Washington, George

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Generale e uomo politico (Bridges Creek, Westmoreland, Virginia, 1732 - Mount Vernon, Virginia, 1799). Nominato comandante in capo dell'esercito americano nel 1775, fu presidente della Convenzione costituzionale di Filadelfia (1787) e poco dopo venne eletto primo presidente degli Stati Uniti d'America (1789), mandato che gli venne rinnovato una seconda volta. Di idee moderate, fautore di un rafforzamento dei poteri del governo federale, W. si affidò soprattutto all'opera del suo ministro del Tesoro, A. Hamilton, pur se cercò una difficile mediazione con le opposte istanze di cui era portavoce il suo ministro degli Esteri, Th. Jefferson, sostenitore delle prerogative degli stati rispetto al potere centrale.

Vita e attività

Figlio di un agiato proprietario terriero, nel 1752 intraprese la carriera militare e durante la guerra contro la Francia prestò servizio (1754-59) come ufficiale delle truppe coloniali impegnate al fianco dell'esercito britannico: distintosi nel portare in salvo i superstiti dopo la sconfitta patita dagli Inglesi a Monongahela (1755), ottenne il comando delle milizie della Virginia e nel 1758 contribuì alla conquista di Fort Duquesne (oggi Pittsburgh). Congedatosi col grado di colonnello, pur partecipando alla vita politica della Virginia come membro del locale parlamento (1759-74), si dedicò soprattutto alle grandi piantagioni di cui era diventato proprietario dopo aver sposato (1759) una ricca vedova, Martha Dandridge. Espressosi più volte in parlamento contro la politica coloniale britannica, W. fu uno dei sette delegati scelti per rappresentare la Virginia al primo Congresso continentale delle colonie (Filadelfia, 1774) e, scoppiate le ostilità con gli Inglesi, fu nominato dal secondo Congresso comandante in capo dell'esercito americano (1775). Liberata Boston nel marzo 1776, W. fu costretto il mese successivo ad abbandonare New York e fu ripetutamente sconfitto tra maggio e novembre dello stesso anno; dopo le vittoriose azioni di Trenton (dic. 1776) e Princeton (genn. 1777), dovette ancora subire l'occupazione di Filadelfia (sett. 1777) e la sconfitta di Germantown (ott. 1777). Durante il durissimo inverno del 1777-78, trascorso a Valley Forge, Pennsylvania, W. riuscì a ricostruire il morale di un esercito poco numeroso, privo di armamento ed equipaggiamento adeguati e ormai prossimo al tracollo; grazie anche all'alleanza stretta con la Francia, le sorti del conflitto mutarono e W., dopo aver sconfitto gli Inglesi a Monmouth (giugno 1778), poté contare dal 1780 sulle truppe francesi giunte in America al comando del conte di Rochambeau, col cui aiuto ottenne il 19 ott. 1781 la decisiva capitolazione di Ch. Cornwallis a Yorktown. Conclusosi il conflitto con la pace di Parigi (3 sett. 1783), W. lasciò il comando dell'esercitò e fece ritorno alla sua tenuta di Mont Vernon. Rappresentante della Virginia alla Convenzione costituzionale di Filadelfia (maggio-sett. 1787), ne fu eletto presidente e, dopo la ratifica da parte degli stati della Costituzione da essa elaborata, fu eletto con votazione plebiscitaria primo presidente degli Stati Uniti d'America (1789), carica nella quale fu confermato tre anni dopo (1792). L'amministrazione W. riassestò le finanze pubbliche, favorì la creazione di un sistema bancario nazionale e rafforzò contro i nativi le frontiere occidentali dell'Unione, mentre in politica estera si preoccupò soprattutto di tenere il paese lontano dai conflitti tra potenze europee: ciò si tradusse di fatto in un allontanamento dalla Francia rivoluzionaria (seguito dalle dimissioni del francofilo Jefferson) e nella conclusione di un trattato commerciale con la Gran Bretagna (1794). Rifiutata la candidatura per un terzo mandato presidenziale e ritiratosi nella sua tenuta (1797), W. accettò la nomina a luogotenente generale dell'esercito quando (1798) i rapporti con la Francia peggiorarono al punto da far temere lo scoppio di un conflitto.

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