STAMPA, Gaspara

Enciclopedia Italiana (1936)

STAMPA, Gaspara

Giulio Reichenbach

Poetessa, nata a Padova non sappiamo precisamente quando, ma intorno al 1520-25; morta a Venezia il 23 aprile 1554. Recatasi presto con la famiglia a Venezia, rimase orfana del padre ch'era gioielliere; e si trovò immediatamente lanciata, essa e i suoi fratelli Baldassarre e Cassandra, nella più colta e fastosa e dissipata società veneziana.

Per quale ragione questi tre, pur appartenendo a una mediocre famiglia borghese, vivessero in una società così distante dalla loro, è tuttora inesplorato; ma forse ve li guidava e faceva apprezzare l'artistico ingegno: Baldassarre poeta, Cassandra cantatrice, Gasparina cantatrice e poetessa. Dei tre, l'ultima colse gli allori più fulgenti; ricercata, accarezzata, esaltata, passò come un astro brillantissimo nei circoli dove convenivano insieme nobiluomini e letterati, e dove l'estetismo e l'esaltazione delle doti intellettuali andavano accoppiati alla più serena indifferenza morale. Da quest'ambiente Gaspara, certamente dotata di un carattere acceso e passionale, fu presto travolta, già prima che si suscitasse in lei quella che fu la grande passione della sua vita, per il conte Collaltino di Collalto, uomo di guerra e di lettere, gran signore e non indegno poeta. La storia di quest'amore, per breve tempo felice, poi cagione a lei di patimenti e mortificazioni, s'indovina attraverso le rime del suo canzoniere postumo; dalle quali anche s'intende che, e prima e dopo di Collaltino, Gaspara conobbe altri amori, e a essi si abbandonò con intera dedizione, per un impulso ch'era insieme cagione di gioia e di tormento. "Vivere ardendo e non sentire il male" resta il verso più significativo di questa singolare anima femminile. Certo però l'amore per Collaltino le strappa accenti che non si trovano nelle rime agli altri dedicate; e quel che costituisce il loro fascino particolare, è l'avvertire in esse una disperazione che s'accenna fin da principio, e non già perché l'amato non corrisponda, ma perché i due sembrano posti sopra un piano differente, come se essa, per ragioni misteriose, non potesse mai innalzarsi né sperare d'innalzarsi fino a lui. Il che mi lascia veramente credere che fra i due fosse una diseguaglianza assai più grave, che non quella che deriva dalla semplice differenza sociale; che si trattasse insomma di differenza morale. così il pensiero s'avvia facilmente a vedere in Gaspara, se non proprio la cortigiana, una di quelle donne dai liberi amori, che potevano trovare il loro centro in ritrovi dove nobiltà veneziana e artisti irregolari si davano convegno. Abbandonata da Collaltino, passò ad altri amori: un Bartolomeo Zen è rivelato nell'acrostico di un sonetto, un Guiscardo (forse il giureconsulto bergamasco Giovanni Andrea Viscardo) è esplicitamente nominato in altri.

Questi i principali risultati delle ultime ricerche, che hanno condotto a un completo cambiamento della tradizionale figura della St., rivelando una nuova situazione biografica, dalla quale riceve luce anche una parte della sua poesia, in passato misteriosa e sconcertante.

In ogni modo l'arte della St. è singolarissima, e tale che per essa la St. merita uno dei più ragguardevoli posti nella letteratura femminile. Il petrarchismo, a cui anche le rime di lei pagano il tributo che tutto quel secolo pagava, appesantisce soltanto qua e là i suoi sonetti; i quali vibrano di una compressa passionalità, che bene spesso si espande e si esalta, e prorompe in accenti che colpiscono come parole definitive, gridi rivelatori di un'anima. Un'anima che non mai s'abbandona alla gioia intera, ma spesso esalta e quasi ostenta la passione, per soverchiare lo strazio che è nel profondo.

Bibl.: A. Salza, Madonna G. St. secondo nuove indagini, in Giornale st. della lett. ital., LXII (1913), pp. 1-101; id., Madonna G. St. e la società veneziana del suo tempo, ibid., LXIX, pp. 217-306; LXX (1917), pp. 1-60 e 281-299; L. Pompilj, Gasparina, Milano 1936. Per la rimanente bibl. v. G. Reichenbach, G. St., Roma 1923.