Giambo

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Nella metrica antica, piede di ritmo ascendente formato da una sillaba breve e una lunga (◡−).

L’unità di misura dei metri giambici è la dipodia (◡−′◡−): il monometro come verso a sé è usato di rado nei tragici; il dimetro è usato largamente da solo e col trimetro nelle tragedie di Seneca e negli inni di Prudenzio; il trimetro è il verso più frequente, avendo anche una forma particolare, il coliambo (che presenta una lunga irrazionale nella penultima sillaba del verso, detto anche scazonte o ippocrateo). Al trimetro giambico dei Greci corrisponde, nella metrica latina, il senario, costituito da sei piedi giambici. Nella metrica italiana, il metro ritmicamente più vicino al trimetro giambico è l’endecasillabo sdrucciolo: e ciò spiega la larga fortuna di questo verso nella commedia d’imitazione classica. Strofe giambiche sono usate da G. Carducci nelle Odi barbare. Abbreviamento giambico (o correptio iambica) è il fenomeno prosodico per cui due sillabe di quantità giambica diventano, in particolari contingenze metriche, di quantità pirrichia (◡◡), con abbreviamento, cioè, della seconda sillaba.

Gli antichi chiamarono giambico, a prescindere dal metro, il genere poetico dell’invettiva e della satira personale. La poesia giambica, affermatasi fra le popolazioni ioniche dell’Asia Minore, nelle feste di Dioniso e di Demetra, risente dell’origine popolare. Inventore del genere è considerato Archiloco di Paro; continuato, con tono più mite e impersonale, da Semonide di Amorgo, diventa crudamente realistico con Ipponatte di Efeso, che utilizza per la prima volta nella letteratura il trimetro giambico scazonte o coliambo. Lo spirito giambico ricompare nella commedia attica antica, ma con finalità diverse. Nel 4° e 3° sec. a.C. la poesia giambica vera e propria si smorza nella semplice parodia secondo le nuove esigenze del gusto attraverso la commedia greco-italica di Rintone, il g. letterario e moraleggiante di Callimaco, la favola. In Roma il libero e rude motteggio si afferma nei canti festivi di nozze e nei carmi trionfali. Nella satira enniana come nei Didascalica di Accio e soprattutto nelle satire menippee di Varrone è più lo scherzo garbato che la virulenza giambica. Lo spirito giambico antico rinasce con Lucilio, tra gli urti delle guerre civili, e si manifesta, poco dopo, nei neòteroi. Orazio ridà al g. la ricca varietà di forme metriche di Archiloco. L’ultima fioritura del g. avviene con Marziale.

Il metro giambelego, detto anche giambelegiaco, è composto di un membro di ritmo ascendente (dimetro giambico acatalettico) e uno di ritmo discendente (trimetro dattilico catalettico in syllabam), terminanti ambedue con sillaba ancipite. È usato da Orazio nel sistema archilocheo secondo.

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