POLIDORI, Gianni

Enciclopedia del Cinema (2004)

Polidori, Gianni

Stefano Masi

Pittore, scenografo, arredatore e costumista cinematografico e teatrale, nato a Roma il 7 novembre 1923 e morto ivi il 19 agosto 1992. Protagonista della scena cinematografica italiana degli anni Cinquanta, tentò di portarvi le suggestioni della pittura contemporanea, nell'alveo della quale egli stesso si era formato. Legò il proprio nome soprattutto allo scabro realismo dei primi film di Michelangelo Antonioni, Antonio Pietrangeli e Francesco Maselli.

P. fu attivo dapprima come pittore; allievo di R. Guttuso, in seguito subì l'influenza di C. Cagli, che lo portò a privilegiare l'informale rispetto al figurativo. Nel 1946 iniziò a lavorare come scenografo teatrale e dal 1947 diede vita con il regista Luigi Squarzina a un sodalizio artistico destinato a durare oltre un ventennio. Tra il 1946 e il 1948 studiò al Centro sperimentale di cinematografia, dove seguì le lezioni di Guido Fiorini. Nello stesso periodo fu aiuto scenografo di Aldo Tomassini Barbarossa, Franco Lolli, Veniero Colasanti, Piero Filippone, Mario Chiari. Come titolare esordì con Due mogli sono troppe (1951) di Mario Camerini, ma la vera svolta professionale avvenne quello stesso anno al fianco di Luchino Visconti in Bellissima, dove utilizzò ambienti reali parzialmente riadattati, secondo il modello neorealista. Visconti lo chiamò ancora soltanto per l'episodio Anna Magnani del film collettivo Siamo donne (1953), ma P. rimase nel suo entourage artistico e affiancò Chiari, anche se non accreditato, in grandi progetti come La carrozza d'oro (1952) di Jean Renoir, Carosello napoletano (1954) di Ettore Giannini e War and peace (1955; Guerra e pace) di King Vidor. A dare ulteriore prestigio al suo nome furono le prime opere di Antonioni, con il quale lavorò nell'episodio italiano di I vinti (1953), in quello intitolato Tentato suicidio del film collettivo Amore in città (1953), e in La signora senza camelie (1953) e Le amiche (1955), due film in cui P. seppe fondere abilmente elementi realistici e suggestioni di provenienza teatrale per sintetizzare in maniera impietosa le nuove aspirazioni borghesi dell'Italia degli anni Cinquanta. Curò poi le ambientazioni gogoliane di Il cappotto (1952) di Alberto Lattuada e La passeggiata (1953) di Renato Rascel. Ma la sua fama è legata soprattutto alla chiave realista di film come Il sole negli occhi (1953) di Pietrangeli, Scuola elementare (1954) di Lattuada, Gli sbandati (1955) di Maselli. Un posto a parte occupa nella sua filmografia l'opera prima del documentarista Aglauco Casadio, Un ettaro di cielo (1958), favola ambientata nella zona delle paludi di Comacchio, dove P. seppe aggiornare la lezione scenografica del Neorealismo. Un intreccio altrettanto sapiente di ambienti autentici e ricostruzioni si ritrova in Le quattro giornate di Napoli (1962) di Nanni Loy, memorabile per il sapore d'epoca da P. miracolosamente ritrovato in una città che aveva subito radicali trasformazioni rispetto agli anni della guerra. Egli riuscì ad applicare al cinema le suggestioni della sua pittura solo in rarissime occasioni, come nel peplum Maciste contro il vampiro (1961) di Sergio Corbucci e Giacomo Gentilomo. Spesso venne scritturato per film tratti da opere letterarie o teatrali come Liolà (1964) di Alessandro Blasetti, tratto da L. Pirandello e Spara forte, più forte… non capisco! (1966), tratto dalla commedia Le voci di dentro di Eduardo De Filippo che curò anche la regia del film. Tra gli altri registi con i quali ebbe modo di collaborare da ricordare Luciano Emmer, Luigi Zampa, Franco Rossi, Christian-Jaque, Dino Risi, Terence Young, Franco Giraldi, Elio Petri, Tonino Valerii. Dal 1976 abbandonò definitivamente l'attività cinematografica; dal 1974 al 1984 si dedicò alla televisione, e poi esclusivamente al teatro e alla pittura. Si trasferì quindi a Genova, dove fu direttore tecnico del Teatro stabile e dove, presso il Civico museo biblioteca dell'attore e del teatro, depositò il suo ricco archivio.

Bibliografia

S. Masi, Scenografi e costumisti del cinema italiano, L'Aquila 1989, 1° vol., pp. 145-54; Fondazione Eugenio Guglielminetti, Gianni Polidori scenografo e pittore, Torino 2000 (catalogo della mostra).

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