PONZANELLI, Giacomo Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

PONZANELLI, Giacomo Antonio

Fausta Franchini Guelfi

PONZANELLI (Ponsonelli), Giacomo (Jacopo) Antonio. – Nacque a Carrara nel 1654 da Giovanni, scultore in marmo di una famiglia di marmorari documentati a Carrara dalla seconda metà del Cinquecento. Suo primo maestro fu probabilmente il padre, che era «scultore di quadro» (cioè specializzato in decorazioni architettoniche), e che nel 1673 o poco dopo lo collocò a Genova nella bottega di Filippo Parodi. Quest’ultimo era appena tornato da un viaggio a Roma, dove aveva studiato le novità della scultura barocca di Gian Lorenzo Bernini e di Alessandro Algardi, ma Ponzanelli già conosceva di questa nuova cultura figurativa l’interpretazione offerta dal francese Pierre Puget, che aveva lavorato a Genova dal 1660 al 1668 e che ancora fino al 1670 aveva inviato dalla Francia opere fondamentali per gli sviluppi della scultura genovese, come la Madonna Carrega e l’Immacolata Lomellini.

Nella bottega di Parodi Ponzanelli sviluppò le sue capacità nella lavorazione del marmo, appresa dal padre, e le sue acquisizioni dalla lezione pugetiana, nella direzione di un linguaggio caratterizzato da una scenografica apertura spaziale nel fluido movimento delle forme e da una grazia delicata nella trattazione pittorica del rilievo. La sua partecipazione all’attività di Parodi lo portò anche a uno stretto contatto con la bottega di Domenico Piola, che nella seconda metà del Seicento svolse un ruolo di leadership nella cultura artistica genovese, fornendo anche agli scultori idee compositive e soluzioni espressive con disegni che proponevano la metamorfosi di forme in continua trasformazione in uno spazio illusivo dagli accenti soprattutto decorativi.

L’ingresso nella bottega di Parodi segnò tutta l’attività di Ponzanelli, che da allievo divenne collaboratore del maestro e rimase a lavorare con lui fino alla sua morte; il loro stretto rapporto si confermò con il matrimonio nel 1680 fra Ponzanelli e Maria Agata, figlia di Filippo, il quale fu anche padrino di battesimo del primo figlio maschio della coppia, Gio. Filippo. Da Maria Agata Ponzanelli ebbe otto figli.

Le sue prime opere note, il Ritratto del cardinale Stefano Durazzo nella Casa della Missione di S. Vincenzo (1677) e i Ss. Teresa d’Avila e Giovanni della Croce nella chiesa di S. Carlo (1680), esprimono suggestioni tanto evidenti della scultura berniniana da giustificare l’ipotesi che Ponzanelli abbia seguito il maestro nel suo secondo viaggio a Roma poco prima del 1676. Il Ritratto di Marcantonio Grillo all’Albergo dei Poveri (1683) è poi chiaramente ispirato al Busto di Luigi XIV di Bernini. Certamente egli collaborò a tutte le opere del maestro, come il monumentale S. Giovanni Battista nella chiesa genovese di Nostra Signora Assunta in Carignano (1677) e la Madonna del Carmine in S. Carlo, e lo seguì poi a Venezia e a Padova, dove Parodi fu chiamato per prestigiose commissioni. Nel 1683 la realizzazione del grandioso Monumento funebre del patriarca Francesco Morosini nella chiesa veneziana dei Tolentini, su progetto del pittore Gregorio de Ferrari, allievo di Domenico Piola, vide al lavoro Parodi con tutta la sua bottega.

La figura della Carità, caratterizzata da un rilievo di pittorica morbidezza, è certo opera di Ponzanelli. I turbinosi avvolgimenti dei panneggi, la scenografica disposizione del grande tendaggio berniniano in stucco che fa da sfondo alla complessa composizione caratterizzano questo theatrum sacrum tipicamente barocco.

A quest’opera, eseguita assieme al maestro, si ispirò Ponzanelli nel Monumento funebre del vescovo Stefano Spinola nel duomo di Savona (poco dopo il 1683). Parodi si avvalse dell’aiuto di Ponzanelli anche per prestigiosi incarichi internazionali. Fra il 1679 e il 1684 eseguì per la chiesa di Nostra Signora di Loreto degli italiani a Lisbona le statue dei Ss. Matteo, Taddeo, Filippo e Marco, mentre gli altri otto apostoli vennero scolpiti da Ponzanelli (opere tutte distrutte dal terremoto del 1755); ancora, nel 1685 consegnò per la chiesa di S. Domenico di Lisbona nove raffinatissime statue di santi (tuttora in loco), tre scolpite dal maestro e le altre da Ponzanelli. Nel 1686 i benedettini della chiesa di S. Giustina a Padova chiesero a Parodi un gruppo marmoreo della Pietà, che l’artista condusse a termine nel 1690 avvalendosi dell’aiuto di diversi collaboratori, fra i quali Ponzanelli che scolpì la bellissima figura dolente della Maddalena. A questa grandiosa sacra rappresentazione si collega un’altra importante commissione padovana: il complesso architettonico e scultoreo della nuova cappella delle reliquie nella basilica francescana di S. Antonio. Nel 1689, mentre concludeva il gruppo di S. Giustina, Parodi presentò ai committenti il progetto che comprendeva una grande struttura architettonica in marmi policromi con le teche per l’esposizione delle reliquie del Santo, sormontata dalla figura marmorea di S. Antonio e da una gloria d’angeli musicanti in stucco. Davanti alle teche, fiancheggiate da sei angeli reggicero, erano previste le figure a grandezza naturale dei Ss. Francesco e Bonaventura e quelle delle Virtù del Santo: Fede, Umiltà, Penitenza, Carità. Il contratto per l’esecuzione dell’opera stabilì che Parodi mantenesse la residenza a Padova per tutta la durata del lavoro; all’équipe dell’artista venne fornita un’abitazione con laboratorio. Nel 1694 l’opera era conclusa. In questi anni Ponzanelli collaborò attivamente con il maestro; i diversi accenti stilistici leggibili nel complesso scultoreo permettono di attribuirgli la Fede e la Carità.

L’esperienza condotta nella realizzazione di questo straordinario complesso portò a maturazione la sua elaborazione della concezione teatrale e scenografica della raffigurazione e affinò fino a esiti virtuosistici le sue capacità tecniche in direzione di un rilievo di pittorica morbidezza nelle superfici vibranti dei panneggi, nei volti e nelle membra delle figure atteggiate in gesti di suggestiva dolcezza.

Nei cinque anni di attività per la basilica del Santo, Ponzanelli realizzò anche i busti di Bacco e di Flora della villa Pisani di Stra e, con alcuni soggiorni a Genova, altri lavori fra i quali la bellissima Nostra Signora della Concordia per la chiesa parrocchiale di Albisola Marina (1690), ripresa dall’Immacolata del maestro nella chiesa genovese di S. Maria della Cella, e le due statue dei Ss. Luigi Bertrando e Tommaso da Villanova (1692-93) per il ponte di S. José a Valencia. Per Valencia eseguì diverse opere che gli furono chieste da un personaggio d’eccezione, il ricco e coltissimo don Antonio Pontons, canonico della cattedrale valenciana, che fu a Genova nel 1695 e conobbe personalmente l’artista. Fu con la sua mediazione che Ponzanelli scolpì le due statue del ponte, il pulpito in marmi policromi per la chiesa di S. Juan del Mercado (1702, distrutto e rifatto in scagliola), il Crocifisso per il convento de la Encarnación (perduto) e il bellissimo Gesù adolescente in cattedra della chiesa del Temple. Pontons gli ordinò anche alcune statue per i giardini all’italiana della sua villa: la Fontana del Tritone, la Venere e il Nettuno (le ultime due firmate, e oggi collocate nei giardini pubblici della città). Dopo il ritorno da Padova, la stretta collaborazione di Ponzanelli con il maestro continuò con la ristrutturazione del presbiterio della chiesa genovese di S. Marta.

Parodi scolpì la S. Marta in gloria su nubi e angeli, ispirata alla S. Caterina in gloria di Melchior Caffà nella chiesa romana dedicata alla santa, e Ponzanelli sistemò le pareti e la volta come un teatro di solenne architettura che si apre nel catino absidale a far entrare la luce naturale con uno ‘sfondato’ circondato da nubi e angeli in stucco. Il fascio luminoso illumina la santa e si fa luce divina, come nella romana Estasi di S. Teresa di Bernini.

Conosciuto anche come architetto decoratore e apparatore, Ponzanelli fu incaricato della decorazione della cappella di Nostra Signora della Mercede nella chiesa di S. Ambrogio di Genova Voltri. Nel raffinatissimo rivestimento di questo interno, tutto in marmo bianco vibrante di motivi decorativi a bassorilievo, l’artista inserì i busti dei due santi dell’Ordine mercedario, S. Pietro Nolasco e S. Raimondo Nonnato; di quest’ultimo esiste un bozzetto in terracotta in collezione privata, l’unico finora rintracciato dell’artista. Per il catalogo completo delle opere di Ponzanelli si rimanda alla bibliografia (Franchini Guelfi, 2011; Ead., 2013a); si citano qui solo le più significative. Fra esse, un gruppo di sculture che riprendono opere del maestro, come la S. Margherita di S. Margherita Ligure, la Madonna col Bambino della chiesa dell’ospedale genovese di S. Martino, la bellissima Immacolata, firmata, oggi alla National Gallery of Scotland di Edimburgo, e la splendida Madonna del Rosario della chiesa di S. Domenico di Taggia, probabilmente eseguita da un bozzetto di Parodi, mentre per la Madonna della Misericordia della chiesa genovese della Ss. Annunziata di Portoria Ponzanelli si avvalse di un disegno di Domenico Piola. I soli tre disegni conosciuti dell’artista sono quelli preparatori per le figure della Vergine, della Purezza e dell’Umiltà (1692; Genova, Archivio storico del Comune, ms. 1683; Grosso, 1942) per il coronamento dell’altar maggiore della chiesa genovese di S. Filippo Neri: schizzi sommari che fanno supporre che egli fosse abituato a creare bozzetti in terracotta, come la gran parte degli scultori, più che a delineare disegni progettuali. Con Piola Ponzanelli lavorò in sintonia nella decorazione della cappella di S. Diego (terminata nel 1703) nella chiesa genovese della Ss. Annunziata: mentre l’anziano Domenico dipingeva con la sua bottega le tre tele con storie del Santo, Ponzanelli costruiva la movimentata struttura dell’altare in marmi policromi e vi collocava (forse con la guida di disegni dell’amico pittore) le statue della Fede, della Speranza e della Carità, certamente fra i suoi massimi raggiungimenti nell’aggraziato movimento, nel fluire scioltissimo dei panneggi, nella delicata tenerezza del rilievo dei volti e dei putti. Per la stessa chiesa eseguì un drammatico Crocifisso in cartapesta e stoffa incollata, oggi sull’altar maggiore, destinato alla cappella di S. Chiara (distrutta), progettata come un theatrum sacrum, con l’apertura – come in S. Marta – di una fonte di luce naturale circondata da angeli in stucco. Dopo la morte di Parodi nel 1702, Ponzanelli aprì bottega per suo conto e continuò a lavorare intensamente come scultore e architetto decoratore: nel 1711-12 ristrutturò la porta della Lanterna, una delle porte della cinta muraria genovese (distrutta).

Nel frattempo il suo successo internazionale, iniziato con le commissioni per Lisbona, si era esteso, oltre che a Valencia, anche a Cadice dove nel 1690 inviò la statua di S. Domenico per il monumentale retablo costruito dal carrarese Andrea Andreoli e dai suoi allievi per la chiesa di S. Domenico.

La partecipazione all’impresa dell’Andreoli dimostra come Ponzanelli non avesse mai interrotto i rapporti con Carrara, dove manteneva proprietà immobiliari, sia per la fornitura dei marmi sia per i documentati contatti con artisti come i carraresi Baratta: Pietro Baratta fu padrino di battesimo di suo figlio Innocentino (1692), e nel 1702 nella sua bottega lavorava come aiutante un Giuseppe Maria Baratta, non ascritto alla Matricola degli scultori genovesi. Fu questa una delle cause dei contrasti di Ponzanelli con la corporazione dei marmorari, che da secoli gestiva il monopolio della produzione di manufatti marmorei sul territorio della Repubblica di Genova con statuti a carattere protezionistico. Nel 1694 Ponzanelli e suo cognato Domenico Parodi, figlio di Filippo, si rivolsero al Senato per far cessare le insistenze dell’Arte degli scultori che richiedeva la loro iscrizione e li accusava di far lavorare stranieri non ascritti. La controversia si trascinò fino agli anni Trenta del Settecento: Ponzanelli, Parodi e in seguito anche Francesco Maria Schiaffino rifiutarono di ascriversi e di rispettare le regole statutarie dell’Arte, rivendicando la scultura come «arte liberale».

Per Cadice Ponzanelli scolpì anche, poco dopo il 1692, il portale, firmato, per il palazzo di don Diego de Barrios, oggi sede dell’Archivio storico provinciale, le statue di Cristo portacroce e dei Ss. Agostino e Monica per la facciata del convento di Chiclana, e per la chiesa dei Cappuccini i quattordici bassorilievi della Via Crucis (ne resta uno soltanto) e il Crocifisso marmoreo oggi nella chiesa del cimitero. Fra il 1691 e il 1692 eseguì le statue dei Ss. Ignazio e Domenico per la chiesa di don Pedro Cayetano Fernández del Campo a Meyorada (Madrid). Ma la commissione più prestigiosa fu quella del principe Johann Adam Andreas di Liechtenstein, che per il suo nuovo palazzo a Vienna chiese a Ponzanelli tre coppie di busti di divinità mitologiche e due gruppi scultorei, Venere che esce dal bagno e Venere giacente con Cupido. Di questo complesso di opere restano oggi soltanto due busti di straordinaria raffinatezza: il Marte della collezione Liechtenstein a Vaduz e la Diana del Louvre, firmata. La notorietà raggiunta dall’artista gli procurò la richiesta di consulenze e arbitrati; gli giunsero commissioni anche dalla Sardegna, come le statue dei Ss. Gavino, Proto e Gianuario per la chiesa di S. Gavino a Porto Torres (1704), e ancora a Savona inviò il berniniano Angelo (1708) per la fontana del piazzale del santuario di Nostra Signora della Misericordia. Il benessere raggiunto dall’artista è dimostrato dal suo investimento in merci da vendere alla fiera di Piacenza (1732). Fra le ultime opere di Ponzanelli, oltre a una piccola Madonna col Bambino firmata e datata 1733 nella chiesa di Nostra Signora de la Concepción a Santa Cruz di Tenerife, il completamento del progetto di Puget per l’altar maggiore della chiesa genovese di S. Maria delle Vigne impegnò l’artista per anni. Nel 1692 Puget a Marsiglia si era impegnato con regolare contratto a eseguire l’altare per Marcantonio Grillo, patrono del presbiterio della chiesa. Oltre a un dettagliato disegno progettuale (perduto), Puget aveva già fornito alcuni brani scultorei dell’altare, quando la sua morte nel 1694 aveva interrotto il lavoro. Ricevuto dai Grillo l’incarico di completare l’altare, soltanto poco dopo il 1723 Ponzanelli riuscì a consegnare la splendida opera, eseguita tutta in marmo bianco, con assoluta fedeltà al modello pugetiano. Alcuni anni dopo, poco prima del 1729, replicò il paliotto di questo altare ideato dal Puget nel bellissimo altar maggiore, firmato, per la chiesa parrocchiale di Carrù.

Morì a Genova a 81 anni il 31 settembre 1735 e fu sepolto nella tomba di famiglia di Filippo Parodi nella chiesa genovese di S. Teodoro (distrutta).

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