MANETTI, Giannozzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 68 (2007)

MANETTI, Giannozzo

Simona Foà

Nacque a Firenze il 5 giugno 1396 da Bernardo, ricco e brillante mercante, ricordato anche nel Liber facetiarum di Poggio Bracciolini, e da "Petra Guidaccia" (Naldi, col. 529).

Il ramo dei Manetti al quale apparteneva il M. abitava nel quartiere fiorentino di S. Spirito; alla nascita del M., Bernardo non era ancora diventato uno dei più ricchi uomini di Firenze, come appare invece nella portata al Catasto del 1427.

Secondo la testimonianza di Vespasiano da Bisticci, il M., "non avendo potuto seguitare la sua volontà per rispetto del padre" (1970, p. 487), presso il quale lavorava tenendo i libri del banco, iniziò a studiare assiduamente solo nel 1420-21. Per i successivi nove anni, ancora secondo la testimonianza di Vespasiano, il M. si dedicò pressoché esclusivamente allo studio. Frequentò il convento agostiniano di S. Spirito, dove ebbe come maestri i frati Girolamo da Napoli ed Evangelista da Pisa; il convento era attiguo alla sua abitazione e per raggiungerlo più comodamente il M., ancora secondo Vespasiano da Bisticci, si fece aprire una porta che dalla sua casa ne consentiva direttamente l'accesso. Il M. studiò poi presso il convento camaldolese di S. Maria degli Angeli, sotto la guida di Ambrogio Traversari, avendo come compagno di studi, tra gli altri, Tommaso Parentucelli, il futuro papa Niccolò V, di cui il M. in seguito divenne segretario. Qui probabilmente approfondì la conoscenza del greco e intraprese quella dell'ebraico, che continuò a studiare e a praticare durante tutto il corso della sua vita grazie all'aiuto di maestri privati, ed entrò in contatto con alcuni fra i testi che andarono a formare la sua vasta cultura scritturale, patristica e umanistica.

Nel 1425 il M. fu immatricolato nell'arte del cambio e nel 1427 sposò Alessandra di Tommaso di Giacomino Tebalducci, dalla quale ebbe sette figli: quattro maschi, Bernardo, nato il 19 giugno 1430 e morto nel 1497, che seguì gli affari del padre; Angelo, nato nel 1432 e morto nel 1479, che seguì invece il padre nei suoi interessi umanistici e letterari; Antonino, nato il 18 genn. 1434 e morto all'inizio di aprile 1438; Giovanni, nato l'8 dic. 1445 e morto il 25 febbr. 1499; e tre figlie, Piera, nata nel 1438, Costanza, nata nel 1440 e Ginevra, nata nel 1441.

La testimonianza di Vespasiano da Bisticci, secondo la quale per nove anni, a partire dal 1420-21, il M. si dedicò prevalentemente alla sua vocazione di studioso, è sostanzialmente confermata dal fatto che risale al 1429 la prima notizia di una sua elezione a un incarico pubblico, tra i Dodici buonuomini. Fino alla metà degli anni Trenta, ossia fino al momento del ritorno a Firenze di Cosimo de' Medici, il M. si mantenne in ogni caso piuttosto defilato dalla vita politica fiorentina per dedicarsi agli studi e alla gestione del patrimonio familiare. Nel 1433 presentò la dichiarazione dei redditi insieme con il fratello Filippo, mentre negli anni successivi la presentò da solo.

Nel 1435 il M. fu eletto ufficiale dello Studio e ufficiale della Grascia. Negli anni seguenti ricoprì ancora numerosi e importanti uffici pubblici all'interno di Firenze: fu eletto nei Sedici gonfalonieri ancora nel 1435, console dei Mari nel 1436, di nuovo tra i Dodici buonuomini e ufficiale delle Vendite nel 1438, console dell'arte della seta e conservatore delle Leggi nel 1439. Nel 1441 fu eletto tra gli ufficiali del Monte e nel 1443 di nuovo ufficiale della Grascia. Nel 1444 fu ancora tra i Sedici gonfalonieri e l'anno successivo di nuovo tra i Dodici buonuomini e tra gli ufficiali dello Studio. Nel 1447 fu ufficiale della Notte e console dei Mari e nel 1449 fu degli Otto di guardia e dei Sedici gonfalonieri e ancora tra i Dodici buonuomini nel 1451.

A questi incarichi svolti all'interno delle mura di Firenze, il M. alternò compiti svolti nel contado e in qualità di ambasciatore. Nel 1440 fu vicario in Valdinievole; tra il 1446 e il 1447 vicario a Pistoia; tra il 1452 e il 1453 vicario nel Mugello.

Nello svolgimento di questi incarichi di carattere amministrativo nei territori del dominio fiorentino, il M. si distinse per la capacità e la pazienza che metteva nel ricomporre le liti e le cause che avrebbero richiesto il diretto intervento della magistratura, attraverso il dialogo e la ricerca del compromesso tra le parti in conflitto.

Particolarmente significativa fu la sua attività di oratore e di ambasciatore. Tra il gennaio e il maggio del 1435 compose la Laudatio Ianuensium ad clarissimos Ianue legatos Florentie commorantes, che fu pronunciata di fronte agli ambasciatori genovesi in occasione dell'accoglimento della richiesta di aiuto da parte di Genova ai Fiorentini nel conflitto che la opponeva alla Milano viscontea. Al 1437 risale il primo incarico diplomatico, testimoniato dalla Vita di Vespasiano da Bisticci: si trattava di una missione a Genova. Secondo quanto afferma Vespasiano, fu Leonardo Bruni a proporre il M. quale oratore a Genova. Dati i rapporti che intercorrevano tra i due uomini politici, nel 1444 il M. fu incaricato dal governo fiorentino di tenere l'orazione ufficiale in occasione delle esequie solenni del Bruni.

Nel 1443 fu inviato presso Alfonso d'Aragona, che si trovava fuori Napoli per stabilire un'alleanza con il Papato; nel 1445 fu a Napoli in occasione delle nozze del figlio di Alfonso, Ferdinando. Nel 1447 fu inviato a Roma in occasione dell'elezione al papato di Niccolò V, che, come detto, del M. era stato compagno di studi, e in quest'occasione tenne un'orazione che, secondo la testimonianza di Vespasiano da Bisticci, fu molto ammirata dai presenti. Nel 1448 e nel 1450 fu inviato a Venezia e nel 1451 fu a Napoli; l'anno successivo era a Roma a presenziare per conto della Repubblica fiorentina all'incoronazione dell'imperatore Federico III. Nel 1453 il M. fu incaricato della sua ultima ambasceria, a Roma presso il papa. A causa di quella che egli definì una congiura nei suoi confronti da parte di alcuni nemici che si trovavano a Firenze, il M. decise di non tornare in città e di rimanere presso il papa, che lo nominò suo segretario. Fu costretto invece a tornare a Firenze e a sottoporsi a un processo causato dal legame che il M. continuava a mantenere con Alfonso d'Aragona in un momento di crisi nei rapporti politici tra Napoli e Firenze. Benché uscito dal processo immune da sospetti, il M. nel 1454 decise di lasciare definitivamente la sua città.

Non sono a tutt'oggi completamente chiariti i motivi per i quali il M. decise di abbandonare Firenze per recarsi prima a Roma e poi a Napoli, dove rimase fino alla morte. Alla base di questa decisione ci furono senz'altro divergenze con alcuni esponenti dell'oligarchia fiorentina, soprattutto in tema di politica estera, in un periodo di alleanze fluttuanti e spesso destinate a durare periodi molto brevi. Vespasiano da Bisticci parla di invidia da parte di alcuni fiorentini nei confronti del M., ma è forse più realistico ipotizzare che nel compiere questa scelta al M. non furono estranee motivazioni di carattere economico. Un fratello del M., Filippo, aveva perso tutte le ricchezze ereditate dal padre anche a causa delle pressanti richieste da parte del Fisco fiorentino ed era stato costretto per questo a vivere nella casa del M. stesso. Al contrario di Filippo, che aveva esclusivamente continuato l'attività commerciale del padre, il M. amò investire i suoi denari in beni immobili: acquistò case in Firenze e terreni agricoli fuori città. Nonostante questa prudente politica patrimoniale, il M. non era riuscito del tutto a sfuggire all'esoso sistema fiscale fiorentino e nel 1453 decise di sciogliere la compagnia di commercio della lana che aveva fondato a Firenze nel 1450 con il figlio Bernardo e con i fratelli Tommaso e Andrea Tani e di portare anche le sue attività commerciali a Napoli.

Nel 1455 il M. lasciò Roma e si trasferì definitivamente a Napoli per porsi al servizio di Alfonso d'Aragona, che gli assicurò una rendita di 900 fiorini d'oro. In questi ultimi anni di vita, pur non tornando più a Firenze, il M. non ruppe completamente il rapporto con la sua città e nel 1456 e nel 1458 negoziò per conto del governo fiorentino con re Alfonso relativamente ad alcune questioni riguardanti le attività mercantili fiorentine a Napoli.

Il M. morì a Napoli il 27 ott. 1459.

Perfetto esempio di fusione di vita attiva e vita contemplativa, che era una delle caratteristiche del cosiddetto umanesimo civile fiorentino, il M. ha lasciato una grande quantità di scritti, nei quali si fondono il suo spirito religioso e il valore che egli attribuiva alla cultura degli antichi e dei moderni. Per questo è stato ed è difficile collocare il M. all'interno dello sviluppo del pensiero umanistico. La sua religiosità, ma anche il riconoscimento della dignità dell'uomo come suprema creazione divina, hanno fatto sì che da alcuni sia ritenuto una figura nella quale si avvertono ancora forti le tensioni della cultura medievale; altri invece hanno sottolineato che il carattere innovativo del suo approccio ai testi sacri, in particolare all'Antico Testamento, lo può far considerare in toto un esponente del nuovo spirito dell'umanesimo.

Durante l'intero corso della sua vita il M. raccolse una ricca biblioteca di testi in ebraico e di testi religiosi, filosofici e letterari in greco e in latino, dei quali una gran parte è conservata nel fondo Palatino della Biblioteca apostolica Vaticana, che conserva pure diversi esemplari, anche autografi o parzialmente autografi, delle opere composte dallo stesso Manetti. Di alcuni testi diede anche saggi di traduzione, come nel caso dei Salmi, che tradusse dall'ebraico come primo momento di un progetto complessivo - che non fu però portato a termine - di versione dell'intero Antico Testamento. Per difendere la sua traduzione dei Salmi il M. scrisse l'Apologeticus adversus suae novae Psalterii traductionis obtrectatores, composto dopo la sua definitiva partenza da Firenze, nel quale esplicitava i criteri della sua traduzione e motivava la scelta di tradurre il testo sacro dall'ebraico e non dal greco. Dal greco tradusse tutta l'opera morale di Aristotele, ossia l'Etica Nicomachea, l'Etica Eudemia e i Magna moralia, conservata nel ms. Urb. lat. 223 della Biblioteca apostolica Vaticana nell'esemplare di dedica a Federico da Montefeltro fatto trascrivere dal figlio del M., Angelo.

La prima opera composta dal M. della quale si ha testimonianza e nella quale si vedono i frutti degli studi compiuti risale al 1438 ed è un dialogo che il M. scrisse in occasione della morte del figlio Antonino: il Dialogus de morte Antonini, filii sui, consolatorius. Si tratta di un'opera in latino che nel 1439 il M. dettò anche in volgare a Tommaso Tani e nella quale sono presenti motivi di ascendenza senechiana e motivi cristiani.

Mentre si trovava a Pescia, nel 1440, compose la prima redazione della Vita Socratis et Senecae. Si tratta di due biografie parallele, sul modello delle Vite di Plutarco. I due scrittori sono raffigurati in quanto depositari della saggezza umana e della capacità che l'uomo può avere di elevarsi attraverso la conoscenza della realtà e del suo animo.

Tra il 1446 e il 1447, a Pistoia, dove si trovava come vicario, scrisse la Historia Pistoriensis, nella quale il M. evidenzia il buon rapporto esistente tra Firenze e i suoi domini, mentre durante il soggiorno nel Mugello, tra il 1450 e il 1451, compose il De dignitate et excellentia hominis, dedicato ad Alfonso d'Aragona e ripreso alcuni anni più tardi. Si tratta di una delle prime trattazioni umanistiche che hanno come argomento la dignità dell'uomo, e fu scritta come risposta e completamento, richiesto direttamente da re Alfonso al M., alle teorie esposte nel De excellentia ac praestantia hominis di Bartolomeo Facio. Le tesi esposte dal M. nel De dignitate non sono né particolarmente originali, essendo in alcuni casi mutuate direttamente dallo scritto del Facio, né hanno alcunché della radicalità delle successive tesi esposte da Giovanni Pico della Mirandola nella Oratio de hominis dignitate.

Nel 1456, in occasione del terremoto che colpì Napoli, compose il trattato De terraemotu, dedicato al re Alfonso d'Aragona.

Un aspetto particolarmente originale della produzione letteraria del M. è rappresentato dalle biografie. Oltre alla già ricordata Vita Socratis et Senecae, egli scrisse, intorno al 1440, le Vitae Dantis et Petrarchae ac Boccaccii, il De illustribus longevis, inedito e conservato, tra gli altri testimoni, nel ms. della Biblioteca apostolica Vaticana Pal. lat. 1603, cc. 42-198, e la più nota De vita ac gestis Nicolai quinti summi pontificis. Molte biografie di personaggi storici e di scrittori antichi e contemporanei sono contenute anche all'interno dell'Adversus Iudaeos et Gentes.

Il De vita ac gestis Nicolai quinti fu portato a termine nel 1455, grazie all'aiuto del figlio Angelo. Il M. dedicò l'opera al cardinale spagnolo Antonio de la Cerda e a Giovanni de' Medici, il figlio di Cosimo che aveva spiccati interessi di carattere umanistico. Nel ms. 66.23 conservato presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze è trasmesso il testo della Vita di Niccolò V di mano del figlio del M., Angelo. La biografia, portata a termine a meno di un anno dalla morte del pontefice, si caratterizza per il ricorso a fonti di prima mano (i diretti racconti del pontefice e di persone a lui vicine e documenti provenienti dalla Curia), grazie alle quali il M. ha potuto raccontare anche alcuni sogni del pontefice. Inoltre del papa sono messi in evidenza gli interessi di carattere umanistico quali l'amore per i libri e la cultura classica e per la progettazione di opere architettoniche.

L'opera più complessa del M. è senz'altro l'incompiuta e ancora quasi interamente inedita Adversus Iudaeos et Gentes, per la quale egli tralasciò le posizioni della controversistica medievale per richiamarsi direttamente alla tradizione apologetica degli antichi Padri della Chiesa, e soprattutto al De praeparatione Evangelica di Eusebio di Cesarea, che era stato appena tradotto in latino da Giorgio di Trebisonda (Trapezunzio). Per il M. l'antico Israele, quello anteriore alla vicenda mosaica, è degno di un giudizio positivo, mentre resta sullo sfondo la visione della storia di Israele totalmente allegorica tipica della controversistica medievale, che vedeva nel popolo ebraico e nelle sue vicende solo una figura della storia narrata nei Vangeli. L'opera, prevista in venti libri, ma dei quali sono trasmessi solo dieci (Biblioteca apostolica Vaticana, Urb. lat., 154), fu iniziata alla fine degli anni Quaranta, ma il M. vi lavorò fino alla fine della sua vita. I primi quattro libri sono dedicati alla storia fino alla venuta di Cristo, quindi alla storia ebraica e a quella pagana, e alla storia di Cristo. I sei libri successivi sono dedicati alla storia del cristianesimo, che è esemplificata attraverso il racconto delle vite di illustri cristiani: scrittori di cose sacre e di cose profane, vergini e martiri e confessori.

Il resto della produzione del M. è dedicato all'oratoria di carattere laico e civile. Essa comprende due protesti di giustizia risalenti al 1444 e al 1448 circa, mentre non è forse da attribuire al M. il protesto di giustizia che va sotto il suo nome in alcuni manoscritti, pubblicato da E. Santini (La "protestatio de iustitia" nella Firenze medicea del sec. XV, in Rinascimento, X [1959], pp. 55-59). Fanno parte inoltre di questa produzione l'orazione tenuta in occasione della cerimonia funebre per Leonardo Bruni e le orazioni tenute in occasione delle missioni diplomatiche.

Tutte le opere del M. sono caratterizzate da un alto livello di elaborazione retorica, che talvolta arriva a limitare l'originalità dell'argomentazione e la novità dei contenuti, come nel caso del De dignitate et excellentia hominis. Un caso particolare è rappresentato dall'Adversus Iudaeos et Gentes che, sebbene sia un'opera incompiuta, elabora in modo originale non solo la polemica antiebraica e antigiudaica relativa alla storia degli ebrei postmosaica, ma anche, e forse soprattutto, il motivo della superiorità del cristianesimo rispetto alle altre civiltà, evitando complesse argomentazioni di carattere teologico per soffermarsi invece sugli esempi più notevoli di uomini illustri cristiani.

Edizioni delle opere: Apologeticus, a cura di A. De Petris, Roma 1981; Dialogus consolatorius, a cura di A. De Petris, ibid. 1983; De terraemotu, a cura di D. Molin - C. Scopelliti, ibid. 1983; Vita Socratis et Senecae, a cura di A. De Petris, Firenze 1979; la sola Vita di Socrate è stata edita a cura di M. Montuori, Palermo 1995; Historia Pistoriensis, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XIX, Mediolani 1731, coll. 989-1076; De dignitate et excellentia hominis, a cura di E.R. Leonard, Patavii 1975; le vite di Dante, Petrarca e Boccaccio sono state pubblicate in A. Solerti, Le vite di Dante, Petrarca e Boccaccio scritte fino al secolo decimosesto, Milano 1904, pp. 108-151, 303-319, 680-693 e a cura di S.U. Baldassarri, Palermo 2003; De vita ac gestis Nicolai quinti summi pontificis, a cura di A. Modigliani, Roma 2005. Una raccolta parziale dei suoi scritti di carattere biografico è pubblicata in G. Manetti, Biographical writings, a cura di S.U. Baldassarri - R. Bagemihl, Cambridge, MA-London 2003.

Dall'Adversus Iudaeos et Gentes sono state tratte e pubblicate la vita di Bernardino da Siena: D. Pacetti, Breve vita inedita di s. Bernardino scritta da G. Manetti, in Bull. di studi Bernardiniani, I (1935), pp. 186-190; e la vita di s. Francesco: F. Delorme, Vie de st François par l'humaniste florentin G. Manetti, in Archivum Franciscanum historicum, XXXI (1938), pp. 210-218 e in F. Gaeta, La figura di s. Francesco nell'umanesimo, in L'immagine di Francesco nella storiografia dall'umanesimo all'Ottocento. Atti del IX Convegno internazionale della Soc. internazionale di studi francescani, 1981, Assisi 1983, pp. 57-75.

Per l'edizione delle sue orazioni si vedano il Rep. font. hist. Medii Aevi e H.W. Wittschier, 1968; i due protesti di giustizia sono editi in Vespasiano da Bisticci, Commentario, a cura di P. Fanfani, pp. 195-201 (il protesto del 1444) e in M. Montorzi, "Fides in rem publicam". Ambiguità e tecniche del diritto comune, Napoli 1984, pp. 404-420 (il protesto risalente circa al 1448).

Si vedano inoltre: M.T. Graziosi, Cinque lettere inedite di G. M., in Atti e memorie dell'Arcadia, s. 3, V (1969), 1, pp. 149-160; P. Botley, Latin translation in the Renaissance: the theory and practice of G. M., Cambridge 2004, pp. 178-181: si tratta dell'edizione della prefazione alla traduzione dei Salmi.

Fonti e Bibl.: N. Naldi, Vita Iannotii M., in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XX, Mediolani 1731, coll. 529-608; Vespasiano da Bisticci, Commentario della vita di messere G. M. ( e certe altre cose volgari di esso G., a cura di P. Fanfani, Torino 1862; G.M. Cagni, Vespasiano da Bisticci e il suo epistolario, Roma 1969, ad ind.; Vespasiano da Bisticci, Le vite, a cura di A. Greco, I, Firenze 1970, pp. 485-538; Id., Commentario della vita di G. M., ibid., II, ibid. 1976, pp. 515-627; P. Bracciolini, Facezie, a cura di S. Pittaluga, Milano 1995, pp. 56 s. n. 48; L. Boschetto, Una nuova lettera di G. M. a Vespasiano da Bisticci con alcune considerazioni sul commercio librario tra Firenze e Napoli nei decenni centrali del Quattrocento, in Medioevo e Rinascimento, XVIII (2004), pp. 175-206; U. Cassuto, Gli ebrei a Firenze nell'età del Rinascimento, Firenze 1918, ad ind.; Id., I manoscritti Palatini ebraici della Biblioteca apostolica Vaticana e la loro storia, Città del Vaticano 1935, pp. 44-47; Codices Vaticani Hebraici. Codices 1-115, a cura di U. Cassuto, Città del Vaticano 1956, ad ind.; A. Auer, G. M. und Pico della Mirandola, in Vitae et veritati. Festgabe für Karl Adam, Düsseldorf 1956, pp. 83-102; A. Campana, G. M., Ciriaco e l'arco di Traiano ad Ancona, in Italia medioevale e umanistica, II (1959), pp. 483-504; G.M. Cagni, I codici Vaticani Palatino-latini appartenuti alla biblioteca di G. M., in La Bibliofilia, LXII (1960), pp. 1-43; L. Martines, The social world of the Florentine humanists (1390-1460), London 1963, ad ind.; Ch. Bec, Les marchands écrivains. Affaires et humanisme à Florence 1375-1434, Mouton-Paris-La Haye 1967, ad ind.; H.W. Wittschier, Vespasiano da Bisticci und G. M., in Romanische Forschungen, LXXIX (1967), 3, pp. 271-287; Id., G. M.: das Corpus der Orationes, Köln 1968; J. Ruysschaert, L'envoi au roi Alphonse d'Aragon du "De dignitate et excellentia hominis" de G. M., in La Bibliofilia, LXXIII (1971), pp. 229-234; E. van Balberghe, Un manuscrit de la Vita Petrarchae de G. M. (Bruxelles 1466-78), in Humanistica Lovaniensia, XXII (1973), pp. 77-82; A. De Petris, Le teorie umanistiche del tradurre e l'"Apologeticus" di G. M., in Bibliothèque d'humanisme et Renaissance, XXXVII (1975), pp. 15-32; Id., L'"Adversus Iudaeos et Gentes" di G. Manetti, in Rinascimento, XVI (1976), pp. 193-205; C. Moreschini, La "Vita Senecae" di G. M., in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, VI (1976), pp. 847-875; A. De Petris, Il Dialogus consolatorius di G. M. e le sue fonti, in Giorn. stor. della letteratura italiana, CLIV (1977), pp. 76-106; Id., G. M. and his "Consolatoria", in Bibliothèque d'humanisme et Renaissance, XLI (1979), pp. 493-525; E. Garin, La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Firenze 1979, ad ind.; L. Onofri, Sacralità, immaginazione e proposte politiche: la Vita di Niccolò V di G. M., in Humanistica Lovaniensia, XXVIII (1979), pp. 27-77; Ch. Bec, Cultura e società a Firenze nell'età della Rinascenza, Roma 1981, ad ind.; G. Fioravanti, L'apologetica anti-giudaica di G. M., in Rinascimento, XXIII (1983), pp. 3-32; A. Greco, G. M. nella biografia di un contemporaneo, in Respublica litterarum, VI (1983), pp. 155-170; P.O. Kristeller, Frater Antonius Bargensis and his treatise on the dignity of man, in Id., Studies in Renaissance thought and letters, II, Roma 1985, pp. 531-560; G. Fioravanti, G. M., l'"Adversus Iudaeos et Gentes" e l'altare del Corpus Domini a Urbino, in Federico da Montefeltro. Lo Stato le arti la cultura, a cura di G. Cerboni Baiardi - G. Chittolini - P. Floriani, I, Roma 1986, Lo Stato, pp. 177-187; C. Dröge, G. M. als Denker und Hebraist, Frankfurt a.M. 1987; R. Fubini, Classe dirigente ed esercizio della diplomazia nella Firenze quattrocentesca, in I ceti dirigenti nella Toscana del Quattrocento. Atti del V e VI Convegno, Firenze... 1982-83, Monte Oriolo Impruneta 1987, pp. 154, 175-177; Ambrogio Traversari nel VI centenario della nascita. Atti del Convegno, Camaldoli-Firenze, 1986, a cura di G.C. Garfagnini, Firenze 1988, ad ind.; A. Field, The origins of the Platonic Academy of Florence, Princeton 1988, ad ind.; R. Fubini, L'ebraismo nei riflessi della cultura umanistica. Leonardo Bruni, G. M., Annio da Viterbo, in Medioevo e Rinascimento, II (1988), pp. 283-324; M. Martelli, Profilo ideologico di G. M., in Studi italiani, I (1989), 1, pp. 5-41; C. Dröge, Zur Idee der Menschenwürde in G. M.'s "Protesti di giustizia", in Wolfenbütteler Renaissance Mitteilungen, XIV (1990), pp. 109-123; S.U. Baldassarri, Un testimone dei "Dialogi" di Leonardo Bruni appartenuto a G. M.: il ms. Pal. lat. 1598, in Interpres, XIV (1994), pp. 198-213; F. Trivellato, La missione diplomatica a Venezia del fiorentino G. M. a metà Quattrocento, in Studi veneziani, XXVIII (1994), pp. 203-235; C. Maas, Studi recenti su G. M. in Germania, in Roma nel Rinascimento, 1997, pp. 87-95; C. Eck, G. M. on architecture: The Oratio de saecularibus et pontificalibus pompis in consecratione basilicae Florentinae of 1436, in Renaissance Studies, XII (1998), 4, pp. 449-475; W.J. Connell, The humanist citizen as provincial governor, in Florentine Tuscany: structures and practices of power, a cura di W.J. Connell - A. Zorzi, Cambridge 2000, pp. 144-164; U. Schaeben, Trauer im humanistischen Dialog: das Trostgespräch des G. M. und seine Quellen, München 2002; R.M. Dessì, La giustizia in alcune forme di comunicazione medievale. Intorno ai protesti di G. M. e alle prediche di Bernardino da Siena, in Letteratura in forma di sermone. I rapporti tra predicazione e letteratura nei secoli XIII-XIV. Atti del Seminario di studi, Bologna( 2001, a cura di G. Auzzas - G. Baffetti - C. Delcorno, Firenze 2003, pp. 201-232; G. Gardenal, Alcune osservazioni in margine al "De scriptoribus profanis" di G. M., estratto da Atti dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, cl. di scienze morali, lettere ed arti, CLVII (2003-04), 1; P. Botley, Latin translation in the Renaissance. The theory and practice of Leonardo Bruni, G. M. and Desiderius Erasmus, Cambridge 2004, pp. 63-114; P. Gilli, De l'importance d'être hors-norme: la pratique diplomatique de G. M. d'après son biographe Naldo Naldi, in Prêcher la paix et discipliner la société, a cura di R.M. Dessì, Turnhout 2005, pp. 413-430; P.O. Kristeller, Iter Italicum. A cumulative index to volumes I-VI, s.v.; Enc. dantesca, III, pp. 801 s.; Rep. font. hist. Medii Aevi, VII, pp. 428-432.

CATEGORIE
TAG

Scuola normale superiore di pisa

Biblioteca medicea laurenziana

Biblioteca apostolica vaticana

Giovanni pico della mirandola

Federico da montefeltro