RUGGIERI, Fulvio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

RUGGIERI, Fulvio

Raffaele Caldarelli

– Nacque a Bologna nella prima metà del secolo XVI. Un Lelio Ruggeri, figlio di Tommaso, docente di diritto nell’Ateneo bolognese tra il 1561 e il 1562, anno della sua morte, potrebbe essere stato suo parente (P. Bellini, La Descrittione della Pollonia..., 1994, p. 14). Fulvio fece probabilmente parte del clero.

Una sola notizia a lui riferibile deriva da una fonte esterna ai suoi scritti: la vita del cardinale Giovanni Francesco Commendone, umanista e diplomatico pontificio, scritta da Anton Maria Graziani ci informa della missione compiuta da Fulvio in qualità di ablegato per portare la berretta cardinalizia al cardinale stesso, all’epoca nunzio in Polonia (ibid.; A.M. Graziani, De vita Ioannis Francisci Commendoni..., 1669). Tutte le altre scarne notizie biografiche sono desumibili da due opere redatte da Ruggieri in occasione di due missioni al seguito di Commendone.

La prima (dicembre 1560-marzo 1562) aveva lo scopo di presentare all’imperatore Ferdinando I e ai principi dell’Europa centrosettentrionale la bolla di riconvocazione del Concilio di Trento. Le tappe del viaggio sono fedelmente registrate nel Viaggio d’Alamagna, come recita (Nuntiaturberichte..., a cura di A. Wandruszka, 1953, p. 57) il titolo sulla copertina del Chig. M.I.2, Viaggio d’Alamagna fatto dal Cardinale Commendone l’anno 1560, scritto da Signore Fulvio Ruggieri Bolognese et copiato da Giov. Francesco Scardova Bolognese l’anno 1596 (all’inizio del testo figura invece un titolo leggermente diverso, con la lezione Alemagna e senza l’indicazione del copista). Partito da Roma con il prelato il 10 dicembre 1560, Ruggieri giunse il 23 dicembre a Trento. Ripartiti il 26, arrivarono il 27 dicembre a Salisburgo e il 3 gennaio 1561 a Vienna. Qui Commendone fu raggiunto dalla notizia della riunione dei principi riformati da tenersi a Naumburg in Misnia. Ripartiti quindi il 14 gennaio dalla capitale, tra i rigori di un «freddo intolerabile», giunsero il 19 a Praga e il 25 nel Ducato di Sassonia. A Naumburg il gruppo rimase poi fino all’11 febbraio. Il viaggio portò ancora Ruggieri, al seguito del prelato, attraverso Lipsia, Berlino, Francoforte sull’Oder, Colonia, Düsseldorf ecc., fino all’Olanda e al Belgio attuali (12 maggio ad Anversa e poi a Lovanio), quindi, con numerosi cambi di direzione, attraverso gli attuali Belgio e Olanda, la bassa Germania (Lubecca e Amburgo agli inizi di luglio), poi la Renania, la Gheldria, la Piccardia, la Lorena, di nuovo la Renania (Treviri nel gennaio del 1562), in seguito Franconia e Baviera fino a giungere, all’inizio di marzo, in Tirolo; poi, via Vipiteno e Bressanone, a Trento dove Commendone tra il 7 e il 15 marzo riferì «à i legati, quant’occorse». Il 17 marzo il viaggio ebbe termine a Venezia.

L’altro Paese di cui Ruggieri ebbe esperienza, sempre al seguito di Commendone, fu la Polonia, o meglio la federazione polacco-lituana su cui regnava Sigismondo II Augusto, ultimo degli Jagelloni, oscillante in quegli anni tra la tradizionale fedeltà al cattolicesimo romano e una politica di accentuata tolleranza verso le correnti riformate. In questa delicata situazione Commendone ricoprì il ruolo di nunzio apostolico tra il 1563 e il 1565, quando, come riferisce Graziani, ottenne la nomina a cardinale e Ruggieri, come si è già ricordato, fu l’ablegato pontificio incaricato di consegnargli in Polonia la berretta. Commendone lasciò la Polonia alla fine del 1565 in vista appunto della porpora e di nuovi importanti incarichi (giunse ad Augusta il 17 febbraio 1566 come legato di Pio V presso la Dieta imperiale). Non sappiamo invece quando Ruggieri lasciò la Polonia, ma sappiamo che Commendone ripartì per lo Stato jagellonico come legato (nunzio era Vincenzo Dal Portico) il 27 novembre 1571, giungendo a Varsavia il 7 gennaio 1572. Molto probabilmente nel suo seguito si trovava Ruggieri, e in occasione di questo secondo soggiorno egli redasse la sua Descrittione della Pollonia, se, con Paolo Bellini, si accetta, sulla base dell’evidenza interna, la datazione (appunto 1572) offerta dal testo del cod. B e non quella (1565) del pur poziore cod. A.

La Descrittione non è come il Viaggio un resoconto odeporico, ma un vero tentativo di descrizione del Paese sulla base di fonti geografiche, storiografiche e cartografiche. Entrambe le opere lasciano intravedere i limiti e le competenze di Ruggieri. In Germania è spaventato, come Commendone, dall’inerzia e dall’abulia dei principi cattolici (cfr. Andretta, 2006; Michaud, 2007, p. 987), ma riferisce ben poco sui rapporti politici (cfr. invece l’acume della relazione conclusiva del cardinale a Pio IV, Nuntiaturberichte..., cit., pp. 50-56). Tuttavia il suo diario di viaggio contiene una vasta messe di informazioni che possono essere valorizzate dagli studiosi di storia locale (p. 59) e non solo (vedi le notizie sul vescovo di Münster Wilhelm von Ketteler, cfr. Po-chia Hsia, 1983, pp. 322 s. nota 7). Entrambe le opere attestano un’ottima preparazione in diritto soprattutto canonico e profonda conoscenza delle antichità ecclesiastiche. Vicino a un umanista come Commendone, Ruggieri possiede conoscenze che vanno oltre la sfera strettamente religiosa: è attento alle frontiere e alle aree linguistiche (slavi lusaziani del Brandeburgo, Nuntiaturberichte..., cit., pp. 75 s.; tedeschi, armeni e altri in Polonia-Lituania), nota le antichità romane (sepolcro di Igel, p. 144). La Descrittione gli permette di sfruttare ancor meglio che nel Viaggio – in un discorso, come si è detto, più disteso e confortato da un ricorso più ampio alle fonti – le sue competenze giuridiche e la sua erudizione vasta pur se non sempre sicura (le notizie sulla flora e la fauna sono spesso totalmente inattendibili; v. Ottob. lat. 3175, c. 222 rv). Colpisce l’ampio quadro della complessa realtà costituzionale polacco-lituana, con osservazioni assai pertinenti, per esempio sull’unione di Lublino (1569) che prepara il terreno a un’elezione del sovrano non vincolata dinasticamente, in quanto l’istituzionalizzazione dello Stato polacco-lituano elimina la necessità di uno Jagellone al potere per conservare l’unione personale dei due Stati (c. 233r), o ancora sulla riluttanza dei nobili polacchi a far guerra per il Granducato di Lituania (ibid.), vista questa anche come fattore politico-militare che ha suggerito l’unione. Ruggieri sottolinea la disumana durezza della condizione contadina (c. 224r), non sappiamo se su ispirazione magari indiretta del filosofo e teologo Andrzej Frycz Modrzewski (P. Bellini, La Descrittione della Pollonia..., cit., p. 45). Si interessa di temi economici: non solo ricorda (c. 225v) il progetto del 1564 di Commendone, inteso a favorire il trasporto dei grani per via fluviale verso il Mar Nero, ma fornisce ampie notizie sulle risorse agricole, forestali e minerarie (cc. 219r-220v); quest’ultimo tema, che qui ispira una bella descrizione della miniera di salgemma di Wieliczka (cc. 219v-220r), era stato già trattato a proposito della Germania (cfr. Nuntiaturberichte..., cit., pp. 81 s.) sulle miniere d’argento in Bassa Sassonia e i relativi diritti di sfruttamento. Certamente preparato, Ruggieri è però spesso acritico nel rifarsi pedissequamente alle sue fonti, il che non diminuisce il valore della notevole massa di informazioni che raccoglie e che spesso attendono un vaglio critico (a parte il prezioso contributo di Bellini). Adam Wandruszka (p. 58) gli riconosce senso dell’umorismo per una sua possibile battuta di spirito sulla «confusione Augustana», ironica deformazione di «confessione augustana», ma il calembour non necessariamente è suo: già molto presto dovette diventare un topos, tanto che sembra averlo già presente proprio a proposito di Naumburg anche Paolo Sarpi (Istoria del Concilio tridentino, V; cfr. ed. a cura di C. Vivanti, Torino 1974, p. 325), e lo si trova ancora in Cesare Cantù (Gli eretici d’Italia: discorsi storici, I, Torino 1866, p. 340).

Ignoti sono luogo e data della morte (certamente dopo il 1572).

Fonti e Bibl.: A.M. Graziani, De vita Ioannis Francisci Commendoni cardinalis libri quatuor, Parisiis 1669, p. 225; Nuntiaturberichte aus Deutschland: nebst ergänzenden Aktenstücken, II, 1560-1572, 2, Nuntius Commendone 1560 (Dezember)-1562 (März), a cura di A. Wandruszka, Graz-Köln 1953 (il testo del Viaggio d’Alamagna secondo Biblioteca apostolica Vaticana, Chig. M.I.2, è in Anhang: Reisebericht des F. R., pp. 57-170; recensione di K. Repgen, in Historisches Jahrbuch, LXXV (1956), pp. 213-220); P. Bellini, La Descrittione della Pollonia di F. R. (1572), Trento 1994 (il testo completo secondo Biblioteca apostolica Vaticana, Ottob. Lat. 3175, cc. 216v-243r – ms. A secondo Bellini che all’altro testimone, Archivio segreto Vaticano, Nunziatura di Polonia, 5B, si riferisce come B –, è alle pp. 67-160; testo polacco della Descrittione nella traduzione – «assai libera, spesso scorretta» come riferisce Bellini, p. 19 – di E. Rykaczewski, Relacye nuncyuszów apostolskich i innych osób o Polsce od roku 1548 do 1690, I, Berlin-Poznań 1864, pp. 113-165, condotta sul ms. A).

R. Po-chia Hsia, Civic wills as sources for the study of piety in Muenster, 1530-1618, in Sixteenth century journal, XIV (1983), pp. 321-348; S. Andretta, L’Impero dopo l’abdicazione di Carlo V e dopo la Pace di Westfalia in alcune testimonianze memorialistiche romane, in L’Impero e l’Italia nella prima età moderna. Das Reich und Italien in der Frühen Neuzeit... Atti del Convegno..., Trento... 2003, a cura di M. Schnettger - M. Verga, Bologna-Berlin 2006, pp. 153-178; recensione di C. Michaud, in Revue historique, 2007, vol. 309, pp. 985-990.

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