MATTEI, Gaspare

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 72 (2008)

MATTEI, Gaspare

Filippo Crucitti

– Nacque a Roma tra la fine del 1598 e l’inizio del 1599, da Mario, barone di Paganica, esponente di un’antica famiglia romana, e da Prudenza Cenci (1576-1616), figlia di Lodovico e di Laura Lante.

Oltre al M., primogenito maschio, la coppia ebbe Giuseppe (1604-60), avviato a una carriera militare di successo, Fabio e Carlo, e quattro figlie: Porzia, che sposò Federico Pappacoda, marchese di Pisciotta, Lucrezia, Maria Drusilla (morta nel 1640) e Aurora che presero il velo nel monastero romano dei Ss. Domenico e Sisto a Magnanapoli. La parentela vantava numerosi alti prelati: il cardinale Marcello Lante, fratello di Laura; il cardinale Tiberio Cenci (1581-1653), fratello di Prudenza; il vescovo di Gerace, Orazio Mattei, cugino di Mario.

Il M. compì studi letterari e filosofici, conseguì la laurea in diritto alla Sapienza nel 1617 e fu destinato alla carriera ecclesiastica dal padre che, con il testamento del 13 dic. 1620, istituì una primogenitura in favore del figlio Giuseppe e assegnò al M., riconosciuto l’autentico capo della famiglia, un vitalizio annuo di 2000 scudi oltre al diritto di abitare nel palazzo di Roma e nel castello di Paganica.

Entrato in Curia sotto Paolo V, nel maggio 1618 il M. era già referendario della Segnatura di giustizia, nell’aprile 1619 divenne referendario delle due Segnature e, il 27 dic. 1621, ricevette da Gregorio XV il governo di San Severino, nelle Marche, che mantenne almeno fino al giugno dell’anno seguente. Nel 1626 fu vicario generale del vescovo dell’Aquila; quindi, entrato come auditore nella congregazione del Buon Governo, il 3 genn. 1629 fu inviato commissario apostolico a Terni, con poteri ispettivi e sanzionatori, per porre fine a una serie di irregolarità amministrative (appropriazioni indebite di denaro pubblico, storno di fondi, censi non estinti, affitti irregolari), per verificare la gestione del locale Monte di pietà e per sollecitare il completamento del catasto. Nel giugno 1630 fu inviato da Urbano VIII a Imola come commissario straordinario per le Marche, la Romagna e la Legazione di Ferrara con il compito di contrastare l’epidemia di peste che, introdotta nel 1629 nell’Italia settentrionale dai lanzichenecchi, cominciava a diffondersi in territorio pontificio.

Il M. operò di concerto con i cardinali Giulio Sacchetti e Bernardino Spada, legati rispettivamente di Ferrara e di Bologna, prendendo i consueti provvedimenti di chiusura dei confini, di controllo delle vie d’accesso stradali, marittime e fluviali, di restrizioni alla circolazione di uomini e merci, di imposizione della quarantena, di isolamento dei centri toccati dal contagio, di istituzione di lazzaretti. Mantenne l’incarico fino ai primi di luglio 1631 riuscendo, almeno per Ferrara e le aree rurali circostanti, a contenere la diffusione del contagio.

Nel marzo 1632 fu nominato vicelegato del Ducato di Urbino, passato alla Sede apostolica nel 1631, e amministrò il dominio nell’attesa del legato, il cardinale Francesco Barberini, nipote del papa, prolungatasi fino all’agosto 1632. Rimase comunque a Urbino fino al gennaio 1636, quando fu nominato governatore di Perugia e della provincia dell’Umbria. Entrato in possesso della nuova carica il 18 febbraio, la mantenne per più di tre anni, lasciando «buona memoria di sé» (Bonazzi, p. 286) tra la popolazione.

Durante l’incarico perugino mantenne una corrispondenza epistolare con il segretario della Cifra, Antonio Ferragalli, e a lui manifestò, il 19 ottobre e l’11 dic. 1638, il desiderio di essere inviato in missione diplomatica presso una delle tre nunziature principali (Parigi, Madrid e Vienna). All’inizio dell’anno successivo, Urbano VIII lo nominò nunzio straordinario presso l’imperatore Ferdinando III, con il compito di indurre l’Asburgo alla pace con le altre potenze cattoliche e alla conclusione di un’alleanza comune contro la Turchia. Analoga missione fu affidata ad altri due nunzi straordinari, Ranuccio Scotti a Parigi presso Luigi XIII e Cesare Facchinetti a Madrid presso Filippo IV: ai sovrani, così come all’imperatore, Urbano VIII aveva inviato reiterati appelli alla pace (gli ultimi del 20 giugno e del 18 dic. 1638), che nulla poterono contro il progressivo prevalere degli interessi nazionali sulla comune appartenenza religiosa.

In base alle istruzioni dell’11 febbr. 1639, il M., oltre che perorare la pace e l’alleanza contro i Turchi, avrebbe dovuto vigilare sulle concessioni che l’imperatore era disposto a fare ai protestanti e scoraggiare ogni sua richiesta di aiuti finanziari per la continuazione della guerra. Partito da Roma il 28 aprile, il M. giunse a Vienna all’inizio di giugno e propose invano una tregua d’armi che consentisse l’inizio di quel congresso di pace per il quale il legato pontificio, cardinale Marzio Ginetti, soggiornava inutilmente a Colonia dall’ottobre 1636. Tuttavia Ferdinando III, dopo la vittoria di Thionville sui Francesi (7 giugno 1639), non era disposto a dare tregua al nemico, anzi chiedeva al papa ulteriori sussidi economici per le spese militari.

A Vienna il M. ebbe rapporti conflittuali con il nunzio ordinario Malatesta Baglioni e ne mise in evidenza la cattiva gestione dell’ufficio e la carente tenuta dell’archivio di nunziatura. Non si fidò mai completamente di lui, che sapeva avere in Girolamo Sabbatino un agente informatore presso la corte papale. Per questo indirizzò più volte le sue lettere direttamente al cardinale F. Barberini senza passare per la segreteria di Stato.

Nel giugno-luglio 1639 sollecitò l’imperatore a ordinare al proprio ambasciatore a Roma di piegarsi alla pretesa del nipote del papa Taddeo Barberini di avere la precedenza nelle cerimonie pubbliche su tutti gli ambasciatori stranieri in quanto prefetto di Roma. Come i suoi predecessori, il M. propose in cambio, ma inutilmente, l’acquisto di un feudo imperiale da parte di Taddeo, si sbilanciò sulla cifra di 25.000 talleri e fu ripreso dal pontefice per aver superato i limiti del suo mandato.

Dopo essere stato nominato, l’8 ag. 1639, nunzio ordinario al posto di Baglioni e aver ottenuto, il 5 sett. 1639, il vescovado di Atene, il M. continuò a contrastare la politica di concessioni ai protestanti che Ferdinando III perseguiva in nome dell’unità dell’Impero. Il 3 giugno 1640 lasciò Vienna alla volta di Ratisbona, dove una Dieta imperiale, convocata il 26 luglio e apertasi il 13 settembre, avrebbe affrontato le questioni dell’amnistia ai principi protestanti e del riconoscimento del possesso dei benefici ecclesiastici sottratti ai cattolici dopo la pace di Augusta (1555). In vista della Dieta, il M. aveva presentato a Ferdinando III un breve, del 30 giugno 1640, con cui Urbano VIII raccomandava all’imperatore la difesa degli interessi cattolici. Visto, però, l’orientamento prevalente fra i principi elettori, e ritenendolo troppo favorevole ai protestanti e lesivo degli interessi del cattolicesimo, il 18 apr. 1641 il M. indirizzò una protesta ufficiale a Ferdinando III, senza tuttavia riuscire a impedire che un decreto imperiale, del 20 agosto, promulgasse le decisioni prese a Ratisbona.

Il M. fu incaricato dal cardinale F. Barberini, su sollecitazione della congregazione di Propaganda Fide, di intervenire a tutela di alcuni seminari diocesani, fra i quali quello di Praga, insidiati dai gesuiti che, con l’appoggio della corte imperiale, tendevano al monopolio delle istituzioni educative. Egli doveva inoltre appoggiare le missioni della congregazione in Boemia, Transilvania e alta Ungheria, sollecitare i vescovi alla visita ad limina e interessarsi ai tentativi di unione dei Ruteni con la Chiesa cattolica. Nel giugno 1642, infine, accolse a Vienna gli scolopi – che, dopo le incursioni degli Svedesi, avevano abbandonato la Moravia e si apprestavano a raggiungere la Polonia per introdurvi le loro istituzioni educative – e intervenne in loro favore con lettere commendatizie al re Ladislao e al nunzio Mario Filonardi. Nel gennaio 1643 favorì il ritorno dell’Ordine in Moravia e chiese all’imperatore di permettere l’apertura di una scuola pia anche a Vienna. Il 7 febbraio, tuttavia, fu diffidato dal cardinale F. Barberini dal continuare ad aiutare i religiosi, ai quali, per motivi disciplinari, il pontefice aveva proibito di fondare nuove case e di vestire novizi.

Ottenuta da Urbano VIII, il 16 genn. 1643, la commenda dei Ss. Quirico e Giulitta nella diocesi di Rieti, il M. fu promosso al cardinalato il 13 luglio. Fu poi insignito del titolo cardinalizio di S. Pancrazio (14 dic. 1643) e, il 2 apr. 1644, concluse la sua missione diplomatica a Vienna.

Partecipò al conclave, apertosi il 9 ag. 1644, guidando la fazione dei cardinali romani che, dopo il lungo pontificato di Urbano VIII, era decisa a eleggere un cardinale anziano, proveniente, possibilmente, dalle sue fila. Si oppose quindi con decisione alla candidatura, sostenuta dai Francesi e dai Barberini, del cardinale Giulio Sacchetti, verso il quale nutriva una profonda rivalità personale, e finì per appoggiare il cardinale Giovan Battista Pamphili, al quale era legato anche da rapporti di parentela, che riuscì eletto.

Sotto il pontificato di Innocenzo X, nel 1644 il M. fu nominato protettore del Regno di Napoli presso la S. Sede, svolse importanti missioni diplomatiche come legato in Spagna e in Polonia e, il 4 dic. 1644, divenne coprotettore del Regno di Polonia. In tale veste caldeggiò la promozione cardinalizia (28 maggio 1646) del gesuita Casimiro, fratello del re di Polonia Ladislao, ma incorse nelle ire del pontefice per non averlo preavvertito della pretesa dell’aspirante cardinale di avere la precedenza, nelle cerimonie pubbliche, su tutti gli altri cardinali.

Negli ultimi anni di vita, ormai stabilmente residente a Roma e in condizioni di salute assai precarie, il M. si limitò a intervenire alle congregazioni di cui faceva parte (Propaganda Fide, Buon Governo e Immunità ecclesiastiche) e si occupò di seguire la famiglia del fratello Giuseppe.

Il M. morì a Roma il 9 apr. 1650. Due giorni dopo fu sepolto nella chiesa di S. Cecilia in Trastevere, di cui era divenuto titolare il 28 sett. 1648, dopo aver rinunciato al titolo di S. Pancrazio.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Arch. Santacroce (contiene più di 100 buste dell’archivio personale del M.); Trenta notai capitolini, Uff. 18, vol. 143, cc. 415-416 (testamento di Mario Mattei); Arch. segr. Vaticano, Arch. Concistoriale, Acta Camerarii, 17, c. 191; Arch. Ruspoli-Marescotti, 587, passim; 650, cc. 23-24; 660, cc. 240-242, 244-245, 249; 669, cc. 189, 191, 193-195, 197, 202, 204, 208-210; 670 passim; Epistolae ad principes, Registra, 52, c. 23; 53, cc. 302-304; 54, cc. 263, 289, 357; Fondo Pio, 213, passim; Misc., Arm. II, 110, cc. 215-222r; ibid., Arm. III, 1, cc. 115-134r; 34, c. 699; ibid., Arm. IV-V, 29, cc. 10r, 27v, 475-477; Registri delle suppliche, 4280, c. 82r; Segreteria dei Brevi, Registra Brevium, 655, cc. 543-544r; Biblioteca apost. Vaticana, Barb. lat., 4670, passim; 4736, c. 415v; 4737; 5691; 6017; 6019; 7042, passim; Chig., A.II.40, c. 398; N.II.51, c. 82; Vat. lat., 7882, c. 7r; 9041, c. 8; 12328, c. 98v; Roma, Biblioteca nazionale, Vitt. Em., 984, passim; Acta Nuntiaturae Gallicae, V, Correspondance du nonce en France Ranuccio Scotti (1639-1641), a cura di P. Blet, Rome-Paris 1965, ad ind.; Die Hauptinstruktionen Gregors XV. für die Nuntien und Gesandten an den europäischen Fürstenhöfen 1621-1623, a cura di K. Jaitner, I, Tübingen 1997, pp. 352, 383; Nuntiaturberichte aus Deutschland, IV, Siebzehntes Jahrhundert, 7, Nuntiaturen des Malatesta Baglioni, des Ciriaco Rocci und des Mario Filonardi…, a cura di R. Becker, Tübingen 2004, ad ind.; La legazione di Ferrara del cardinale Giulio Sacchetti (1627-1631), a cura di I. Fosi - A. Gardi, Città del Vaticano 2006, ad ind.; G. Gigli, Diario di Roma (1608-1670), a cura di M. Barberito, Roma 1994, ad ind.; A. Adami, Seminarii Romani Pallas purpurata…, Romae 1659, pp. 141, 143; A. Chacón - A. Oldoini, Vitae et res gestae pontificum Romanorum…, Romae 1677, IV, col. 621; G. Palazzi, Fasti cardinalium…, IV, Venetiis 1703, coll. 198 s.; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, VII, Roma 1793, pp. 27 s.; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edifici di Roma…, II, Roma 1873, p. 35; H. Biaudet, Les nonciatures apostoliques permanentes jusqu’en 1648, Helsinki 1910, pp. 226, 273; B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae…, Città del Vaticano 1931, pp. 251, 271, 294; J. Wodka, Zur Geschichte der nationalen Protektorate der Kardinäle an der römischen Kurie, Innsbruck-Leipzig 1938, pp. 94, 116; G. Santha, Cardinalis Gasparus M. (1587-1650) et Scholae piae, in Ephemerides Calasanctianae, 1959, n. 3, pp. 299-309; L. Bonazzi, Storia di Perugia, II, Città di Castello 1960, pp. 260, 286; L. von Pastor, Storia dei papi…, XIII, Roma 1961; XIV, 1, ibid. 1961, ad indices; K. Repgen, Die römische Kurie und der westfälische Friede. Idee und Wirklichkeit des Papsttums im 16. und 17. Jahrhundert, I, Papst, Kaiser und Reich 1521-1644, 1, Darstellung, Tübingen 1962; 2, Analekten und Register, ibid. 1965, ad indices; A. Kraus, Das päpstliche Staatssekretariat unter Urban VIII. (1623-1644), Rom-Freiburg i.B.-Wien 1964, ad ind.; P. Blet, Histoire de la représentation diplomatique du Saint-Siège: des origines à l’aube du XIXe siècle, Città del Vaticano 1982, ad ind.; M. Raffaeli, L’Archivio Santacroce e le carte Mattei, in Miscellanea in onore di Ruggero Moscati, Napoli 1985, pp. 233-235; Legati e governatori dello Stato pontificio (1550-1809), a cura di C. Weber, Roma 1994, pp. 380, 416, 772; S. Finocchi Vitale, Conclusioni e trasformazioni del palazzo Mattei di Paganica, in Palazzo Mattei di Paganica e l’Enciclopedia Italiana, Roma 1996, pp. 221, 225-228, 230, 246-250; R. Samperi, Il palazzo di Ludovico Mattei nel Cinquecento, ibid., p. 198; C. Weber, Senatus divinus. Verborgene Strukturen im Kardinalskollegium der frühen Neuzeit (1500-1800), Frankfurt a.M. 1996, pp. 66, 455; I. Fosi, All’ombra dei Barberini. Fedeltà e servizio nella Roma barocca, Roma 1997, pp. 43, 124, 141; C. Costantini, Fazione urbana. Sbandamento e ricomposizione di una grande clientela a metà Seicento, Genova 1998, ad ind.; G. Lutz, Roma e il mondo germanico nel periodo della guerra dei Trent’anni, in La corte di Roma tra Cinque e Seicento teatro della politica europea. Atti del Convegno internazionale di studi… 1996, a cura di G. Signorotto - M.A. Visceglia, Roma 1998, ad ind.; D. Squicciarini, Nunzi apostolici a Vienna, Città del Vaticano 1998, pp. 124 s.; C. Weber, Genealogien zur Papstgeschichte, I, Stuttgart 1999, p. 216; II, ibid. 1999, p. 608; IV, ibid. 2001, p. 729; Id., Die päpstliche Referendäre 1566-1809, I, Stuttgart 2003; II, ibid. 2004, ad indices; Hierarchia catholica…, IV, pp. 25, 40, 47, 99.

TAG

Congregazione di propaganda fide

Congregazione del buon governo

Francesco barberini

Città del vaticano

Cesare facchinetti