LIRUTI, Gian Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005)

LIRUTI, Gian Giuseppe

Ugo Rozzo

, Nacque a Villafredda (castello nelle vicinanze di Tarcento, presso Udine) il 28 nov. 1689, da Natale e da Bernardina Podari, in una famiglia di origine mantovana, che nel Quattrocento era entrata a far parte della piccola nobiltà del Friuli. Per ricostruire le sue vicende è fondamentale l'Autobiografia (pubblicata a Udine nel 1869), che egli scrisse in terza persona in diversi momenti e che arriva fino al 1779. Dopo i primi rudimenti di istruzione ricevuti da un precettore tra le mura domestiche, all'età di undici anni il L. fu mandato a Venezia, dove per due anni studiò presso i gesuiti, quindi per quattro nel collegio di S. Cipriano dei somaschi di Murano; per volontà della famiglia seguì poi i corsi di diritto all'Università di Padova e nel 1708 si laureò in utroque iure. Tornato a Udine, trascorse alcuni anni tentando l'esercizio dell'avvocatura, ma di fatto fu impegnato in una serie di letture abbastanza disordinate nei più diversi settori disciplinari, finché decise di tornare nel palazzo di Villafredda, dove risiedette praticamente per tutta la vita dedicandosi agli studi.

Cominciò così a coltivare la storia, prima quella romana: avviò una raccolta di iscrizioni romano-aquileiesi ricca di 500 lapidi, tutte comunicate al suo grande amico, il canonico G.D. Bertoli (futuro autore delle Antichità di Aquileia, Venezia 1739). Allo stesso donò in vari tempi monete romane "in ogni metallo", dato che il L. non ne era un collezionista. Ma per la scarsità dei materiali ritrovati relativi all'età antica, decise di passare al Medioevo e iniziò la raccolta di monete dell'epoca dei Goti, di pergamene in originale e in copia e di cronache, poi riunite in due tomi in folio dal titolo Anecdota Foroiuliensia; finché decise di approfondire la storia e le vicende del Friuli. Gli Anecdota Foroiuliensia, i cui testi recano dotte prefazioni latine del L., hanno fatto parte della collezione dell'abate J. Pirona e oggi si conservano nella Biblioteca civica di Udine.

Ben presto fu noto per la passione erudita e le sue competenze; già nel 1717 G. Fontanini, in occasione di un suo ritorno nel paese natale di San Daniele, aveva voluto conoscerlo e da allora il loro rapporto continuò, come dimostrano le lettere scambiate tra i due nel corso degli anni. L'uscita, qualche anno dopo, dei primi volumi dei Rerum Italicarum Scriptores a cura di L.A. Muratori molto dovette colpire il L. e indirizzarlo decisamente verso la storia locale, l'archeologia e la numismatica del Friuli.

Tramite i buoni uffici del conte F. Beretta e del L., nel 1738 il Muratori poté avere a disposizione la cronaca medioevale di Giovanni di Ailino di Maniago (posseduta dal Fontanini), che poi pubblicò in appendice al volume III delle Antiquitates Italicae. Poiché non si conoscono lettere scambiate tra i due, P.S. Leicht ha ipotizzato che il L. corrispondesse con il Muratori tramite qualche comune amico, come appunto il Beretta. Naturalmente il L. fu in rapporti di amicizia e di collaborazione con tutti i letterati friulani contemporanei e anche con alcuni dei più importanti d'Italia, ai quali spesso forniva informazioni mettendo a frutto la sua ricca collezione libraria, nella quale confluivano le opere dei suoi corrispondenti. Tra gli altri ebbe scambi epistolari più o meno intensi e prolungati con G. Garampi, prefetto dell'Archivio segreto Vaticano e futuro cardinale, e G. Mazzuchelli. I suoi rapporti più frequenti furono tuttavia con un gruppo di intellettuali friulani costituenti una piccola "respublica litteraria": il barnabita B. Asquini, monsignor G.D. Bertoli, monsignor G. Bini, il domenicano B.M. De Rubeis, il conte F. Beretta, il canonico conte A. di Montegnacco, l'agronomo ed economista A. Zanon, il giurista C. Fabrizi, il canonico L. del Torre, lo storico L. Treo, il barnabita A.M. Cortenovis (residente a Udine dal 1764).

Le sue pubblicazioni scientifiche iniziarono nel 1740, quando nel terzo tomo della Miscellanea di varie operette pubblicata a Venezia dal libraio G. Lazzaroni comparve l'inedita descrizione di Forumiulium dello scrittore cinquecentesco G. Sporeno, "a Joh. Josepho Liruti Utinensi illustratum" con un Propyleon e note integrative, per cui alla fine il testo occupò 320 pagine. Seguiva una Dissertatio de Aquileja dello stesso L., indirizzata al conte Beretta in data 30 sett. 1739 (pp. 321-426). L'anno dopo, nel quarto tomo della stessa Miscellanea, usciva la dissertazione De Iulio Carnico, nunc Zuglioin Carnis Foroiuliensibus, che in un centinaio di pagine ricostruiva la storia romana di questa località carnica (1741, pp. 274-370).

Dopo una lunga gestazione (sulla base di una lettera di A. Zanon, sembra che l'opera fosse sostanzialmente pronta nel 1738), nel 1749 uscì a Venezia presso l'editore G.B. Pasquali la dissertazione Della moneta propria, e forestiera ch'ebbe corso nel Ducato di Friuli dalla decadenza dell'Impero romano sino al secolo XV che, tradotta in latino, fu inserita da F. Argelati nel secondo tomo della raccolta milanese De monetis Italiae variorum illustrium virorum Dissertationes (Mediolani 1750). Fu in particolare quest'opera sulle monete a meritargli l'ascrizione all'Accademia Colombaria di Firenze, secondo la proposta del presidente A.F. Gori: le patenti di ammissione sono datate 30 ag. 1750 e il suo nome accademico fu quello di Riposato. Da allora il L. si qualificò sempre sul frontespizio delle sue opere come accademico Colombario, e poi anche come socio dell'Accademia di Udine, nella quale fu invitato a entrare poco dopo la rinascita della stessa nel 1758.

Per riconoscenza dedicò agli accademici fiorentini che lo avevano accolto una dissertazione latina dal titolo De servis Medij Aevi in Foroiulii, che il Gori fece inserire nel tomo IV della ristampa della sua raccolta di Symbolae litterariae opuscula varia philologica scientifica antiquaria… (Roma 1752, pp. 151-235; ma ne esiste anche una stampa a parte). F.K. von Savigny la citò più volte nella Storia del diritto romano nel Medio Evo (Heidelberg 1815-31; Firenze 1844-45), pur non condividendone tutte le valutazioni. Sempre per il Gori e per una nuova serie di Symbolae il L. preparò un De lingua, sive Italico dialecto Foroiuliensi, che per varie vicende restò inedito; una De lingua Foroiuliensium dissertatio, conservata manoscritta nella Biblioteca civica di Udine, è stata stampata solo nel 1954-55 a Udine, a cura di G. D'Aronco e N. Pauluzzo. L'idea centrale del L. era che il friulano fosse derivato da una contaminazione tra il latino, la lingua dei Galli e quella dei Longobardi.

Naturalmente il L. riceveva numerose richieste di informazioni e chiarimenti da parte di studiosi impegnati in ricerche storiche particolari o di collezionisti di monete e iscrizioni. La sua lettera di illustrazione di un medaglione di Michele II, imperatore di Bisanzio, posseduto dal senatore A. Savorgnan, venne fatta pubblicare da quest'ultimo nella Nuova Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici di A. Calogerà (V, Venezia 1759, pp. 357-370), con il titolo Lettera del nobile signor G. G. Liruti di Villafredda indirizzata a s.e. il signor marchese Antonio conte di Savorgnano.

Ma già a partire dal 1740, come precisò in una missiva del 1742, a motivo delle continue richieste di informazioni da parte di amici e conoscenti sulla vita e le opere dei "letterati" friulani, aveva cominciato a raccogliere notizie in merito, anche sperando di poter utilizzare le ricerche di G. Fontanini, delle quali però, come poi disse, non ebbe nulla. Dopo anni di lavoro autonomo nacque così la sua opera più importante e duratura, le Notizie delle vite ed opere scritte da' letterati di Friuli. La ricerca, divisa in "cinque tomi in 4°", presenta la materia ordinata cronologicamente per "capi" dedicati ai diversi letterati, ma, per il periodo dal XV al XVII secolo, accorpa quelli appartenenti a una stessa famiglia: così nel secondo tomo ci sono "capi" dedicati agli Amalteo, Luisini, Frangipane, Altan, Amaseo, ma anche Vecellio; nel terzo compaiono i Paolini, Deciani, Mantica. I primi due tomi uscirono a Venezia rispettivamente nel 1760 e 1762; il terzo comparve solo nel 1780 presso gli editori udinesi Gallici, poco tempo prima della morte dell'autore; ma il quarto uscì solo nel 1830 (Venezia), a spese di un gruppo di "Letterati e signori Friulani" e comprende le ultime voci, un "Supplemento" (pp. 321-511) e un "Indice generale delle vite". Una sezione sulle donne letterate, inizialmente prevista all'interno delle Notizie, fu stampata a Udine, a cura di V. Joppi, dal tipografo Seitz nel 1865, con il titolo Delle donne di Friuli illustri per lettere.

Nel 1771 il L. pubblicò a Venezia presso il Pasinelli le Notizie su Gemona antica città del Friuli, arricchite da dieci incisioni di soggetto archeologico e cinque tavole fuori testo, che riproducono vedute panoramiche della città. Questa ricerca è l'unico lavoro del L. che sia stato criticato decisamente, per certe etimologie e l'interpretazione di alcuni documenti, da studiosi contemporanei come G. Gravisi e P. Fistulario.

Nella quaresima del 1772, all'età di 83 anni, "per non stare inoperoso" si diede a "schiccherare una Storietta Delle Cose del Friuli", che l'editore udinese Gallici gli propose di stampare; così tra il 1776 e il 1777 uscirono in "5 Tometti in 8° grande" le Notizie delle cose del Friuli scritte secondo i tempi, una storia della regione dall'antichità ai suoi anni, rigorosamente distinta tra storia ecclesiastica e storia civile. L'opera, secondo il L., fu accolta con interesse e buon successo di pubblico, come stanno a dimostrare le liste dei sottoscrittori che compaiono alla fine dei singoli volumi. Nel frattempo, nel volume XXIV della Nuova raccolta d'opuscoli era uscita la ricerca Dell'origine del patriarcato d'Aquileia (Venezia 1773).

Il L. morì a Villafredda il 4 maggio 1780.

Il L. lasciò una ricca biblioteca, una raccolta di 500 iscrizioni friulane, molte pergamene e apografi, ma questo patrimonio fu disperso in pochi anni. Alcuni manoscritti videro la luce nei decenni seguenti, spesso in pubblicazioni per nozze. Nel 1851 a Udine uscì un opuscolo intitolato: Due invasioni dei Turchi in Friuli, narrate dal conte Jacopo di Porcia, raccolte da Giovanni Giuseppe Liruti di Villafredda. Nel 1857 il dottor G. Ciconj vi faceva stampare il racconto di N. Monticoli relativo al sacco di Udine del 1511 con la prefazione del Liruti. Nel 1873 alcuni amici udinesi diedero alle stampe una Lettera inedita del L. a C. Fabrizi, sulle antiche forme di giudizio nel Friuli, dove valeva il parere degli "astanti" alla causa; nel 1885 vedeva la luce una Lettera critica relativa al Delle Zecche italiane di G.R. Carli.

Varie sue lettere, anche di carattere privato, furono pubblicate sulla rivista Pagine friulane a partire dal 1893, a cura di A. Fiammazzo e G. Biasutti. Nel 1897, per l'ingresso del nuovo arcivescovo P. Zamburlini, il seminario di Udine pubblicò la Descrizione della Patria del Friuli fatta nel secolo XVI dal conte Girolamo di Porcia, preceduta da un Prolegomenon del L., che inquadra e valuta il testo. L'opera originale era dedicata al nunzio a Venezia, G.A. Facchinetti (il futuro Innocenzo IX), che aveva sollecitato il Porcia a riunire quelle informazioni.

Della biblioteca del L., ricca di incunaboli e rari opuscoli di argomento friulano, rimane solo un accurato catalogo di suo pugno (pare databile alla metà del secolo, ma con qualche aggiunta successiva, l'ultima del 1777); con i suoi circa ottocento titoli l'elenco dà l'idea dei vari e vasti interessi del proprietario. Naturalmente non mancano opere di diritto, legate sia ai suoi studi universitari, sia alla documentazione sui testi giuridici fondamentali della Patria del Friuli, come le Constitutioni che dal Medioevo governavano la vita del patriarcato, sia alla raccolta delle pubblicazioni di alcuni illustri giuristi friulani. Ma il grosso della collezione era composto da libri legati alla storia civile e religiosa del patriarcato, alle antichità di Aquileia e di altre località della Patria; sono naturalmente presenti quasi tutti i titoli dei principali intellettuali e scrittori friulani, ai quali, come visto, il L. dedicò una delle sue più importanti opere. Possedeva anche manoscritti e testi rari, di alcuni dei quali curò l'edizione a stampa. Tutte le principali opere del L., a partire dagli anni Settanta del secolo XX, hanno avuto una o più ristampe anastatiche.

Fonti e Bibl.: Vari mss. del L. sono conservati nella Biblioteca civica di Udine, nell'Archivio di Stato di Udine e nella Collezione Bartolini presso la Biblioteca arcivescovile di Udine. E.A. Cicogna, A monsignore ill. e rev. G. Trevisanato arcivescovo di Udine. Narrazione, Venezia 1853, p. 17; V. Baldissera, Degli uomini degni di ricordanza in Gemona, Udine 1888, p. 37; G. Baldissera, Cittadini illustri e benemeriti di Tarcento, Gemona 1934, pp. 58-79; G. Marchetti, La più antica dissertazione sulla storia di Giulio Carnico, in Sot la nape, XIV (1962), 2, pp. 39 s.; Id., Il Friuli. Uomini e tempi, Udine 1979, pp. 501-506; F.L. Maschietto, Biblioteca e bibliotecari di S. Giustina di Padova: 1697-1827, Padova 1981, pp. 252-261; M. De Grassi, L'editoria illustrata veneziana del Settecento. Gli autori friulani, Udine 1984, pp. 62-67; L. Cargnelutti, Note sulla famiglia Liruti, in Memorie storiche forogiuliesi, LXV (1985), pp. 129-141; F. Tamburlini, Le biblioteche dell'erudito G.G. L. e dei conti Tartagna di Udine, in Nel Friuli del Settecento: biblioteche, accademie e libri, II, a cura di U. Rozzo, Udine 1996, pp. 43-49, 55-59; G. Comelli, G.G. L. numismatico, in Tarcint e Valadis de Tôr, a cura di G. Ellero, Udine 1996, pp. 363-370.

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