GIULINI, Giorgio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)

GIULINI, Giorgio

Stefano Meschini
Luca Conti

Figlio primogenito del conte Giuseppe e di Angela Sadarini, di nobile famiglia novarese e già vedova del conte Diego Gera, nacque a Milano nel palazzo di famiglia il 27 luglio 1714. Fu tenuto a battesimo dal nonno Giorgio, già membro del collegio dei giureconsulti di Como, vicario generale dello Stato di Milano e, dal 1711, senatore. Il padre fu anch'egli giureconsulto collegiato di Como, pretore di Varese e docente di diritto civile nell'Università di Pavia.

Seguendo la tradizione familiare il G., dopo gli studi presso i gesuiti, già nel gennaio 1732 si laureò in diritto a Pavia. Le sue inclinazioni erano però per la letteratura e la poesia, che seguitò a coltivare con A.T. Villa, G.M. Stampa, A. Neuroni, A. Mazzoleni, G. Tagliazucchi; singolare predisposizione mostrò poi per la musica, dove ebbe per maestri C. Zuccari (violino), C. Borroni (clavicembalo), A. Antoniani (salterio), G. Sammartini (oboe) e il celebre fratello di quest'ultimo, Giovan Battista Sammartini (composizione).

La competenza musicale del G. non fu quindi da semplice dilettante. Egli partecipò a pieno titolo al movimento musicale del secolo, componendo tra l'altro, fra il 1740 e il 1755, sei sinfonie che conobbero un certo successo non solo a livello nazionale ma anche all'estero, come dimostrano gli apprezzamenti e gli inviti al comporre che si rinvengono nella sua corrispondenza di quegli anni.

Trascorse una gioventù lieta, divisa fra conversazioni letterarie nella casa di Gaetana Agnesi, frequentazioni di teatri e del bel mondo cittadino, al quale apparteneva con pieno diritto; furono motivo di attrazione e di divertimento per la società colta (vi parteciparono anche P. Verri e le sorelle Agnesi) le rappresentazioni teatrali e melodrammatiche che si tenevano stagionalmente nella sua villa di Boffalora, ereditata dalla madre, dove spesso il giovane G. sfoggiava il suo estro musicando pezzi altrui e comparendo come attore in commedie o tragedie, spesso composte da lui stesso. La morte per parto (25 ott. 1747) dell'amata sorella Laura, che delle rappresentazioni di Boffalora era stata una delle maggiori attrattive, il matrimonio (14 ott. 1748) con Virginia Moriggia, figlia del marchese Cosimo Cesare, grande di Castiglia, e la scomparsa del padre nel maggio 1752 posero fine alla fase più spensierata della sua vita, volgendo lentamente il suo animo a studi di storia ed erudizione. Il G. era stato uno dei restauratori dell'Accademia dei Trasformati, risorta il 6 luglio 1743 dopo quasi duecento anni, grazie soprattutto al mecenatismo del conte G.M. Imbonati, che aveva messo a disposizione per le riunioni dei soci il proprio palazzo cittadino e la villa di campagna di Cavallasca. Fra i membri iniziali dell'Accademia, in cui si discuteva di letteratura, scienza, storia e filosofia, erano C.A. Tanzi, che fu il primo segretario, D. Balestrieri, G. Passeroni, A.T. Villa, R. Fuentes, F.S. Quadrio, il meglio della cultura milanese dell'epoca, ai quali si sarebbero poi aggiunti G. Parini, G. Baretti e P. Verri.

Il G. contribuì dapprima all'attività dell'Accademia con i soliti componimenti d'occasione: collaborò alla raccolta poetica Lagrime in morte di un gatto, uscita nel 1741 per iniziativa di G. Passeroni; con lo pseudonimo di Calocero Cococero da Colofone partecipò, con P. Verri e G. Parini, alla redazione della Borlandaimpasticciata, scherzo maccheronico pubblicato a Milano nel 1751; collaborò nel 1758, ancora con Parini e Verri, alla traduzione in italiano del poema eroico La Colombiade di A.M. La Page, duchessa di Bocage. Iniziò a dare i primi saggi della sua vocazione erudita leggendo, oltre a dissertazioni di ispirazione moraleggiante, altre di carattere storico-antiquario. Due di queste, una dissertazione su Drusilla e una sopra l'anfiteatro di Milano, furono pubblicate nel 1756 e nel 1757 nella Raccolta milanese, settimanale d'impronta muratoriano-maffeiana dalla breve vita, promosso da alcuni membri dell'Accademia e che annoverò fra i collaboratori numerosi affiliati.

La dissertazione Di Giulia Drusilla, figliuoladi Germanico, letta nell'Accademia nel 1745 e pubblicata in tre fascicoli della Raccolta, ebbe origine da un'antica iscrizione, trovata in completo abbandono nel monastero di S. Apollinare di Arcore dal nonno Giorgio, che l'aveva posta nella sua villa di campagna: contro l'opinione di A. Alciati, il G. sostenne doversi riferire alla nota e sventurata figlia di Germanico e sorella di Caligola. Il suo esame gli offrì lo spunto per tessere un compiuto profilo, basato rigorosamente su fonti classiche, della vita e morte della giovane donna, amata dal fratello e poi da lui deificata. Il "ragionamento" Sopra l'anfiteatro di Milano è un breve e serrato discorso volto a dimostrare, contro l'opinione di S. Maffei, l'esistenza in antico di un anfiteatro nella città: il G., servendosi di tutte le fonti tardoantiche e medievali milanesi, ipotizzò, in mancanza di prove più suffraganti, la fondazione di un anfiteatro da parte di Traiano e la sua distruzione verso il 539.

Legata all'ambiente dei Trasformati, dove fu letta nel 1754, è anche la dissertazione Delle antiche mura di Milano, ricostruzione meticolosa in 15 capitoli delle vicende della cerchia muraria della città, dal VI secolo a.C. alla distruzione a opera del Barbarossa. Pur basata solo su fonti edite o letterarie, l'opera è la più organica fra quelle che precedono le Memorie, che ne ripresero, corressero o ampliarono alcune notizie, e offre un primo saggio del metodo dell'opera maggiore: l'argomento viene strettamente collegato alle vicende politiche, esposte ampiamente, con ampie ed erudite digressioni su questioni particolari, anche di toponomastica (fosse, acque, officiali della città).

Appartengono agli anni più intensi dell'esperienza fra i Trasformati anche una raccolta di Iscrizioni romane e cristiane di Milanoe del contado, copiate e raccolte dal G. tra il 1751 e il 1760 anche con l'aiuto di amici come G. Allegranza, N. Sormani e G. Parini. La raccolta sarà consultata anche da Th. Mommsen e conservata manoscritta nella Biblioteca Ambrosiana; un Della campagna milanese antica. Dissertazione storicaetopografica, che resta autografo nella Biblioteca nazionale Braidense; un Sugli anelli degli antichi dalla loro origine fino alla fondazione di Roma, che, come molti altri suoi trattatelli di storia antica già nell'archivio domestico, è oggi depositato nell'Archivio di Stato di Milano.

Dopo il successo di queste dissertazioni, pur in ambito ristretto, e incoraggiato dal ministro plenipotenziario della Lombardia austriaca, il conte C. di Firmian, insediatosi nel giugno 1758, il G. pubblicò la sua fatica maggiore, le Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e della campagna di Milano ne'secoli bassi, un monumento di critica ed erudizione storica uscito a Milano in 9 volumi fra il 1760 e il 1765. Il G. vi aveva posto mano attorno al 1751, e ne aveva letto brani a soci dell'Accademia.

Il volume I delle Memorie, per accordo con lo stampatore G. Bianchi, uscì in 750 copie nel giugno 1760 recando, oltre alla dedica all'arciduca Pietro Leopoldo, che sembrava destinato al governo della Lombardia, anche una prefazione nella quale il G. delineava gli scopi del lavoro ed esponeva il metodo utilizzato. Indicato l'arco storico prescelto (dalla venuta in Italia di Carlo Magno allo stabilirsi del dominio visconteo), chiarì che l'opera doveva essere non "un confuso ammasso di cose, come la fortuna o pur la disgrazia le ha collocate, ma un'ordinata adunanza di notizie disposte coll'ordine della cronologia in guisa che formino una specie di annali", e accennò alle fatiche compiute per entrare in archivi pubblici e privati. Gli altri otto volumi, arricchiti come il primo da incisioni in rame, uscirono fino al 1765, quando apparve l'ultimo con l'indice generale e i cataloghi degli arcivescovi di Milano, degli abati del monastero di S. Ambrogio, dei consoli, podestà e capitani del Popolo. L'opera comprese 60 libri, che trattavano gli anni dal 774 al 1311. Ciascun volume conteneva in una prima parte il testo e le note circa le fonti citate, e in una finale i più importanti documenti utilizzati. Le Memorie non intesero essere una storia di Milano ma, procedendo rigidamente in ordine cronologico, fornire documenti sulla storia della città nel Medioevo, per fare luce su eventi poco conosciuti o dimenticati di quel periodo oscuro: il metodo fu quello positivo degli Annali d'Italia e delle Antiquitates Medii Aevi di L.A. Muratori, dove ogni notizia era comprovata da pezze d'appoggio. Il G. si servì non solo di tutte le fonti narrative medievali della tradizione milanese o padana, ma di una mole immensa di documenti pubblici e privati che portò alla luce e rese noti per la prima volta, e anche di epigrafi, monete, frammenti d'arte, ruderi di edifici: tutto ciò, insomma, che permetteva di scoprire la nuda verità del fatto storico. Assai numerose sono nell'opera le digressioni di topografia, idrografia, arte, lettere, agricoltura, commercio, diritto civile e canonico, araldica, genealogia; secondo il G. la ricerca storica, pur intesa come indagine erudita, per comprendere un'intera società e farne pulsare la vita, non può limitarsi ai puri avvenimenti. Pur trattando principalmente della storia milanese, quando necessario le Memorie la pongono in relazione con le vicende più generali d'Italia, e la voce del G. non resta sempre distante dagli argomenti trattati: in coerenza con lo spirito del suo tempo, del Medioevo egli sembra biasimare i troppi conflitti, accresciuti dalla superstizione e dai rozzi costumi; non comprende esattamente il significato delle lotte fra il Papato - verso il quale il suo sentimento è comunque sempre di personale rispetto e venerazione - e l'Impero; non ama molto le crociate e le vicende del libero Comune; in definitiva si dimostra favorevole all'ascesa della dinastia viscontea, che gli appare dispotica ma necessaria a porre fine alle interminabili lotte comunali. Pur con questi limiti, cui si potrebbe aggiungere, come detto dal Verri (che pure ne fece largo uso) una generale mancanza di "filosofia", o meglio di un generale criterio interpretativo, e anche una certa prolissità, le Memorie sono ancora oggi un repertorio insuperato di notizie documentate su innumerevoli fatti della storia medievale milanese.

L'opera ebbe vasta eco, non solo tra i dotti: infatti tramite il Firmian copie erano state trasmesse a Vienna, dove essa ebbe immediatamente il personale plauso del cancelliere W.A. Kaunitz-Rietberg e di molti esponenti della corte, tanto che l'imperatrice Maria Teresa, su proposta di Kaunitz e di Firmian, nel settembre 1765 assegnò al G., a parziale rimborso delle spese dell'edizione e come ricompensa per le sue fatiche, una pensione annuale perpetua di 400 fiorini; il 26 ag. 1767 una patente del Consiglio generale della città nominò il G. pubblico storiografo milanese, e, sempre a motivo delle Memorie, nel novembre 1768 egli ricevette dalla stessa Maria Teresa un diploma che gli conferiva il feudo di Vialba e di Villapizzone, del quale, per varie vicende, prese possesso solamente nel giugno 1770.

Questi riconoscimenti e concessioni vennero ad aggiungersi a quelli che gli erano venuti per lo status della famiglia: nel dicembre 1750 il G. era stato ammesso nel patriziato milanese, e nell'agosto 1771 era stato delineato il suo codice araldico; aveva fatto parte del tribunale di Provvisione nel 1752, nel 1767 e nel 1774, e del capitolo del Monte di pietà nel 1751-52. Tra il 1754 e il 1775 fu tre volte priore dell'ospedale Maggiore e più volte membro del capitolo (nel 1765 iniziò a riordinarne l'archivio). Restò invece inadempiuta la speranza del Firmian, che aveva avviato la pratica a corte, perché gli fosse concessa la croce dell'Ordine di S. Stefano d'Ungheria. Morto nel luglio 1768 il conte G.M. Imbonati, nel settembre fu il G. a leggerne, in un'adunanza solenne, un'orazione commemorativa che, oltre a tessere l'elogio del mecenate scomparso, delineava una breve storia dell'Accademia dei Trasformati; essa fu pubblicata l'anno successivo nei Componimenti in morte del conte Giuseppe Maria Imbonati, raccolta delle poesie e prose composte per la circostanza dagli altri affiliati ed edita da F. Carcano. Il G., già succeduto nel 1762 al Tanzi come segretario, divenne conservatore perpetuo dell'Accademia e iniziò a convocare le adunanze nel proprio palazzo; tuttavia, nonostante i suoi sforzi, dopo il decesso del primo patrono l'esperienza dei Trasformati volse rapidamente al termine, e dal 1774 cessò del tutto. Ma ormai il G. era impegnato su altri fronti. Il Kaunitz, pur apprezzando le Memorie, si era meravigliato che si interrompessero nel 1311, e nell'aprile 1769 aveva chiesto al Firmian di incitare il G., anche con promesse di ricompense e facilitazioni, a continuare l'opera almeno per i secoli XIV e XV. Nonostante le molte spese sostenute, la salute declinante e i problemi familiari, il G. non seppe rifiutare e si rimise al lavoro, pur confidando all'amico G.A. Della Beretta che tornava "ad imbarcarsi in un pelago" che l'avrebbe impegnato per il resto della vita. Ricevette inoltre nel giugno 1770, sempre per interessamento del Kaunitz e del Firmian, la nomina a direttore dell'Archivio civico di Milano, compito che svolse con la consueta alacrità procedendo a un riordino del materiale documentario, che poté utilizzare anche per l'opera storica. Fra il 1771 e il 1774, a varie riprese, stampò a Milano tre volumi di Continuazioni delle Memorie; nel giugno 1774 presentò i primi due al Consiglio generale della città, che nel settembre, per suggerimento del Firmian, gli assegnò un compenso di 2400 lire come rimborso delle spese di edizione.

Le Continuazioni, che in 23 libri proseguono la narrazione degli eventi storici milanesi dal 1311 fino alla morte di Filippo Maria Visconti (1447), hanno la stessa struttura delle Memorie, e secondo alcuni costituiscono la parte migliore dell'opera, anche per la simpatia con la quale l'autore analizza il progressivo affermarsi della signoria viscontea. Nella prefazione, dopo la dedica all'arciduca Ferdinando d'Austria e alla moglie Maria Beatrice d'Este, il G. informava i lettori che era stato indotto a proseguire l'opera storica, benché logorato dalle fatiche e da malanni, dalla personale esortazione di Maria Teresa, Giuseppe II, Firmian e Kaunitz, che gli avevano fissato come oggetto gli eventi compresi dal XIV al XV secolo. In effetti egli non riuscì a completare il progetto; il IV tomo, comprendente gli anni 1447-81, restò manoscritto finché fu pubblicato in una nuova edizione in 7 volumi delle Memorie (l'ultimo contenente, oltre all'indice dei nomi e ai cataloghi degli arcivescovi e dei podestà, anche tutti i documenti raccolti insieme per comodità del lettore), realizzata a Milano fra 1854 e 1857 dallo stampatore F. Colombo e curata da M. Fabi, che lavorò anche a una prosecuzione dell'opera fino agli ultimi anni del secolo XV, che però non giunse alla stampa.

Ormai la fama del G. era crescente (tra il 1758 e il 1761 era stato ammesso nella Reale Accademia di pittura di Parma e nell'Accademia letteraria dell'Umbria, e nel 1771 fu ascritto a quella storica di Gottinga), come si rileva soprattutto dalle lettere indirizzategli da studiosi non solo italiani, che gli chiedevano delucidazioni su antiche iscrizioni, diplomi medievali, questioni genealogiche, avvenimenti storici; anch'egli si rivolgeva ai corrispondenti (notevoli gli scambi con il barone G. Sperges, referendario del dipartimento d'Italia a Vienna, e con G.F. Lebret, bibliotecario del duca di Württemberg), per documenti o informazioni inerenti in specie alla storia viscontea nei rapporti con la storia tedesca. Il Kaunitz, che pure in una lettera del novembre 1771 lo aveva definito un "guelfo marcio", perché a suo dire ignorava i diritti dell'Impero in Italia nelle lotte medievali contro la Chiesa e non era sufficientemente informato sulla storia tedesca, stimava comunque il lavoro coscienzioso dello storico e gli fece accrescere la pensione di 200 fiorini. Negli ultimi anni si servì anche della sua opera per fini politici. Per suo ordine, trasmesso dal Firmian, il G. compose infatti in meno di due mesi (luglio-settembre 1772), avendo accesso agli uffici del censo e dell'economato, una Raccolta di notizie intorno a chiese, a monasteri e ad altri benefici ecclesiastici dello Stato di Milano fondati o ristorati dai sovrani di esso, completata nel gennaio 1773 con un'appendice dedicata ai vescovadi e ai luoghi pii; ancora su direttiva del cancelliere, il Firmian gli commissionò nel gennaio 1776 delle Osservazioni intorno alle abbazie ed ai benefici passati in commenda nella città e campagna di Milano e nelle città e campagne della provinciamilanese, che il G., avendo un coadiutore nelle ricerche, completò entro il settembre di quell'anno; per quest'ultimo lavoro ricevette da Maria Teresa un compenso di 150 zecchini. Già nell'agosto 1773, inoltre, aveva consegnato al Firmian, sempre per incarico della corte, l'indice dei libri raccolti e acquistati per servizio della biblioteca del Supremo Dipartimento d'Italia in Vienna (cioè un indice in ordine alfabetico di tutte le opere storiche, politiche, fisiche, topografiche sullo Stato di Milano destinate ad arricchire la biblioteca del Dipartimento viennese).

La Raccolta, dedicata al Firmian, con notizie su quasi 100 fra chiese, monasteri, benefici ecclesiastici dello Stato di Milano fondati dai suoi signori, dai re d'Italia e imperatori dal X secolo fino ai duchi sforzeschi, rispondeva al bisogno del governo di rivendicarne giuridicamente il giurispatronato: essa, come detto, fu poi arricchita con un'appendice relativa ai vescovadi, cappelle e luoghi pii. Le Osservazioni, pure dedicate al Firmian, dovevano supportare la contestazione che il Kaunitz intendeva muovere a Roma per la provvista di abbazie e benefici dello Stato di Milano goduti in commenda: dopo un dotto ragionamento sulle commende, il G. vi riferì con dovizia di particolari sulle abbazie e benefici dello Stato secolarizzati e passati in commenda, indicatigli dai due ministri. Questi due scritti completano la produzione del G. (per un elenco degli editi e inediti si veda: Nel secondo centenario della nascita del conte G. G. istoriografo milanese, a cura del Comune di Milano, I, Milano 1916, pp. 69-74). Oltre alle Memorie, all'orazione per l'Imbonati (nei Componimenti in morte del conte Giuseppe MariaImbonati, Milano 1769, pp. 3-19), alle dissertazioni su Drusilla e sull'anfiteatro di Milano (nella Raccolta milanese del 1756 e 1757) e a varie poesie unite a miscellanee di occasione, del G. sono editi: Resposta a don Ironem Biragh sora el so proponiment de non fa pu rimm (in F. Cherubini, Collezione delle migliori operescrittein dialetto milanese, IX, Milano 1816, pp. 59-66); Ragionamento sulle leggi che riguardano i falliti, in Arch. stor. lombardo, III (1876), pp. 5-18; Notizieintorno alla famiglia Giulini, a cura di A. Giulini, in Periodico dellaSocietà storica comense, XVIII (1908-09), pp. 115-146; Raccolta di notizie intorno a chiese a monasteri e ad altri benefici ecclesiastici dello Stato di Milano fondati o ristorati dai sovranidi esso; Osservazioni intorno alle abbazie ed ai benefici passati in commenda nella città e campagna di Milano e nelle città e campagne della provinciamilanese; Raccolta di notizie intorno ai vescovadi dello Stato diMilano; Raccolta di notizie intorno alle chiese, cappelle e benefici fondati dalle città dello Stato diMilano; Raccoltadi notizie intorno ai luoghi pii fondati o arricchitinelle città dello Stato (tutte in Nel secondo centenario…, I, pp. 241-569); Delle antiche mura diMilano (ibid., II, Milano 1916, pp. 5-353). Tra gli inediti, oltre a quelli menzionati, già il Fabroni incluse, con alcune commedie e poesie di ambito accademico, altre dissertazioni di antiquaria (su gemme e cammei antichi, sugli antichi popoli italici).

Nel maggio 1774, affaticato per le lunghe ricerche, il G. ebbe un colpo apoplettico che lo costrinse ad abbandonare temporaneamente gli studi e a prendersi un periodo di svago in campagna; ma nel 1777 un nuovo assalto del male lo debilitò del tutto, facendogli perdere pressoché completamente la parola e le facoltà intellettive. Assistito amorevolmente dalla moglie per tre anni, si spense a Milano il 25 dic. 1780. Fu sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa di S. Tommaso in Terra Amara; in seguito a restauri l'epigrafe funeraria fu poi trasportata nella villa della famiglia ad Arcore.

Degli otto figli, il primogenito Cesare (1755-1820) fu ammesso nel 1779 al Collegio dei giureconsulti e fu podestà di Milano dal 1815 al 1819; Giuseppe (1757-1811) fu deputato della Fabbrica del duomo; due figlie, Laura e Antonia, furono monache nel convento di S. Caterina alla Chiusa.

La produzione musicale del G. ebbe successo già durante la sua vita e non solo a Milano, come mostrano la corrispondenza fin dal 1738 e le edizioni in Francia. Già E.L. Gerber, nel Hist.-biogr. Lexikon der Tonkünstler (1790-92), lo incluse "fra i buoni compositori di musica strumentale", attestando la discreta diffusione delle sue sei sinfonie. La moderna riscoperta critica del G. musicista risale agli studi di G. Cesari, che ne ha sottolineato l'importanza in seno alla scuola sinfonica milanese e lo ha presentato come uno degli esponenti più alti del dilettantismo musicale nella nobiltà del Settecento. Se la filiazione del G. dalla scuola milanese raccolta attorno a G.B. Sammartini è evidente, egli non manca però di tratti personali pur nella ridotta capacità costruttiva ed espressiva rispetto all'illustre maestro (predilige una minor durata dei movimenti e il tratto leggero; opta per la simmetria e, al contrario del maestro, evita ogni arditezza). Come altri autori della Milano di quel periodo il G. compose le sue opere - sinfoniche e d'altro genere - per occasioni celebrative, sacre e civili. L'ambiente cittadino, la disponibilità di una grande orchestra e le manifestazioni pubbliche per avvenimenti locali o europei furono per lui uno stimolo decisivo.

I suoi lavori comprendono: Sinfonia in fa (tre violini e basso), edita a Parigi in Symphonies di variiautori, I, 2 (ms. in Schwerin, Mecklenburgische Landesbibliothek, con il titolo Ouverture a due violini e basso delconte Giulino); Sinfonia in fa (in Symphonies…, II, 5); Sinfonia in la (ibid., 3 e poi edita nel 1895 a Milano come Quartetto sinfonico; il ms., nella citata Mecklenburgische Landesbibliothek, ha pure titolo Ouverture a 2 violini e basso delconte Giulino); Sinfonia (in Symphonies, VI, 2; il ms., a Darmstadt nella Hessische Landes- und Hochschulbibliothek, ha titolo Sinfonia per due corni, due violini, viola e basso ed è datato 10 sett. 1754); questa stessa biblioteca conserva due opere inedite (Sinfonia in mi bemolle per due corni, due oboi, due violini, viola e basso; Sinfonia in fa per due corni, due violini, viola e basso), mentre altre due (Sinponia [sic] a diesis per 2 violini, viola e basso; Ouerteur [sic] à 1corne de chasse, 2 viol., viola e basso) sono nella Mecklenburgische Landesbibliothek di Schwerin. Tra le altre opere attestate: Il fondatore di Lisbona ("Cantata a quattro voci pel giorno natalizio di s. m. fedelissima Giuseppe re di Portogallo. Poesia e musica del sig. conte Giulini"); L'oracolo ("serenata per musica tratta da una farsa francese del sig. Saintfoix dal sig. conte Pietro Verri, e posta in musica dal sig. conte Giorgio Giulini"); L'ombra di Augusto ("Cantata per musica del sig. conte Giorgio Giulini per la nascita di s. a. r. l'arciduca Massimiliano d'Austria").

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Archivio Giulini, Araldica, cartt. 9, cc. 7 s.; 10; 11; 12; 13, cc. 1, 4, 6; 20, c. 3; 25, cc. 4-6; Benefici,cappellanie, messe, cart. 7, c. 3; Eredità famigliediverse, cart. II; Collezione autografi, cartt. 132, c. 9; 159 bis, c. 48; Atti di governo, Araldica, p.a., cart. 84, c. 8; Atti di governo, Culto, p.a., cartt. 235, cc. 7-10; 1777. L'epistolario del G., edito solo in parte, si conserva Ibid., Archivio Giulini, Araldica, cart. 40; sette lettere scambiate fra il G. e P. Verri sono nell'Archivio Verri, su cui: G. Panizza - B. Costa, L'Archivio Verri, Milano 1997, p. 94; le minute delle Memorie, quasi tutti gli inediti e un cospicuo numero di appunti su argomenti non solo storici ed epigrafici, sono in Arch. di Stato di Milano, Archivio Giulini, Araldica, cartt. 26-39.

La bibliografia sul G. è ampia, anche escludendo i cenni in opere memorialistiche e repertori biografici. F.S. Quadrio, Della storia e della ragione diognipoesia, VII, Milano 1752, pp. 130 s., 294; P. Verri, Storia di Milano, Milano 1783, pp. VII s.; G.B. Giovio, Gli uomini della comasca diocesi antichi e moderni nelle arti e nelle lettere illustri. Dizionarioragionato, Modena 1784, p. 380; F. Fontana, Commentarius de vita scriptisque Georgii Iulini, in A. Fabroni, Vitae Italorum doctrina excellentium quisaeculis XVII et XVIII floruerunt, XIII, Pisa 1787, pp. 319-386; I. Bianchi, Elogio storico di PietroVerri, Cremona 1803, pp. 204 s.; A. Lombardi, Storia della letteratura italiananel secolo XVIII, III, Modena 1829, pp. 64-67; G.B. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, II, Milano 1833, pp. 539 s.; M. Fabi, Cenni sul conte G. G., in Giorgio Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città edella campagnadi Milano ne' secoli bassi, I, Milano 1854, pp. IX-XIX; C. Ugoni, Della letteratura italiana nellaseconda metà del secolo XVIII, II, Milano 1856, p. 114; F. Cusani, Storia di Milano dall'origine ainostri giorni, I, Milano 1861, p. XVI; III, ibid. 1864, pp. 74, 150; IV, ibid. 1865, p. 237; L.A. Casati, Famiglie notabili milanesi. Cenni storici egenealogici, I, Milano 1875, s.v.Famiglia Giulini, tav. I; C. Cantù, Famiglie notabili milanesi e principalmentedi G. G., in Arch. stor. italiano, s. 3, XXII (1875), pp. 125-137; Id., Gabinetto numismaticodi Brera, in Arch. stor. lombardo, XIV (1887), pp. 887 s.; E. Belgioioso, Guida del Famedio delcimitero Monumentale di Milano, Milano 1888, pp. 121 s.; V. 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