CANTONI, Gaetano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)

CANTONI, Gaetano

Renato Giusti

Nacque il 5 sett. 1815 a Milano, da Tobia, primario dell'Ospedale Maggiore, e da Carlotta Strambi. Laureatosi a 22 anni in medicina e chirurgia all'università di Pavia, dopo avere esercitato per qualche anno la professione medica, si dedicò all'agronomia, sulla scia delle idee del Liebig e di altri scienziati circa il nesso tra botanica, chimica e agricoltura. Anche per approfondire le conoscenze scientifiche con la osservazione sperimentale, il C. intraprese con esito positivo la conduzione di fondi rustici nell'alto Milanese, sostituendo norme più razionali alle pratiche tradizionali, e accompagnando il suo lavoro con studi e scritti (come le Osservazioni critiche intorno ad alcune pratiche comunemente seguite nell'educazione del baco da seta..., Milano 1847) che ben presto gli assicurarono prestigio tra agronomi e scienziati.

Seguace delle idee patriottiche e liberali, alla vigilia del '48 collaborò fra l'altro a introdurre in Milano bollettini e proclami. Dopo aver partecipato alla preparazione dell'insurrezione milanese e alla lotta delle Cinque giornate, ai primi di agosto esulò in Svizzera e poi in Francia; rimpatriato, dopo la sconfitta di Novara nel '49 si rifugiò a Lugano. Qui tenne nel '52 un corso di lezioni di agricoltura presso il liceo cantonale (nel quale insegnarono il fratello Giovanni, il Cattaneo, A. Vannucci, F. Rodriguez e altri esuli), assumendo poi l'insegnamento della storia naturale e dedicandosi agli studi d'agraria.

L'operosità del C. negli anni '50, durante il cosiddetto decennio di preparazione, sia nel suo aspetto scientifico che in quello di divulgazione, non si inquadra solo in una possibilità di giudizio ristretto all'agronomia. L'azione del C. agì infatti su quei quadri dell'agricoltura lombarda che erano interessati fondamentalmente al miglioramento delle colture ed all'aumento della produzione e della produttività, spingendo verso un accrescimento del processo di mercantilizzazione dell'agricoltura e quindi verso la formazione del mercato nazionale. Va perciò inquadrata anche in quella operazione politica di direzione liberal-moderata, vasta e insieme capillare, spesso spontanea ma sostanzialmente unisona, che influenzò e modificò, in funzione dei propri fini politico-economici liberali, i quadri fondamentali del processo produttivo e del tessuto sociale.

Con la pubblicazione dell'almanacco L'amico del contadino. Manuale ad uso degli agricoltori (Milano 1850-1860), il C.venne allestendo una piccola utilissima biblioteca facilmente consultabile, una specie di corso di agricoltura pratica per buoni e abbondanti foraggi, per coltivare bene la vite, propagare le piante tessili, e così via, parlando al contadino con linguaggio piano e schietto, educandolo senza tormentarlo (Crepuscolo, 6 genn. 1850). Ma d'altro canto, commentando l'annata agraria del '57, il C. constatava che l'operosità dei singoli non era sufficiente ad aumentare la produzione, ad equilibrare bisogni e mezzi. Le cause della crisi agricola di quegli anni travalicavano le forze di coltitivatori e proprietari: "Ci vuol altro che lo sforzo di qualche operoso ed intelligente privato per avere aperto qualche piccola testa di fontana; bonificata qualche porzione di terreno; migliorata la disposizione di qualche prateria; o l'aver piantato gelsi e viti per congratularci di miglioramenti microscopici" (L'amico del contadino, 1858, p.6).Alla richiesta di un "sostegno" per l'agricoltura, i cui esigui margini di profitto non permettevano l'accumulazione di capitale per un ulteriore progresso agrario, il C. rispondeva con l'allargamento dell'azione divulgativa, come la collaborazione a periodici lombardi quali Il Crepuscolo del Tenca, con le lezioni di agronomia a Lugano e poi - tornato nel Lombardo-Veneto in data imprecisata - a Bergamo (1858), con vari scritti, affiancandosi a economisti come il Cattaneo, lo Jacini, il Sacchi e altri. Venne in tal modo preparando la sua opera maggiore di quegli anni (Trattato completo di agricoltura compilato dietro le più recenti cognizioni scientifiche e pratiche del dott. G. C., con 321 figure intercalare nel testo, Milano 1855-57, 2 voll.), che, rifatta nelle edizioni del 1868 e del 1884, rimase per molto tempo testo fondamentale per coltivatori, studenti e agronomi.

Iniziando la trattazione con una parte concernente l'agricoltura teorica (botanica, fisiologia vegetale, chimica, meteorologia, ecc.), e giustificandola con il grado raggiunto dalla scienza, il C. raccoglieva e divulgava cognizioni tratte da Liebig, Boussingault, Malaguti, Jussieu, Dal Pozzo, Re, Ferrari, ecc. Sapeva bene di scrivere non per tutti, ma in particolare per i coltivatori della Valpadana, così come sapeva bene che non i contadini avrebbero letto il suo Trattato, ma soltanto agenti di campagna, modesti possidenti e parroci.

Meritano menzione anche le lezioni tenute in Bergamo, nelle quali il C. ribadiva i suoi convincimenti, la necessità di maggiori cognizioni scientifiche e tecniche, di disponibilità di capitali, ecc. (Prolusione alle lezioni di agricoltura pratica... letta nel giorno 22 febbr. 1855, Bergamo 1858, p. 13: "Sett'anni fa, un poco di buon senso e di attività bastavano perché il coltivatore fosse agiato; ora non basterà più. I novali, i maggesi, qualunque riposo della terra, e qualunque lavoro poco compensato non sono più cose compatibili colle attuali condizioni. L'agricoltura, ve l'ho già detto, non è più un idillio, ma un'industria basata sulla scienza e sulla contabilità, e spinta dal bisogno"). Nello stesso tempo però consigliava ai coltivatori prudenza e spirito d'osservazione, rifiuto della fretta e dell'ostinazione. "Soprattutto ricordatevi che l'agricoltura è una industria di località. Allora l'istruzione e l'esperienza del proprietario, unita ad una maggior attività del lavoratore, potranno, migliorando l'agricoltura, rendere possibile anche la mezzeria, e farla capace di supplire ad incessanti e sempre più forti bisogni, né fare d'uopo ricorrere ad altre riforme del contratto colonico difficili od impossibili nello stato presente" (Lezioni di agricoltura pratica..., Bergamo 1858, p. 30). Va sottolineato che l'analisi e i suggerimenti del C., in questo periodo ed anche più tardi, riguardano quasi esclusivamente problemi scientifici (cfr. ad esempio Nuovi principii di fisiologia vegetale applicati all'agricoltura.... Milano 1859), l'aumento della produttività, la coltivazione intensiva, la proprietà fondiaria, eccetera; mentre tralasciano di considerare le condizioni di lavoro, i contratti e patti colonici, la situazione sociale del contadino, ecc., che verrebbero a migliorare "naturalmente", col progresso generale delle campagne lombarde e delle altre regioni italiane.

Liberata la Lombardia nel '59, e fondata a Corte Palasio presso Lodi una grande scuola agraria, il C. dal 1861 al '65 ne fu professore e preside, occupandosi dell'insegnamento, dedicandosi alle ricerche e disponendo di un campo sperimentale, mentre l'amministrazione dell'azienda era affidata all'ing. A. Reschisi.

Proprio in quegli anni ed in quella regione italiana stava diffondendosi la pebrina, gravissima malattia del baco da seta, comparsa in Francia nel 1850. Già alcuni scienziati avevano osservato nelle uova, nei bruchi e nelle farfalle dei corpuscoli ovali, assenti negli individui sani. Il C. fece in proposito una serie di ricerche a conclusione delle quali, nel 1862, ideò e praticò un metodo per evitare il propagarsi del male: esso era basato sulla selezione di uova deposte da farfalle nel cui organismo l'osservazione microscopica non avesse rinvenuto i caratteristici corpuscoli. Dopo i primi lusinghieri risultati, un contagio diretto della pebrina attraverso l'alimento delle larve, verificatosi negli allevamenti di Corte Palasio, dissuase il C. dal divulgare il suo metodo. Nel 1865 il Pasteur giunse ai medesimi risultati all'oscuro di quanto già fatto dal Cantoni. Questi rievocava, nel '74, i meriti della scuola di Corte Palasio: "parlando a Milano, non posso fare a meno di ricordare con rammarico la sorte dell'istituto agrario di Corte del Palasio, e lo ricordo perché, malgrado lo si accusasse di far troppa teoria, ora godo di sapere sparsi in ogni regione d'Italia giovani che, mercè l'aiuto di quel capo d'accusa, in breve si fecero abilissimi coltivatori, e non ultimi fra i docenti, come son certo che lo saranno quei primi cui ora sarà distribuito un diploma" (Discorsopronunciato dal comm. G.C. dir. della Scuola superiore di agricoltura il 4 genn. 1874 in occasione della distribuzione dei diplomi agli alunni,presente il Ministro d'agr.,ind. e com.,comm. Finali, estr. da La Perseveranza, 1874, 9 p. 8).

Con gli Annali di agricoltura (Milano 1861-64), la direzione della Enciclopedia agraria italiana (Torino 1871-1882), la pubblicazione con O. Ottavi dell'Almanacco agrario (Milano 1868-85), la collaborazione all'Annuario scientifico e industriale, e a periodici come il Politecnico o L'Agricoltura italiana di Bologna, con la stesura di saggi specifici (di enologia, analisi dei terreni, tabacchicoltura, caseifici, ecc.), il C. non solo ampliò la sfera delle sue ricerche, ma anche le sua opera promozionale. Professore di agronomia nell'Istituto tecnico e nel R. Museo industriale di Torino tra il '66 e il '70, del suo insegnamento è rimasta testimonianza, ad esempio, nelle Lezioni di agronomia lette... nella sessione trimestrale 1867, Torino 1867, ed. a cura di V. Vercelli, e nella Dottrina agraria di G. Ville ..., Lezioni pubbliche serali.. nella primavera 1868, Torino s.d.

Le Lezioni di agronomia illustrano i caratteri dell'"industria agraria", l'importanza cioè di capitali, credito, bestiami, migliorie dei fondi, fertilità dei terreni, utilizzazione e trasformazione industriale dei prodotti del suolo, ecc., indicando poi nell'insegnamento agrario, nell'eliminazione dei pregiudizi, nell'utilizzo "razionale" dei concimi, alcuni aspetti del possibile miglioramento dell'agricoltura italiana che mostrava di non reggere il confronto con altre nazioni europee, e che necessitava di innovazioni, rimedi ed aiuti da parte delle autorità di governo, e di maggior impegno e "scienza" da parte di possidenti e fittavoli.

Punto d'approdo dell'attività del C. fu l'insegnamento presso la Scuola superiore d'agricoltura in Milano, che diresse dalla fondazione fino alla morte. Se la scuola nacque dall'incontro della volontà politica del comune, della provincia e del governo (decreto 10 apr. 1870), essa fu determinata dai progressi delle scienze ausiliarie dell'agricoltura, e dalla esigenza di una organizzazione scientifica e completa per l'istruzione agraria e il miglioramento agricolo.

Mancava infatti in Lombardia, pur all'avanguardia rispetto ad altre regioni, una vera ed ampia applicazione dei nuovi portati della scienza e della tecnica. Sulla via del lavoro da compiere per il miglioramento agrario dietro la spinta delle scoperte e delle invenzioni, il C. si diede a una serie di sperimentazioni (ad es., i concimi artificiali). "E una più vasta azione spiegava ancora nel consigliare, in iscuola e fuori della scuola, i miglioramenti da introdursi nelle coltivazioni, le trasformazioni che si rendevano necessarie nell'agricoltura e nelle industrie agrarie, man mano che si moltiplicavano i mezzi di comunicazione o di trasporto, come ad esempio quando dimostrava la necessità di prepararsi all'apertura del canale di Suez, apertura allora imminente, per le ripercussioni che si sarebbero manifestate nell'agricoltura italiana" (Il Icinquantenario..., p. 13). Il C. affiancava alle ricerche speciali per il progresso agricolo, all'insegnamento di agronomia, agricoltura ed economia rurale, anche la direzione della scuola (situata dapprima nei locali del collegio militare S. Luca, e dall'anno 1874 in quelli dell'ex convento dell'Incoronata) con tutti i problemi relativi alla conduzione del campo sperimentale, ai rapporti amministrativi, alla sistemazione dei laureati, al Consorzio degli istituti superiori di Milano, ecc. Tracciando una sintesi dell'insegnamento agrario in vari paesi d'Europa e in Italia, egli si rallegrava per i primi positivi risultati della scuola (con cinquantasei alunni nel giro di tre anni), e ribadiva lo stretto legame tra istruzione agraria, miglioramento agricolo e aumento nella produzione, rifiutando una volta di più la mera pratica, sottolineando l'esigenza di nozioni scientifiche per imprimere un indirizzo razionale all'industria agraria, ed affermando che le scuole agrarie dovevano insegnare i "motivi" che possono determinare le operazioni "pratiche", le norme per dirigerle, la scelta infine di quel metodo pratico che in agricoltura è variabilissimo per la variabilità delle condizioni.

Della cospicua attività del C. in quegli anni (fu anche consigliere comunale di Milano dal '74 al '78 ) si ricordano le molteplici relazioni, la cooperazione nell'ambito del Consiglio superiore, le varie missioni in Italia e all'estero per esposizioni, congressi, mostre, ecc. Nel 1869, in occasione del dibattito sul bilancio del ministero dell'Agricoltura, si era parlato di "un'inchiesta amministrativa sulle condizioni attuali della produzione nazionale, agraria e manifatturiera". Al progetto del Minghetti, ministro dell'Agricoltura, presentato al Consiglio superiore nel settembre, tenne dietro l'anno seguente uno schema molto dettagliato di questionario per una inchiesta sulle condizioni della produzione agricola, dovuto ad una commissione composta dal C., dal Grattoni e dal Morpurgo. Elaborato un primo ritratto della agricoltura italiana, sulla base delle indicazioni venute dai comizi agrari, il C. tradusse quei dati in schemi e in concetti e si aprì la strada per un questionario più ampio di cui si impossessò il ministero dell'Agricoltura, e per esso il Miraglia, direttore generale.

Si ebbe così, proprio intorno al '70-'71, uno schema canonico di questionario, che trovò ripetute applicazioni e che, nei suoi tratti essenziali, ritroviamo identico anche nell'inchiesta Jacini. L'uso del questionario-campione fu frequente soprattutto sul piano amministrativo e culminò in quella Relazione intorno alla condizione dell'agricoltura nel quinquennio 1870-74, "di cui si disse molto bene da varie parti" (Novacco). Al C., il cui questionario non si estendeva alle condizioni di vita e di lavoro dei contadini, va il merito di aver elaborato il voluminoso materiale proveniente dai comizi agrari e di aver impostato in modo metodologicamente corretto vari problemi (Caracciolo), anticipando con l'indicazione di 11 regioni agrarie un criterio (più tardi scelto dallo Jacini) che permetteva analisi omogenee e compiendo infine il primo serio tentativo di indagine complessiva.

Dell'agricoltura italiana il C., nei suoi frequenti articoli su periodici specializzati, colse le strozzature e le difficoltà negli anni successivi all'unificazione nazionale, da un lato indicando - a proposito dell'apertura del canale di Suez - i danni derivanti a certi settori (risicoltura e bachicoltura), i possibili rimedi, l'opportunità di migliorare e ridurre le coltivazioni, dovendo l'agricoltura seguire la vanazione delle condizioni di mercato (Il Canale di Suez e l'agricoltura italiana, Milano 1876), dall'altro appoggiando - in occasione del nuovo trattato di commercio con la Francia - la linea di condotta liberista, con il rifiuto del dazio sul frumento, e con l'auspicio di un'agricoltura dinamica e competitiva nei mercati esteri (Il dazio del frumento non giova, in Il Sole, 3 apr. 1878).

La sua elezione alla Camera, nell'ottobre del 1882, per il collegio di Piacenza, fu annullata per incompatibilità tra il mandato politico ed il suo impiego pubblico. Nell'accettare la designazione dell'Associazione progressista di Piacenza, rivolgendosi agli elettori, aveva affermato che il miglior mezzo per combattere la concorrenza straniera era quello di utilizzare meglio le condizioni naturali, di migliorare i sistemi di coltura, nella persuasione che anche per la facilità delle comunicazioni si avvicinassero i mercati e ci si avviasse piuttosto verso la soppressione delle tariffe, che non al protezionismo (Necrologie…, p. 41).

Membro di molte accademie e istituti scientifici (tra cui l'Accademia di agricoltura di Torino, la Virgiliana di Mantova, il R. Istituto lombardo di Milano, ecc.), insignito di numerose onorificenze (tra cui la Legion d'onore), il C. morì a Milano il 18 sett. 1887.

Oltre agli scritti già citati, si ricordano: Sulle condizioni economiche e morali della Bassa Lombardia (anonimo), in Il Crepuscolo, II (1851), nn. 11, 12, 13, 14, dal 16 marzo al 6 aprile 1851; Sulla possibile spontaneità della botrite nel baco da seta. Osservazioni alla Memoria del dr. C. Vittadini, Milano 1852; Società industriale bergamasca, Lezioni di agricoltura pratica. Discorsi del dr. G. C. letti nei giorni 23 febbr. e 7 apr. 1858, Bergamo 1858; La vinificazione,dietro le più recenti norme teorico-pratiche, Milano 1861; G. Cantoni-A. Moiraghi-L. Ceresa, Relaz. della Comm. d'agricoltura inviata in Inghilterra per voto del Consiglio provinciale di Milano in occasione della mostra universale di Londra del 1862, Milano 1863; Relazione sull'industria del lino, Firenze 1868; Relazione sull'operato dei Comizi agrarii negli anni 1867-68-69, in Annali di agricoltura, 1867-69, p. 1; Relazione di G. C. sulle case coloniche quali erano rappresentate all'esposizione di Vienna del 1873, s.l. né d. (ma 1874); Di alcune disposizioni riguardanti la risicultura, Milano 1876; La meteorologia agraria, Roma 1878; L'industria del latte. Conferenze tenute a Portici in occasione della Esposizione nazionale di caseificio, Milano 1878; Il caseificio alla Esposizione internazionale di Amburgo ed al Concorso generale agrario di Francia in Parigi. Relazione..., Roma s.d. (ma 1878); I conci chimici,l'industrie agrarie e le propr. fondiarie. Nota del prof. G. C., in Rendic. del R. Ist. lmbardo di sc. e lettere, s. 2, XI (1878), pp. 48-59; Economia rurale. L'influenza del clima e del terreno sulla combustibilità dei tabacchi, Milano 1879; Esposizione di Monza. Discorso di chiusura del prof. G. C., in L'Italia agricola, Milano 1879; L'industria del tabacco, in Annali di agricoltura, 1879; Il tabacco, Milano 1882; Frumento e mais, Milano 1882; Sulle attuali condizioni dell'agricoltura, in Rend. del R. Ist. lombardo di scienze e lettere, s. 2, XVII (1884), pp. 467-478, 652-664; Il Prato, Milano 1884; Degli inconvenientidella semina a spaglio e dell'utilità pratica ed economica della macchina seminatrice. Conferenza fatta alla R. Scuola superiore d'agricoltura..., Milano 1885; L'agricoltura in Italia. Dieci anni di esperienze seguite presso la R. Scuola superiore di agricoltura di Milano dal direttore G. C., Milano 1885; La peronospera viticola, in Rendiconti del Regio Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, XIX (1886), pp. 79-93; Sugli effetti del solfato di rame contro la peronospera viticola, ibid., pp. 636-44; Il caseificio sulle Alpi. Concorso a premi. Relazione..., Roma 1886.

Fonti e Bibl.: Documenti e corrispondenza del C. o a lui relativa sono nel Museo del Risorgimento di Milano, Carte Cattaneo e Fondo Tenca. Sul C., e i problemi agrari del suo tempo, si vedano Relazione intorno alla condizione dell'agricoltura nel quinquennio 1870-74, I-III, Roma 1876; Gli Istituti scientifici,letterari ed artistici di Milano. Memorie pubblicate per cura della Società storica lombarda, Milano 1880; F. Maestri, L'Italia economica nel 1870, Firenze 1881; In memoria di G. C. Lettura del prof. L. Gabba, Milano 1887; Elogio funebre del prof. G. C. letto dal socio ordinario prof. V. Alpe, in Atti della Reale Accademia economico-agraria dei Georgofili di Firenze, LXV (1887), pp. 281-292; Necrologie e discorsi funebri letti..., Milano s.d. (ma 1887); V. Ottolini, La rivol. lombarda del 1848e 1849, Milano 1887, pp. 26 ss.; Id., Le V Giornate milanesi del 18-22 marzo 1848... coll'aggiunta delle V Giornate partic. di Porta Ticinese, Milano 1889 p. 44; Inaugurandosi il mon. di G. C. nel campo sperim. d. R. Scuola Agr. di Grumello del Monte. Parole di G. Grazzi-Soncini, Bergamo 1895; G. Valenti, Il dazio sul frumento e l'agricoltura italiana, Bologna 1898; V. Niccoli, Saggio storico e bibliografico dell'agricoltura italiana dalle origini al 1900, Torino 1902; R. Scuola d'agricoltura di Milano, Notizie,regolamenti e programmi dalla fondazione a tutto l'anno 1905, Milano 1906; T. Massarani, C. Tenca e il pensiero civile del suo tempo, Firenze 1907, p. 264; G. Valenti, L'Italia agric. dal 1861 al 1911, in Cinquant'anni di vita ital., Roma 1911, pp. 10-35; R. Scuola sup. d'Agric. in Milano, Il I cinquant.,1871-1921.Notizie,regol. e programmi, Milano 1923 (pp. 95-97: elenco di pubblicazioni del C.); R. Ciasca, L'evoluzione economica della Lombardia dagli inizi del secolo XIX al 1860, in La Cassa di Risparmio delle Province lombarde nella evoluzione economica della regione. 1823-1923, Milano 1923, pp. 343-406; G. Luzzato, L'evoluzione econ. della Lombardia dal 1860 al 1922, ibid., pp. 449-526; R. Rogora, L'esilio di Carlo Cattaneo nel Cantone Ticino, in Archivio storico della Svizzera italiana, VII (1932), pp. 73-134; E. Masera, G. C. precursore di Pasteur, in Il Giornale d'Italia, 2 maggio 1937; E. Sereni, Il capitalismo nelle campagne, Torino 1947, ad Ind.;F. Della Peruta, Le condizioni dei contadini lombardi nel Risorg., in Società, VII (1951), p. 262; S. Zaninelli, L'insegn. agrario in Lombardia: la scuola di Corte del Palasio, in Studi in on. di A. Fanfani, Milano 1952, VI, pp. 510-538; M. Romani, L'agric. in Lombardia dal periodo delle riforme al 1859, Milano 1957, pp. 96 ss.; A. Caracciolo, L'inchiesta agraria Iacini, Torino 1958, pp. 18, 25 s., 46; I periodici popolari del Risorg., a cura di D. Bertoni Jovine, Milano 1959-60, pp. CXXIX-CXXXII, 16, 23; A. Caracciolo, Stato e società civile. Problemi dell'unific. ital., Torino 1960, pp. 34-53, 91; V. Gilardoni, Docum. per una storia della scuola ticinese, in Arch. stor. ticinese, II (1961), 8, pp. 407-415; E. Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, Bari 1961, pp. 277-337; Il Nord nella storia d'Italia, a cura di L. Cafagna, Bari 1962, p. 89; G. Luzzatto, L'economia italiana dal 1861 al 1914, I, Milano 1963, pp. 119-150; M. Bandini, Cento anni di storia agraria italiana, Roma 1963, pp. 27-58; L'inchiesta Jacini, a cura di D. Novacco, Palermo 1963, pp. 8-15; R. Prodi, Il protezionismo nella politica e nell'industria italiana dall'unificazione al 1887, in Nuova Riv. storica, XLIX (1965), pp. 597-626; L (1966), pp. 42-56; N. Raponi, Politica e amministrazione in Lombardia agli esordi dell'unità. Il programma dei moderati, Milano 1967, pp. 138-140; A. Fanfani, Storia economica, II, Torino 1970, pp.

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