ALLIATA, Giacomo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 2 (1960)

ALLIATA, Giacomo (Iacopo)

Roberto Zapperi

Appartenente alla nota famiglia palermitana originaria di Pisa, nacque nella seconda metà del sec. XV da Ranieri, e si investì della baronia di Castellammare il 25agosto 1494.

Seguendo l'orientamento generale delle famiglie magnatizie del tempo, entrò nella magistratura, percorrendo una brillante carriera. Maestro razionale nel 1507, nel 1511 fu nominato stratigoto di Messina dove restò fino al 1514, quando fu cacciato a furor di popolo perché sospettato di connivenza in un tentativo di impiantare una zecca a Palermo (Messina godeva allora del privilegio di coniare moneta per tutto il Regno).

Divenuto luogotenente del maestro giustiziere, l'A. si legò strettamente al viceré Ugo Moncada, parteggiando apertamente per la sua fazione. Nel 1516, scoppiata la rivolta contro il Moncada, l'A. fu utilizzato in missioni delicate dal viceré. Fu mandato, infatti, in giro per l'isola con l'incarico di riportare all'obbedienza le città in rivolta, promettendo l'esenzione dalle gabelle e dai donativi regi. La missione ebbe, però, esito del tutto negativo. Neanche a Catania, dove pure esisteva un forte partito filomoncadiano, le ampie offerte di immunità e benefici salvarono l'A. da un completo insuccesso. Alla fine, rischiando di venire linciato dalle folle in rivolta, egli cercò rifugio nel suo feudo di Castellammare.

Dopo la cacciata del Moncada da Palermo, in Parlamento si fece, in virtù della carica che ricopriva, il nome dell'A, come possibile presidente del Regno, in attesa delle disposizioni della corte, ma l'opposizione antimoncadiana riuscì ad impedirne la nomina. Ritornata la calma nell'isola, l'A., in premio della fedeltà mostrata al governo in momenti difficili, fu nominato presidente della Camera reginale il 27 ag. 1519, ed in tale qualità fu eletto deputato del Regno nel 1522. Ammalatosi in questo stesso anno il viceré Ettore Pignatelli duca di Monteleone e temendosi il peggio, fu nominato (con dispaccio del 27 nov. 1522) presidente del Regno insieme al figlio del Pignatelli, Camillo signore di Borrello. La nomina fu riconfermata il 7 dic. 1522, e sanzionata da un dispaccio di Carlo V in data dell'11 genn. 1523. Il Pignatelli però si ristabilì poco dopo, e l'A. non ebbe il tempo di esercitare l'importante carica.

Non si conosce la data della sua morte, ma era ancora vivo nel 1533, quando trasferì al figlio Giovanni Antonio la baronia di Castellammare.

Bibl.: C. D. Gallo, Annali della città di Messina,II, Messina 1758,pp. 426, 429; G. E. Di Blasi, Storia cronologica dei viceré, luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia,II, 1,Palermo 1790, pp. 52-53; I. La Lumia, La Sicilia sotto Carlo V imperatore,Palermo 1862, pp. 89, 95-96,292; F. San Mattino de Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia,II, Palermo 1924, p. 365; R. Accademia dei Lincei. Commissione per gli atti delle assemblee costituzionali italiane. Parlamento siciliano,I, a cura di L. Genuardi, Bologna 1924, p. LVI.

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