FERRETTI, Gabriele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)

FERRETTI, Gabriele

Mario Sensi

Nacque ad Ancona dal matrimonio che Liverotto, signore e conte dal 1397 della tenuta dei Ronchi, poi Castel Ferretti, contrasse nel 1378 con Alvisia di Simone Sacchetti; fra i suoi numerosi fratelli ricordiamo Francesco, podestà in diverse città italiane, e Pietro, vescovo di Ancona e poi di Ascoli Piceno. Non conosciamo l'anno di nascita nonché i tempi e i luoghi della sua scelta religiosa. Il Melchiorri - un frate minore che era stato anche postulatore delle cause dei santi dell'Ordine, cui appartenne anche il F., autore di una Vita del F. impropriamente detta Leggenda - ipotizza che, giunto alla maggiore età (1403 c.), abbia indossato l'abito nel convento osservante anconetano di S. Maria (poi S. Francesco) ad Alto, risalente ai primi tempi dell'Ordine francescano ed attestato sin dal 1239.

Nel 1425 il F. era guardiano di questo convento, teste il Wadding, che pone in questo anno il restauro del convento di S. Francesco ad Alto (Annales minorum, X,p. 106). Di questo intervento edilizio in effetti parla anche il cronista anconetano Bernabei (sec. XV), senza tuttavia fissare l'anno.

Eletto dal capitolo del 1434 vicario provinciale degli osservanti marchigiani, il F. ottenne, da Eugenio IV, nello stesso anno, l'autorizzazione ad aprire tre nuovi conventi e, due anni dopo, altri tre, con l'ingiunzione però di recuperare vecchi conventi abbandonati e comunque di non costruirne altri senza l'espressa licenza di Guglielmo da Casale, ministro generale dell'Ordine.

Il passaggio da un convento eremitico a un convento a ridosso della città - fenomeno che proprio in quegli anni si andava generalizzando presso la famiglia dei frati osservanti, a motivo della scelta di una "vita mista" fatta di contemplazione, ma anche di azione in mezzo alla gente, specie con la predicazione itinerante - è giustificato - nella supplica rivolta a Eugenio IV - da motivi pratici - quali la notevole distanza e l'insicurezza delle strade per i frati questuanti, e da ragioni squisitamente pastorali, quali la difficoltà di accesso per i fedeli che ricorrono a loro per il sacramento della confessione e la stessa predicazione, come aggiunge il papa nella lettera di concessione Ex apostolicae del 28 giugno 1435.

Nel 1438 il ministro generale Guglielmo da Casale affidò al F. l'incarico di predicare nel Regno di Bosnia, dove nel 1436 avevano operato altri frati dell'Osservanza tra cui lo stesso Giacomo della Marca; questa missione aveva lo scopo di estirpare l'eresia ussita. Il F., onde sottrarsi a questa destinazione, non esitò a chiedere aiuto ai magistrati del Comune di Ancona, i quali, nel Consiglio comunale del 1438, deliberarono di scrivere a papa Eugenio IV "in servitium dicti fratis Gabrielis", onde ottenere la dispensa da quell'incarico (Archivio di Stato di Ancona, Comune, Atti consigliari, 1438, libr. VI, c. 14v). Comunque siano andate le cose, il F. rimase in Ancona, suscitando però perplessità per la sua condotta poco corretta.

Il 29 genn. 1455 dal convento di S. Francesco ad Alto il F. scrisse una lettera ad A. Fatati, vescovo di Teramo e dal 1450 governatore della Marca. Unico suo scritto che ci sia pervenuto, la lettera, conservata in collezione privata e più volte edita, mai però correttamente, è una richiesta di sovvenzione per l'acquisto di un abito di religione pesante per ripararsi dal freddo e un passaporto per fra' Baldassarre de Leodio, un minorita francese che, stazionando nell'isola di Candia, era in attesa di un permesso per visitare la Terrasanta.

La Franceschina dice il F. "molto devoto e fervente predicatore" e Mariano da Firenze ripete "fratel Gabriel de Anchona, predicator egregius". Nessuna traccia tuttavia delle sue predicazioni è negli Atti consigliari di Ancona, che invece ricordano quelle di altri francescani dell'Osservanza e raccolte delle sue prediche. Il Wadding attesta che il F. ebbe una visione della Vergine e una locuzione con il crocefisso, in seguito detto del beato Gabriele.

Il F. morì il 9 nov. 1456 (così fra' Giacomo della Marca [cfr. Pacetti]; ma secondo l'epigrafe del cenotafio il 12 novembre, da cui il Wadding e altri scrittori) nel suo convento di Ancona assistito - attestano gli Annales minorum - dafra' Giacomo della Marca e fra' Giorgio Albanese. Fra' Giacomo annotò due volte questa data del decesso, come promemoria, dopo l'explicit del sermone "De s. Bernardino" (Biblioteca comunale di Monteprandone, codd. M. 46 bis, f. 43r; M 60, f. 224). Ai funerali, lo stesso Giacomo tenne una splendida orazione funebre.

In quell'anno Callisto III ordinò al medesimo fra' Giacomo di compilare il processo delle virtù, disponendo che il corpo, tolto dalla fossa comune, fosse tumulato in un luogo più degno. Solo nel 1489 il corpo, incorrotto, fu traslato nel mausoleo eretto a destra dell'altare maggiore, innalzato con i lasciti di Paolina Ferretti, sorella del F., recante un cenotafio, attribuito a un artista dalmata del sec. XV residente in Ancona (Giorgio da Sebenico o Giovanni da Traù). La riesumazione, "senza particolare solennità", venne accordata ai frati da Innocenzo VIII il 17 luglio di quell'anno, con breve Desideratis ut, a motivo dei miracoli che si attribuivano al F., ma anche per favorire la devozione dei fedeli.

Sopra il sepolcro fu, a quanto sembra, allogata una tavola di Carlo Crivelli (sec. XV; nella prima metà del sec. XIX nel palazzo Ferretti di via Guasco e ora alla National Gallery di Londra), raffigurante la Vergine che, fra un bosco di pini, appare al beato. Questi, che indossa l'abito cenerino dei frati minori, è inginocchiato, i piedi scalzi con accanto gli zoccoli, il capo nimbato, le mani giunte e lo sguardo volto verso la Madonna con il Bambino entro mandorla: un'apparizione collocata sopra la chiesa di S. Francesco ad Alto, che sorge in mezzo a un bosco situato sopra un colle sul cui sfondo si intravede la città di Ancona.

Annota Marco da Lisbona che "dipoi fu traslato il corpo di questo santo dalla sepoltura humile e bassa, all'altra illustre, nobile e sontuosa, non fece più miracoli" (Croniche, p. 283); ciò non favorì la ripresa del processo canonico, del quale i frati minori, di fatto, si disinteressarono, perdendo anche parte del materiale documentario che nel frattempo era stato raccolto. Nonostante la perdita della documentazione antica, il vescovo N. Mancinforte riprese nel 1752 il processo di beatificazione del F., sospeso circa tre secoli prima. Raccolta una notevole documentazione, il 29 apr. 1752 pubblicò un decreto sul culto ab immemorabili, che fu poi confermato il 19 sett. 1753 da papa Benedetto XIV. Il 28 agosto dell'anno successivo la congregazione dei Riti concesse l'ufficio proprio e la messa del beato "sub ritu duplicis minoris" per la diocesi di Ancona e per tutto l'Ordine francescano. Il dies natalis è il 9 novembre, ma la festa si celebra il 12 successivo, forse anniversario della traslazione. Una seconda traslazione - dal sepolcro a destra dell'altare maggiore di S. Francesco ad Alto alla prima cappella di sinistra - avvenne nel 1757 quando il corpo fu posto sotto la mensa dell'altare.

Dopo la soppressione del convento, il sarcofago con il corpo del beato fu traslato in cattedrale. Nel 1884 i frati minori ripresero l'attività pastorale in Ancona nell'ex convento di S. Giovanni Battista; in questa chiesa, elevata a santuario del F., il 30 genn. 1943 il corpo del beato venne trasferito dalla cattedrale, mentre il cenotafio - di recente restaurato - è attualmente conservato nel Museo diocesano presso la cattedrale di Ancona. L'epigrafe con l'epigramma di F. C. Benincasa, gravemente danneggiata - insieme col sarcofago - dai bombardamenti, restituita di recente ai frati minori, si trova nella sacrestia del convento di S. Giovanni Battista di Ancona.

Fonti e Bibl.: L. Bernabei, Croniche anconetane,a cura di C. Ciavarini, Ancona 1870, p. 51; Mariano da Firenze, Compendium chronicarum Ord. fratrum minorum, in Archivum franciscanum historicum, IV(1911), p. 135; G. Oddi, LaFranceschina, a cura di N. Cavanna, I, Assisi 1929, pp. 173 s.; Bullarium franciscanum,n. s., I, Quaracchi 1929, pp. 68 s., 107, 651 s .; III, ibid. 1949, p. 945 Marco da Lisbona, Croniche degli Ordini istituiti dal p. s. Francesco, III,4, Napoli 1680, pp. 279-283; L. Wadding, Annales minorum, X,Firenze 1932, pp. 5, 73, 106 s., 267; XII, ibid. 1932, pp. 546-550; Benedictus papa XIV, De servorum Dei beatificatione et beatorum canonizatione, Romae 1749, II, cap. 18, n. 4; S. Rituum Congregatione ... card. Tamburino Anconit. canonizationis b. Gabrielis F. ... Positio...,Romae 1753; G. Speciali, Notizie istoriche de' santi protettori della città d'Ancona...,Venezia 1759, pp. 241-267; Id., Riflessioni addizionali...,Foligno 1770, ad Ind.; Gaspare da Montesanto, Discorso apologetico sopra il beato G. d'Ancona...,Ancona 1789; Id., Analisi dell'istoria del convento di S. Francesco ad Alto, Venezia 1796, ad Ind.; S.Melchiorri, Leggenda del beato G. F. di Ancona...,Ancona 1844; V. M. Ferretti, Compendio della vita del b. G. F. ..., Ancona 1856; G. Aurini, Di un ignorato bassorilievo quattrocentesco nell'Ospedale militare di Ancona (già S. Francesco ad Alto), Ancona 1908; G. Caselli, Studi su s. Giacomo della Marca, I,Ascoli Piceno 1926, pp. 275 s.; I. Bovio Marconi, Rilievo quattrocentesco rappresentante la visione del beato G. F.,in Boll. d'arte,s. 2, VIII (1929), 2, pp. 398-407; F. A. Benoffi, Dei meriti delle decorazioni della riforma minore osservante,in Miscellaneafrancescana, XXXI(1931), p. 120; C. Ortolani [Ciro da Pesaro], Santità francescano-picena. Dizion. biografico, Pesaro 1932, pp. 83 s.; Martyrologium franciscanum...,Roma 1938 (al 12 novembre), pp. 436 s.; A. Talamonti, Cronistoria dei frati minori della provincia lauretana delle Marche, II,Sassoferrato 1939, pp. 43-65, 164, 167; V, ibid. 1961, pp. 5 s., 293 s.; VI, ibid. 1961, p. 189; VII, ibid. 1962, pp. 164 ss.; D. Pacetti, Prediche autografe di s. Giacomo della Marca,in Archivum francisc. histor., XXXVI(1943), pp. 76, 86; G. Mencarelli, L'angelo di Ancona. Vita del beato G. F. ...,Fabriano 1956; M. Natalucci, Ancona attraverso i secoli, I, Dalle origini alla fine del Quattrocento, Città di Castello 1961, pp. 529, 531, 555; P. Zampetti, C. Crivelli,Firenze 1961, pp. 44 ss.; E. Frascadore, F. G. da Ancona, beato,in Bibliotheca sanctorum, V,Roma 1964, coll. 654 ss.; C. Piana, Scritti polemici fra conventuali ed osservanti a metà del '400 con la partecipazione dei giuristi secolari,in Arch. francisc. histor., LXXII (1972), p. 46; M. Natalucci, Ancona dorica civitas fidei. Uomini e monumenti della Chiesa nella storia della città di Ancona, Ancona 1980, I, pp. 82 s., 145, 263; II, pp. 307, 331; G. Parisciani, Ifrati minori conventuali delle Marche (secc. XIII-XX),Falconara 1982, p. 145; Ilb. Pietro da Mogliano (1435-1490) e l'osservanza francescana, a cura di G. Avarucci, Roma 1993, pp. 55, 59; Dict. d'hist. et de géogr. ecel., XVI, coll. 1271 s.; Encicl. cattolica, V,col.1201.

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