BUFALINO, Gesualdo

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

BUFALINO, Gesualdo

Riccardo D'Anna

BUFALINO, Gesualdo (App. V, i, p. 436)

Scrittore, morto a Vittoria (Ragusa) il 14 giugno 1996. Nel 1992 sono apparsi un primo volume di Opere. 1981-1988, a cura di M. Corti e F. Caputo, nonché una nuova edizione di Diceria dell'untore, a cura di F. Caputo, che comprende pagine inedite e gli archivi dell'opera. Al 1996 - accresciuta dai Senilia - risale invece l'edizione definitiva della raccolta poetica L'amaro miele. Postumi (1996) sono stati riuniti, col titolo L'enfant du paradis. Cinefilie (prefazione di V. Zagarrìo e postfazione di A. Di Grado), tutti gli scritti di B. sul cinema, arricchiti in appendice dalla bozza di sceneggiatura per Argo il cieco (di mano dello stesso B.) e da un indice dei film visti, redatto nel corso degli anni, sempre dall'autore, con filologica cura.

Copiosa è stata la produzione degli ultimi anni. In Calende greche. Ricordi d'una vita immaginaria (1990), i più diversi registri stilistici (dalla lirica alla prosa, dall'interludio epistolare alle accensioni aforistiche) concorrono al dipanarsi delle diverse fasi di una vicenda che l'autore lascia volutamente sospesa fra memoria autobiografica e invenzione romanzesca. Qui pro quo (1991), dall'autore stesso definito "escursione domenicale nei territori del giallo", si presenta come un divertito omaggio al genere poliziesco, che - forte della lezione novecentesca del giallo senza soluzione e non consolatorio (Sciascia, Dürrenmatt) - sviluppa i motivi usuali della riflessione letteraria di B.: frode della parola e verità della pena.

Il 'maraviglioso' fanciullesco nei toni dell'epopea cavalleresca siciliana, fra commossa partecipazione memoriale e nostalgico commiato, è la ragione più intima de Il Guerrin Meschino. Frammento di un'opra dei pupi (1993). Chiude la parabola del romanziere Tommaso e il fotografo cieco ovvero Il Patatràc (1996), ove B. ha sperimentato nuovamente soluzioni vicine al poliziesco classico, sebbene l'occasione più esterna della scrittura (un racconto di mafia riletto entro il diario di un aspirante scrittore ritiratosi nel seminterrato di un grande condominio) preludesse al disagio epistemologico caro all'autore (incongruenze e disorientamento, l'osservare da un finestrino di scantinato come da una caverna platonica le ombre della vita, l'invenzione debitrice della realtà e non viceversa), in un tessuto narrativo dove si occultano, come sovente in B., echi autobiografici e allusioni colte. Notevoli le pagine sulla Sicilia e sulla figura e l'opera di L. Sciascia contenute ne Il fiele ibleo (1995).

bibliografia

Nuove effemeridi. Rassegna trimestrale di cultura, 1992, 18 (nr. monografico dedicato a G. Bufalino);

M. Onofri, Introduzione a G. Bufalino, Argo il cieco, Milano 1994;

G. Traina, Introduzione a G. Bufalino, Calende greche, Milano 1995.

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