MARTINO, Gaetano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 71 (2008)

MARTINO, Gaetano. – Nacque a Messina il 25 nov. 1900 da Antonino e Rosaria Roberto.

Il padre, avvocato, consigliere provinciale nelle liste repubblicane, sindaco di Messina dal 1900 al 1904, quindi, una seconda volta, dal 1914 al 1919, si era avvicinato alla Democrazia sociale del duca G.A. Colonna di Cesarò, seguendolo anche dopo la rottura con il fascismo, avvenuta nei primi mesi del 1924.

Il giovane M. maturò in questo ambiente un convinto antifascismo di marca liberale, che non aveva esitato a manifestare agli amici più intimi sin dai giorni della marcia su Roma. Intanto, anche su incitamento di F. Durante, docente di clinica chirurgica all’Università di Roma e amico fraterno del padre, aveva intrapreso gli studi di medicina nella capitale, dove si laureò con il massimo dei voti, il 10 luglio 1923, appunto in clinica chirurgica con una tesi sugli innesti ossei.

A Roma era entrato in contatto con il Circolo antroposofico che faceva capo al salotto della madre di Colonna di Cesarò, Emmelina Sonnino, sorella di Sidney, permeato di antipositivismo spiritualistico, dove si riunivano anche alcuni esponenti del gruppo parlamentare di Rinnovamento. In tale ambiente, il M., formatosi presso i gesuiti del collegio Pennisi di Acireale, credente «verace», ebbe modo di accostarsi a una concezione della fisiologia – materia verso cui andava dimostrando un crescente interesse – consapevole dei limiti delle scienze positive e fondata sulla convinzione che oggetto di studio «fosse un universo che non era fatto solo di materia» (M. Saija, G. Martino (1900-1967), in G. M.: scienziato…, p. 22).

Dopo un periodo di studio all’estero (Berlino, Parigi, Francoforte e Londra), nel 1925 il M. iniziò la sua attività accademica presso l’istituto di fisiologia umana dell’Università di Messina guidato da G. Amantea, di cui divenne aiuto effettivo nel gennaio 1926 e con il quale lavorò fino al 1930. A quella data fu chiamato come docente a contratto in Paraguay, presso l’Universidad nacional de Asunción.

Qui, dando prova di grandi capacità come ricercatore e didatta, diresse l’istituto di fisiologia umana, formando un folto gruppo di allievi; inoltre, in occasione dell’emergenza sanitaria provocata dalla guerra tra Paraguay e Bolivia, prestò come medico la sua opera nei reparti clinici.

Rientrato in Italia, dopo aver vinto il concorso per la cattedra di fisiologia a Sassari, dal 1° nov. 1934 venne chiamato come professore straordinario di chimica biologica a Messina; il 20 marzo 1935 ottenne l’ordinariato ricoprendo, sempre presso quella Università, dapprima la cattedra di fisiologia sperimentale, poi, a partire dal 1936, quella di fisiologia umana.

Nell’aprile 1940 sposò Alberta Stagno dei principi d’Alcontres. Richiamato alle armi il 9 giugno successivo, trascorse gli anni di guerra come ufficiale medico presso l’ospedale Regina Margherita di Messina, rinunciando nel novembre 1942, nonostante avesse già ottenuto il trasferimento, a raggiungere la facoltà di medicina di Genova che lo aveva chiamato alla cattedra di fisiologia umana. Dopo lo sbarco angloamericano in Sicilia, il M., grazie alle qualità accademiche e alla sua condotta aliena da compromissioni con il regime, fu nominato prima procuratore agli studi, poi, nel 1944, rettore pro tempore dell’Università messinese, carica in cui fu confermato e che avrebbe mantenuto fino al 1957 quando si trasferì presso la facoltà di medicina dell’Università di Roma come titolare di fisiologia; a Roma fu anche rettore dal giugno 1966 alla morte.

Difficile operare una distinzione netta tra la dimensione intellettuale propriamente scientifica del M. e l’attività politica, rispetto alla quale egli si rapportò spesso con fare da scienziato, considerando la politica «nella sua concreta fisiologia e patologia, senza il velo delle passioni, spesso mistificanti» (A. Bozzi, prefaz. a Discorsi parlamentari di G. Martino, Roma 1977, p. XVII).

L’ingresso del M. in politica avvenne per incitamento di G. Paratore e di V.E. Orlando; la sua adesione al liberalismo fu comunque qualcosa di più di un semplice omaggio alla tradizione familiare, nella convinzione, fondata sulla lezione amendoliana, che nella situazione italiana un partito liberale rinnovato fosse ancora un valido fattore di equilibrio, in grado soprattutto di attrarre i ceti medi, sia sostenendoli contro «una politica oltranzista di statizzazioni senza discernimento» sia sopperendo alla «mancanza di una vigile azione di difesa delle condizioni che ne garantiscono lo sviluppo e il continuo rinnovamento» (G. Martino, Attualità di G. Amendola, in Id., Verso l’avvenire, Firenze 1963, p. 388).

Eletto il 2 giugno 1946 per il collegio di Catania nelle liste dell’Unione democratica nazionale, fece parte di questo gruppo fino al gennaio 1947 quando passò al gruppo liberale. Alla Costituente fece parte della I commissione per l’esame dei disegni di legge, partecipando attivamente al dibattito parlamentare.

In omaggio a una concezione liberale dell’organizzazione dello Stato, sin dal suo primo discorso, pronunciato il 19 luglio 1946 sulle dichiarazioni programmatiche del II governo De Gasperi, non mancò di dichiararsi contrario alla delega dei poteri legislativi al governo in compresenza di un’assemblea liberamente eletta dal popolo; una «deroga alla democrazia», secondo il M., così come lo erano stati i Comitati di liberazione nazionale e la Consulta, utili espedienti, ma non certo capaci di rappresentare «un freno o una seria guida all’azione del Governo» (Discorsi parlamentari…, p. 4). Fin dai primi interventi, poi, emergono i principali campi di interesse e le linee direttrici della vita pubblica del M.: un deciso atlantismo, espresso a chiare lettere alludendo alle condizioni del trattato di pace poi firmato il 10 febbr. 1947, giudicato un «fallimento della nostra politica estera», dal M. imputato più che agli Anglo-Americani all’incapacità dei vari governi italiani di scegliere apertamente e prontamente tra Oriente e Occidente, rivolgendosi così all’amicizia piuttosto che alla generosità dei vincitori. Altro tema fu quello riguardante l’ordinamento dell’istruzione superiore: il M. invocò da subito una Università autonoma, concepita non soltanto come fabbrica di professionisti, ma come «laboratorio del pensiero», capace di contribuire al progresso della scienza e delle idee (ibid., p. 27, seduta 15 febbr. 1947). Nella discussione sul titolo V della costituzione, pur osteggiando fermamente il separatismo siciliano, egli, in controtendenza rispetto alla maggioranza del gruppo liberale, si schierò a favore dell’ordinamento regionalistico, convinto che l’unità dello Stato fosse minacciata più dall’eccessivo accentramento che da un effettivo autogoverno, visto come «fondamento di democrazia» e «strumento efficiente di libertà» (ibid., pp. 31-33, seduta 12 giugno 1947). Degni di nota sono anche i suoi interventi in tema di Corte costituzionale: sostenitore, perché memore dell’esperienza fascista, di una costituzione «rigida», si dichiarò a favore del sindacato giurisdizionale del potere legislativo, concependolo come espressione giuridica e civile di un indiscutibile diritto di resistenza popolare e intendendo la Corte costituzionale come organo giuridico e non politico (ibid., p. 46, seduta 11 nov. 1947).

Il M., eletto nelle file del Partito liberale italiano (PLI) dalla I alla IV legislatura, nel maggio 1948 fu nominato vicepresidente della Camera dei deputati, carica che mantenne sino al febbraio 1954, tra l’altro distinguendosi per doti direttive e di conoscenza della giurisprudenza presidenziale.

Esponente di spicco del suo partito (di cui fu vicepresidente dal 1953 e presidente nel 1961) ne rappresentò per molti versi l’animo «notabilare», vivo soprattutto nelle componenti meridionali, spesso le più difficili da irreggimentare; tuttavia, la particolare vicenda partitica del M. può inscriversi fondamentalmente nel solco politico tracciato da G. Malagodi (segretario del PLI dall’aprile 1954): collocato su posizioni di centro, negli anni del crepuscolo degasperiano il M. fu un sostenitore convinto della linea quadripartita di «solidarietà democratica» quale fondamento del centrismo. Su tali basi, nel novembre 1952 difese l’accordo per la riforma elettorale, per farsi poi promotore, dati gli esiti elettorali del 7 giugno 1953, di un progetto di legge che prevedeva l’adozione di un sistema proporzionale puro. Fautore del mantenimento della politica centrista, nell’agosto 1953 pronunciò il discorso con cui i liberali votarono la fiducia al governo Pella, mostrandosi aperto alle problematiche di natura sociale, incoraggiando apertamente G. Saragat nella sua scelta centrista, e chiudendo nettamente nei confronti sia dei monarchici sia del Partito socialista italiano (PSI; ibid., Camera dei deputati, p. 283, seduta 22 ag. 1953).

Proprio nell’ambito della formula del neocentrismo il M. ebbe la sua prima esperienza di governo, come ministro della Pubblica Istruzione nel gabinetto Scelba a partire dal febbraio 1954.

La presenza di un liberale alla Pubblica Istruzione costituiva sia un segnale della maggiore visibilità rivendicata dai partiti minori della coalizione sia un sintomo, come è stato osservato, di una laicizzazione del governo (cfr. P. Gentile, La coalizione, in Corriere della sera, 11 febbr. 1954; [M. Pannunzio] Taccuino. La brama e l’astensione, in Il Mondo, 27 apr. 1954); sebbene di breve durata, l’attività svolta dal M. fu tuttavia significativa. Propose un programma i cui punti qualificanti, tenendo conto della trasformazione profonda che la scuola aveva conosciuto nel dopoguerra, riguardavano la soluzione del problema dell’edilizia scolastica; l’incentivazione dell’istruzione tecnico-professionale; la riforma degli esami di Stato, in merito ai quali il M. sottolineava il prevalere dell’aspetto conclusivo, nozionistico, che richiedeva «una pesante quanto affannosa, e perciò disutile, preparazione specifica»; un impulso, piuttosto che a una riforma dei programmi, a un mutamento dei metodi di insegnamento: il che presupponeva si dovesse affrontare in via preventiva il problema della preparazione degli insegnanti. Veniva manifestata, inoltre, una interessante apertura nei confronti dei mezzi e delle tecniche audiovisive per una loro utilizzazione a fini didattici. In merito alle scuole private, il M. sostenne il principio liberale che lo Stato non avesse «un credo filosofico e scientifico da imporre», ritenendo pertanto che esse dovessero contribuire al progresso degli studi, a patto che soltanto lo Stato potesse però giudicare «non del loro indirizzo, ma del loro rendimento» (Discorsi parlamentari…, Senato della Repubblica, p. 313, seduta 7 apr. 1954). Riguardo all’Università, invocava interventi mirati a una riqualificazione di natura soprattutto morale: non era tanto una questione di mezzi più abbondanti o di ordinamenti più idonei, quanto quello di «ridestarne o sorreggerne l’entusiasmo» (ibid., p. 321). Nei pochi mesi di permanenza, riuscì a far emanare 7 leggi e 30 circolari, tra le quali ne va ricordata almeno una, del 27 marzo 1954, contenente un invito ai presidi a preservare la libertà dei giornali studenteschi, che in pratica aprì le porte alla discussione e al confronto all’interno delle scuole.

In seguito alle dimissioni di A. Piccioni, nel settembre 1954 il M., nell’ambito dello stesso ministero Scelba, passò agli Esteri, su indicazione di Malagodi, da poco segretario del partito. La scelta di Malagodi, inizialmente criticata negli stessi ambienti liberali, in particolare dalla sinistra – che accusò il neosegretario di «aver reso un grazioso servizio ai democristiani», ritenendo che il PLI avesse «non tanto conquistato gli Esteri quanto ceduto l’Istruzione» ([M. Pannunzio], Taccuino. Avidità e munificenza, in Il Mondo, 28 sett. 1954) –, si rivelò invece idonea.

La vicenda del M. agli Esteri, che rimane principalmente legata all’impegno per l’integrazione europea, è emblematica di un’idea di politica estera che affondava le sue radici nella tradizione liberale italiana e di un europeismo che guardava all’Italia del Risorgimento e in particolare alla strategia dei moderati. Tale europeismo era d’altra parte inconcepibile se non in quanto complementare al convinto atlantismo di cui il M. aveva dato prova sin dagli esordi della sua carriera parlamentare. Nella sua azione come ministro, infatti, unione europea e rafforzamento dell’unità atlantica sono, nel solco dell’atlantismo degasperiano, due processi che si integrano, in omaggio alla concezione di un’Europa né «neutra» né «terza forza», posizioni rifiutate in considerazione del legame profondo, storico, con gli Stati Uniti, che egli definiva, come ai tempi della Costituente, «generosi alleati nella difesa della libertà» (Discorsi parlamentari…, Camera dei deputati, p. 429, seduta 12 ott. 1954). Per altri versi, realisticamente, si trattava di una politica strumentale al pieno reinserimento dell’Italia nel quadro delle relazioni internazionali del dopoguerra, pesantemente condizionato dagli esiti del trattato di pace del 1947.

Di fatto l’avvio della gestione degli Affari esteri da parte del M., impegno rinnovatogli con il successivo governo Segni (6 luglio 1955 - 19 maggio 1957), fu caratterizzato, oltre che dall’affidamento all’Italia dell’amministrazione della zona A del Territorio libero di Trieste (Memorandum di Londra, 5 ott. 1954) e, di lì a poco, dall’ammissione all’Organizzazione delle nazioni unite (ONU, dicembre 1955), dalle trattative per le conferenze di Londra e di Parigi dell’autunno 1954 istitutive dell’Unione dell’Europa occidentale (UEO), di cui fu fermo sostenitore. Il fallimento della Comunità europea di difesa (CED) convinse il M. che bisognasse partire piuttosto dall’integrazione economica, ma nella consapevolezza che «da questa all’unione politica il passo [fosse] inevitabile anche se non breve» (Discorsi parlamentari…, p. 736, seduta 18 genn. 1957). Di qui il rilancio dell’impegno relativo alla Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) e alla costruzione di un apparato istituzionale comune che costituisse la base politica dell’integrazione economica, perfezionato lungo il percorso che dalla conferenza di Messina del giugno 1955 portò agli accordi di Roma del 25 marzo 1957 e, in definitiva, all’istituzione del Mercato comune europeo (MEC) che per il M. avrebbe dovuto infine condurre alla creazione di un Parlamento europeo concepito come il motore della Comunità ed eletto a suffragio universale.

Tutta la politica estera del M. si basò sulla constatazione dell’esistenza di due opposti sistemi di vita e sull’esigenza di difendere, tra i due, quello che si caratterizzava «per il potere che esso ha di garantire il diritto di vivere e di agire liberamente anche ai suoi avversari» (ibid., Senato della Repubblica, p. 495, seduta 10 marzo 1955). In questa chiave, nella cornice dell’Alleanza atlantica, un’Europa unita avrebbe avuto il significato di «una nuova e audace invenzione politica» capace di creare «quelle nuove prospettive e quelle nuove energie morali, economiche e politiche destinate a trasformare interiormente l’azione di difesa dal comunismo» (L’idea liberale…, p. 145). Secondo il M., l’Alleanza atlantica non avrebbe dovuto connotarsi come mera alleanza militare, bensì come patto fondato su basi etico-politiche, un vero e proprio «programma di vita» e tale impostazione ribadì più volte in seno al Consiglio atlantico. Di qui l’idea di costituire un «comitato per la collaborazione non militare», che avrebbe dovuto avere il compito di proporre al Consiglio le misure idonee per migliorare la collaborazione tra i Paesi aderenti e allargarla alla dimensione economica, scientifica, culturale e dell’informazione; quello che fu poi denominato il Comitato dei tre saggi, al quale parteciparono, oltre al M., i ministri degli Esteri norvegese e canadese, ebbe il compito di redigere un rapporto (con il decisivo contributo del M.) il quale, «tra titubanze ed anche qualche ostilità», propose «concezioni e prassi rinnovate alla NATO, meglio atte a fronteggiare l’offensiva propagandistica sovietica e più idonee anche a favorire la comprensione dei nostri popoli sull’utilità dell’Alleanza» (R. Tallarigo, Introduzione, in G. M. sulla scena internazionale, p. 13).

Lasciato il ministero degli Esteri nel 1957 per la fuoriuscita del PLI dalla compagine governativa, espresse piena adesione alla linea malagodiana di opposizione al centro-sinistra. Continuò comunque a occuparsi di integrazione europea e di politica estera in qualità di presidente del Parlamento europeo (dal 1962 al 1964), di capo della delegazione italiana alla XV e XVI sessione dell’Assemblea generale dell’ONU (1960, 1961) e di presidente della delegazione italiana alla Conferenza del comitato dei dieci Paesi per il disarmo (Ginevra, 7-28 giugno 1960).

Il M. morì a Roma il 29 luglio 1967.

Fra i lavori del M., non di argomento medico, si ricordano ancora: La scuola nella vita nazionale, Firenze 1956; Per la libertà e per la pace, ibid. 1957; Verso l’avvenire, ibid. 1963; Foi en l’Europe, ibid. 1967; Discorso del rettore on. Gaetano Martino per l’inaugurazione dell’anno accademico 1966-67, Roma 1967; Giuseppe Amantea. Discorso commemorativo pronunciato dal linceo Gaetano Martino nella seduta a classi riunite il 21 giugno 1967, ibid. 1967. G. Nicolosi

Per quanto concerne la sua attività come medico e scienziato, il M., brillante ricercatore, recò contributi di grande rilievo in importanti settori della fisiologia, tra i quali merita anzitutto di essere ricordato quello dell’epilessia sperimentale, privilegiato e pionieristico filone di studi della scuola romana, iniziato da S. Baglioni nel 1900 con la originale tecnica della stricninizzazione di zone localizzate della corteccia cerebrale e proseguito da G. Amantea con varie osservazioni, in modo particolare con la scoperta nel 1920 dell’epilessia riflessa. Tentando di semplificare per quanto possibile i risultati dei suoi numerosi lavori sull’argomento, si ricordano qui le più significative dimostrazioni che egli, adottando con opportune varianti la tecnica dei suoi maestri, riuscì a fornire (v. anche G. Moruzzi, L’epilessia sperimentale, Bologna 1946): l’analogia funzionale tra i lobi ottici degli uccelli e la zona corticale motrice del cervello dei mammiferi (Contributo alla conoscenza della funzione dei lobi ottici nel colombo, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, I [1926], pp. 239-242 e in Arch. di fisiologia, XXIII [1926], pp. 282-292); l’esistenza in alcuni animali da esperimento (cani), i cui centri corticali – caratterizzati peraltro da normale contenuto in glicidi – presentano bassi valori di cronassia e di soglia dell’eccitabilità faradica, di una predisposizione all’epilessia, dimostrabile dalla possibilità di indurre, mediante trasfusione del loro sangue o applicazione del loro siero sulla corteccia motrice, esaltazione dell’eccitabilità corticale in animali non predisposti (Sulla predisposizione alla epilessia sperimentale da eccitamenti afferenti nel cane, ibid., XXVIII [1931], pp. 51-92; Su alcuni fenomeni elettrici della zona corticale sensitivo-motrice del cane, in Arch. di scienze biologiche, 1931, vol. 16, pp. 160-182; Contenuto in glicidi ed attività dei centri sensitivo-motori corticali del cane. Nota preliminare, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, VI [1931], pp. 989-991; Contenuto in glicidi ed attività dei centri sensitivo-motori corticali del cane, in Arch. di scienze biologiche, 1932, vol. 17, pp. 169-184; Epilepsia experimental e humana, in Revista da Associação Paulista de medicina, II [1933], pp. 128-139; Alcune osservazioni sul comportamento della cronassia dei centri sigmoidei nell’epilessia sperimentale del cane, in Arch. di fisiologia, XXX [1933], pp. 593-606, in collab. con M. Ozorio de Almeida); la possibilità iniettando per via generale o applicando localmente il cloralosio di innalzare l’eccitabilità faradica della zona corticale motrice senza però indurvi una vera predisposizione all’epilessia, per ottenere la quale si dimostra invece efficace l’applicazione di veleno crotalico (Sull’azione del cloralosio e sull’epilessia sperimentale da eccitamenti afferenti nel cane, ibid., XXVIII [1931], pp. 412-424; Azione del cloralosio sugli elementi corticali della zona sigmoidea del cane, ibid., XXIX [1932], pp. 186-199; Sull’azione del veleno crotalico (Crotalus terrificus) direttamente applicato sui centri nervosi, ibid., XXXI [1934], pp. 133-160); la capacità posseduta da alcune zone riflessogene di rappresentare, in determinate condizioni, punti di partenza di eccitamenti di accessi epilettici riflessi al pari delle tradizionali zone cutanee (Sulla partecipazione delle zone riflessogene dell’aorta e dei seni carotidei al fenomeno dell’epilessia sperimentale riflessa, ibid., pp. 598-603); la sensibilità dei centri sensitivo-motori corticali alle variazioni chimiche del mezzo interno (Alcalosi ed eccitabilità dei centri sensitivo-motori corticali, ibid., XXX [1933], pp. 361-378, in collab. con M. De Finis); la sostanziale conservazione delle riserve glicogeniche dei centri corticali del colombo, che, dopo l’induzione di convulsioni stricniche, appaiono ridotte ma non esaurite (Comportamento dei glicidi di vari segmenti centrali nei colombi stricninizzati, ibid., XXVII [1930], pp. 274-277); la conferma dell’esistenza in patologia umana di una rarissima forma di epilessia riflessa, documentata da un caso pervenuto alla sua osservazione, il secondo consegnato alla letteratura medica dopo quello segnalato da T. Pontano nel 1923 (Osservazione su un particolare caso di epilessia umana riflessa, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, IV [1929], pp. 413 s.). Correlate a quelle sull’epilessia, sia per la sostanziale affinità dei fenomeni fisiologici studiati, sia per le tecniche sperimentali adottate, furono le ricerche condotte dal M. sui riflessi condizionati, i cui principali risultati si possono così sintetizzare: distinzione tra fattori atti a provocare lo stato attivo del centro riflesso, gli eccitamenti centripeti a tale scopo congenitamente destinati, e fattori in grado di promuoverne l’elevazione dell’eccitabilità, gli agenti condizionanti a funzione preparatoria, tra i quali gli stimoli elettrici (Sugli effetti della stimolazione elettrica nei centri corticali sensitivo-motori del cane, in Atti della R. Acc. d’Italia. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, mat. e naturali, s. 6, XXIX [1939], pp. 426-429; Sull’importanza degli eccitamenti afferenti per la diffusione dell’attività nei centri corticali sensitivo-motori durante l’accesso epilettiforme sperimentale, ibid., pp. 626-628; Sul meccanismo dei riflessi genitali condizionati, nel cane, ibid., pp. 695-698; Le variazioni dell’eccitabilità centrale nel meccanismo dei riflessi associativi, in Livro de homenagem aos professores Álvaro e Miguel Ozorio de Almeida, Rio de Janeiro 1939, pp. 429-434); proprietà degli impulsi nervosi condizionati che giungono alla corteccia motrice, normalmente sottoposta a un bombardamento di impulsi dalla periferia sensitiva, di esercitare una azione facilitante, rinforzando così il riflesso incondizionato preesistente (Necessità dell’ordinaria via afferente, costante ed insostituibile nel meccanismo del riflesso associativo, in Atti della R. Acc. Peloritana dei Pericolanti, cl. di scienze fisiche, mat. e naturali, XXXVIII [1938], pp. 67-74); estrinsecazione del riflesso condizionato in virtù di un processo di facilitazione, senza alcuna modificazione dell’arco del riflesso congenito, e possibilità che qualsiasi riflesso estraneo inibisca quello condizionato già elaborato (Analisi di un particolare riflesso condizionato (dell’ammiccamento) nel cane, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XI [1936], pp. 763 s.; L’attività riflessa dei centri sensitivo-motori corticali sotto l’azione di stimoli condizionati, in Arch. di fisiologia, XXXIV [1937], pp. 533-548; L’agevolazione e l’inibizione in rapporto alla qualità dello stimolo luminoso, nel riflesso condizionato dell’ammiccamento, ibid., XXXV [1938], pp. 200-219; Nuove osservazioni sui riflessi condizionati dell’ammiccamento per stimoli acustici, in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, mat. e naturali, s. 6, XXVIII [1938], pp. 168-171, tutti in collab. con A. Alibrandi; Il fenomeno dell’agevolazione nell’epilessia riflessa da stricninizzazione occipitale, sotto l’azione di stimoli luminosi condizionati, ibid., XXVII [1938], pp. 125-128 e Über die Bedeutung bedingter Reize (für den Bahnungsprozess) bei der durch Strychninisierung der occipitalen Rinde reflektorisch erzeugten Epilepsie, in Pflügers Archiv für die gesamte Physiologie des Menschen und der Tiere, 1938, vol. 240, pp. 212-220, in collab. con E. Fulchignoni; The conditioned reflex of blinking, in Journal of neurophysiology, II [1939], pp. 173-177); potere posseduto dai segnali esterni condizionati di aumentare l’eccitabilità nel centro della nutrizione (Perché l’appetito viene mangiando?, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XIII [1938], pp. 1073 s.) e stretta specificità del riflesso psichico per l’agente condizionante sensoriale, che esplica la sua azione esaltando l’eccitabilità del centro riflesso (Riflessi fisiologici e riflessi psichici, in Realtà, 1938, vol. 24, pp. 50-58).

Tra i numerosi contributi recati dal M. alla fisiologia debbono essere in particolare ricordate alcune interessanti ricerche: sulla regolazione ormonale della glicemia, con le quali ha tra l’altro dimostrato che il glucagone, la sostanza ad azione iperglicemizzante secreta dalle cellule alfa2 del pancreas, viene versato col succo pancreatico nell’intestino e, dopo l’assorbimento, convogliato attraverso la via portale al fegato ove esercita una azione eccitante sulla glicogenesi epatica (Su una sostanza iperglicemizzante ottenuta dal succo pancreatico e dal pancreas di cane, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, II [1927], pp. 392-396; Sui rapporti tra glicemia digestiva e funzione pancreatica nel cane. Nota preliminare, ibid., pp. 777-779; Su una sostanza iperglicemizzante ottenuta dal succo pancreatico e dal pancreas di cane, in Arch. di scienze biologiche, 1927, vol. 10, pp. 408-437; Glicemia digestiva e funzione pancreatica nel cane, ibid., pp. 438-455; Ancora sui rapporti tra glicemia digestiva e funzione pancreatica, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, III [1928], pp. 403-407; Nouvelle contribution à la connaissance de l’hyperglycémie digestive, in Comptes-rendus hebdomadaires des séances et mémoires de la Société de biologie, CXII [1933], pp. 1002 s.; Die physiologische Bedeutung des Glukchagons, in Zeitschrift für die gesamte experimentelle Medizin, 1938, vol. 103, pp. 771-774; Elementi di fisiologia umana, Milano-Messina 1962, pp. 278 s.); sull’inanizione e sui fenomeni che si verificano nel corso della rialimentazione, osservazioni queste ultime che segnarono l’inizio degli studi fisiologici sull’argomento (Ricerche sulla secrezione spermatica, XVII, Digiuno ed attività del testicolo nel colombo, in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, mat. e naturali, s. 6, II [1925], pp. 511-514, in collab. con G. Amantea; Effetti dell’inanizione sui caratteri sessuali del gallo, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, I [1926], pp. 279-282; Effetti dell’inanizione sul comportamento della glicemia alimentare nel colombo, ibid., pp. 316-320; Effetti dell’inanizione acuta e cronica sulle funzioni del testicolo e dell’ovaio, in Arch. di scienze biologiche, 1927, vol. 9, pp. 339-353; Ricerche sulla rialimentazione dopo il digiuno, I, Variazioni della capacità del consumo alimentare nei vari periodi della rialimentazione, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, II [1927], pp. 41-43; II, Sulle modalità della ripresa del peso del corpo nei colombi rialimentati a grano e a granturco, ibid., pp. 202-206; III, Rialimentazione dopo un digiuno immediatamente successivo alla ripresa da un digiuno precedente, ibid., pp. 265-267; IV, Sulla quantità minima di alimento necessaria al mantenimento del peso corporeo prima del digiuno e nei varii periodi della rialimentazione nel colombo, ibid., pp. 267-269; V, Comportamento del tasso glicemico e della glicemia alimentare durante la rialimentazione nel colombo, ibid., III [1928], pp. 265-268; Sulla rialimentazione dopo il digiuno nel colombo, in Arch. di scienze biologiche, 1929, vol. 13, pp. 421-442); su particolari tipi di alimentazione dell’uomo e degli animali e sui loro effetti fisiologici (Sugli effetti dell’alimentazione orizanica esclusiva in vari uccelli, in Arch. di fisiologia, XXIX [1932], pp. 336-346; Sul valore alimentare della mandioca. Nota preliminare, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, VII [1932], pp. 757-759 e Sul valore alimentare della mandioca, in Arch. di scienze biologiche, 1932, vol. 17, pp. 305-319, in collab. con J.C. Chenú-Bordon; Sul contenuto in fattore E della radice di mandioca, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, VIII [1933], pp. 819-821, in collab. con A. Knallinsky; La panificazione mista con mandioca, in Quaderni della nutrizione, I [1934], pp. 149-152; Effetti dell’alimentazione lattea sullo sviluppo sessuale nei polli, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, IX [1934], pp. 217-219; Alimentazione orizanica e funzioni sessuali del gallo, ibid., pp. 540 s.; Sul quoziente beri-berico nell’alimentazione orizanica nei polli, in Quaderni della nutrizione, I [1934], pp. 413-423; Sul consumo del fattore antineuritico nell’alimentazione orizanica di vari uccelli, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, X [1935], pp. 300-302; Sulla probabile esistenza d’un ignoto fattore alimentare stimolante lo sviluppo sessuale, in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, mat. e naturali, s. 6, XXV [1937], pp. 333-336); sulle caratteristiche chimiche e biologiche di alcuni tessuti animali, tra le quali le importanti dimostrazioni del potere glicolitico posseduto dalla sostanza cerebrale e della connessione col locale metabolismo glicidico delle normali attività moderatrice e acceleratrice dei nervi estrinseci del cuore (Differenze nel comportamento chimico e biologico dei muscoli freschi di diverse specie di pesci, II, Ricerche sui pesci di acqua dolce, in Arch. di scienze biologiche, 1926, vol. 9, pp. 247-260; Unterschiede im chemischen und biologischen Verhalten lebensfrischer Muskulatur verschiedener Fischarten, II, Untersuchungen an Süsswasserfische, in Zeitschrift für physiologische Chemie, 1927, vol. 162, pp. 172-187; Su alcune recenti nozioni relative ai fenomeni chimici connessi colla attività muscolare, in Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, 1926, vol. 42, pp. 256-271; Sul potere glicolitico della sostanza cerebrale, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, V [1930], pp. 92-94 e in Arch. di fisiologia, XXVII [1930], pp. 228-238; Sul comportamento dei glicidi del cuore per stimolazione del simpatico cardiaco, in Arch. di fisiologia, XXXIII [1936], pp. 189-196).

Una particolare menzione, infine, meritano gli studi condotti dal M. sulla presenza nei tessuti, soprattutto nei muscoli scheletrici e nel miocardio ventricolare, e sul significato funzionale di un particolare fosfato organico instabile denominato dai primi ricercatori fosfogeno, poi divenuto largamente noto come fosfocreatina e interpretato quale principale fonte dell’energia necessaria alla contrazione muscolare: sua fu, infatti, l’importante dimostrazione che l’accumulo del fosfogeno è prevalente nei tratti muscolari ove sono ubicate le placche motrici e quantitativamente in rapporto alla trasmissione dell’eccitamento dal nervo al muscolo (Sulla presenza di «fosfogeno» nel cuore, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, II [1927], pp. 1019-1022; Curarizzazione e contenuto in «fosfogeno» di muscoli striati, ibid., III [1928], pp. 114-116; Contrattura muscolare da alcuni alcaloidi e fosfogeno, ibid., pp. 218-221; Variazioni del contenuto in «fosfogeno» dei muscoli striati per azione del cloroformio e di alcuni alcooli, ibid., pp. 225-229; Ricerca del fosfogeno in vari organi, ibid., pp. 622 s.; Sulla distribuzione del fosfogeno nei vari tratti delle fibre muscolari, ibid., pp. 720-723, in collab. con G. Zanghí; Alcune particolari osservazioni sul comportamento del fosfogeno nel succo muscolare, ibid., pp. 824-826; Diverso contenuto in «fosfogeno» di muscoli striati a contrazione rapida e a contrazione torpida, in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, mat. e naturali, s. 6, VII [1928], pp. 79-82; Sui rapporti tra fosfogeno e contratture muscolari. Ricerche sul muscolo e sul succo muscolare, I, in Arch. di fisiologia, XXV [1928], pp. 362-378; Sul significato delle variazioni del fosfogeno nell’accorciamento muscolare, II, ibid., pp. 379-384; Ancora sulla presenza di fosfogeno nel cuore, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, IV [1928], pp. 551 s., in collab. con G. Zanghi; Effetti della stimolazione vagale sul fosfogeno del cuore e dello stomaco, ibid., pp. 962-964; Sul comportamento del fosfogeno nel tetano muscolare, in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, mat. e naturali, s. 6, IX [1929], pp. 1038-1043; Sul significato fisiologico della fosfocreatina muscolare, in Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, 1929, vol. 50, pp. 31-41; Sul comportamento della fosfocreatina nei muscoli enervati, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, VI [1931], pp. 168-170; Comportamento della fosfocreatina del cuore nella stimolazione del simpatico cardiaco, ibid. pp. 171-173).

Tra gli altri scritti del M. si ricordano: la relazione Le ricerche eseguite in Italia nel campo della fisiologia negli anni XIV, XV, XVI e XVII E. F., in Atti della XXVIII Riunione della Soc. italiana per il progresso scientifico, Roma 1939, pp. 587-690, e il capitolo La circolazione del sangue, in Un secolo di progresso scientifico italiano. 1839-1939, IV, Roma 1939, pp. 309-320, trattazioni apologetiche dei contributi degli studiosi italiani alle conoscenze fisiologiche; il Dizionario di fisiologia, Catania 1945 e il trattato Elementi di fisiologia umana, Milano 1958 (e succ. edizioni).

Occorre ancora ricordare un’importante iniziativa del M. il quale nell’ambito della sua attività all’Assemblea costituente, partecipò all’istituzione del gruppo medico parlamentare del quale, su sua proposta accolta all’unanimità, furono nominati presidente G. Caronia, vicepresidente G. Pieri, segretario D. D’Amico. All’interno del gruppo il M. si occupò degli studi sull’organizzazione sanitaria dello Stato e sulla riforma degli studi medici in rapporto al progresso della scienza medica e ai bisogni sanitari del Paese. I. Farnetani

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del Senato della Repubblica, Fondo Gaetano Martino; Ibid., Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Dir. gen. istruzione universitaria, Divisione prima, Fascicoli personali dei professori ordinari (1940-1970), b. 302; necr., in: Arch. di fisiologia, LXIV (1967), pp. 141-153; Atti della Acc. Lancisiana di Roma, n.s., XII (1967-68), pp. 85-89; Università degli studi di Roma. Annuario per l’anno accademico 1967-68, Roma 1968, pp. 1275-1284; G. Martino, prefaz. a N. Catalano, La Comunità economica europea e l’Euratom, Milano 1957; L’Italia e la politica di potenza in Europa (1950-1960), a cura di E. Di Nolfo - R.H. Rainero - B. Vigezzi, Settimo Milanese 1980, ad ind.; La relance européenne et les traités de Rome. Actes du Colloque de Rome… 1987, Bruxelles 1989, ad ind.; A. Varsori, L’Italia nelle relazioni internazionali dal 1943 al 1992, Roma-Bari 1998, ad ind.; S. Valitutti, G. M., in Il Parlamento italiano, XVII, Milano 1991, pp. 321-343; R. Battaglia, G. M. e la politica estera italiana 1954-1964, Messina 2000; G. M. sulla scena internazionale. ONU, Consiglio atlantico, disarmo, Roma 2001; G. M.: scienziato, rettore, statista (1900-1967). Atti del Convegno internazionale di studi… 2000, a cura di M. Saija, Messina 2002; Il Partito liberale nell’Italia repubblicana. Guida alle fonti archivistiche per la storia del PLI. Atti dei Congressi e Consigli nazionali, statuti del PLI, 1922-1992, a cura di G. Orsina, Soveria Mannelli 2004, ad ind.; A. Villani, Un liberale sulla scena internazionale. G. M. e la politica estera italiana 1954-1967, Messina 2008; R. Battaglia, Un liberale messinese: G. M., in F. Grassi Orsini - G. Nicolosi, I liberali italiani dall’antifascismo alla Repubblica (in corso di stampa).

Per l’attività scientifica: A. Pazzini, La storia della facoltà medica di Roma, Roma 1961, I, pp. 312, 319, 421 s.; II, pp. 507 s.; S. Cerquiglini, L’ultima lezione del maestro, in Boll. ed atti della Acc. medica di Roma, 1967-68, vol. 92, pp. 275-285; O. Pinotti, G. M.: discorso commemorativo…, Roma 1973; Pediatri e medici alla Costituente - un pezzo sconosciuto della storia della Repubblica, a cura di I. Farnetani, Cento 2006, pp. 12, 14, 16, 22; I. Farnetani, Quei medici che fecero la Costituente, in Corriere della sera, 3 giugno 2006, p. 56.

G. Nicolosi - I. Farnetani

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