MALASPINA, Germanico. - Nacque intorno al 1547, secondogenito di Girolamo Ambrogio, detto Comparino, dei marchesi di Malaspina del ramo di Tresana e Lusuolo che si estinse nel 1651, e della prima moglie Susanna Malaspina, figlia del marchese Morello di Mulazzo, probabilmente a Parma, dove il padre era al servizio del duca. Suo fratello Alessandro fu ufficiale dell'esercito di Alessandro Farnese nelle Fiandre e poi membro del Consiglio di guerra dei Paesi Bassi spagnoli a Bruxelles, dove fu ucciso nel 1613.
Finiti gli studi a Perugia con il titolo di doctor utriusque iuris, il M. intraprese la carriera ecclesiastica sotto Pio V. Grazie all'appoggio del cardinale Alessandro Farnese, nel 1572 accompagnò in Spagna, in veste di segretario, il nunzio Niccolò Ormaneto. Dopo la morte di quest'ultimo nel 1577 e il passaggio della nunziatura a Filippo Sega, il M. tornò a Roma nel 1578 e, su interessamento di Filippo II, fu nominato da Gregorio XIII camerario segreto. L'anno successivo fu inviato a Parma per consegnare la rosa d'oro alla duchessa Margherita d'Austria.
Nel 1580 Gregorio XIII, su richiesta dell'arciduca Carlo d'Asburgo, decise di fondare una nunziatura ordinaria per l'Austria Interiore (Stiria, Carinzia, Carniola, Gorizia e parte della Croazia). A causa della continua minaccia dei Turchi, il sovrano dipendeva dalle concessioni di denaro della nobiltà, la cui maggioranza era protestante, e che, sfruttando la situazione, aveva ottenuto importanti libertà religiose. Il culmine fu raggiunto con la Dieta generale di Bruck del 1578, che ebbe un effetto complessivamente allarmante sui principi cattolici vicini e spinse la Curia a stabilire una nunziatura permanente con sede a Graz. Poiché Alessio Stradella, inizialmente destinato all'incarico, era morto durante il viaggio, il M., che aveva ricevuto le sue istruzioni il 5 sett. 1580, divenne di fatto il primo nunzio in Stiria.
Nelle udienze presso il sovrano e tramite informazioni del vicecancelliere di corte Wolfgang Schranz e dei gesuiti, il M. poté farsi un quadro della precaria condizione del cattolicesimo in Austria Interiore. Hans Friedrich Hoffmann, amministratore delle ricche terre del vescovato di Bamberga in Carinzia, era considerato uno dei più importanti esponenti del protestantesimo in questa zona. Insieme con il nunzio presso la corte imperiale Orazio Malaspina, suo lontano parente, il M. cercò di allontanare da Villach il reggente del vescovo di Bamberga, che costituiva l'ostacolo principale per il ripristino delle strutture ecclesiastiche in Carinzia. Ci riuscì però soltanto alla fine della sua missione. Ma il compito principale del M. fu ottenere l'appoggio dell'arciduca Carlo contro ulteriori rivendicazioni confessionali dei protestanti e la revoca delle concessioni religiose già accordate.
Accanto alla restaurazione del cattolicesimo in Austria Interiore, la lotta contro i Turchi costituì la seconda grande tematica della nunziatura. Attraverso il M. passavano i sussidi papali per la difesa dei confini militari, tra l'altro quelli per la costruzione della fortezza di Karlovac. Il rafforzamento del fronte cattolico in Europa sudorientale contro gli Osmani doveva servire anche a un accordo duraturo tra Asburgo e Venezia, per il quale il M. dovette adoperarsi, ricercando la composizione di vecchie liti per i confini e del problema degli Uscocchi, al servizio degli Austriaci, che attaccavano le navi veneziane nell'Adriatico.
Nell'estate del 1582 il M. partecipò, come terzo rappresentante della Curia, insieme con il cardinal legato Ludovico Madruzzo e il nunzio presso l'imperatore Giovanni Francesco Bonomi, alla Dieta imperiale di Augusta, in cui vennero trattati, tra gli altri temi, la questione religiosa e il pericolo turco. Il M. ottenne anche che i rappresentanti della nobiltà protestante dell'Austria Interiore, che si lamentavano dell'arciduca Carlo, non trovassero ascolto presso l'imperatore Rodolfo II.
La grave crisi politica e confessionale scatenata dalla conversione di Gebhard Truchsess von Waldburg, arcivescovo di Colonia e principe elettore, portò il M. nella primavera del 1583 a Colonia, dove, insieme con il commissario pontificio Minuccio Minucci e al Bonomi, poté condurre l'elezione del duca Ernesto di Baviera ad arcivescovo, fatto decisivo per il consolidamento del cattolicesimo a Colonia e in tutta la Renania.
All'inizio dell'ottobre 1584 il M. fu chiamato a sostituire Bonomi come nunzio alla corte imperiale. Dopo aver istruito il suo successore, Giovanni Caligari, partì per Praga, dove giunse il 13 dicembre.
Mentre si era impegnato, invano, a comporre la disputa tra l'imperatore e il pontefice per Borgo Val di Taro, riuscì a operare la riconciliazione auspicata dalla Curia tra Rodolfo II e il re di Polonia, Stefano Báthory, con un accordo sui domini rivendicati da entrambi in Ungheria.
Con grande cura il M. si dedicò ai disordini religiosi a Strasburgo, Aquisgrana, Augusta e Glogau. Inoltre alla corte imperiale cercò sostegni per Ernesto di Baviera nella lotta contro Truchsess von Waldburg e i suoi seguaci che si stava ampliando a conflitto internazionale.
Anche il conflitto religioso in Francia fu seguito con grande attenzione dal M., che tentò di bloccare alla corte imperiale gli sforzi del re Enrico di Navarra per ottenere appoggio alla sua politica mediante l'invio di truppe da parte dei principi protestanti dell'Impero, e a tale proposito scrisse un memoriale.
Sisto V - irritato per il procedere formale adottato dal M. nella questione della visita boema - gli annunciò già nell'estate del 1585 che ben presto sarebbe stato richiamato da Praga, un provvedimento contro il quale Rodolfo II si adoperò invano. A malincuore, dopo l'arrivo del successore Filippo Sega, il M. lasciò la corte imperiale, e il 7 giugno 1586 tornò a Roma, dove venne accolto con freddezza dal papa. Trascorse gli anni successivi in Italia, dedicandosi all'amministrazione della sua diocesi e alle questioni familiari.
Solamente sotto Gregorio XIV la carriera diplomatica del M. riprese. Dopo essersi recato, su incarico del pontefice, nell'aprile del 1591 a Napoli per trattative sull'acquisto di grano con il viceré Juan de Zuñiga, fu nominato nunzio per il Regno. I punti più importanti della missione napoletana riguardavano la difesa della giurisdizione e delle immunità ecclesiastiche nonché l'esazione di denaro che spettava alla Camera apostolica.
Nel novembre 1591 il M. successe ad Annibale Di Capua come nunzio in Polonia. Nel viaggio di ritorno da Napoli a Roma rischiò di essere catturato dal corsaro algerino Amurat. La partenza per la Polonia tuttavia fu rimandata fino alla fine del maggio 1592, in quanto il nuovo papa Clemente VIII solo dopo lunghe riflessioni decise di confermare il Malaspina. Durante il viaggio a Innsbruck discusse con l'arciduca Ferdinando della crisi confessionale apertasi a Strasburgo nel contesto della vacanza della sede episcopale. Il 23 luglio il M. entrò solennemente a Cracovia e due giorni dopo fu ricevuto dal re.
Al centro della missione polacca del M. vi era in primo luogo l'intenzione del re di Polonia Sigismondo III Vasa di far valere il suo diritto ereditario sul Regno di Svezia alla morte di Giovanni III Vasa e rinunciare al trono polacco a favore di un arciduca asburgico. In Polonia tuttavia il cancelliere Jan Zamoyski si opponeva fortemente a questi progetti. Il M. riuscì comunque a mediare tra i vari gruppi e nel 1593 accompagnò Sigismondo in Svezia per l'incoronazione. Le aspettative politiche e confessionali legate all'impresa tuttavia non si concretizzarono: invece della restaurazione pianificata, si giunse a una completa eliminazione del cattolicesimo in Svezia. La confisca e la distruzione del convento di monache di S. Brigida a Vadstena addolorò particolarmente il Malaspina. Nel 1599 Sigismondo dovette rinunciare al trono svedese.
Dalla fine del 1592 il papa tentava, con diverse iniziative, di far entrare la Polonia in una alleanza con l'imperatore contro l'Impero ottomano, tuttavia il cancelliere polacco era contrario a rompere la tregua con il sultano e la posizione antimperiale del M. si rivelò controproducente per il progetto. Di ciò si lamentò con parole taglienti il suo collega alla corte imperiale Cesare Speciano. Infine Clemente VIII inviò Benedetto Mandina come nunzio straordinario a Praga e Varsavia, seguito dal legato Enrico Caetani. Anche questi tentativi di muovere il re polacco verso una lega antiturca fallirono, e il cardinal Caetani ne diede la colpa al Malaspina.
Nel settore ecclesiastico il M. riuscì a ottenere un successo con il sostegno di una parte dei vescovi e dei laici ruteni ortodossi, che aspiravano all'unione con Roma: nell'agosto 1595 a Brest vennero stilati gli articoli di unione, poi confermati dal papa. Inoltre il M. poté riferire che il numero di protestanti in Polonia e Lituania continuava a diminuire, soprattutto grazie alla nomina di parroci e amministratori validi.
Quando nell'aprile 1598 il M. lasciò la Polonia, ottenne non solo dal re ma anche da numerosi ecclesiastici e politici grandi lodi per il suo operato, che aveva mirato all'accordo tra i vari gruppi all'interno del Regno.
A metà luglio incontrò a Ferrara Clemente VIII. L'anno successivo lo dedicò alla sua diocesi prima di partire, nel giugno 1599, come nunzio straordinario in Transilvania per impedire che il cardinale e neoprincipe Andreas Báthory stringesse alleanza con i Turchi. Dopo essere passato a Venezia, Vienna, dove parlò del suo incarico con l'arciduca Mattia, e Cluj, giunse ad Alba Iulia, dove si trattenne soltanto fino a dicembre, in quanto l'uccisione del cardinale-principe aveva reso superflua la missione.
Nel settembre 1600 accompagnò il cardinale Pietro Aldobrandini a Firenze, dove si celebrarono per procura le nozze di Maria de' Medici con Enrico IV. L'anno successivo scrisse per lo stesso cardinale il Dialogo sopra lo stato spirituale e politico dell'Imperio e delle provincie infette di heresie.
Il M. morì all'inizio del dicembre 1603 a San Severo e fu sepolto nella cattedrale.
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