BELLUOMINI, Giacomo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)

BELLUOMINI, Giacomo

Ubaldo Tintori

Nacque a Viareggio (Lucca), da Francesco e da Margherita Poggi, probabilmente nel 1789.

Molti sono i dati biografici che restano incerti per il Belluomini. La voce del Dizionario del Risorgimento, che è la biografia più completa anche se imprecisa e aneddotica, pone la nascita al 27 luglio dell'anno 1798, probabile errore di stampa, in contrasto con le altre notizie fornite dalla stessa voce, secondo cui egli seguì giovinetto il fratello Giuseppe ambasciatore a Parigi (ma la missione diplomatica di Giuseppe terminò nel 1808), studiò nel collegio militare di Fontainebleau, combatté nella campagna russa sotto il Murat distinguendosi alla Beresina e "guadagnandosi a 23 anni il grado di capitano della guardia reale". Anche la data della morte, 5 febbr. 1861, è incerta e non concorda, per esempio, con quella riportata dallo Sforza, secondo il quale "morì ottuagenario a Firenze nel 1869". Si possono quindi congetturare come probabili le date 1789-1869.

Gli ideali giacobini e democratici della famiglia dovettero probabilmente influire sulla formazione del B.; ma la sua vita, che è quella di un brillante e valoroso ufficiale di carriera, formatosi negli eserciti napoleonici e aperto quindi agli ideali nazionali del Risorgimento, non si distinguerà per doti politiche, neppure quando sarà chiamato a responsabilità di governo: i suoi interventi al Senato toscano nel settembre 1848 a favore della legge proposta dal governo Capponi sul reclutamento di truppe estere per aumentare gli effettivi dell'esercito hanno un carattere esclusivamente tecnico-militare.

Dopo la campagna russa seguì ancora il Murat nella campagna italiana del 1815, guadagnandosi a Macerata una medaglia al valore. Rientrato a Lucca, continuò la carriera militare nell'esercito ducale e, dopo l'annessione di Lucca alla Toscana nel 1847, in quello toscano. Nel 1848 militò, col grado di maggiore di Stato Maggiore, nel corpo di spedizione toscano, dove era anche come volontario il figlio Francesco, combattendo valorosamente a S. Silvestro e nella battaglia di Curtatone e Montanara. Dopo il ferimento del colonnello Chigi assunse le funzioni di capo di Stato Maggiore. Nello stesso anno fu ministro della Guerra nel governo Capponi, attirandosi l'odio popolare per il tentativo di stroncare militarmente la rivolta democratica di Livorno. Alla caduta dei ministero moderato fu destinato, col grado di colonnello, al comando del 3° reggimento di fanteria. Fu nuovamente ministro della Guerra nel secondo ministero moderato dell'aprile-maggio 1849, che si dimise all'annuncio dell'ingresso delle truppe austriache in Toscana. Nel 1859, eletto nel compartimento di Lucca, fu deputato all'Assemblea toscana che votò l'annessione al Piemonte. Nel 1861 fu nominato generale comandante la Guardia nazionale di Firenze. Morì a Firenze il 5 febbraio 1869.

Scritti: Ordinanza reale del 4 marzo 1831 sopra l'esercizio e l'evoluzioni della Infanteria, trasportata dal francese in italiano dal cap. G. B., I, Scuola del soldato e di plotone; II, Scuola di battaglione e istruzione per i bersaglieri, Lucca 1837-38.

Fonti e Bibl.: Le Assemblee del Risorgimento, III, Toscana, Roma 1911, pp. 81, 141, 151, 168-70, 177, 186-87, 190, 193-99, 207, 208, 604, 607, 657, 663, 667; F. Martini, Il Quarantotto in Toscana. Diario inedito del conte L. Passerini de' Rilli, Firenze 1918, pp. 95, 181 s., 394, 405, 441; Il generale B., in La Nazione, 3-4 maggio 1898; G. U. Oxilia, La campagna toscana del 1848 in Lombardia, Firenze 1904, pp. 121-23, 142, 211, 314, 319, 358, 395; N. Giorgetti, Le armi toscane e le occupaz. straniere in Toscana…, Città di Castello 1916, II, pp. 712-14, 723 s.; III, pp. 43-46, 87, 199, 281, 311, 376, 380; G. Sforza, Ricordi e biogr. lucchesi, Lucca 1916, pp. 257, 459; F. Lenci, Viareggio dalle origini ai nostri giorni, Pisa 1941, pp. 37, 58, 78, 82, 109; Diz. del Risorg. naz., II, p. 228.

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