settentrionale da circa 30.000 individui sulla costa occidentale dello Schleswig (da Husum al confine danese) e nelle isole dirimpetto a detta costa (Fohr, Amrum, Sylt e Helgoland). Secondo O. Bremer però (Jahrbuch des Vereins für niederd. Sprachforschung, XIII, 1887, p. 1 segg., XIV, 1888, p. 155 segg.), le varietà dialettali isolane sarebbero da tenersi separate da quelle della costa e dei Hallingen. Il frisone occidentale è il dialetto che meglio ha resistito; è parlato da circa 350.000 individui nella provincia di Frisia (Friesland) al nord del fiume Tionder, e nelle isole di Terschelling e Schiermonnikoog nel regno d'Olanda. Tutti i Frisoni (poco meno di 400.000 dal punto di vista linguistico) sono ora bilingui e accanto al loro idioma parlano anche tedesco nell'Oldemburgo, tedesco o danese nello Schleswig, olandese nei Paesi Bassi; nelle città della Frisia olandese (e spec. a Leeuwarden) si è formata una specie di lingua mista friso-francone (detta in frisone stetkers "lingua della città").

Come caratteristica dei dialetti frisoni, si può citare l'assibilazione delle palatali, per cui da k′, si giunge a s, š, š′, ecc. (a seconda delle varietà dialettali), e da g′, si giunge a z, dz, ds, dsz. P. es.: al ted. mod. Käse (ant. altoted. kasi) corrispondono nel frisone forme come: orient. (Saterland) sîz: sett. (Lindholm) sêiz'; occid. tjîəs ecc. Al ted. Wiege "culla" corrispondono il frisone orientale (isola di Wangeroog) wiz; occid. (Oudemirdum) widse, eec. (Th. Siebs, Die Assibilierung der fries. Palatale, Tubinga 1887).

I più antichi documenti frisoni risalgono al principio del secolo (un frammento di salterio) e sono scritti in una varietà orientale; seguono molte opere di carattere giuridico (dal sec. XIV per il frisone orientale, dal XV per l'occidentale). Non si conosce alcun documento antico scritto in dialetto frisone settentrionale.

Storia. - Non è possibile trattare della storia frisone tenendo conto solamente dell'odierna provincia olandese (v. sopra), che non forma se non esigua parte dell'antico territorio dei Frisoni. Questo popolo germanico aveva per vicini all'est i Chauci, al sud i Bructerî. Il significato del nome è incerto. Lo Zeuss lo interpreta con "i valorosi". Tacito distingue i Frisii maiores e Frisii minores (Germ., 34). È probabile che a una di queste frazioni si applicasse il nome di Frisiavones che si trova in Plinio (Nat. Hist., IV, 101) e nelle iscrizioni militari: alcuni diplomi militari del 105 e 124 d. C. segnalano l'esistenza in Britannia di una cohors I Frisiavonum. Però le iscrizioni nominano anche un corpo di guardia di Nerone natione Frisius, un cavaliere ausiliario Frisius. Tolomeo II, 11, 7 non conosce questa distinzione: egli parla solamente di Φρίσιοι che abitano sulle rive dell'Oceano sul territ0rio che si stende dietro ai Bructerî fino al fiume Amisios. Nel Geogr. Rav., IV, 46, p. 324, si trova la forma Frisones; in un altro punto dello stesso documento Frigones, Frixones. Il primo contatto che i Romani ebbero coi Frisî fu nell'anno 12 a. C. Druso li costrinse a un tributo di pelli di buoi, per i bisogni dell'esercito. Essi furono sulle prime ausiliarî fedeli dei Romani. Ma gli abusi che si verificarono nella riscossione dei tributi condussero nel 28 d. C. a una rivolta, nella quale i Romani subirono gravi perdite. Solo dopo 20 anni (47 d. C.) Corbulone, governatore della Germania Inferiore, li sottomise di nuovo. Però, quasi subito dopo Claudio fece ritirare tutte le guarnigioni di qua dal Reno. Nel 58 i Frisî cercarono di stabilirsi sulla riva sinistra del Reno; i loro re Verritus e Malorix vennero a Roma per chiedere a Nerone di dare loro delle terre; ma ebbero un rifiuto e furono cacciati con le armi. Nel 70 essi si unirono alla rivolta del capo dei Batavi Civilis. In seguito non figurano più nella storia romana; le menzioni che si è creduto trovare presso varî autori non sono sicure.

Durante l'invasione di altri popoli nel territorio dei Batavi sembra che i Frisoni sapessero mantenere i luoghi da loro sempre posseduti; anzi nel sesto secolo troviamo il loro territorio accresciuto. Non vi è dubbio che insieme con Angli e Sassoni partecipassero alla conquista dell'Inghilterra. Ma nel settimo secolo la potenza sempre maggiore dei Franchi divenne pericolosa per i Frisoni, che allora, oltre tutta la costa, abitavano pure l'odierna Fiandra. Il re Dagoberto (622-638) mandò Sant'Eligio e Sant'Amando per cristianizzare il popolo frisone; una chiesa (la prima in Olanda) fu fondata a Traiectum (Utrecht), atto che condusse a una fiera resistenza da parte dei capi frisoni, i quali presero Utrecht e devastarono il santuario. Il primo missionario che con qualche successo lavorò in Frisia fu Wilfrid di York, che riuscì facilmente a farsi capire, dato che la lingua frisone e quella parlata dagl'Inglesi prima della conquista normanna erano quasi identiche. Wilfrid fu ricevuto dal re Adgisl (675), che era probabilmente tributario di Dagoberto II. Il successore di Adgisl, il re Radbod (Rêdbâd) fu invece nemico acerrimo dei Franchi e del cristianesimo; ma, vinto presso Dorestadt nel 689 da Pipino di Heristal, dovette cedere la Frisia Occidentale (citerior) dalla Schelda fino all'Almere (principio dello Zuider Zee in formazione). Alla morte di Pipino, Radbod tornò ad assalire i Franchi, devastando chiese e conventi fino a Colonia (715), e vincendo presso Colonia Carlo Martello, ma poco dopo fu sconfitto da quest'ultimo. Nel 719 Radbod, il maggiore re frisone, morì. Nel 734 Carlo Martello vinse di nuovo i Frisoni sotto Bobbo al mare Burdo (mare interno dell'odierna provincia di Frisia, che non esiste più), e questa vittoria per molti anni fece tornare la quiete. Ma nell'epoca di Carlomagno, il re Radbod II si unì diverse volte con il duca sassone Widukindo, il più forte avversario del grande imperatore, e solo nel 785 la Frisia fu riunita al regno franco e cristianizzata.

La predicazione del Vangelo tra quei popoli fieri e indomabili era stata impresa difficile. Nel 692 Willibrord passò dall'Inghilterra nella Frisia, e fu nominato nel 695 arcivescovo dei Frisoni con sede a Utrecht; visse fino al 739. Un altro evangelizzatore, assai maggiore di lui, Bonifacio, l'apostolo dei Germani, fu assassinato nel 754 dai Frisoni a Dokkum.

Carlomagno fece riunire l'antico diritto frisone nella Lex Frisionum, e con molti privilegi sanzionò le antiche costumanze. I Frisoni dentro il regno nominavano il loro podestà o governatore.

Dall'epoca carolingia in poi si distinse la Frisia Occidentale (dal Zwin fino a Vlie) dalla Frisia media (dal Vlie fino al Lauwers) e dalla Frisia Orientale (dal Lauwers fino al Weser). Nell'843 la Frisia divenne parte della Lotaringia (trattato di Verdun); tra l'870 e l'880 fu divisa tra Austrasia e Neustria, ma nell'880 venne integralmente incorporata all'Austrasia. La Frisia Occidentale lentamente venne assorbita nella contea d'Olanda (v.); la media Frisia e la Frisia Orientaie invece si svilupparono in un modo assai curioso. Nominalmente parte dell'Impero, in verità non avevano nessun signore. Vi si formarono molte piccole repubbliche di contadini; nessuno pagava tributi; nessuno aveva padrone; vi si viveva in una specie di anarchia, alla cui formazione non era estraneo il carattere assai individualista di quelle popolazioni. I Frisoni erano in rapporti anche con paesi lontani (già nell'epoca di Carlomagno avevano a Roma la loro schola, della quale tuttora esiste la chiesa vicino alla Basilica vaticana, dedicata ai Ss. Michele e Magno), e grande fu la loro influenza sul progressivo incivilimento dei Prussiani. Tra loro si esaurivano in continue guerriglie; ma di fronte alla minaccia di un'invasione di stranieri sapevano unirsi. La stessa formazione del paese rendeva facile la difesa: lentamente però le paludi, per la trascuratezza apportata nel mantenere le dighe (ricordi ancora del tempo romano) divennero sempre più estese e infine l'ingrandimento dello Zuider Zee sopravvenne a dividere la parte occidentale dalla parte centrale della Frisia. Così i conti di Olanda sottomisero i Frisoni occidentali: non senza fatica però, ché la guerra contro di loro costò la vita al conte Guglielmo II, re dei Romani, annegato in un tentativo di traversare le paludi ghiacciate il 28 gennaio 1256: e quasi un secolo dopo, nel 1345, il conte Guglielmo IV di Olanda cadde con gran numero di cavalieri contro i Frisoni centrali presso Stavoren.

Durante tutto il secolo XIV in Frisia continua l'anarchia. Il paese era diviso; le guerriglie continue; e soltanto i monaci pensarono a difendere la terra contro il nemico sempre più possente, il mare. Nel sec. XV Filippo il Buono di Borgogna volle far valere i suoi diritti sulla Frisia; ma i Frisoni si rivolsero all'imperatore Federico III, il quale nell'agosto 1457 dichiarò che la Frisia doveva dipendere direttamente dall'Impero. Anche Carlo il Temerario non seppe dominare questo popolo; ma il matrimonio di Maria di Borgogna con Massimiliano d'Asburgo cambiò la situazione. Nel 1498 Massimiliano dichiarò che la Frisia non era parte dell'Impero e la donò in feudo ad Alberto di Sassonia, che fu però cacciato da una rivolta nel 1500. Solo nel 1523 una parte della Frigia venne in potere di Carlo V; la città di Groninga invece, che da secoli aveva una storia a sé, mantenne la libertà per qualche altro anno.

La Frisia Orientale, dal 1454 contea, rimase indipendente: così pure le isole frisone, che ancora parecchio tempo dopo, in pieno sec. XVII, si considerano repubbliche libere: così durante la guerra tra l'Inghilterra e le Provincie Unite, nel 1654, l'isola di Ameland mandò degli ambasciatori a Cromwell per dichiarare la propria neutralità. La Frisia Orientale sotto la dinastia dei Cirksena (capostipite Edzard Cirksena) rimase libera fino al 1744, quando il conte Carlo Edzard Cirksena morì senza eredi e lasciò i suoi stati agli Stati Generali delle Provincie Unite: ma gli Stati dell'Olanda, temendo un incremento della forza delle "provincie interne" rifiutarono l'eredità e il re di Prussia prese il paese.

La provincia di Frisia, negli odierni confini, si unì nel 1879 all'Unione di Utrecht (v.) e divenne una delle Sette Provincie; ma un anno dopo lo statholder di Groninga, Rennenberg, tradì la causa degli Olandesi e nella parte Occidentale della Frisia cominciò una sanguinosa guerriglia che durò 14 anni (v. groninga). Dal 1579 fino al 1795 fu parte costituente della Repubblica, ma sempre assai gelosa dei proprî diritti sovrani e in guardia contro gli "Olandesi". Lo statholder della Frisia era bensì un Orange, ma non del ramo del Taciturno. Primo statholder fu Guglielmo Luigi di Nassau-Siegen, nipote del Taciturno, seguito dai discendenti. Neppure Federico Enrico, statholder in ben sei provincie, ottenne la Frisia. La rivolta del 1748 portò lo statholder di Frisia Guglielmo di Nassau-Siegen, allo statholderato sulle altre provincie (v. guglielmo iv). Di lui discende la famiglia olandese regnante.

Bibl.: K. Zeuss. Die Deutschen, 2ª ed., Gottinga 1904, pp. 136-138, 397-400, 582; K. Müllenhoff, Deutsche Altertumskunde, IV, Berlino 1920, pp. 428 segg., 598 segg.; F. D. Wiarda, Ost-Frisische Geschichte, voll. 9, Aurich 1791 (un decimo volume a Brema 1817); O. Klopp, Geschichte der Ostfriesen, voll. 3, Hannover 1854-58; C. Volckmer, Stammsgeschichte der Friesen u. Chauken, Aurich 1867; Hooft van Ikkedinge, Friesland en de Friezen in de Middeleeuwen (Storia medievale della Frisia), Leida 1881; P. J. Blok, Friesland in Mittelalter, Leer 1891; id., Le antiche memorie dei frisoni in Roma, nel Bullettino dell'Archivio Comunale, Roma 1906, fasc. I; P. C. J. A. Boeles, Friesland tot de 11e eeuw (La Frisia fino al sec. XI), L'Aja 1927; P. Sipma, Oud-Friesche oorkonden (Documenti storici frisoni), 2 voll., L'Aja 1927-1932; De Vrije Fries (Il libero frisone), Annuario storico-etnografico che esce dal 1839 in poi a Leeuwarden; C. Borchling e R. Muus e altri, Die Friesen, Breslavia 1931. Per la lingua vedi: Th. Siebs, Zur Geschichte der english-friesischen Sprache, Halle 1889; Geschichte der friesischen Sprache (in H. Paul, Grundr. d. germ. Phil., 2ª ed., I, Strasburgo 1902, 1152 segg.); J. v. Ginneken, Handboek der nederlandsche taal, Nimega 1913, I, p. 19 segg. Per l'antico fris. v. W. Heuser, Altfriesisches Lesebuch mit Grammatik u. Glossar, Heidelberg 1903; F. Holthausen, Altfriesisches Wörterbuch, Heidelberg 1905; W. Steller, Abriss d. altfriesischen Grammatik, Halle 1928. Sulle divisioni dialettali, v. bibl. nelle opere citate.

TAG

Massimiliano d'asburgo

Carlo il temerario

Maria di borgogna

Filippo il buono

Contea d'olanda