GERMANO I patriarca di Costantinopoli, Santo

Enciclopedia Italiana (1932)

GERMANO I patriarca di Costantinopoli, Santo

Mario Niccoli

Nato circa il 634, morì "quasi centenario". Figlio del patrizio Giustiniano, quando questi fu messo a morte da Costantino IV, G. protestò, fu reso eunuco e incorporato (669) nel clero di S. Sofia. Vescovo di Cizico nel 705 (?) partecipò come tale al concilio di Costantinopoli del 712 sottoscrivendo la riabilitazione del monotelismo (v.), imposta dall'imperatore Filippico. Alla morte del patriarca Giovanni VI fu (715), col consenso "del santissimo prete Michele apocrisario della Santa Sede", trasferito alla sede di Costantinopoli e subito (718 o 719) in un concilio condannò il monotelismo. Indirizzò in seguito una lettera dogmatica sulle due nature in Cristo alla Chiesa armena per condurla dal monofisismo all'ortodossia: ma il tentativo fallì. Istituì uno speciale ufficio liturgico (ὁ ἀκάϑιστος ὕμνος) di ringraziamento alla Vergine per la protezione da lei accordata a Costantinopoli durante gli assedî del 626, 677 e 718. Scoppiata la crisi iconoclastica (725), G. fu l'anima della resistenza al decreto contro le immagini (726) di Leone III Isaurico e (gennaio del 728) piuttosto di sottoscrivere ad esso abbandonò il patriarcato ritirandosi nei suoi possessi di Platanion. Fu anatemizzato dal conciliabolo di Hieria (753-54) e riabilitato dal VII concilio ecumenico (787).

Abbiamo di lui pochi scritti (Leone III ordinò che fossero tutti bruciati). Fra quelli registrati sotto il suo nome (Patrol. Graeca, XCVIII, coll. 39-453) sono effettivamente suoi, oltre la lettera agli Armeni, un Περὶ τοῦ ὅρου τῆς ζωῆς, uno scritto sui sinodi e le eresie, tre lettere sulla questione delle immagini, nove omelie (in stile molto retorico; di queste notevolissime alcune per la storia del culto della Madonna; due sono forse posteriori), alcune poesie e pochi altri scritti dubbî o spurî. È quasi certamente posteriore a G. la spiegazione della liturgia che va sotto il suo nome: la più antica opera che intravede nella Messa una esposizione drammatica della passione e resurrezione.

Bibl.: K. Krumbacher, Gesch. der byz. Litteratur, 2ª ed., Monaco 1897, pp. 66-67; J. B. Pitra, Juris ecclesiasticis Graecorum historia, II, Roma 1868, pp. 295-300; J. Pargoire, L'église byzantine, Parigi 1905, passim; Papadopoulos Kerameus, Μαυροκουδάτειος βιβλιοϑήκη ἀνεκδοτα ἑλλενικά, II, Costantinopoli 1884, pp. 3-17; K. J. Hefele e H. Leclercq, Histoire des conciles, III, Parigi 1910; F. Cayré, in Dict. de théol. cath., VI, coll. 1300-1309.

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