Gesuiti

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

gesuiti

Guido Mongini

Il sacerdozio come milizia spirituale

I gesuiti, o Compagnia di Gesù, furono fondati da sant'Ignazio di Loyola nel 1540 e divennero molto presto uno dei maggiori ordini religiosi della Chiesa cattolica. Inventori di nuove forme di apostolato e convinti dell'importanza dell'istruzione sul piano religioso e politico, diedero vita a una rete di scuole attiva in tutta Europa e nei territori di missione extraeuropei. Per la loro grande capacità organizzativa e culturale divennero molto potenti e nel corso del Settecento la loro autonomia attirò l'ostilità degli Stati assoluti, che ottennero dal papa la soppressione dell'ordine nel 1773. La Compagnia di Gesù fu ricostituita nel 1814 e riacquistò in breve tempo un ruolo centrale nel mondo cattolico

La fondazione

Nato nel 1491, Ignazio di Loyola era un ex soldato spagnolo che dopo una grave ferita e una conversione interiore (1521) aveva cambiato vita, dedicandosi alla predicazione e all'apostolato verso i laici, uomini e donne, a cui insegnava i suoi Esercizi spirituali. La sua attività attirò i sospetti dell'Inquisizione spagnola, che lo processò ad Alcalá de Henares e a Salamanca nel 1526-27. A Ignazio fu proibito di predicare, in quanto non aveva studiato teologia, e così egli decise di recarsi a Parigi per apprenderla. Qui incontrò i nove compagni con i quali molti anni dopo (1540), a Roma, avrebbe fondato il nuovo ordine religioso della Compagnia di Gesù.

Gli Esercizi spirituali

Il libretto degli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola rappresenta l'elemento più importante per l'identità religiosa dei gesuiti e per la loro storia. Ancor più che nelle Costituzioni, è in questo libro che si concentra il pensiero religioso di Ignazio e la sua stessa esperienza di vita. Egli iniziò a lavorare agli Esercizi all'inizio della sua conversione e continuò a perfezionarli fino ai primi anni Quaranta. Il libro fu approvato ufficialmente da papa Paolo III nel 1548, nonostante le accuse di eresia che da più parti venivano rivolte contro di esso.

Gli Esercizi spirituali sono un libro molto particolare. Non sono destinati a una semplice lettura, ma devono essere messi in pratica. Infatti contengono una lunga serie di cose da fare, come preghiere, meditazioni, ritiri, esami di coscienza. Essi avvengono sotto la guida di un direttore. Lo scopo cui il libro tende è quello di aiutare una persona, attraverso una sequenza fissa di esercizi giornalieri distribuiti su quattro settimane, a regolare la propria condotta e a compiere scelte importanti ‒ ossia a prendere una decisione di vita, come sposarsi o entrare in un ordine religioso (anche diverso dalla Compagnia di Gesù), o accettare un lavoro piuttosto che un altro ‒ seguendo un criterio preciso: che tale scelta sia fatta seguendo la volontà di Dio. Così, l'esercitante cerca di prendere una decisione che riguarda la sua vita personale e che sia al tempo stesso gradita a Dio. A ben vedere, dunque, gli Esercizi spirituali sono un libro che insegna a chi lo legge un modo per interrogare, per fare domande a Dio sulle scelta della propria esistenza e per interpretare le sue risposte. Questo metodo ebbe un grande successo e contribuì a diffondere la pratica di instaurare un rapporto stretto con un direttore spirituale che aiuta il discepolo a regolare la propria vita, religiosa e non.

Le nuove proposte religiose

All'inizio i gesuiti ebbero molte difficoltà. In quegli anni la Chiesa cattolica era impegnata nell'opera di 'riconquista' delle popolazioni che avevano aderito alla Riforma protestante. Le molte novità introdotte da Ignazio e dai suoi compagni sembravano pericolose: quali erano queste novità? Rispetto agli altri ordini religiosi, sia monastici (come i benedettini) sia mendicanti (come i frati francescani o domenicani), il modello religioso di Ignazio prevedeva una grande libertà di movimento per poter meglio realizzare il fine di aiutare le anime. Perciò Ignazio e i suoi rifiutavano pratiche tipiche degli altri ordini, come la recita in comune del breviario (che avrebbe costretto tutti i membri a essere presenti a ore fisse nello stesso luogo) e l'osservanza di un programma periodico di digiuni e penitenze. Per controbilanciare queste innovazioni, che sembravano a molti contenere una critica agli altri ordini religiosi, i gesuiti misero in risalto la loro fedeltà alla Chiesa e in particolare al papa, il principale 'sostegno' della Compagnia. Tuttavia, anche se si legarono con un quarto voto di obbedienza al papa in relazione alle missioni, i gesuiti furono a lungo guardati con sospetto, anche perché il loro apostolato, che comprendeva l'ascolto delle confessioni e la direzione spirituale, era rivolto soprattutto ai laici, uomini e donne, a cui insegnavano pratiche religiose, come la meditazione, l'esame di coscienza, la comunione frequente, fino ad allora riservati quasi solo ai religiosi.

Organizzazione della Compagnia di Gesù

I primi decenni di vita dei gesuiti furono decisivi per il loro futuro. Essi concentrarono i propri sforzi in tre direzioni: nel rafforzamento e nell'espansione dell'ordine; nella fondazione di collegi; nelle missioni. Strumento del loro rafforzamento interno furono le Costituzioni, cui Ignazio lavorò tutta la vita per fissare gli obiettivi e l'organizzazione della Compagnia di Gesù. I gesuiti erano divisi in gradi (professi dei quattro e dei tre voti; coadiutori spirituali; coadiutori temporali e scolastici) e appartenevano a diverse province. Al vertice della Compagnia vi era il preposito generale, eletto a vita dalla congregazione generale: il primo generale fu lo stesso Loyola. Tutti i gesuiti dovevano obbedienza al generale e ai suoi sottoposti da cui dipendevano i rettori dei collegi. Pur molto articolata, questa struttura era fortemente centralizzata e sottoposta alle decisioni del generale: ciò consentì che la Compagnia fosse un corpo coeso e organizzato.

L'espansione: i collegi e le missioni

I gesuiti inventarono e promossero in tutta Europa e nelle terre di missione extraeuropee un nuovo tipo di istituzione: i collegi. Erano un tipo di scuola gratuita che all'inizio servì soprattutto come vivaio di forze nuove per la stessa Compagnia. Presto i gesuiti si accorsero che i collegi potevano essere molto di più. Potevano infatti servire (grazie a un ricco programma di studi, la Ratio studiorum) all'educazione in senso cattolico dei giovani e alla formazione delle future classi dirigenti, instillando loro la sottomissione al papa e ai poteri politici fedeli a Roma. Inoltre, i gesuiti promossero le missioni, ossia le spedizioni di membri in ogni parte del mondo per convertire i diversi popoli. Celebre fu la missione di Francesco Saverio, che partì per l'India nel 1540, fondò il collegio di Goa nel 1542 e morì nel 1552 sull'isola cinese di Sanciano, presso Canton. Tipico dei gesuiti fu non accontentarsi di una conversione superficiale ma di mirare a istruire nella fede romana i popoli 'infedeli', anche accettando di adattarsi ai loro costumi di vita.

Il modello culturale gesuitico

Dopo un periodo di contrasti interni, i gesuiti si impegnarono nell'espansione dei collegi, la cui rete coprì Italia, Francia, Germania, Penisola Iberica ed Europa dell'Est: la Compagnia di Gesù era ormai la punta avanzata della riscossa cattolica, in Occidente come in Oriente. Dalla seconda metà del Cinquecento al Settecento i gesuiti influirono, anche tramite un'abile propaganda, su tutti gli aspetti della cultura europea: letteratura, arti, teatro, scienze ricevettero la loro impronta, e in particolare la letteratura di pietà e la trattatistica teologica. Agirono anche sull'etica e sui comportamenti proponendo un modello cristiano molto adattabile, che evitava atteggiamenti di eccessiva rigidità per cercare di penetrare nella maniera più incisiva la realtà politica, sociale e culturale europea. A questi fini i gesuiti promossero fin dal secondo Cinquecento speciali organizzazioni laicali a grande diffusione, le congregazioni dei devoti di Maria, in cui i modelli religiosi gesuitici venivano trasmessi a uomini e donne di ogni ceto. Ebbero poi notevole peso politico in quanto furono spesso confessori di sovrani e principi. Intanto, in Oriente si erano aperte ai gesuiti le porte del Giappone con Alessandro Valignano, della Cina con Matteo Ricci, dell'India con Roberto de' Nobili. A ovest invece iniziava la grande avventura delle missioni in America Meridionale, soprattutto nel Paraguay, dove fu fondato un vasto sistema di riduzioni: villaggi popolati da migliaia di indigeni convertiti e guidati dai gesuiti, che li istruivano nel cattolicesimo, nell'artigianato, nei commerci e nella musica.

Crisi e soppressione dell'ordine

Nel corso del Seicento e soprattutto del Settecento una crescente ostilità colpì i gesuiti. Da un lato essi erano visti come gli esponenti tipici del dominio papista, tanto più avversato dopo la sconfitta dell'ideologia della Controriforma e del progetto di riconquista cattolica dell'Europa provocato dalla fine della guerra dei Trent'anni (1648). Dall'altro lato, la loro potenza e il loro prestigio li rendevano invisi sia agli Stati assoluti sia all'opinione pubblica colta, che li percepiva come un fattore di chiusura e di oscurantismo intellettuale di fronte alla nuova civiltà illuminista. All'interno della Chiesa cattolica, poi, movimenti come il giansenismo combattevano il modello gesuitico sul suo terreno, religioso e morale, con l'accusa di corrompere le coscienze. Risorgeva così una forte diffidenza, mai sopita del tutto, verso la Compagnia, mentre perdurava la rivalità di altri ordini religiosi come i domenicani. Inoltre, il sistema dei collegi era contestato per lo scarso aggiornamento dei programmi di studio, e anche il modello delle missioni extraeuropee era criticato. Soprattutto in Oriente i gesuiti avevano spinto al limite le tattiche di 'accomodamento' alle diverse culture, ossia il tentativo di conciliare il cattolicesimo con le diverse tradizioni, fino ad adottare stili di vita locali e a permettere ai convertiti di praticare riti tradizionali, considerati non religiosi. Tale fu la celebre controversia dei riti cinesi confuciani, che durò oltre un secolo e vide la sconfitta dei gesuiti, accusati di contaminare la purezza del messaggio cristiano con le credenze del confucianesimo. Ma era in generale il modello gesuitico a essere ormai nell'occhio del ciclone. Fin dalla metà del Settecento diversi Stati europei (Portogallo, Spagna, Francia) iniziarono, dopo violente campagne di stampa, a espellere i gesuiti sia dalle colonie sia dagli stessi confini nazionali, fino a ottenere da papa Clemente XIV la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773. I gesuiti erano allora circa 23.000.

Dopo la rifondazione del 1814

Dopo la soppressione i gesuiti sopravvissero, in quanto ordine, nella Russia di Caterina II. Intanto, l'esperienza della Rivoluzione francese e del Terrore contribuì a creare nella Curia romana e tra i vari sovrani europei un clima favorevole verso la disciolta Compagnia. Nel 1814 l'ordine veniva ufficialmente rifondato da papa Pio VII. Nel corso dell'Ottocento i gesuiti furono visti (e molto spesso agirono) come una compagine conservatrice, anche a causa del fatto che la loro rinascita era stata promossa dalle forze politiche ed ecclesiastiche legate alla Restaurazione e quindi in chiave antirivoluzionaria. Così, fino all'inizio del 20° secolo, in varie parti del mondo i gesuiti furono oggetto di nuovi divieti, espulsioni o persecuzioni, esito di un antigesuitismo diffuso soprattutto negli ambienti liberali, protestanti, massonici o socialisti, impegnati nelle battaglie culturali democratiche e anticlericali. Di tutt'altro segno, ma non meno significativa, fu ‒ tempo dopo ‒ l'opera di attiva opposizione al nazionalsocialismo svolta dai gesuiti tedeschi, molti dei quali furono imprigionati, torturati e uccisi. In conclusione, si può affermare che, se pur spesso schierati con le forze conservatrici, soprattutto a partire dalla fine del 19° secolo i gesuiti orientarono in modo diverso la loro attività missionaria, aprendosi alle fasce operaie o più disagiate delle popolazioni: un percorso che avrà importanti ripercussioni nel corso del 20° secolo, fino al sostanziale appoggio da essi fornito alla teologia della liberazione, quella dottrina che interpreta l'opera di evangelizzazione della Chiesa in primo luogo come impegno sociale per l'emancipazione delle masse dalla povertà.

Percorsa dunque da una doppia anima (fedele al papato e schierata in difesa della sua visione politica, da un lato; sensibile alle istanze di rinnovamento teologico, pastorale e finanche di protesta e di giustizia sociale, dall'altro lato), la Compagnia ha assunto posizioni diversificate e non prive di contraddizioni lungo tutto il 20° secolo, restando però un punto di riferimento privilegiato per osservare dall'interno l'evoluzione dello stesso cattolicesimo nelle sue diverse anime. Ancora oggi, infatti, i gesuiti si distinguono per la loro capacità di interpretare le tendenze della società, non senza contrasti con altri settori della Chiesa.

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Alessandro valignano