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Gilgamesh

di Pietro Mander - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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Gilgamesh

Pietro Mander

Leggendario eroe sumerico

Quinto re della I dinastia della città sumerica di Uruk ‒ della cui esistenza storica non sappiamo quasi nulla ‒ Gilgamesh era per due terzi dio e per un terzo uomo. Le sue gesta ispirarono numerosi poemi. È il protagonista di un'epopea babilonese e assira di esaltazione dell'amicizia virile

I poemi

Gilgamesh è incluso, come divinità, in un elenco di nomi divini trovato a Shuruppak, l'odierna Fara, in Afghanistan, databile al 2600 a.C.: in quell'epoca, quindi, l'eroe era già entrato nella leggenda.

In lingua sumerica (Sumeri) ci sono pervenuti cinque poemi: Gilgamesh e l'oltretomba, Gilgamesh e Agga, Gilgamesh e Huwawa, Gilgamesh e il Toro Celeste, La morte di Gilgamesh. I testi devono risalire almeno all'epoca della III dinastia di Ur (2112-2004 a.C.), che vantava discendenze mitiche con i re di Uruk. Questi poemi erano piuttosto brevi e comunque slegati tra loro, non essendoci un'unica trama che li collegasse. Nel periodo antico-babilonese (20°-15° secolo a.C.), oltre ai cinque poemi sumerici, si diffuse una versione in lingua babilonese, che unificava in una sola vicenda i vari episodi legandoli con racconti nuovi. Questa versione si diffuse anche fuori dalla Mesopotamia. Alla fine del 2° millennio a.C. uno scriba di nome Sin-leqe-unnini sistemò definitivamente il testo.

Le gesta di Gilgamesh

Gilgamesh viene presentato all'inizio come uno spietato tiranno che aveva stremato il popolo di Uruk, impegnandolo nella costruzione di una superba cinta muraria a difesa della città. Le donne chiedono aiuto agli dei, che creano Enkidu, un essere primitivo e selvaggio che vive in armonia con gli animali, distruggendo le trappole approntate dai cacciatori.

Questi ultimi, preoccupati, chiedono a una fanciulla di presentarsi a Enkidu e di sedurlo. Subito dopo, però, quando l'eroe prova ad avvicinare di nuovo gli animali, viene sfuggito: non gli rimane allora altra scelta che seguire la fanciulla nella civiltà. Entrato a Uruk, Enkidu si scontra con Gilgamesh; presto però i due diventano amici e decidono di compiere insieme una grande impresa: entrare nella foresta dei cedri (in quello che oggi è il Libano) e uccidere il mostro Khumbaba che ne stava a guardia.

L'impresa riesce, ma irrita gli dei che avevano stabilito il ruolo di Khumbaba. Inoltre la dea Isthar, la Venere babilonese, respinta da Gilgamesh invia sulla Terra il Toro Celeste, ma i due eroi riescono a ucciderlo. La dea, a quel punto, lancia una terribile maledizione e, subito dopo, Enkidu si ammala e muore.

Incapace di rassegnarsi, Gilgamesh decide di mettersi in viaggio per raggiungere gli estremi confini del mondo e chiedere aiuto all'unico uomo immortale: Utnapishtim, il Noè mesopotamico, che aveva salvato nell'arca le specie viventi e l'uomo dal diluvio universale (il mito fu ripreso nella Bibbia) e, per questa ragione, aveva ottenuto la vita perpetua. Ma, richiesto di restare sveglio per una settimana, l'eroe fallisce la prova. Utnapishtim, impietosito, gli indica come consolazione dove trovare la pianta della giovinezza. Purtroppo, però, sulla via del ritorno, per una banale distrazione, la pianta viene mangiata da un serpente, che subito ringiovanisce cambiando pelle.

Ispiratore di altri miti

Nella saga di Gilgamesh, quindi, l'eroe fallisce nella sua ricerca sia dell'immortalità sia della giovinezza, ma la sua figura ispirerà quella dell'eroe greco Ulisse e perfino il pellegrinaggio della Divina Commedia di Dante.

Degli altri poemi sumerici esclusi dalla trama unificata del poema babilonese, Gilgamesh e Agga narra l'apparire sulle mura di Uruk dell'eroe, circonfuso di splendore, per volgere in fuga gli assedianti del re Agga (l'episodio richiama quello di Achille, che mette in fuga i Troiani con il suo urlo dopo la morte di Patroclo, nell'Iliade); La morte di Gilgamesh è molto frammentario, mentre Gilgamesh e l'oltretomba descrive il mondo dei defunti, in cui l'incauto Enkidu è rimasto prigioniero: anche questo episodio richiama la discesa di Ulisse nell'Ade.

Vedi anche
Uruk (arabo Warkā’) Antica città della Babilonia meridionale. Le sue mura sarebbero state fatte edificare dal re Gilgamesh, le cui imprese sono esaltate nell’epopea omonima. La città era sede del dio Anu, che vi aveva un grandioso tempio, di cui sono stati portati alla luce i resti. Del periodo storico più ... diluvio universale Cataclisma in seguito al quale il mondo terrestre rimane temporaneamente sommerso dalle acque. È un tema presente in moltissime tradizioni mitiche e leggendarie nell’Oriente antico, nel mondo classico (mito di Deucalione e Pirra) e in altre civiltà. ● Grandi affinità mostrano soprattutto il mito di ... Gilgamesh Eroe dell’epica mesopotamica che per alcuni studiosi sarebbe da identificare con il quinto re della 1ª dinastia di Uruk, secondo la Lista reale sumerica. Figlio della dea Ninsun e del re di Uruk Lugalbanda, è considerato per due terzi dio e per un terzo uomo da una tradizione letteraria del periodo di ... Noè Noè (ebr. Nōaḥ) Nella Bibbia, decimo patriarca, figlio di Lamech, protagonista del racconto del diluvio. Nell’universale corruzione, solo Noe trovò grazia presso Dio, da cui fu esortato a costruire l’Arca dove trovò rifugio insieme alla moglie, i tre figli, le nuore e varie coppie di ciascuna specie ...
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Altri risultati per Gilgamesh
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    Nome babilonese («Giorno di vita») dell’eroe del diluvio universale, che i Sumeri chiamavano Ziusuddu. Le sue gesta sono narrate nell’Epopea di Gilgamesh. Il dio Ea, di cui era stato adoratore a Shuruppak, lo incaricò di costruirsi una nave, che lo salvò con la sua famiglia e vari animali dal diluvio. ...
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    Enciclopedia Italiana (1933)
    Giuseppe Furlani . È l'eroe nazionale di Sumeria, Babilonia e Assiria, re antichissimo di Uruk, debellatore di mostri, compagno di Enkidu; passò il mare della morte per cercare la vita eterna ma non la raggiunse. Di lui tratta l'epopea nazionale dell'antica Mesopotamia (v. babilonia e assiria: Letteratura; ...
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