BOULANGER, Georges-Ernest-Jean-Marie

Enciclopedia Italiana (1930)

BOULANGER, Georges-Ernest-Jean-Marie

Giuseppe GALLAVRESI

Generale e uomo politico francese, nato a Rennes il 29 aprile 1837, morto a Bruxelles il 30 settembre 1891. Avviatosi alla carriera militare, prese parte alla campagna d'Italia del 1859, e fu ferito a Turbigo. Militò poi in Algeria e nell'Indo-Cina e dal 1866 al 1870 fu uno dei comandanti della scuola militare di Saint-Cyr. Partecipò alla difesa di Parigi contro i Prussiani, rimanendo ferito alla battaglia di Champigny, e ancora una volta nella ripresa della capitale, dopo la repressione della rivolta comunarda. Promosso generale di brigata, nel 1880 fu inviato in missione negli Stati Uniti d'America. Al ritorno, fu nominato direttore della fanteria nel Ministero della guerra e nel 1884 ebbe il comando della divisione delle truppe francesi d'occupazione in Tunisia, da dove, venuto a conflitto con le autorità civili e avendo biasimato in un ordine del giorno la punizione, a suo parere inadeguata, d'un emigrato italiano che aveva colpito un ufficiale francese, dovette rimpatriare alla fine del 1885. Sebbene la sua carriera fosse stata accelerata per la protezione del duca d'Aumale, il B. divenne il generale favorito dei radicali allora al potere, e il 7 gennaio 1886 fu nominato ministro nel gabinetto Freycinet, carica da lui mantenuta anche nel gabinetto Goblet, segnalandosi per un'attitudine particolarmente fiera di fronte alla Germania, in occasione d'incidenti di frontiera verificatisi nell'aprile del 1887. Il principe di Bismarck se ne prevalse per giustificare, di fronte al Reichstag germanico, l'accrescimento delle spese militari. Accanto a mutazioni puramente esteriori, come il permesso ai militari di lasciarsi crescere la barba, il B. promosse trasformazioni abbastanza profonde nell'organizzazione militare, quali la ferma triennale, e ordinò la costruzione di vasti baraccamenti nei territorî di frontiera. Il Rouvier, succedendo al Goblet, si ribellò alla pressione che una parte dell'opinione pubblica e la stampa volevano esercitare su di lui imponendogli di conservare il B. nel gabinetto da lui formato; invece, l'irrequieto generale ebbe la nomina a comandante del 13° corpo d'armata stanziato nell'Alvernia. La sua partenza per Clermont-Ferrand (7 luglio 1887) diede origine a una grande dimostrazione in suo favore. Il Rochefort, che aveva combattuto il Secondo impero e difeso la Comune, si costituì suo fanatico paladino. A quel modo che l'anno innanzi si era battuto alla pistola col monarchico Lareinty, il B. sfidò uno dei capi repubblicani, il Ferry, che lo aveva chiamato "Général de café-concert". Concesse interviste a giornalisti, non trattenendosi dal criticare alcuni atti del suo successore al Ministero della guerra, generale Ferron, il quale allora lo mise agli arresti; e poiché il B. era andato ripetutamente a Parigi senza permesso, nominò una commissione d'inchiesta di cinque generali, che non esitarono a suggerirne il collocamento in disponibilità.

Il B. si presentò quindi come candidato alla deputazione nel dipartimento del Nord, e fu eletto (1888). Nel suo programma elettorale aveva propugnata la revisione della costituzione del 1875, che era allora richiesta dai radicali, desiderosi di limitare i poteri del senato e del presidente della repubblica, e al tempo stesso da molti gruppi monarchici, a cominciare dai bonapartisti plebiscitarî fino al conte di Parigi. Malgrado l'appoggio di partiti così disparati, la sua proposta di revisione fu respinta dalla camera dei deputati e lo spettacolo dell'ibrida coalizione che lo sosteneva risvegliò le diffidenze dei repubblicani moderati, che furono spinti a riavvicinarsi ai radicali per la difesa del regime. L'allarme divenne più forte quando la stessa capitale rinnovò l'investitura del B., nominandolo deputato a grande maggioranza. Il generale non nascose il suo proposito d'aspirare alla presidenza della Repubblica, ritenuta dai più una semplice tappa verso la restaurazione della monarchia. Il ministro dell'Interno, Constant, iniziò silenziosamente una procedura giudiziaria, imputando del delitto di alto tradimento il B.; il quale, preso d'un tratto dal panico, fuggì a Bruxelles il 1° aprile 1889. L'incanto era rotto; e mentre i capi della destra quasi arrossivano d'essersi illusi di aver trovato nel B. uno strumento delle loro rivendicazioni monarchiche, al fuggitivo generale rimanevano fedeli gli elementi più accesi, come il poeta Deroulède. Condannato in contumacia, il B. si rifugiò nell'isola di Jersey, rapidamente dimenticato da quelle masse popolari di cui era stato l'idolo per ben tre anni; afflitto per la morte di madame de Bonnemain, alla quale era devotissimo, il B. si suicidò a Bruxelles sulla tomba di lei.

Bibl.: S. Simon, Souviens-toi du 2 décembre, Parigi 1889 (Raccolta di scritti polemici contro il Boulanger); Verly, Le général Boulanger et la conspiration monarchique, Parigi 1893.

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