Gidda

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Città ( 2.801.481 ab. al 2004; 3.150.000 ab. nel 2007 considerando l’intera agglomerazione urbana) dell'Arabia Saudita, sulla costa orientale del Mar Rosso, nella piana deserta che ha nome Tihāma. È ancora il maggiore porto del Regno Arabo-Saudiano, sempre come porto della Mecca, dalla quale G. dista 60 km in linea d'aria e alla quale è unita da una strada di 80 km, aperta nel 1941. Sede di alcuni ministeri dello stato saudiano, vi sorge un aeroporto internazionale.

Economia

L'economia di G. è strettamente legata al petrolio (raffinerie) proveniente dai ricchi giacimenti del paese attraverso un'estesa rete di oleodotti; non mancano altri comparti industriali dinamici, come quelli della meccanica pesante e dei materiali per l'edilizia. Ruolo centrale nell'economia riveste anche la sua localizzazione al crocevia della rotta di pellegrinaggio alla Mecca: dopo la conquista saudita (1925) questa sua funzione si è accresciuta, come pure è aumentato in misura notevole il valore del suo movimento portuale (importa manufatti; esporta prodotti agricoli e dell'allevamento).

Storia

La posizione attualmente occupata da G. non risale a più di tre secoli: G. antica sorgeva più a sud. Fondata nel 646-47 dal califfo ‛Othmān quale porto della Mecca, per servire al commercio con l'Egitto, di recente conquistato, si sviluppò nell'Impero musulmano, come porto di transito del traffico con l'India; fu disputata dopo la caduta dell'Impero dei califfi tra i sovrani d'Egitto e quelli degli stati arabi (nei secc. 13°-14° fu stabile possesso dei Mamelucchi egiziani); nel 1803 se ne impadronirono i Wahhabiti; occupata poco dopo dagli Egiziani di Mohammed ‛Alī, passò ai Turchi per il trattato del 1840. G. si sottrasse al dominio turco durante la prima guerra mondiale; tra la fine del 1924 e il 15 dic. 1925 vi si rifugiò, con l'appoggio inglese, lo sceriffo Ḥusein, re del Ḥigiāz, sino alla presa della città da parte di Ibn Sa‛ūd.

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