MALDARELLI, Gennaro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 68 (2007)

MALDARELLI, Gennaro

Rosalba Dinoia

Nacque a Napoli nel 1795 o nel 1796. Pittore figurinista, allievo dell'insigne esponente del neoclassicismo napoletano Costanzo Angelini, il M. fece parte del gruppo di artisti accademici che guadagnarono notorietà e fama lavorando quasi esclusivamente al servizio dei Borbone negli anni della seconda Restaurazione.

Le prime notizie documentarie risalgono al 5 marzo 1827 quando venne nominato "maestro dei principii del disegno di figura della Scuola Elementare di disegno per gli Artieri" al Real Istituto di belle arti di Napoli (si veda il fascicolo personale conservato presso l'Archivio dell'Accademia di belle arti di Napoli, d'ora in avanti indicato come Fascicolo personale). Ma già dal 1824 il M. è ricordato, proprio in qualità di disegnatore, tra i collaboratori dell'edizione a stampa dell'opera Real Museo Borbonico. Per essa eseguì oltre settanta disegni, tradotti in incisione per lo più da G.P. Lasinio, nei primi quindici volumi pubblicati nell'arco di un trentennio (1824-53), tratti direttamente dagli affreschi degli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano e accompagnati sovente dal commento dell'architetto neoclassico G. Bechi. Con quest'ultimo lavorò alla decorazione di numerosi palazzi gentilizi del Napoletano e alle residenze reali di Napoli e Caserta.

Grazie al puntuale raffronto tra le tavole del Real Museo e una vasta serie di pitture murali "alla pompeiana" nelle residenze nobiliari, suffragato dalla corrispondenza stilistica, iconografica e talvolta anche documentaria, gli studi condotti da C. Garzya hanno permesso di attribuire al M. un cospicuo numero di dipinti murali. Essi sono stati individuati in diversi ambienti del palazzo reale di Napoli (Garzya Romano, 2000), nel vestibolo e nella galleria della villa Doria d'Angri a Posillipo (1832: Id., 1978, p. 103), nella scala del palazzo Ruffo della Scaletta (ibid.), negli affreschi parietali del palazzo Colonna di Stigliano (1832: ibid., p. 112), nel salone del palazzo San Teodoro (ibid., p. 94) e nel peristilio della villa di Pollena Crocchia dell'allora segretario di Stato, ministro N. Santangelo, alle falde del Vesuvio (Martorelli, 1995).

Fu presente a diverse esposizioni borboniche a partire dal 1826 (Porzio, 1991; D'Alessio) con opere che spaziavano dal soggetto mitologico (Venere che scherza con Amore, 1826; Achille che rimanda Briseide ad Agamennone, 1830; Ercole e Dejanira, 1835), al ritratto (Ritratto di uomo e Ritratto di dama, 1826; Ritratto di giovanetto; Ritratto di d. Felice Piccolini presso di un pianoforte all'interno di una stanza e Ritratto del principe Sannicandro a mezzobusto, 1830; Ritratto dell'architetto Gaetano Genovese, 1835; Ritratto muliebre a mezza figura, 1839: un altro sarebbe stato esposto nel 1841), al soggetto sacro (La cena di Nostro Signore, 1837; L'arcangelo Michele e La Vergine assunta in cielo, 1839).

Gli anni successivi si caratterizzarono per l'intensa attività volta a soddisfare le numerose imprese decorative promosse da Ferdinando II per le residenze reali e altre sedi rappresentative, sempre in linea con il forte desiderio di autocelebrazione del sovrano. Il M., insieme con altri artisti dell'Accademia come C. Guerra, F. Marsigli, T. De Vivo, G. Cammarano, fu scelto dal ministro Santangelo, per rispondere appieno alla sua volontà programmatica tesa a rinnovare i fasti della casa reale (Di Benedetto). Così nella chiesa di S. Carlo all'Arena il M. dipinse a tempera (1837) la complessa volta ellittica con l'Eterno Padre e negli otto costoloni i Quattro evangelisti e i Quattro profeti maggiori; sulla sovrapporta eseguì a tempera L'apoteosi di s. Carlo e per uno degli altari S. Giuseppe Calasanzio che resuscita un fanciullo.

Dal 1840 il M. fu impegnato nella decorazione di alcuni ambienti del palazzo reale di Napoli.

Vi dipinse il soffitto di una stanza degli appartamenti vecchi (sala XII) con Tancredi rinvia Costanza a Enrico IV, e quello di tre sale dell'appartamento delle Feste (ora parte della Biblioteca nazionale): in una La Giustizia irradiata dal Genio borbonico (datata 1841); nell'altra, entro medaglioni su fondo a effetto mosaico, i Ritratti a mezzobusto degli antichi regnanti napoletani Ruggiero, Federico, Tancredi e Guglielmo II, realizzati a chiaroscuro a imitazione di bassorilievo; nella terza, una delle quattro sale adiacenti al salone da ballo, le Storie di Psiche (1841-42) in quattro ovali centinati (Psiche ascende all'Olimpo con Mercurio; Le nozze di Psiche; Psiche presentata a Giove; Psiche riceve l'acqua dello Stige). Quest'ultima decorazione a tempera viene considerata l'opera maggiore del M., condotta in diretta concorrenza con Guerra, Cammarano e Marsigli che realizzarono le decorazioni nelle stanze adiacenti secondo il progetto dell'architetto G. Genovese. Delle decorazioni del M. si conoscono i bozzetti preparatori (Museo di Capodimonte); mentre sono andati dispersi i quattro grandi cartoni preparatori esposti alla Mostra Borbonica del 1843. Per questi ultimi si sono rintracciate notizie di spostamenti dall'Accademia alle sale del Real Museo, alla data del 5 luglio 1848, e di una proposta di acquisto per 300 ducati da parte dell'allora direttore dell'Accademia P. Valente "al fine di poterli esporre nella mostra tenutasi per il concorso di posto da professore onorario con soldo per la cattedra di disegno al Real Istituto al posto di Costanzo Angelini" (28 genn. 1851: Fascicolo personale). Il M., infatti, si presentò al concorso, vinto da G. Mancinelli, dopo essere passato nel 1844 all'incarico di "professore onorario per la disciplina delle scuole con soldo" (Lorenzetti, pp. 96, 113).

Dal 1845 il M. attese alle altre importanti decorazioni a Caserta. Nella nuova sala del trono della reggia affrescò la grande volta con la Posa della prima pietra della reggia di Caserta, mentre per la sala di Alessandro dipinse più tardi (1849-50) Carlo di Borbone abdica in favore di Ferdinando IV, pendant della Battaglia di Velletri di Guerra. L'opera, "quadrone storico attardato dedicato alla figura ormai mitica di Carlo di Borbone", sostituì gli affreschi murattiani di H. Schmidt e di R. Suterland raffiguranti rispettivamente La capitolazione di Capri e La battaglia di Eylan (Picone Petrusa, p. 30).

In occasione del VII Congresso degli scienziati italiani (1845), il M. fu incaricato dal ministro Santangelo, che presiedeva il consesso, di realizzare la decorazione del salone del nuovo gabinetto zoologico di Napoli, dove eseguì raffigurazioni encomiastiche della benevolenza del Borbone nei confronti della cultura e delle arti: l'uso della pittura a encausto, e dunque di una tecnica pittorica antica, pone dichiaratamente l'opera nell'ambito di un pur attardato neoclassicismo (Martorelli, 1997).

Tra le sue altre opere si ricordano L'Annunciazione nella chiesa di Mater Dei; l'Angelo custode in S. Maria delle Grazie (post 1835: Celano, V, p. 281); il sipario del teatro S. Carlo (1844: Garzya, 1978, p. 158); alcune decorazioni nella villa La Favorita a Resina; tre quadri rappresentanti la Creazione nel Museo zoologico dell'Università di Capua (D'Alessio); le decorazioni del soffitto della grande sala nell'osservatorio meteorologico, alle falde del Vesuvio, andate distrutte (Martorelli, 1995).

Del M. si conosce, inoltre, una serie di dipinti da stanza per gli appartamenti reali eseguiti su tela e taffettà, alcuni conservati in loco (l'Annunciazione del 1843, S. Francesco orante del 1851, La Divina Pastora del 1858: Porzio, 1991), altri, noti attraverso gli inventari del palazzo reale, come una copia della "bella del Parmigianino", un "ritratto di un marino creduto Cristoforo Colombo" del 1834 (trasportati nella villa Rosebery, residenza napoletana del presidente della Repubblica dal 1957), la "Sacra Famiglia con angeli che suonano e cantano" (1859: Id., 1999). Infine, come valente ritrattista, il M. effigiò Ferdinando I, Maria Luisa e Isabella di Borbone di Spagna (Napoli, conservatorio di S. Pietro a Majella: D'Alessio, 1993, p. 140) e un Ufficiale dei lancieri del real principe Ferdinando, del 1849 (collezione privata: Pisani, p. 479, fig. 17.61).

Il M. morì a Napoli il 20 maggio 1858.

Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. dell'Accademia di belle arti, B. I, serie Professori, sottoserie Fascicoli personali, cart. 17: Gennaro Maldarelli; C. Celano, Notizie del bello dell'antico e del curioso della città di Napoli(, a cura di G.B. Chiarini, II, Napoli 1856, p. 442; IV, ibid. 1858, p. 324; V, ibid. 1860, pp. 281, 439 s., 495; G.A. Galante, Guida sacra della città di Napoli (1872), a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, pp. 27, 220 s., 268, 292, 295; G. Ceci, Bibliografia per la storia delle arti figurative nell'Italia meridionale, II, Napoli 1937, nn. 490, 495 499, 501, 504, 520, 3764 s., 3986 s., 3990, 4181, 4184, 4827; C. Lorenzetti, L'Accademia di belle arti di Napoli (1752-1952), Firenze 1953, pp. 85, 96 s., 113, 219; F. Napier, Pittura napoletana dell'Ottocento, a cura di S. D'Ambrosio, Napoli 1956, pp. 38 s.; C. Garzya, Interni neoclassici a Napoli, Napoli 1978, pp. 94, 103, 112, 132, 138, 141, 145, 158; R. Causa, La pittura napoletana dell'Ottocento, in Catalogo dell'arte italiana dell'Ottocento, XIII, Milano 1984, pp. 18-20, 127, 313; L. Martorelli, La pittura dell'Ottocento nell'Italia meridionale (1799-1848), in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, I, pp. 475, 487, 511, 611, fig. 701; A. Porzio, ibid., II, pp. 894 s.; G. D'Alessio, in La pittura napoletana dell'Ottocento, a cura di F.C. Greco, Napoli 1993, pp. 139 s.; M. Picone Petrusa, Tradizione e "crisi dei generi". Collezionismo ed esposizione nella pittura napoletana tra il 1799 e il 1860, ibid., pp. 30, 35-37, 44, n. 96, tavv. 256-258; L. Martorelli, Aspetti della cultura figurativa a Napoli nel 1845, in Il Settimo Congresso degli scienziati a Napoli nel 1845. Solenne festa delle scienze severe (catal.), a cura di M. Azzinnari, Napoli 1995, pp. 55 s.; Id., La pittura napoletana nella prima metà dell'Ottocento, in Civiltà dell'Ottocento, I, Le arti figurative (catal.), a cura di N. Spinosa, Napoli 1997, p. 418; M. Pisani, ibid., pp. 479, fig. 17.61, 623; U. Bile, ibid., p. 380, fig. 16.35; A. Porzio, La quadreria di palazzo reale nell'Ottocento. Inventari e museografia, Napoli 1999, pp. 149 s.; C. Garzya Romano, Sul palazzo reale di Napoli nell'età di Ferdinando II, Napoli 2000, pp. 10 s., 13, 25, 28, 37, 49, 51, 53; A. Di Benedetto, La quadreria dei re: promozione, gusto e celebrazione al palazzo reale di Caserta da Ferdinando I a Francesco II, in Casa di re. Un secolo di storia alla reggia di Caserta: 1752-1860 (catal., Caserta), a cura di R. Cioffi, Milano 2004, pp. 224 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 589.

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