Reuter, Fritz

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Scrittore tedesco (Stavenhagen, Meclemburgo, 1810 - Eisenach 1874). Pur nella ristrettezza tematica e nelle volute limitazioni dell'espressione dialettale, R. riuscì ad essere per la letteratura tedesca non solo il massimo esponente dialettale nell'ambito del realismo poetico, ma anche l'umorista più spontaneo e più ricco d'inventiva.

Vita

Studente di diritto a Jena, fu coinvolto in moti studenteschi (1833) e rinchiuso per vari anni in fortezza (1833-40). Tornato nella città natale, nel 1841, si dedicò a varie attività. Il successo che subito incontrarono i suoi scritti, cui si dedicò solo a partire dal 1853, lo tolse da ogni preoccupazione economica; dal 1863 visse a Eisenach, in una villa che nel 1896, dopo la morte della vedova, fu trasformata in Museo Reuter.

Opere

Esordì coi racconti in versi Läuschen und Rimels (1853), trasposizione in ambiente piccolo-borghese di vecchie storie tramandate dalla saggezza popolare; continuò con De Reis' nah Belligen (1855), descrizione, ancora in versi, di un viaggio in Belgio di contadini meclemburghesi, e in versi furono le vicende tragicomiche Kein Hüsung (1858) e Hanne Nüte (1860), di ambiente campagnolo. Ma non era questa la vera strada di R., e tanto meno lo fu quella teatrale, su cui pure si avviò sorretto da un immediato successo di pubblico. Riuscì invece meglio nella narrativa. Negli anni 1860-68 pubblicò in 7 voll., sotto il titolo generico Olle Kamellen, sei romanzi fondamentalmente autobiografici o comunque legati alla propria terra, che in un linguaggio popolare vigoroso raggiungono il grado dell'autentica epica realistica: Woans ick tau'ne Fru kam (1860), Ut de Franzosentid (1860), Ut mine Festungstid (1862), Ut mine Stromtid (1863-64), Dörchläuchting (1866), De meckelnbörgschen Montecchi un Capuletti (1868).

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