Visconti, Galeazzo II

Dizionario di Storia (2011)

Visconti, Galeazzo II


Signore di Milano (n. 1320 ca.-m. 1378). Figlio di Stefano e di Valentina Doria, nel 1346, caduto in disgrazia dello zio Luchino, dovette lasciare Milano trovando rifugio prima presso Amedeo VI di Savoia, poi nel Vaud presso Caterina di Savoia, vedova di Azzone Visconti. Morto Luchino (1349), Galeazzo, come i fratelli Bernabò e Matteo II, poté rientrare a Milano, e fu incaricato l’anno dopo dallo zio Giovanni dell’occupazione di Bologna. Nella divisione dello Stato milanese seguita alla morte di Giovanni Visconti (1354), a Galeazzo toccò la zona più occidentale con le città di Como, Novara, Vercelli, Asti, Alba, Alessandria, Tortona. Nel genn. 1355 Galeazzo con i fratelli otteneva, in occasione dell’incoronazione in Milano di Carlo IV, il vicariato imperiale. Morto (1355) il primogenito Matteo II, Galeazzo spartì con Bernabò i territori già assegnati al fratello. Nel quadro della politica antiviscontea avviata poi dall’imperatore Carlo IV, Galeazzo si trovò a far fronte all’azione di Giovanni II Paleologo, marchese di Monferrato, ritogliendogli Vercelli e rafforzando lo Stato con l’annessione di Pavia (1360). Ottenne allora da Carlo IV la riconferma del vicariato imperiale per i possessi vecchi e nuovi, e per il figlio Gian Galeazzo la mano di Isabella di Valois, figlia del re di Francia Giovanni II. L’appoggio dell’impero e della monarchia francese diede allo Stato visconteo un periodo di pace, che servì a Galeazzo (stabilitosi a Pavia, mentre il fratello Bernabò risiedeva a Milano) per organizzare vigorosamente lo Stato. Più che a Bernabò, spetta a lui il merito di aver tentato di riunire le diverse autonomie comunali e feudali in uno Stato con organizzazione centrale a base burocratica. Nel 1376 Galeazzo, pur cedendogli terre nel Vercellese, riuscì a strappare al conte Amedeo VI di Savoia il protettorato sul marchesato di Monferrato. Nello splendido castello di Pavia, da lui fatto costruire, amò circondarsi di letterati e artisti, tra cui Petrarca; a lui si deve la fondazione della biblioteca nel castello e dell’università di Pavia.

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