LUPORINI, Gaetano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)

LUPORINI, Gaetano

Cesare Orselli

Nacque a Lucca il 12 dic. 1865 da Luigi e Camilla Biagini, artigiani. Ricevette i primi insegnamenti nella città natale da P. Quilici, presso la scuola serale del Crocifisso dei Bianchi, per passare poi, dall'anno scolastico 1878-79, all'istituto musicale G. Pacini (l'attuale L. Boccherini), dove studiò armonia con C. Giorgi, pianoforte con A. Giovannetti e composizione con C. Angeloni, maestro anche di A. Catalani e G. Puccini. Diplomatosi nel 1887 con una Messa a quattro voci e grande orchestra in onore di s. Paolino, si trasferì al conservatorio di Milano nel 1889 per perfezionarsi in composizione con il lucchese Catalani, al quale lo avrebbe in seguito legato un rapporto di stima reciproca e di amicizia.

Negli anni milanesi il L. si fece notare per una Ouverture in mi maggiore e un quartetto per archi in sol minore, accolti con molti apprezzamenti dalla critica, una Romanza per violino e pianoforte e tre canti con orchestra (Ritorna primavera, Spunta sul prato il fior, Emigrante); nel 1891, presentando una Suite orchestrale in mi maggiore, documento di gusto e di alta professionalità, il L. ottenne il diploma di conservatorio. Nello stesso anno, l'atto unico Marcella, su un libretto di E. Bonetti ambientato durante la Rivoluzione francese, vinse il premio Bonetti e fu eseguito al conservatorio, suscitando l'interesse di G. Ricordi, che pubblicò quattro liriche del L. e promise di procurargli un buon libretto per il debutto teatrale.

Nacquero così I dispetti amorosi, commedia lirica in tre atti che L. Illica, il maggiore librettista dell'epoca, ambientò in una luminosa e sorridente Venezia: i Dispetti ottennero al teatro Regio di Torino il 27 febbr. 1894 un brillante successo (fra i protagonisti Giuseppe Borgatti, che sarebbe diventato un famoso tenore wagneriano), il che indusse Ricordi a pubblicare l'opera, che negli anni successivi fu rappresentata anche a Lucca, Milano, Genova e Trieste. Ricordi fece allestire al teatro Mercadante di Napoli, nel novembre 1896, il successivo titolo del L., La collana di Pasqua, ancora su libretto di Illica, che G. Puccini aveva invece respinto come "roba orribile": si tratta di un forte dramma passionale, ambientato nelle campagne lucchesi, che coglie al volo la nuova moda veristica instaurata da Cavalleria rusticana e Pagliacci e venne accolto positivamente, anche nelle repliche al teatro Dal Verme di Milano, a Lucca, Torino, Venezia, Bari, Livorno. Tuttavia Ricordi non pubblicò il lavoro e, concentrato sulla stella nascente di Puccini, da quel momento cominciò a disinteressarsi del L., affidandogli solo lavori marginali, come due fantasie per piccola orchestra dai Dispetti amorosi e dalla Collana di Pasqua, la riduzione dei Quattro pezzi sacri di G. Verdi e della Passione di Cristo di L. Perosi.

In quegli anni il L. curò, per l'editore Aliprandi, la pubblicazione di un Portfoglio musicale, di carattere popolare, in cui venivano proposte, con cadenza settimanale, pagine vocali e strumentali antiche e moderne (G.B. Pergolesi, G. Paisiello, D. Cimarosa), e anche piccole composizioni dello stesso L. e del suo maestro Angeloni.

Ma le ristrettezze economiche della vita a Milano indussero il L. a rientrare a Lucca e ad accettare, nel marzo 1902, la nomina a direttore e docente di composizione presso l'istituto Pacini. Nel suo nuovo ruolo, il L. intese risistemare e rafforzare l'ordinamento scolastico dell'istituto (che venne pareggiato ai conservatori di Stato nel 1924) e ridare impulso, come responsabile della Cappella comunale, alla musica sacra, cancellandovi gli eccessi teatrali e puntando sul coro, "sull'organo e sul quartetto a corda, che con la loro dolcezza ed armonica soavità innalzano, edificano e fanno migliori", come scrisse, nel luglio 1902, in una relazione al Consiglio comunale (cfr. Damerini, 1950, p. 6). Fra il 1902 e il 1905 scrisse tre Andanti religiosi per orchestra (per l'offertorio), compose un Domine ad adiuvandum, un Mottettone per la S. Croce e una Antifona a s. Francesco per coro e orchestra, i mottetti a 2 voci Beati omnes ed Exultate iusti. Con la sua seconda Messa per coro a 4 voci e orchestra (1906) e il Magnificat per coro e orchestra (1907), il L. concluse la sua produzione sacra, confermando, con una scrittura nobile e raccolta, priva di ogni esteriorità, l'adeguamento agli orientamenti sulla musica religiosa codificati da Pio X nel motu proprio del 22 nov. 1903.

Prima di rientrare a Lucca, il L. scrisse ancora per il teatro: un amico di Brescia, G. Martinelli, gli procurò un libretto da N. Daspuro, già autore dei testi di Mala vita! per U. Giordano, e de L'amico Fritz per P. Mascagni: l'opera, iniziata nel 1902 con il titolo Marie de Lacroix (che poi divenne Nora), è una storia d'amore ambientata in una avventurosa Parigi seicentesca, ma dovette attendere fino al 1908, quando un comitato cittadino riuscì a farla rappresentare al teatro del Giglio di Lucca: fu un buon successo, confermato nell'immediato a Livorno e Napoli e solo molti anni più tardi, nel 1937, in una ripresa a Sanremo diretta da Antonino Votto.

Nel febbraio 1914 il L. ottenne vivi apprezzamenti con le musiche di scena per la commedia L'aquila e le colombe di G. Forzano, che venne data in prima assoluta a Roma e Napoli, quindi a Bologna, Torino, Genova e Lucca, e ritornò sulle scene con il nuovo titolo di Napoleone e le donne. Dal 1921 il L. cominciò a lavorare a un'opera che lo impegnò a lungo: Amore e morte, su libretto di G. Lipparini, illustre letterato bolognese.

La trama, ispirata da una vicenda realmente accaduta intorno al 1830 nello Stato della Chiesa, è incentrata sulla travolgente passione fra un poeta patriota e la contessa di Serravalle; ma la pièce non trovò editori e venne rappresentata, postuma, al teatro del Giglio il 14 sett. 1965 e ripresa, nel 1998, in forma di concerto, al Castello di Serravalle.

Dopo due progetti non realizzati, il L., recuperando musiche dell'incompiuta operetta La regina dell'aria, affrontò il nuovo genere di successo, con il sentimentale Chiaro di luna, un'operetta su modesto libretto di O. Checchi e F. Sorbi: dato al teatro Duse di Bologna nel novembre 1925, seguì un'infelice replica a Milano e una ripresa al Giglio nel 1926.

Nel 1924 il L., già autore di delicate romanze per canto e pianoforte, ebbe un piccolo riconoscimento internazionale: a New York, l'editore M. Cardilli pubblicò Five Italian songs. Il 10 febbr. 1930, in occasione delle nozze di Umberto di Savoia con Maria José del Belgio, il teatro Regio di Torino mise in scena, sotto la direzione di F. Capuana, il balletto Fiori del Brabante, una fiaba musicale ideata da G. Forzano, cui collaborano i maggiori musicisti del momento, da A. Casella e I. Pizzetti a Mascagni, da O. Respighi a R. Zandonai, a G.F. Malipiero: anche il L. venne invitato a partecipare con un suo brano strumentale. La ripresa della collaborazione con Forzano portò negli anni Trenta a un nuovo progetto teatrale, Jack Broder, tratto da una commedia dello stesso Forzano. Questi, tuttavia, non consegnò il terzo atto del libretto e l'opera del L., sebbene acquistata da casa Ricordi, rimase incompiuta. Sempre negli anni Trenta Forzano, in qualità di direttore del Centro cinematografico di Tirrenia, commissionò al L. le colonne sonore per i film Un colpo di vento (tratto da una sua commedia) e Per le vie del mondo.

Nel 1936 il L. lasciò per limiti di età la direzione dell'istituto Pacini.

Il L. morì a Lucca il 12 maggio 1948.

Maturatosi con Puccini e Mascagni nell'ambiente milanese, il L. appartiene come temperie culturale alla "Giovane scuola": le sue scelte drammaturgiche - la veristica Collana di Pasqua, che recupera canti popolari toscani, ma anche la Marcella degli esordi, che con la sua Rivoluzione francese precede di qualche anno Andrea Chénier di Giordano - e anche la sua vocalità s'inscrivono in quel gusto musicale, sebbene in particolare sintonia con il lirismo di Catalani. Più originale è la cornice veneziana dei Dispetti amorosi, in cui un delicato senso del paesaggio (che si esprime anche in eleganti pagine orchestrali, danze, barcarole) e i semplici tipi popolari impegnati in contese d'amore a lieto fine configurano una commedia brillante e sentimentale che preannuncia, già nei primi anni Novanta, i recuperi settecenteschi e i ricorsi goldoniani di E. Wolf-Ferrari. Sfortunatamente, la partitura è andata distrutta durante l'ultimo conflitto mondiale e ne rimane solo lo spartito. Ma forse è Nora, grazie a un libretto non straordinario ma conciso e commovente che risente della Manon pucciniana, il momento di maggiore compattezza drammatica raggiunta dal L.: forte è la tensione lirica connessa con la tematica d'amore, e ispirate scene e duetti sono sorretti da una bella vena melodica e da un'elegante ricostruzione dell'ambiente (per esempio l'oscura cornice della Bastiglia e il clima sommesso del convento all'ultimo atto). La successiva Amore e morte nasce in una stagione, quella postdecadente, in cui si rivela ormai poco accettabile la tematica risorgimentale, nonostante la finezza dell'orchestrazione, molto aggiornata, le belle scene liriche affidate ai protagonisti, la gustosa rievocazione di ambienti di caccia.

Fonti e Bibl.: Annali del teatro italiano, I (1901-20), Milano 1921, p. 277; A. Damerini, L'Istituto G. Pacini di Lucca, Firenze 1942; A. Rossini, G. L., Lucca 1948; A. Damerini, G. L., Lucca 1950; G. Forzano, Come li ho conosciuti, Torino 1957, p. 53; Carteggi pucciniani, a cura di E. Gara, Milano 1958, pp. 45 s., 58, 78 s., 155, 484; A. Cavalli, G. L., in Lucca - Rassegna del Comune, IX (1965), 2, pp. 33-35; M. Deutsch, Per il centenario di G. L., ibid., 4, pp. 39-41; H. Lohmüller, "Amore e morte", ibid., pp. 41-43; G. Arrighi, G. L., ibid., pp. 43-46; E. Maggini, Il maestro G. L. e la musica sacra, in La Provincia di Lucca, V (1965), 3, pp. 73-82; A. Rossini, Il centenario del maestro G. L., Lucca 1965; Il teatro Regio di Torino, a cura di V. Mazzonis, Torino 1970, p. 149; V. Terenzio, La musica italiana nell'Ottocento, Milano 1976, pp. 488 s.; D. Rubboli, Le prime al teatro del Giglio di Lucca (1635-1987), Lucca 1987, pp. 49-52; L'arcano incanto. Il teatro Regio di Torino, Milano 1991, pp. 286, 409 s.; S. Scardovi, L'opera dei bassifondi, Lucca 1994, pp. 97-99; S. Montaguti, "Amore e morte", programma di sala, Castello di Serravalle, 27 sett. 1998; L. Pinzauti, Omaggio a L. e Clari, in La Nazione, 31 ott. 1998; Milano musicale, 1861-1897, a cura di B.M. Antolini, Lucca 2000, p. 369; F. Venturi, L'opera lirica a Livorno, 1847-1899, Livorno 2000, pp. 28, 43, 201; G. Luporini. Atti del Convegno di studi in occasione del 50 della morte, 1998, a cura di G. Battelli - G. Morelli, Lucca 2002 (con scritti di L. Damarati, G. Battelli, G. Morelli, C. Orselli, E. Maggini, R. Cresti, G. Biagi Ravenni); A. Sessa, Il melodramma italiano, 1861-1900, Firenze 2003, pp. 279 s.; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1922, pp. 286 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 875; Enc. della musica Ricordi-Rizzoli, IV, pp. 69 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, pp. 528 s.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Castello di serravalle

Maria josé del belgio

Rivoluzione francese

Stato della chiesa

Umberto di savoia