Geremìa (ebr. Yirmēyāh[ū], gr. ‛Ιερεμίας, lat. Ieremias). - Profeta ebreo, le notizie sul quale sono raccolte nel libro biblico che ne porta il nome. Nato in Anatot intorno al 645 a. C., ebbe la vocazione profetica nell'anno 13º del re di Giuda Giosia. Gli elementi fondamentali della sua predicazione sono i seguenti: condanna della corruzione morale e religiosa del popolo; preannunzio dell'invasione straniera dal nord (Babilonesi), come punizione delle colpe commesse; ostilità alla politica filo-egiziana, come insufficiente a evitare tale invasione, e raccomandazione della fiducia in Yahweh. Questa predicazione non poteva non riuscire sgradita ai sovrani e alla classe dominante, perciò G. fu perseguitato e imprigionato a più riprese. Quando, sotto il re Sedecia, i Babilonesi conquistarono Gerusalemme, G. fu trattato con deferenza e in un primo tempo rimase in Palestina presso il governatore Godolia; più tardi, però, Godolia fu assassinato e G. costretto dagli uccisori a seguirli in Egitto. Qui continuò la sua predicazione, ma nulla di preciso sappiamo sulla sua fine.
Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 53 (2000)
Nacque a Udine nella prima metà del sec. XVI dalla famiglia Bucchi, cognome da lui utilizzato spesso, insieme con il più raro Gorzotti e il soprannome Del Minio. Avviato alla vita religiosa, entrò giovane nel convento di S. Francesco della sua città, dove pronunziò i voti di minore conventuale. Quindi ...
Secondo dei profeti maggiori; nelle edizioni della Bibbia la raccolta dei suoi oracoli (52 capitoli) segue immediatamente quella più ampia di Isaia (66 capitoli). Geremia visse fra il VII e il VI secolo a.C. (circa 650-570), in un periodo molto movimentato della storia del popolo ebraico.
All'egemonia ...
(‛Ιερεμίας Κακαβέλας). - Monaco cretese, intraprese lunghi viaggi per brama di sapere. Visitò l'Asia Minore: fu a Lipsia e a Vienna: nel 1687 è igumeno del monastero di Plavicenii. Passò alla corte di Costantino Cantemir a IaŞi, divenendo istitutore del figlio Demetrio e professore nell'accademia (1698). ...
geremìade s. f. [dal fr. jérémiade, dal nome del profeta Geremia, con allusione alle Lamentazioni a lui attribuite (v. lamentazione)]. – Piagnisteo, discorso lamentoso e importuno: continue, noiose geremiadi.