CAMPAGNA, Gerolamo

Enciclopedia Italiana (1930)

CAMPAGNA, Gerolamo

Giulio Lorenzetti

Architetto e scultore, nato a Verona fra il 1549 e il 1550; viveva ancora nel 1626, a Venezia. Scolaro di Danese Cattaneo a Verona, lo seguì a Venezia e a Padova, divenendone fedele aiuto e collaboratore: e la sua prima opera firmata (1572), la grande statua del doge Leonardo Loredan, fu da lui eseguita per il monumento funebre a quel doge in Ss. Giovanni e Paolo ideato ed eseguito in gran parte dal Cattaneo. Segue il rilievo con un Miracolo di Sant'Antonio, nella cappella del Santo a Padova, scultura rimasta interrotta per la morte del Cattaneo (1573), a cui era stata commessa, e ultimata dal C. nel 1577.

La feconda operosità del C. si svolse principalmente a Venezia, a Padova e a Verona.

A Venezia è il nucleo più importante e significativo della sua produzione. Accanto a opere minori, grandeggiano, per mole e per nobiltà di concezione, l'altare marmoreo ora restaurato nella cappella del Rosario in Ss. Giovanni e Paolo; il monumentale gruppo bronzeo eseguito, per suggerimento del pittore Antonio Vassilacchi, sull'altar maggiore in San Giorgio Maggiore; il grandioso altare marmoreo, con statue e piccoli bronzi, in San Lorenzo; il Crocifisso con S. Marco e S. Francesco sull'altar maggiore del Redentore; in S. Giacometto di Rialto il S. Antonio abate ed Angeli, in bronzo, d'ispirazione vittoriesca; il monumento funebre classicheggiante al doge Pasquale Cicogna (morto nel 1595), ai Gesuiti; le sculture a rilievo, statue e ritratti, eseguite per due altri grandiosi monumenti funebri, l'uno del doge Marin Grimani (morto nel 1605) e della sua consorte in S. Giuseppe di Castello, l'altro del procuratore Andrea Dolfin, in S. Salvatore. L'altare da lui architettato in quest'ultima chiesa, per i Dolfin, con la statua della Vergine col Putto, e l'altro ricchissimo in S. Giuliano, col rilievo del Cristo morto sostenuto da due angeli, costituiscono le sculture più singolari e più tipiche del maestro. Fuori di Venezia, oltre che a Padova dove collaborò, con l'architetto Cesare Franco, nella disgraziata ricostruzione dell'altar maggiore nella basilica del Santo, si trovano sue opere a Bassano, a Urbino, a Verona, dov'è principalmente da notare il rilievo in bronzo dell'Annunciazione, ora collocata ai lati del portale d'ingresso del palazzo del Consiglio. Viene inoltre assegnato al C. un gruppo di piccole sculture in bronzo, statuette ornamentali, alari da camino, ecc., esistenti in varie collezioni pubbliche e private.

Attraverso l'avviamento avuto dal Cattaneo, il C. può essere considerato "l'ultimo della scuola vecchia del Sansovino", e le forme sansoviniane, infiacchite e ammanierate, continuò a ripetere pressoché inalterate nelle molte sue opere, in cui spesso si valse dell'aiuto del fratello Giuseppe, morto a Venezia nel 1626. Nonostante la fama raggiunta, di rado seppe imprimere vera altezza d'arte e forte personalità alle sue opere: palladiano, non senza spunti ornamentali barocchi, in architettura, fu inferiore, come scultore, al suo emulo Alessandro Vittoria. (V. tavv. CXI-CXII).

Bibl.: T. Temanza, Vite dei più celebri architetti e scultori veneziani che fiorirono nel secolo XVI, Venezia 1778, pp. 519-528; F. Milizia, Memorie degli architetti antichi e moderni, Bassano 1781; L. Cicognara, Storia della scultura ecc., V, Prato, 1824, p. 282; P. Selvatico, Sulla architettura e sulla scultura in Venezia, Venezia 1847, p. 398; P. Paoletti, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, V, Lipsia 1911 (con la bibl. precedente); L. Planiscig, Venezianische Bildhauer der Renaissance, Vienna 1921, p. 527 e segg.; G. Lorenzetti, Venezia ed il suo estuario, Milano 1927.

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