SERIPANDO, Gerolamo

Enciclopedia Italiana (1936)

SERIPANDO, Gerolamo

Nicola Nicolini

Nato a Napoli il 6 maggio 1493, Troiano S. (Gerolamo all'atto della vestizione) fuggì, a dodici anni, nel convento di San Domenico Maggiore, donde passò, per stabilirvisi definitivamente (1507), presso gli agostiniani. Agli studî di grammatica, giurisprudenza, teologia e filosofia diede i suoi anni migliori. Ordinato sacerdote (1513) e divenuto segretario del suo generale Egidio da Viterbo, alternò la sua incipiente attività di predicatore (1516) con nuovi studî di filosofia e teologia, che gli valsero (1518) la nomina a magister studii e l'insegnamento della teologia nell'università di Bologna. Ritornato (1523) a Roma e poi a Napoli, e creato vicario generale dell'ordine, il S. riprese la predicazione e gli studî; e, se pur non ebbe dimestichezza col Valdés, conobbe allora da vicino il movimento da lui creato, mercé le numerose amicizie ch'egli contava fra i seguaci di lui, quali P. Carnesecchi, G. Priuli, M.A. Flaminio, G. Caracciolo, R. Polo e segnatamente G. Gonzaga, con la quale tenne attiva corrispondenza fino alla vigilia della morte. Troppo ortodosso per partecipare al movimento del Valdés, auspicava tuttavia una riforma profonda della Chiesa; e, creato (1538) priore generale, cominciò ad attuarla di fatto, prima nel suo ordine mercé una scrupolosissima visita ai monasteri agostiniani d'Italia, di Francia e di Spagna (1539-42), poi con un'attivissima partecipazione alle Consulte e ai primi lavori del concilio di Trento, ove sostenne il valore della predicazione e la necessità di affidarla ai regolari, e propose la discussione sulla questione della doppia giustizia, inerente e imputata, che avrebbe in parte ammesso il principio della giustificazione per la fede, ma che fu, per altro, respinta dal concilio medesimo (1546-47). Ritornato a Napoli (1550) e rifiutata la cattedra vescovile di Aversa, il S. abdicò altresì al generalato (1551) e riprese gli studî (fondò allora la biblioteca di S. Giovanni a Carbonara), finché una missione diplomatica per la città di Napoli (1553), conducendolo a Bruxelles presso Carlo V, gli diede modo di ottenere l'arcivescovato di Salerno (1554). L'elezione (1559) di Pio IV coronò la sua carriera: aveva ricusato (1560) la cappellania maggiore del regno di Napoli, quando, chiamato a Roma da un breve papale, fu nominato (1560) inquisitore ed ebbe, infine (1561), il cardinalato, per cui era in predicato sino dal 1544. Fondò allora la tipografia vaticana, destinata, nella sua mente, a pubblicare prevalentemente edizioni canoniche di libri sacri, in concorrenza delle edizioni protestanti, e ottenne ch'essa fosse affidata a P. Manuzio; ma non poté attendervi a lungo, perché, nominato (25 marzo 1561) legato pontificio a quel concilio, dové ripartire per Trento, ove, mercé un intensissimo lavoro preparatorio, si sforzò di risolvere, forse più di quanto la curia papale non avrebbe voluto, tesi diverse e opposte in formule conciliative; e riuscì a ottenere (1562) che solo i legati dovessero proporre gli oggetti per la discussione, accettando, per altro, suggerimenti, in privato, da tutti i prelati; e a fare adottare il principio di votazione per testa, a cui i vescovi stranieri, causa la grandissima maggioranza degl'italiani, erano quanto mai avversi. Mentre insisteva presso la curia romana per la stampa d'una bibbia canonica, preparò lo schema per ben sei commissioni di riforma (ordini, matrimonio, regime ecclesiastico, monasteri, teologi minori, messa) e fece sancire l'obbligo della residenza per i vescovi (v. controriforma). Se non che l'intenso lavoro e il rigore del clima furono fatali alla sua malferma salute: il 17 marzo 1563 morì. Fu sepolto nella chiesa di San Marco di Trento.

Opere principali: a) a stampa: Novae constitutiones Ordinis augustiniani, Venezia 1549; Oratio in funere Caroli V imperatoris max., Napoli 1559; Prediche... sopra il simbolo degli Apostoli, dichiarato coi simboli del concilio Niceno et di Santo Athanasio, Venezia 1567; In d. Pauli epistulas ad Romanos et Galatas Commentaria, Napoli 1601; Commentarium in epistolam divi Pauli ad Galatas, Venezia 1569; De arte orandi, seu expositio Symboli Apostolorum, Lovanio 1689; b) manoscritti: Carteggio, Biblioteca naz. di Napoli, XIII, Aa. 47-65; Diarium (1513-62), ivi, VIII, G. 42; Conciones, ivi, VIII, A. 3; Sylva rerum (spunti per la predicazione), ivi, VIII, Aa. 21-6; Prediche... sul Pater noster, ivi, XIII, Aa. 44; Trattato sulla giustificazione, ivi, XIII, Aa. 23; Commentaria in epistolas divi Pauli ad Corinthios et in I ad Thessalonicenses, ivi, VII, A. 36; Quaestiones de natura divina, ivi, VIII, E. 40; Farrago gestorum in Concilio tridentino, ivi, IX, A. 48-50.

Bibl.: L. Amabile, Il Santo Officio della Inquisizione in Napoli, I, Città di Castello 1892, pp. 128, 153 segg.; G. Algranati, G. S., ivi 1923, passim.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

TAG

Concilio di trento

Egidio da viterbo

Città di castello

Regno di napoli

Giurisprudenza