SCARPELLI, Furio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SCARPELLI, Furio

Mariapia Comand

– Nacque a Roma il 16 dicembre 1919, da Filiberto e da Maria Marinari.

Nel 1933, rimasto orfano del padre (ucciso a colpi di pistola da un oste creditore), incominciò a collaborare come redattore e vignettista nei giornali umoristici, tra cui Don Basilio e Marc’Aurelio; fu nella redazione di quest’ultimo che incontrò, nel 1946, Agenore Incrocci, con il quale diede vita a una delle più autorevoli e apprezzate coppie di sceneggiatori del cinema italiano. Age & Scarpelli esordirono nella seconda metà degli anni Quaranta, inizialmente non accreditati, poi autori titolati dei film di Totò. Totò cerca casa (1949, di Mario Monicelli e Steno) fu il primo in cui i loro nomi apparvero nei titoli di testa. L’esperienza maturata nei giornali umoristici durante gli anni Quaranta si rivelò particolarmente utile nel decennio successivo: la capacità di sintesi affinata nella produzione delle vignette, il senso ritmico sviluppato nell’ambito del comico, il gusto parodico e l’interesse per il contesto sociale e politico, si prestavano perfettamente a valorizzare il talento dell’istrione napoletano, come si evince dai film diretti da Carlo Ludovico Bragaglia Totò le Moko (1949), Figaro qua... Figaro là (1950), 47 morto che parla (1950), Totò cerca moglie (1950), o da Mario Mattoli, Totò sceicco (1950) e Totò terzo uomo (1951).

La censura, assai aggressiva all’epoca, creò seri problemi a queste pellicole: eclatante fu il caso di Totò e Carolina (Monicelli, 1954), accusato di oltraggio al pudore, alla morale, alla religione, alle forze armate e tagliato di oltre 200 metri di pellicola (v. Totò e Carolina, a cura di T. Sanguineti, Bologna 1999). Tuttavia Age & Scarpelli non rinunciarono alla verve polemica tipica dei loro copioni: La banda degli onesti di Camillo Mastrocinque portava infatti nel 1956 nuovamente i riflettori sul popolo minuto e sull’ingiustizia sociale, spesso premessa essenziale dei loro racconti.

Il 3 novembre 1947 sposò Cora Conti. Dalla loro unione nacquero i figli Giacomo e Matteo.

Gli anni Cinquanta furono fondamentali per l’esplorazione di una forma di originale ‘neorealismo comico’ e per la sperimentazione di varie forme di humour, necessaria per confrontarsi con diverse figure brillanti dell’epoca, come Walter Chiari (Arrivano i nostri, 1951, di Mattoli) o, soprattutto, Ugo Tognazzi: incontrato nel 1951 grazie al film Auguri e figli maschi (1951, di Giorgio C. Simonelli) e in seguito ispiratore di personaggi memorabili usciti dalla penna di Age & Scarpelli, come il sarto sordomuto di Straziami, ma di baci saziami (1968, di Dino Risi), il combattivo giudice Bonifazi di In nome del popolo italiano (1971, di Risi), l’onorevole complottista Tritoni di Vogliamo i colonnelli (1973, di Monicelli) o il Giulio Basletti di Romanzo popolare (1974, di Monicelli).

Si andavano precisando intanto il metodo e lo stile narrativi di Scarpelli: la predilezione per l’inchiesta sociale sul campo (mutuata dal maestro della sceneggiatura italiana Sergio Amidei, ricordato in Celluloide di Carlo Lizzani nel 1995); le discussioni precedenti la stesura del copione; la sistematica diatriba con Age, funzionale alla verifica delle scelte drammaturgiche; l’attenzione al quadro sociale e l’intenzione politica; lo scrupolo filologico verso i linguaggi sociali e gergali; la propensione per i personaggi sfaccettati e per i racconti corali.

Nel 1958 I soliti ignoti (sceneggiato con Age, Suso Cecchi d’Amico e Monicelli, quest’ultimo anche in veste di regista) ottenne un successo tale da determinare il sequel l’anno successivo (Audace colpo dei soliti ignoti, 1959, di Nanni Loy) e da attirare l’attenzione di Alfred Hitchcock (v. il film-documentario La strana coppia. Incontro con Age e Scarpelli, 2001, di Paolo Virzì). Il film inaugurò un genere, la commedia all’italiana, assegnando ad Age & Scarpelli il ruolo di narratori principi del cinema italiano. Nel 1959 La grande guerra di Monicelli (sceneggiato con Age, Luciano Vincenzoni e lo stesso regista) risultò tra i film più visti della stagione e fu insignito con il Leone d’oro alla Mostra internazionale d’arte cinematografica (ex aequo con Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini). La rilettura critica del primo conflitto mondiale innescò una serie di riflessioni riguardanti la storia nazionale: dalla guerra civile seguita all’8 settembre 1943 (Tutti a casa, 1960, di Luigi Comencini), alle prime lotte di classe del Novecento (I compagni, 1963, di Monicelli), fino al Medioevo rivisitato in chiave farsesca e antiretorica in L’armata Brancaleone (1966, di Monicelli).

Tutte queste opere partecipano di un lavoro intorno al comico che da una parte nobilitò il genere, vivificato con linfa culturale (da Cervantes a Luigi Pulci fino a Italo Calvino) e con robuste iniezioni di narrativa ottocentesca (da Guy de Maupassant ad Anton Čechov); dall’altra lo impiegò come arma demistificatoria verso il potere dominante, fosse quello dell’Italia monarchica, fascista o repubblicana; insieme eleggendolo terreno di dialogo e intesa con il grande pubblico.

Le commedie all’italiana scritte negli anni Sessanta da Age & Scarpelli si caratterizzarono per lo sforzo di comprendere in modo laico, illuminato e disincantato il presente (I mostri, 1963, di Risi), per il bisogno di smascherare le sacche di arretratezza morale dietro al bagliore del miracolo economico (Signore e signori, 1965, di Pietro Germi), per la volontà di denuncia dei mali antichi del Paese (Mafioso, 1962, di Alberto Lattuada) o degli antichi retaggi (Sedotta e abbandonata, 1964, di Germi).

Pur trovando nel comico il proprio habitat ideale, Age & Scarpelli non disdegnarono qualche incursione in altri generi: nel 1966, per esempio, parteciparono allo spaghetti-western Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone, mentre nel 1975 sceneggiarono la trasposizione cinematografica diretta da Comencini (1975) del romanzo giallo di Fruttero & Lucentini (1972) La donna della domenica. Gli anni Settanta rappresentarono anche un periodo di ricerca di nuove formule produttive: insieme ad altri colleghi Scarpelli prese parte alla Cooperativa 15 maggio, esperienza che produsse in forma collettiva Signore e signori, buonanotte (1976, di Comencini, Loy, Luigi Magni, Monicelli ed Ettore Scola) e I nuovi mostri (1977, di Monicelli, Risi e Scola).

La collaborazione con Scola regista, inaugurata con la scrittura di Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968) e proseguita con Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) (1970), segnò una nuova fase della carriera, in cui il ragionamento sulla realtà italiana si fece più amaro, disilluso ed esplicito: tra gli anni Settanta e Ottanta uscirono C’eravamo tanto amati (1974), La terrazza (1980) e La famiglia (1987), oggi considerate pietre miliari del cinema italiano.

Con lo storico partner Age il rapporto professionale si era frattanto interrotto agli inizi degli anni Ottanta, per sciogliersi definitivamente con Scemo di guerra (1985, di Risi). Scarpelli proseguì con Scola (Ballando ballando, 1984; Maccheroni, 1985; Il viaggio di capitan Fracassa, 1990; La cena, 1998; Concorrenza sleale, 2001), aprendosi a nuove esperienze lavorative con giovani registi, in particolare stringendo una relazione privilegiata con Virzì, conosciuto come allievo al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, poi promosso collega sceneggiatore, infine regista committente di scripts (Ovosodo, 1997; N io e Napoleone, 2006).

Dalla fine degli anni Ottanta il figlio Giacomo (nato il 23 maggio 1956) affiancò di frequente il padre nella scrittura: insieme realizzarono il copione di Il postino (con Anna Pavignano, 1994, per la regia di Michael Radford), ultimo film di Massimo Troisi.

Morì a Roma il 28 aprile 2010.

L’anno successivo uscì Tormenti film disegnato (2011), regia di Filiberto Scarpelli, sceneggiatura di Furio Scarpelli, Giacomo Scarpelli e Filiberto Scarpelli, animazione di tavole illustrate da Furio, centone di citazioni da film, carrellata storica a partire dagli anni Trenta e insieme celebrazione del talento di uno dei più originali intellettuali italiani del Novecento.

Fonti e Bibl.: Age & S. in commedia, a cura di C. Trionfera, Roma 1990; P. D’Agostini, Romanzo popolare: il cinema di Age e S., Napoli 1991; A. Accardo, Age & S.: la storia si fa commedia, Roma 2001; La strana coppia. Incontro con Age e S. (film documentario), regia di P. Virzì, 2001; A. Accardo - C. Giacobelli - F. Govoni, F. S.: il cinema viene dopo, Recco 2012; F. S.: il racconto prima di tutto (film documentario), regia di F.R. Martinotti - G. Scarpelli, 2012; La bottega dell’autore. Il cinema di F. S. (film documentario), regia di V. Zagarrio, 2013.

TAG

Centro sperimentale di cinematografia

Carlo ludovico bragaglia

Primo conflitto mondiale

C’eravamo tanto amati

Commedia all’italiana