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Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

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Domenica Pasculli Ferrara

- Famiglia di artisti attivi tra la Puglia e la Campania tra il XVII e il XVIII secolo.

La personalità di maggiore rilievo è quella di Nicola, scultore nato forse a Saragnano, nei pressi di Salerno, nel 1643 (Crisanto López Jiménez, 1966) o al più tardi nel 1645 (Ferrarino, 1977). L'intenso operato di Nicola nei cinquant'anni di attività si articola "in sculture di marmo, di stucco, e di legno" nei più vari luoghi "pel regno, per Sicilia, e più per la Spagna, dove inviò opere bellissime da lui scolpite in marmo, ed in legno" (De Dominici, 1743). Nicola si recò in Spagna infatti intorno al 1689 e fu nominato da Filippo IV "scultore del Re" (Ferrarino, 1977). De Dominici riporta un nutrito elenco di opere nelle chiese di Napoli, sottolineando l'apprendistato di Nicola alla scuola di C. Fanzago. Tale discepolato è contestato dal Borrelli (1971, p. 20) che ritiene Nicola allievo di Gaetano Patalano, antesignano del gusto settecentesco, da cui deriva nella materia lignea "gli svettanti panneggi e la resa tattile della materia in senso rocaille".

L'attività di Nicola è documentata tra il 1676 e il 1723, tra la Campania, la Puglia e la Calabria. Tra le prime opere si ricordano la statua lignea distrutta di S. Francesco di Paola, databile al 1675, già nella cappella destra del transetto di S. Maria della Stella a Napoli (Galante [1872], 1985, pp. 291, 297) e il Crocifisso ligneo sito lateralmente all'ingresso della chiesa napoletana di S. Maria della Provvidenza, documentato al 1676-77 (Nappi, 1982). Nel 1679 scolpì una statua di S. Vito per Giovan Battista Cemino (Rizzo, 1984). A Nicola si attribuisce, inoltre, un S. Giuseppe col Bambino degli anni Settanta del Seicento per la chiesa napoletana di S. Giuseppe dei Vecchi sull'altare a destra della crociera. Al 1680 sono documentati due puttini e le armi in marmo della famiglia Minutillo per l'altare di questa in S. Maria Maggiore a Napoli (Pasculli Ferrara, 1983, p. 253).

La sensibilissima plastica di Nicola si esplicò ancor di più nella lavorazione dello stucco: sono del 1685 i puttini e le teste di cherubini in varie cappelle della chiesa del Gesù Nuovo a Napoli (Nappi, 1984).

Un ritrovamento documentario di un pagamento al 1680 ha confermato l'antica paternità a Nicola della statua lignea del Beato Pietro di Pisa per S. Maria delle Grazie a Caponapoli (Rizzo, 1984, p. 385), ora in deposito presso la Soprintendenza ai Beni artistici e storici di Napoli (Galante, p. 67), così come è stato rintracciato dal Borrelli (1971, p. 19), nel coro della chiesa di S. Caterina da Siena a Napoli, il S. Michele arcangelo che abbatte i demoni, firmato, già appartenente all'altra chiesa napoletana della Solitaria (De Dominici, 1743).

Il 4 luglio 1689 Nicola ricevette 50 ducati per l'esecuzione delle statue lignee dell'Angelo custode e del S. Michele arcangelo per la chiesa di S. Giovanni Battista delle Monache, sempre a Napoli.

A Nicola vengono assegnate dal Galante (p. 57) anche tutte le altre statue lignee site nella crociera della stessa chiesa: S. Domenico, S. Vincenzo, S. Giuseppe, S. Nicola di Bari (queste ultime due eseguite nel 1690: Rizzo, 1984, p. 387), già ritenute di G. Sanmartino. Questa errata attribuzione sottolinea però la "sensiblerie tipicamente rococò" di cui l'Angelo custode, ancora legato a stilemi tardobarocchi, sembra costituire un precorrimento (Fittipaldi, 1980).

Il 15 ag. 1689 veniva allogata sull'altare maggiore del duomo di Lecce la statua lignea dell'Assunta, ordinata a Nicola qualche anno prima dal vescovo di quella diocesi, Antonio Pignatelli poi Innocenzo XII (Borrelli, 1971, p. 23).

Pur se tolta dalla sua originaria collocazione e rinchiusa in una nicchia a muro nella cappella dell'Immacolata, essa rivela l'intatta policromia originale e l'alta maestria della composizione.

Sempre a Lecce, per la chiesa di S. Chiara, Nicola eseguì le statue di S. Francesco e S. Pietro d'Alcantara che derivano da quelle di Piedimonte d'Alife (Borrelli, 1971, p. 24) e di S. Antonio (Casciaro, 1995). Nel 1695 il F. eseguì la statua di S. Nicolacon i tre bambini, per la chiesa di S. Francesco a Serino, presso Avellino (Rizzo, 1984, p. 387).

Il 16 aprile dello stesso anno venne pagato per un Crocifisso, ammirabile nella seconda cappella della chiesa di S. Nicola a Toledo a Napoli (Galante, p. 221; D'Addosio, 1920).

Tra le opere a lui attribuite che si conservano a Napoli si ricordano inoltre un Ecce Homo nei depositi di S. Giorgio Maggiore e un altro in S. Maria delle Grazie ai Pescivendoli, databile al 1695, un gruppo ligneo raffigurante la Crocifissione nel transetto sinistro di Monte Santo, un S. Matteo di legno dorato con teste e mani d'argento nella chiesa dei Ss. Francesco e Matteo, una S. Lucia dei primi anni del Settecento in S. Lucia a Mare. Nel 1697 circa eseguì il S. Giovanni evangelista per l'omonima chiesa a Lecce, oltre a S. Benedetto e a S. Scolastica (Paone, 1979). Nel 1700 scolpì a Napoli un S. Antonio in preghiera, oggi conservato nei locali annessi al Gesù delle Monache (Galante, p. 61) e una S. Caterina da Siena, nel convento omonimo (Borrelli, 1970, p. 211). A Castrignano del Capo nel Salento per la chiesa madre Nicola scolpì nel 1707 un raffinato S. Michele arcangelo che schiaccia il demonio, caratterizzato da fluttuanti panneggi e intenso lirico movimento (Borrelli, 1971, p. 24). Nel 1714 eseguí una statua di S. Felice cappuccino col Bambino di 6 palmi e mezzo per i "Reverendi Padri Cappuccini di Foggia". La chiesa è stata distrutta e non si ha più notizia della statua (Pasculli Ferrara, 1989, p. 59); mentre sempre in Capitanata si può attribuire all'artista il bel S. Michele arcangelo nella chiesa di S. Nicola a Orsara, accostabile al S. Michele arcangelo realizzato nel 1717 per la chiesa di S. Maria Egiziaca a Pizzofalcone (ibid., p. 60), e al già citato S. Michele di Castrignano del Capo. Sono da segnalare ancora in S. Maria Egiziaca le statue dell'Immacolata Concezione, del Crocifisso e dell'Angelo custode (Galante, p. 260). Un altro S. Michele arcangelo venne eseguito nel 1715 per la chiesa omonima a Ripalimosani nel Molise (Lehmann Brockhaus, 1983); è del 1720 un busto ligneo argentato di S. Cesario realizzato per la chiesa madre di San Cesario di Lecce (Pasculli Ferrara, 1983, p. 253). Si devono a lui anche un S. Michele arcangelo e altre statue, tra cui un'Addolorata di notevole fattura, nella chiesa della Trinità di Baronissi, presso Salerno.

Altre opere gli vengono attribuite in Puglia: si tratta delle statue dell'Immacolata nella chiesa di S. Francesco a Bovino (per strette analogie con l'Immacolata della cattedrale di Avellino) e quella già nella cattedrale a Barletta e ora nel Museo diocesano (Pasculli Ferrara, 1989, p. 61).

A queste opere già note va aggiunta una serie finora sconosciuta, ma emersa dalla ricerca documentaria condotta presso l'Archivio storico del Banco di Napoli a Napoli. L'arco di tempo va dal 1703 al 1723: al 1703 risalgono un'Assunta e una S. Rosa da Lima per Alicante in Spagna (Banco del Salvatore, matr. 464, duc. 34.4, 11 maggio); al 1704 una statua della Madonna del Carmine (ibid., matr. 476, duc. 6, 3 gennaio) e una S. Maria dei Sette dolori (ibid., matr. 476, duc. 10, 28 luglio); al 1706 un S. Andrea e un S. Antonio da Padova per il monastero di S. Andrea ad Auletta (Banco del Popolo, matr. 744, duc. 50, 30 dicembre); al 1715 un S. Antonio col Bambino (Banco del Salvatore, matr. 604, duc. 15, 17 giugno), un Crocifisso per Ragusa (ibid., matr. 607, duc. 20, 9 maggio) e un S. Francesco di Paola per San Fili (vicino Cosenza: ibid., matr. 607, duc. 20, 23 febbraio); al 1718 tre statue per la cappella delle Grazie o Bonaventura in S. Maria la Nova a Napoli (ibid., duc. 105, 5 dicembre); al 1723 una Immacolata per Modugno, presso Bari, l'ultima opera di cui si abbia notizia (ibid., matr. 750, duc. 32, 1° settembre).

La prolifica attività di Nicola fra Puglia e Campania non gli impedì di mantenere stretti contatti con la Spagna.

Il De Dominici segnala solo un'opera di quelle inviate in Spagna, un bellissimo Cristo portacroce (firmato e datato 1698), riprodotto in incisione prima di essere spedito a Madrid dove fu collocato nella chiesa di S. Ginés (Santiago Páez, 1967). Alla critica spagnola si deve inoltre l'acquisizione di un certo numero di opere nella penisola iberica: nella stessa chiesa di S. Ginés di Madrid (Crisanto López Jiménez, 1966) si trovano il Nazareno sulla volta e un Crocifisso (attribuito) nella cappella del Santo Cristo (Ferrarino, 1977). Nel 1703 realizzò una statua della Madonna del Carminecon putto per Gaspare Pinto Mendozza (Rizzo, 1983) e nel 1705 una statua della Madonna per il marchese de Merosada di Madrid (Nappi, 1983). Ancora a Madrid in collezione privata si ricordano una S. Teresa, già nella chiesa del monastero di El Paular, e un S. Tommaso di Villanova nella chiesa di S. Filippo (Santiago Páez, 1967). Le sue opere, eseguite per il monastero di El Paular, andarono perdute nel 1836, a seguito della soppressione del convento. A Segovia, nel convento dei cappuccini, si conserva un Cristo alla colonna e a Cehegín in Murcia nel convento francescano una Madonna delle Meraviglie, eseguita in Italia e attribuita a Nicola (Ferrarino, 1977); a Cadice nella chiesa parrocchiale si trova un'imponente composizione firmata con Angelo custode, Bambino e demonio tentatore (Crisanto López Jiménez, 1966).

Nel Thieme - Becker è riportata la notizia che Nicola lavorò agli stalli del coro di Montecassino e che sia stato anche modellatore di pastori per presepi.

Nicola morì a Napoli il 2 luglio 1725.

Un altro intagliatore della stessa famiglia, Matteo, realizzò nel 1696 una croce lignea con putti per l'altare maggiore di S. Giuseppe Maggiore a Napoli e per la stessa chiesa un'opera "d'intaglio di tutta perfetione conforme il disegno dove si dovrà ponere il Reliquiario d'argento del glorioso S. Giuseppe" (D'Addosio, 1914). Nel 1697 scolpì per Luigi De Vicariis tre statue rappresentanti le vergini Tecla, Anchelaa e Susanna (Nappi, 1992). Alla stessa famiglia potrebbe appartenere Giacomo Antonio, noto solo per aver intagliato nel 1663 con Salvatore Terminello due reliquiari per la chiesa del Gesù Vecchio a Napoli (Ruotolo, 1989).

Un Antonio fu discepolo di F. Solimena. Si conservano suoi numerosi dipinti realizzati intorno al 1725 nella chiesa di S. Arcangelo a Baiano a Napoli, fatta eccezione per i quattro ovali trafugati nel 1983 (Galante, pp. 161, 173). Due di questi rappresentavano le Storie di s. Raimondo e gli altri due le Storie di s. Pietro Nolasco ed erano collocati rispettivamente nei due cappelloni laterali della chiesa.

Nel cappellone di sinistra realizzò i dipinti sui vari altari: su quello centrale S. Raimondo Nonnato con Cristo e la Vergine, sul laterale a sinistra S. Maria de Cervellione salva dal naufragio la nave dei frati della Mercede, sul laterale a destra S. Pietro Armengol impiccato dai turchi ed assistito e sostenuto dalla Vergine affinché il cappio non lo strangoli. Nel cappellone di destra eseguì il dipinto sull'altare che rappresenta S. Pier Nolasco fondatore dei mercedisti sollevato in alto dagli angioli, sul laterale a destra S. Pietro Pascal vescovo di Jaen trucidato dai barbari a Granata, sul laterale a sinistra Il beato Pietro du Chemin tratto al martirio della Croce a Tunisi. Tutti questi santi hanno sull'abito bianco le armi aragonesi, che re Giacomo I volle portassero i frati della Mercede a testimonianza del suo affetto verso quest'Ordine.

Alla stessa famiglia appartiene Gaetano, nato intorno al 1688 che esercitò dapprima l'attività di argentiere e poi di ceramista (E. Catello - C. Catello, 1980). Nel 1726 fu incaricato dai gerolamini di fare un reliquario a cassetta; nel 1735 lavorò sedici candelieri, croci e cartagloria per la cappella del Tesoro di S. Gennaro, consegnati nel novembre 1737 all'incaricato della Deputazione, il principe di Castellaneta (ibid.); sempre per il Tesoro nel 1735 eseguì un disegno e un modello per il busto argenteo di S. Emidio (Galante, p. 18). Nel 1737 ricevette la commissione di paliotti d'argento per i due altari laterali nella cappella del Tesoro (non più esistenti), per i candelieri in rame per gli altarini e per il reliquario della "santa faccia del Signore" (E. Catello - C. Catello, 1977, p. 77; 1980, p. 435). Nello stesso anno fornì un ostensorio argenteo alla chiesa del Carmine Maggiore a Napoli. Ancora per il Tesoro di S. Gennaro, nel 1742 consegnò "la pedagna della Concezione picciola di bronzo" (ibid., p. 436). Nel 1745, all'età di cinquantasette anni, divenne intagliatore nella Real Fabbrica della porcellana di Capodimonte (Carola Perotti, 1986), dove lavorò fino alla sua chiusura nel 1759, dovuta alla partenza di Carlo III per la Spagna. Al seguito del re, insieme con il figlio Basilio, lavorò alla Fabbrica del Buen Retiro a Madrid su modelli di Giuseppe Gricci (Ferrarino, 1977).

Gli viene attribuito, insieme con Giuseppe Gricci, un pregevole corredo d'altare, costituito da quattro candelieri e un crocifisso di porcellana bianca, eseguiti intorno al 1745 e conservati oggi nel Museo di Capodimonte (Carola Perotti, 1986).

Il figlio di Gaetano, Basilio, nacque a Napoli nel 1732. Giunto a Madrid al seguito del padre nel 1759, cominciò a lavorare come modellatore nel Buen Retiro, insieme con altri membri della sua famiglia. Fu direttore per la sezione della ceramica (Ferrarino, 1977); nel 1779 fu nominato membro onorario dell'Accademia di S. Ferdinando di Madrid, presso il cui museo si conserva un modello per la Carità.

Morì a Madrid il 20 giugno 1797 e fu sepolto nella chiesa di S. Sebastiano.

Fonti e Bibl.: B. De Dominici, Vite de' pittori, scultori e architetti napoletani, III, Napoli 1743, pp. 188 s.; A. Galante, Guida sacra della città di Napoli (1872), a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, ad Indicem; L. De La Ville Sur-Yellon, La Real Fabbrica di porcellane in Capodimonte durante il regno di Carlo III, in Napoli nobilissima, III (1894), p. 153; G.B. D'Addosio, Documenti inediti di artisti napoletani del XVI e XVII: scultori intagliatori e marmorari, in Archivio storico per le province napoletane, XXXIX (1914), p. 851; Id., Documenti inediti di artisti napoletani del XVI e XVII dalle polizze dei Banchi, Napoli 1920, p. 187; J. Crisanto López Jiménez, Escultura mediterranea… siglo XVII… XVIII, Murcia 1966, pp. 41, 45; E. Santiago Páez, Algunas esculturas napoletanas del siglo XVII in España, in Archivo español de arte, XL (1967), pp. 124 s.; G. Borrelli, Le origini del rococò napoletano e lo stile "rocaille", in Realtà del Mezzogiorno, VIII (1968), p. 714; Id., Il presepe napoletano, Roma 1970, pp. 208-211; Id., Sculture di N. F. nel Salento, in Studi di storia pugliese in onore di N. Vacca, Galatina 1971, pp. 19-25; E. Catello - C. Catello, Argenti napoletani dal XVI al XIX secolo, Napoli 1973, pp. 132, 139, 272; Id. - Id., La cappella del tesoro di S. Gennaro, Napoli 1977, pp. 77, 85 s.; L. Ferrarino, Dizionario degli artisti in Spagna, Madrid 1977, pp. 114 s.; M. Paone, Chiese di Lecce, II, Galatina 1979, p. 101; T. Fittipaldi, in Civiltà del '700 a Napoli (catal.), II, Napoli 1980, p. 46; E. Catello - C. Catello, ibid., pp. 435 s.; E. Nappi, La chiesa di S. Maria dei Miracoli, in Napoli nobilissima, XXI (1982), p. 205; Id., I viceré e l'arte a Napoli, ibid., XXII (1983), p. 57; M. Pasculli Ferrara, Arte napoletana in Puglia dal XVI al XVIII secolo, Fasano 1983, pp. 223 s., 252 s.; O. Lehmann Brockhaus, Abruzzen und Molise, München 1983, p. 376; V. Rizzo, Uno sconosciuto paliotto di Lorenzo Vaccaro e altri fatti coevi napoletani, in Storia dell'arte, 1983, n. 49, p. 224; E. Nappi, Le chiese dei gesuiti a Napoli, in Seicento napoletano: arte, costume, ambiente, a cura di R. Pane, Milano 1984, pp. 324, 334; V. Rizzo, Scultori della seconda metà del '600, ibid., pp. 385-388; Le porcellane dei Borboni a Napoli, a cura di A. Carola Perotti, Napoli 1986, pp. 259 s.; M. Pasculli Ferrara, Contributo per la scultura lignea in Capitanata e in area meridionale nei secoli XVII-XVIII. F., Colombo…, in G. Bertelli - M. Pasculli Ferrara, Contributi per la storia dell'arte in Capitanata tra Medioevo ed età moderna, I, La scultura, Galatina 1989, pp. 59-61; R. Ruotolo, Documenti sulle arti applicate napoletane, in Ricerche sul Seicento napoletano, Milano 1989, p. 163; Ricerche sul Seicento napoletano. Catalogo delle pubblicazioni… dal 1883 al 1990…, a cura di E. Nappi, Milano 1992, p. 137; E. Catello, La scultura, in Storia e civiltà della Campania. Il Settecento, Napoli 1994, p. 245; R. Casciaro, in Il Barocco a Lecce e nel Salento (catal.), a cura di A. Cassiano, Roma 1995, p. 168; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 585 s. La ricerca documentaria presso l'Archivio storico del Banco di Napoli è opera di Umberto Fiore.

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