GAGGINI, Giacomo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51 (1998)

GAGGINI (Gagini), Giacomo

Fausta Franchini Guelfi

Figlio di Bernardo, nacque a Bissone, in Canton Ticino, nel 1672. Iniziò il suo apprendistato a Genova nella bottega dello scultore Francesco Garvo, anch'egli nativo di Bissone.

Gli stretti rapporti con la comunità degli scultori lombardi a Genova sono testimoniati dalla sua presenza alle assemblee dell'arte negli anni 1715-16, 1719, 1730; nel 1717 ricoprì la carica di console. Inoltre, nel 1701 fu testimone alle nozze di un altro scultore suo parente, Giulio Bernardo Gaggini, e nel 1716 accolse come apprendista nella sua bottega il quattordicenne Gaetano Spazio, anch'egli lombardo (Belloni, 1988, pp. 191, 241).

Dopo la morte della prima moglie Lavinia Lastrego, sposata nel 1696, nel 1711 si accasò con Maria Francesca Macetti, figlia di Ignazio, scultore luganese formatosi anch'egli nella bottega del Garvo. È nell'ambito di questi stretti rapporti che nel 1734 Giuseppe Maria Macetti da Rovio nominò il G. suo esecutore testamentario lasciandogli in eredità tutti i suoi libri e "scartafacci di dissegni di scoltura". Il G. ebbe, del resto, fama di "dissipatore" (Ratti, 1769); e questa sembrerebbe essere documentata da pignoramenti subiti nel 1704 e nel 1707 a seguito di debiti contratti anni prima e mai pagati (Belloni, 1988, pp. 120, 191, 241).

Le pochissime opere finora note del G. fanno supporre, per l'alto livello qualitativo del lavoro e per il prestigio sociale della committenza, una lunga e intensa attività, sia per Genova sia per le Riviere. Nel 1707 eseguì lo scenografico portale del monastero domenicano genovese di S. Silvestro (conservato presso il Museo di Palazzo Rosso dopo la distruzione del convento), lodato dal Ratti (1766; 1769) per le fantasiose figure delle due cariatidi angeliche (è da respingere l'attribuzione a Carlo Cacciatori dei due angeli sul fastigio con l'immagine di S. Domenico: Franchini Guelfi, 1988). Nel marzo 1721 il G. si impegnò, insieme con Gaetano Solaro, figlio di Daniele, anch'egli di origine lombarda, a eseguire per la famiglia Roisecco la struttura d'altare e i parati marmorei della cappella dedicata all'Angelo Custode nella chiesa parrocchiale di Santa Margherita Ligure; nell'agosto dello stesso anno i due scultori si impegnarono a eseguire anche la balaustrata in marmi policromi, pagata dalla famiglia Costa. Nei due contratti notarili (Arch. di Stato di Genova, Notai di Chiavari, Notaio N.M. Quaquaro, 1720-21, filza 2101, cc. 166, 215) vengono specificati i costi e i tempi del lavoro, che avrebbe dovuto concludersi nel 1722; tale data non fu rispettata dal momento che nell'archivio parrocchiale la registrazione dei pagamenti termina nel 1728 (Sanguineti, 1996). La cappella, che reca lo stemma dei Roisecco alla base delle colonne e lo stemma dei Costa sui pilastrini della balaustra come vuole il contratto, riprende lo schema consueto delle strutture d'altare liguri del primo Settecento, movimentato dalla curvatura del paliotto a sarcofago, dalle volute a ricciolo che concludono il fastigio e dal sobrio ed elegante disegno delle tarsie di marmi bianchi, rossi, grigi.

Più innovativo fu certamente il raffinatissimo altare costruito dal G. nel 1730, come attesta la data apposta dietro il tabernacolo, per la cappella del palazzo Doria (oggi Cattaneo Della Volta) a Sestri Levante.

Fiancheggiato da erme angeliche e decorato da strigilature che accentuano l'espandersi del paliotto bombato in un armonioso movimento, l'altare è eseguito totalmente in marmo bianco, in accordo con il luminoso, piccolo interno a pianta centrale del tempietto, che si trova accanto al palazzo e che è anch'esso opera del Gaggini. La facciata, scandita da lesene con capitelli corinzi, è conclusa da un timpano triangolare; sul tamburo circolare si eleva la cupola emisferica alla quale un'alta lanterna si raccorda con sobrie volute. All'interno, oltre all'altare, sono opera del G. e della sua bottega le statue in stucco bianco dei Ss. Gioacchino, Anna, Elisabetta con s. Giovannino e di Giuseppe col Bimbo caratterizzate da un composto movimento nella virtuosistica trattazione del rilievo.

Il G. morì a Genova nel 1736.

Al prestigioso complesso di Sestri Levante, assai ammirato dai contemporanei, collaborò forse, giovanissimo, il figlio Bernardo, che portò avanti l'attività della bottega paterna soprattutto come costruttore di altari in marmi policromi nelle chiese liguri, replicando con sperimentato e solido mestiere le strutture e i motivi decorativi del primo Settecento fin quasi alla fine del secolo, come attestano i quattro altari eseguiti per la chiesa parrocchiale di Cervo (nei pressi di Imperia) dal 1761 al 1789. Negli altari del Crocifisso (1761-63), di S. Antonio da Padova (1763-67) e del Suffragio (1767-74), eseguiti in collaborazione con lo scultore Bernardo Orsati, e quindi nell'altare di S. Giuseppe (1779-83) e nelle balaustre delle cappelle (1785-89), Bernardo continua a riproporre - nelle forme raffinate e nel vivace cromatismo dei marmi (bianco, bardiglio, nero e giallo Portovenere, verde Polcevera, pavonazzo Serravezza) - un linguaggio decorativo divenuto ormai ripetitivo ma, come documentano i contratti, gradito a una committenza ancora orientata verso un'immagine "barocca", colorata e sfarzosa dell'arredo sacro.

Non si conosce l'anno di morte di Bernardo; le ultime notizie note sono la sua registrazione nel 1792 nella Matricola dell'arte de' scultori e marmarari (Cervetto, 1903, p. 289) e, l'anno seguente, il pagamento per la balaustra in marmi policromi del presbiterio della chiesa parrocchiale di S. Martino di Velva (ora Castiglione Chiavarese), come attesta il Libro dei conti della Masseria e del Santissimo (1793, cc. n.n.) conservato presso l'archivio parrocchiale.

Fonti e Bibl.: C.G. Ratti, Storia de' pittori scultori, et architetti liguri e de' forestieri che in Genova operarono…(1762), a cura di M. Migliorini, Genova 1997, pp. 252 s.; Id., Istruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova in pittura, scultura, ed architettura, Genova 1766, p. 88; Id., Vite de' pittori, scultori ed architetti genovesi, Genova 1769, p. 368; Id., Instruzione di quanto può vedersi… in Genova…, Genova 1780, p. 102; P. Zani, Enciclopedia metodica… delle belle arti, IX, Parma 1822, p. 251; F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, I, Genova 1846, p. 340; Id., Guida illustrativa… per la città di Genova e sue adiacenze, Genova 1875, p. 79; L.A. Cervetto, I Gagini da Bissone…, Milano 1903, pp. 181-187, 289, figg. XXXIV-XXXVIII; C. Ceschi, I monumenti della Liguria e la guerra 1940-45, Genova 1949, p. 129; M. Rossignotti, Sestri Levante. Itinerario artistico, Milano 1952, pp. 102-106, figg. 79-81; R. Paglieri - N. Pazzini Paglieri, Architettura religiosa barocca nelle valli di Imperia, Oneglia 1981, pp. 74, 129 s.; A. Romero, Lo scultore Bernardo Gaggini nella chiesa parrocchiale di Cervo, in Communitas Diani, 1985, pp. 16-19, figg. 1-4; M. Torre, Gli altari, in L'arredo sacro nelle chiese del Tigullio, Genova 1985, p. 19, fig. 11; V. Belloni, La grande scultura in marmo a Genova (secoli XVII e XVIII), Genova 1988, pp. 120, 191, 241, 270; F. Franchini Guelfi, D. Parodi e F. Biggi; "Architetti de marmi" e "marmarari", in La scultura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1988, pp. 258, 260 s., 288, fig. 361; D. Sanguineti, Novità sull'opera di A.M. Maragliano…, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XXXVI (1996), 2, p. 497; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 60.

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