VIOLA, Giacinto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 99 (2020)

VIOLA, Giacinto

Stefano Arieti

– Nacque a Carignano (Torino) il 20 marzo 1870 da Nicola, impiegato governativo, e da Luigia Monticelli.

Si laureò in medicina e chirurgia nell’Università di Roma nel 1893. Già in quegli anni la sua passione per la ricerca lo portò a pubblicare alcuni interessanti contributi, sotto la direzione di Gustavo Pisenti (1861-1945), docente di patologia generale presso l’Università di Perugia. Approfondì in particolare la fisiopatologia dell’autodigestione dello stomaco (G. Viola - E. Gaspardi, Sull’ autodigestione dello stomaco, in Atti e rendiconti dell’Accademia medico-chirurgica di Perugia, I (1889), pp. 140-150) e i meccanismi della cachessia strumipriva che colpisce i cani nei quali venga asportata la ghiandola tiroide. Viola dimostrò che questa si correggeva in modo sorprendente e quasi immediato con l’iniezione sottocutanea di succo di tiroide (G. Piscuti - G. Viola, Contributo allo istologia normale e patologica della glandula pituitaria ed ai rapporti fra pituitaria e tiroide, in Atti e rendiconti dell’Accademia medico-chirurgica di Perugia, II (1889), pp. 103-110). Tale contributo rivestì grande importanza, in quanto servì da apripista a tutte le successive ricerche volte a individuare la migliore terapia nell’insufficienza delle ghiandole endocrine.

Dopo la laurea fu nominato assistente, poi aiuto alle cattedre di patologia generale, anatomia patologica e clinica medica generale dell’Università di Padova, iniziando la collaborazione con Achille De Giovanni. Sono gli anni in cui si dedicò agli studi sull’intimo meccanismo d’azione di diversi fattori sulla resistenza delle emazie e le applicazioni pratiche che se ne potevano dedurre (Alcune note intorno all’isotonia dei corpuscoli rossi dell’uomo in condizioni fisiologiche e patologiche, in Gazzetta degli Ospedali, XV (1894), pp. 115-120; G. Viola - G. Jona, Ricerche sperimentali sopra alcune alterazioni del sangue dopo il salasso, in Archivio per le scienze mediche, XIX (1895), pp. 159-178). Tali ricerche lo condussero a elaborare un fondamentale contributo per la sua carriera scientifica, relativo alle Ricerche ematologiche in un caso di emoglobinuria parossistica da freddo (in Il Policlinico. Parte medica, II (1895), pp. 507-526), in cui dimostrò che la patogenesi di questa malattia, che si credeva propria di certi casi di sifilide, non risiedeva – come era generale convinzione di allora – in una fragilità dei globuli rossi circolanti, esposti al freddo anche per pochi minuti, bensì nella formazione, per effetto di esso, di emolisine nel siero.

Nel corso degli anni proseguì queste ricerche con altri importanti contributi (Ricerche elettrochimiche e crioscopiche sopra alcuni sieri umani normali e patologici, in Rivista veneta di scienze mediche, XXXIV (1901), pp. 357-391; La influenza della bile sulle resistenze dei globuli rossi, in La riforma medica, XVIII (1902), parte IIIA, pp. 771 e 783; Lo stato attuale dello studio delle resistenze delle emazie misurate colle soluzioni cloroidiche, in Clinica medica italiana, XLI (1902), pp. 747-753; G. Viola - E. Tormene, Le tre resistenze dei globuli rossi nelle cachessie neoplastiche, in Lavori dell’istituto di clinica medica generale della Reale Università di Padova, III, Studi chimico-fisici sul sangue, Padova 1903, pp. 235-244).

Nel 1899 acquisì, per soli titoli, la libera docenza in patologia medica dimostrativa. La stretta collaborazione con il suo maestro De Giovanni, che riteneva che soltanto dallo studio della costituzione individuale potesse derivare una più profonda conoscenza dei fenomeni morbosi, portò Viola ad approfondire la tematica con i primi contributi a questo indirizzo metodologico (L’ indirizzo individualistico in medicina e il metodo morfologico del De Giovanni, in Clinica medica italiana, XLIII (1904), pp. 777 e 795; La predisposizione alla tubercolosi e i segni che la rivelano, in Atti del II Congresso nazionale per la lotta sociale contro la tubercolosi,... 1909, II, Firenze 1910, pp. 173-198; Le leggi di correlazione morfologica dei tipi individuali; l’abito tisico e l’abito apoplettico studiati nei loro opposti caratteri. Prima nota preventiva, in Clinica medica italiana, XLVII (1910), pp. 649-671).

Nel 1906 fu chiamato presso l’Università di Messina, in qualità di professore straordinario, ad insegnare la patologia medica dimostrativa e a dirigere il relativo istituto sino al 1909. Nel 1910, divenuto ordinario, fu comandato per un anno all’Università di Palermo, per essere poi chiamato a ricoprire l’insegnamento della materia nel 1911.

Negli anni trascorsi in Sicilia, Viola si dedicò tra l’altro allo studio comparativo del granuloma maligno (linfoma di Hodgkin) e di quello tubercolare, dimostrando, sulla base di casi clinici, di inoculazioni operatorie e sperimentali, che la tubercolosi poteva determinare il quadro anatomo-clinico del granuloma maligno (Granuloma maligno e granuloma tubercolare, in Pathologica, VI (1913-1914), pp. 887-926). In quegli anni si dedicò anche allo studio del diabete, affermando con ricerche originali che i pazienti affetti da questa patologia, a differenza dell’opinione allora corrente, potevano utilizzare diete tre volte superiori al fabbisogno normale, senza riuscire a riprendere il peso perduto: non si verificava solo, a suo giudizio, un’alterazione dell’assimilazione dei carboidrati, ma anche di quella dei lipidi e delle proteine (La diagnosi del diabete e la determinazione della sua gravità, in Folia medica, I (1915), pp. 337, 369, 401; La denutrizione irreparabile dei diabetici, ibid., II (1916), pp. 49, 73, 97; Nuove vedute sulla patologia del diabete, in Atti della Reale Accademia delle scienze mediche in Palermo, 1918-1919, pp. 146-149). Affrontò inoltre il problema della diffusione dell’infezione malarica (La critica della dottrina zanzaro-malarica e la lotta antimalarica, Palermo 1908).

Con l’anno accademico 1919-20, la facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Bologna chiamò Viola alla direzione della cattedra di patologia medica dimostrativa e dell’annesso istituto.

Dopo la quiescenza di Augusto Murri (1841-1933) nel 1916, la facoltà medica di Bologna aveva affidato l’incarico dell’insegnamento di clinica medica generale e semeiotica al fisiologo Pietro Albertoni (1849-1933) che mal tollerò il desiderio di molti colleghi di trasferire Viola dall’insegnamento della patologia medica dimostrativa a quello di clinica medica generale e semeiotica. Fra accuse e controaccuse la vicenda si sciolse solo quando, a norma dell’art. 24 dell’allora t.u. della l. sull’istruzione superiore, il ministero, supportato all’unanimità dal Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, decise di affidare l’insegnamento di clinica medica generale e semeiotica a Viola a partire dal 1° gennaio 1922, con la direzione dell’omonima clinica. Per gli anni accademici 1921-22 e 1922-23 Viola mantenne anche l’incarico della patologia medica dimostrativa. Nel 1926 rifiutò l’offerta del trasferimento per chiamata alla direzione della clinica medica, offertagli dall’Università di Padova.

Con la stabilizzazione a Bologna, iniziò per Viola un fecondo periodo orientato ad approfondire la dottrina costituzionalistica di De Giovanni. Elaborò un nuovo indirizzo della ‘medicina pratica’, che teneva conto delle diversità individuali umane, sia nel periodo di perfetta salute, sia nel periodo di malattia. Il compito della medicina, secondo Viola, non era quello di conoscere, curare e prevenire la malattia, ma quello di conoscere l’individuo prima che si formasse la malattia e curare il malato «individualmente» e non la malattia in modo generico (La clinica come scienza dell’individuale e la sua posizione nella gerarchia delle scienze, in Archivio di patologia e clinica medica, II (1923), pp. 1-20). Per ottenere tale risultato Viola adottò l’esame antropometrico nella pratica quotidiana, effettuando le misurazioni con apparecchi spesso da lui ideati, che gli permisero di formare un’ampia casistica, distinguendo gli individui in tre tipi fondamentali: normosplacnici (proporzionati), microsplacnici, con arti e torace eccedenti e diametri trasversali del tronco deficienti, e magalosplacnici, con arti brevi rispetto al tronco, l’addome eccedente nei confronti del torace, come pure i diametri anteroposteriori rispetto a quelli trasversi. Nei longitipi (microsplacnici) sarebbero state più frequenti malattie come le nevrosi, le respiratorie e del tubo digerente, mentre nei brachitipi (megalosplacnici) le malattie artritiche, cardiovascolari, renali, cutanee da eccessiva ipersecrezione sebacea. Compendiò i suoi studi sulla costituzione individuale e sulle leggi che la regolano in due grossi tomi dal titolo La costituzione individuale: dottrina, metodo, tipi morfologici (Bologna 1932-1933). Attento e profondo conoscitore della semeiotica, curò un trattato in cinque volumi nel quale volle dare adeguata importanza anche alla semeiotica pediatrica (Trattato di semeiotica, Milano 1933). Promosse la pubblicazione, nel 1921, delle riviste Archivio di patologia e clinica medica ed Endocrinologia e patologia costituzionale.

All’inizio della sua direzione, rilevata l’insufficienza funzionale dell’istituto di clinica medica, promosse la costruzione di un nuovo edificio, inaugurato nel 1928 e che per lungo tempo non ebbe riscontro in Europa per magnificenza e distribuzione degli spazi.

Sempre più conscio dell’importanza della patologia coloniale, si fece promotore dell’istituzione dell’insegnamento e dell’attivazione di una scuola di medicina coloniale, che diresse per alcuni anni (1925-30). Pure per suo merito si potenziò l’istituto di radiologia e radioterapia, sotto la direzione di Gian Giuseppe Palmieri (1892-1961) e nacque, nel 1930, il Centro bolognese per lo studio e la cura del cancro. Fu preside della facoltà di medicina e chirurgia dal 1923 al 1929 e membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione dal 1° settembre 1923 al febbraio 1926. Fu nominato senatore del Regno il 2 marzo 1929. Nel 1939, dopo l’aggravamento delle sue condizioni di salute, preferì dimettersi dall’insegnamento e ritirarsi a Milano. Fu nominato professore emerito.

A causa dei continui bombardamenti sulla città di Milano, preferì rifugiarsi a Paderno Cremonese, oggi Paderno Ponchielli (Cremona), ospite del cognato. Morì il 27 dicembre 1943.

Il 29 maggio 1975 il Comune di Bologna volle onorare la sua figura ospitando la sua salma nel famedio del cimitero comunale della certosa della città.

Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio della Società medica chirurgica di Bologna, Carte Viola; Roma, Archivio storico del Senato, Fascicoli personali dei senatori, f. Giacinto Viola, http://notes9.senato.it/ web/senregno.nsf/All/39431E0BBFC5A9664125646F006181BD/$FILE/2330%20Viola%20Giacinto%20fascicolo.pdf (11 giugno 2020).

A. Gasbarrini, G. V. Commemorazione letta all’Accademia delle scienze di Bologna il 1° febbraio 1944, in Id., Clinica medica generale, I, Bologna 1951, pp. 81-89; N. Pende, Celebrazione di G. V. fatta al Congr. Itern. del B.A.D. e scienza dei tipi costituzionali, in Endocrinologia e scienza della costituzione, XXIII (1956), pp. 235-239; M. Ghibellini - I. Ghibellini, La medicina costituzionalistica da Achille de Giovanni (1838-1916) a G. V. (1870-1943), in Archivio di patologia e clinica medica, XLV (1968), pp. 190-204; A. Dalla Volta, Ricordo di G. V., in Bullettino della Società medica chirurgica di Bologna, CXLVII (1975), pp. 89-104; P. Gelmetti, G. V. e la costituzione individuale, in Atti del XXXI Congresso internazionale di storia della medicina,... 1988, a cura di R.A. Bernabeo, Bologna 1990, pp. 125-136.

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