VERNIZZI, Fulvio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 98 (2020)

VERNIZZI, Fulvio

Dino Rizzo

VERNIZZI, Fulvio. – Nacque a Frescarolo di Busseto il 3 luglio 1914, ultimo dei cinque figli – dopo la sorella Ismele e i fratelli Anacleto, Ercole e Nullo – nati da Cino (31 agosto 1885-3 dicembre 1915), contadino socialista cooperativista, e da Zefferina Rainieri (1° marzo 1886-31 ottobre 1960), figlia di piccoli proprietari terrieri.

Caduto il padre nella battaglia sul monte Mrzli (oggi in Slovenia), la famiglia precipitò nella miseria. A otto anni il ragazzino continuò le scuole nel collegio dell’Istituto nazionale orfani di guerra collocato nel castello di Scipione (colonia agricola) presso Salsomaggiore. Nella banda musicale dell’istituto imparò a suonare la tromba: nel 1925 i rapidi progressi musicali indussero i suoi insegnanti ad affidargliene la direzione. A tredici anni compose Il piccolo prigioniero, opera in tre atti per bambini rappresentata a Salsomaggiore nel 1927. A Scipione studiò anche violino e pianoforte con un’insegnante esterna all’istituto. Trasferito all’orfanotrofio di Parma nel 1929, si mantenne impartendo lezioni di musica nello stesso istituto e iniziò a frequentare il conservatorio Arrigo Boito, diplomandosi nel 1933 in tromba. Grazie alla borsa di studio del premio nazionale Milite ignoto, come migliore orfano di guerra, proseguì gli studi diplomandosi nel 1935 in strumentazione per banda e canto gregoriano. Nel 1936 si palesò la sua predisposizione alla direzione d’orchestra: fondò l’orchestra da camera Ferdinando Paer, con cui ottenne il premio nazionale a Bologna e la borsa di studio Arrigo Boito. Nel 1939 vinse il premio nazionale di direzione d’orchestra e diresse un concerto al teatro del Dopolavoro di Parma. Nel 1940 si diplomò in composizione con Giorgio Federico Ghedini – di qui l’interesse per la musica contemporanea –, ottenendo il primo premio in composizione al concorso per orchestra d’archi di Brescia.

Prestò servizio militare dirigendo la banda del 33° reggimento dei carristi: grazie alla libertà di scelta dei componenti concessagli per la stima di cui godeva, raccolse attorno a sé anche molti oppositori al regime. Inviato come carrista in Iugoslavia, manifestò la propria opposizione alla guerra rifiutandosi di usare le armi. L’apprezzamento per le sue doti musicali spinse le autorità a ignorarne l’insubordinazione: fu rispedito a Parma, dove continuò l’attività con la banda, che trasformò in orchestra di fiati. Il 12 dicembre 1941 si sposò con Elvira Banzi, maestra nel locale collegio femminile. L’8 settembre 1943, dopo aver salvato sé stesso e alcuni commilitoni dalla cattura dei soldati tedeschi, riparò in montagna con la moglie, dove il 24 settembre nacque la loro prima figlia, Cristina.

Al teatro Regio di Parma debuttò il 4 marzo 1945 con un concerto sinfonico; vi tornò nel 1946, l’anno in cui nacque la seconda figlia, Elisabetta, con La traviata di Giuseppe Verdi (4 gennaio), il concerto inaugurale dell’orchestra sinfonica parmense (12 febbraio), La bohème di Giacomo Puccini (28 giugno 1947), Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo (7 settembre 1949; in quest’ultimo spettacolo cantò il concittadino Carlo Bergonzi, all’epoca ancora baritono). Negli anni Sessanta tornò più volte a dirigere al Regio, inaugurando anche tre stagioni. Intanto affinò la tecnica direttoriale nel corso internazionale di direzione d’orchestra tenuto da Hermann Scherchen a Venezia e suonando come prima tromba al teatro alla Scala, sotto la bacchetta dei maggiori direttori. Sempre a Milano frequentò il corso di composizione contemporanea con Hans-Joachim Koellreutter.

Nel 1951 vinse il concorso nazionale per esperto musicale indetto dalla RAI e fu assegnato all’orchestra sinfonica di Torino; due anni dopo fu nominato condirettore, incarico che tenne fino al 1975, con una parentesi fra il 1958-64, quando venne trasferito a Milano quale direttore dell’orchestra lirico-sinfonica con il mandato di ristrutturarla in orchestra sinfonica di Milano della RAI. Nel 1958 avviò anche una pluridecennale attività con le orchestre olandesi di Radio Vara e del Concertgebouw, a Hilversum e Amsterdam. Direttore scritturato per i singoli concerti, fu anche organicamente inserito nelle strutture delle varie istituzioni, e come tale sovrintese al regolare funzionamento delle attività orchestrali. Mise al servizio della RAI l’ampiezza e la versatilità delle sue conoscenze musicali, dirigendo un numero ingente di concerti pubblici e facendosi promotore ed esecutore di nuove composizioni. Nelle selezioni d’opera chiamò a sé artisti per collaborazioni stabili, come Bergonzi, Fiorenza Cossotto e Giuseppe Di Stefano; in qualche caso instaurò collaborazioni stabili, così con Magda Olivero, che diresse per quasi dieci anni continui fra Italia e Paesi Bassi.

In virtù della professionalità dimostrata negli oltre vent’anni di gestione e guida delle orchestre RAI di Torino e Milano e nelle molte stagioni d’opera dirette nei principali teatri italiani e Oltralpe, il 13 dicembre 1972 venne nominato direttore artistico del teatro Regio di Torino con un contratto annuale. Si trattava di un ‘cantiere’ che, in vista della riapertura a trentasette anni dall’incendio che l’aveva distrutto (1936), andava riorganizzato sotto ogni profilo. Nelle prove finali dello spettacolo inaugurale il maestro concertatore scritturato, Vittorio Gui, diede forfait: così il 10 aprile 1973 Vernizzi si trovò a dirigere I Vespri siciliani di Verdi, regia di Maria Callas e Di Stefano. La stagione proseguì con il Werther di Jules Massenet (direttore Gianfranco Rivoli) e Manon Lescaut di Puccini (direttore Nino Sanzogno) e con un programma di decentramento per coinvolgere nuovo pubblico, con Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini replicato in varie città piemontesi e una stagione d’autunno nel Palasport del capoluogo (oltre 5000 posti), per la quale Vernizzi diresse Madama Butterfly di Puccini. Il 15 gennaio 1974 nella stagione d’opera diresse Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai. Scaduto il contratto, il consiglio d’amministrazione, «pur apprezzando la gran mole di lavoro svolto», ravvisò in Vernizzi un «profilo artistico non elevato» e gli preferì Peter Maag, anch’egli peraltro esonerato dopo il primo anno («come consulente artistico il suo giudizio non può che essere negativo»; verbali 9 gennaio 1974 e 25 marzo 1975, in Bassi, in Il nuovo Teatro Regio..., 1991, pp. 177 s., 179). Vernizzi, che nello stesso decennio era stato più volte invitato a dirigere in Giappone, concentrò nel Paese asiatico la propria attività, sino a ricoprire l’incarico di direttore principale dell’orchestra sinfonica di Kyōto (1982-84).

Vernizzi non tralasciò la formazione dei giovani musicisti. Nel 1969 insegnò storia della musica nell’istituto musicale di Ciriè e a Savigliano; ad Aulla diede vita ai corsi estivi Vacanze di studio alla Brunella (1976-81), insegnando anche direzione d’orchestra. Fece parte delle commissioni giudicatrici di varie competizioni internazionali, in particolare il concorso Voci verdiane di Busseto (tra il 1963 e il 1993 fu presidente in più edizioni). Anche negli anni del pieno riconoscimento artistico continuò a sostenere la funzione culturale e sociale della banda musicale: nel 1980 iniziò a collaborare con l’Associazione nazionale delle bande italiane musicali autonome, per la quale trascrisse sinfonie, poemi sinfonici, cori d’opera per orchestra di fiati, e tenne corsi di perfezionamento. Il 5 ottobre 1980 diresse 180 bande (7000 esecutori) in piazza S. Pietro a Roma, innanzi al papa. Si ritirò dalla direzione d’orchestra nel 1985, per dedicarsi presso il conservatorio di Torino alla composizione e all’insegnamento.

Morì a Torino il 18 febbraio 2005 per gravi problemi respiratori. Il 27 marzo 2004 era morta la moglie Elvira.

A Vernizzi furono conferite due alte onorificenze della Repubblica italiana per la diffusione della musica italiana in Europa: commendatore nel 1972 e grande ufficiale nel 1978. Nel 1991 e nel 1994 ebbe come riconoscimento il diploma d’onore con stella al merito, nel 1991 il premio internazionale Luigi Illica a Castell’Arquato, nel 2004 l’Orpheus d’oro di Torino.

Soltanto in parte le registrazioni audio e video dal vivo dei concerti e dei melodrammi diretti da Vernizzi, custodite negli archivi delle emittenti, sono oggi disponibili. In sala di registrazione entrò una sola volta, nel 1955 per la Cetra, con quattro arie famose di Gaetano Donizetti e Puccini cantate da Franco Corelli. Negli anni successivi molti dischi furono ricavati dalle registrazioni dei concerti diretti in Italia e Paesi Bassi.

Principali composizioni. Il piccolo prigioniero (1927); Stabat mater ed Ecce sacerdos (1929); Allegro per quartetto d’archi (1934); Figure goldoniane per orchestra d’archi (1949); Autunno per voce recitante, solista, coro e orchestra (1951); Quartetto (1953); Suite per due pianoforti (1970); Le Beatitudini per tenore e pianoforte (1993). Trascrizioni per orchestra di fiati: J.S. Bach, Concerto brandeburghese n. 3; A. Borodin, Nelle steppe dell’Asia centrale; F. Paer, Il maestro di cappella; E. Grieg, Peer Gynt; F. Mendelssohn, Sinfonia n. 4 (Italiana); G. Verdi, cori dalla Traviata e dal Trovatore; P.I. Čajkovskij, Nella chiesa russa; L. van Beethoven, Sonata per pianoforte op. 13 (Patetica).

Fonti e Bibl.: A. Furlotti, Riflessi e profili: 1918-1949, Parma 1949, pp. 62 s.; Enciclopedia della musica, VI, Milano 1972, p. 311; L’orchestra sinfonica e il coro di Torino della RAI, Torino 1983, ad ind.; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, VIII, Torino 1988, p. 216; Il nuovo Teatro Regio di Torino, a cura di A. Basso, Torino 1991 (in partic. E. Bassi, Le metamorfosi dell’istituzione, pp. 142, 156-167; V. Gualerzi, Cronologia delle opere, ad ind.); C. Parvopassu, Torino: il Teatro Regio, Torino 1993, p. 72; F. V.: testimonianze sulla vita e sulla musica, a cura di G. Satragni, Torino 2009 (con discografia); Nel centenario della nascita dell’illustre bussetano, Maestro F. V.: 1914-2014, Busseto 2014.

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