PICCARDI, Giorgio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 83 (2015)

PICCARDI, Giorgio

Silvano Fuso

PICCARDI, Giorgio. – Nacque a Firenze il 13 ottobre 1895 e crebbe nella villa di Capalle del padre Ludovico.

Nel 1913 si iscrisse al Reale Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento dell’Ateneo fiorentino, dove iniziò lo studio della chimica sotto la guida di Hugo Schiff. I suoi studi vennero interrotti dalla guerra, durante la quale, come ufficiale degli alpini, si guadagnò una medaglia d’argento al valor militare e il grado di capitano.

Nel 1919 Piccardi completò gli studi propedeutici di ingegneria chimica al Politecnico di Torino. Tornato a Firenze proseguì gli studi sotto la guida di Luigi Rolla. Dopo la laurea conseguita nel 1921, divenne assistente dello stesso Rolla. Nel 1922 sposò Nella Forti, dalla quale ebbe tre figlie.

Nel 1938 vinse la cattedra di chimica-fisica presso l’Università di Genova, dove fondò l’istituto di chimica-fisica e un laboratorio di spettroscopia. In questo periodo indirizzò le sue ricerche sugli spettri atomici e molecolari delle terre rare e dei loro composti. Introdusse inoltre, per la prima volta in Italia, lo studio della chimica-fisica delle superfici. Lo scoppio della seconda guerra mondiale lo obbligò a tornare in Toscana, dove iniziò a collaborare con l’Ateneo fiorentino. Nel 1945 ottenne la cattedra di chimica-fisica presso la facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali di Firenze, fondando un istituto di chimica-fisica del quale fu direttore fino al 1965.

Fino al 1951 l’attività scientifica di Piccardi si svolse brillantemente in diversi settori della chimica-fisica: processi elettronici e potenziali di ionizzazione, sistema periodico, terre rare, spettroscopia atomica e molecolare e sue applicazioni in campo industriale, archeologico e astrofisico, fenomeni di superficie e loro applicazioni in campo biologico. Dopo il 1951 la sua attività si rivolse invece allo studio di un campo decisamente eterodosso: quello dei cosiddetti fenomeni fluttuanti, così chiamati dallo stesso Piccardi. Essi comprendevano tutti quei fenomeni chimico-fisici che, secondo le teorie da lui elaborate, sarebbero stati irriproducibili a causa dell’influsso di fattori ambientali e addirittura extraterrestri. In particolare, Piccardi credette di individuare una forte dipendenza di certi fenomeni dall’attività magnetica del Sole. Per questo motivo egli iniziò a collaborare con illustri astrofisici, quali Gugliemo Righini. A Firenze, Piccardi fondò il Centro universitario dei fenomeni fluttuanti (CUFF), di cui fu direttore fino alla morte. Nel 1967 il CUFF divenne un’unità della World University e assunse il ruolo di centro guida a livello internazionale per lo studio dei fenomeni fluttuanti. Piccardi ricoprì inoltre la carica di presidente del CIFA (Comitato Internazionale per lo studio dei Fenomeni dell’Ambiente) con sede a Bruxelles. Fu autore di oltre 200 pubblicazioni apparse in Italia e all’estero e fu insignito di diverse onorificenze.

Morì a Riccione il 22 dicembre 1972. Un amico ebbe a dire: «Giorgio Piccardi, maestro del Sole, scomparve nel giorno del solstizio d’inverno» (Ferroni, 1974).

Fin dagli anni Trenta Piccardi si interessò di alcune insolite tecniche industriali che consentivano di evitare la formazione di incrostazioni calcaree nelle tubature e nelle caldaie. Alcune di esse consistevano nell’applicazione di campi magnetici, altre utilizzavano bulbi di vetro contenenti una goccia di mercurio in atmosfera di neon. I bulbi, agitati dal flusso d’acqua all’interno della tubatura, mostravano una luminescenza rossa dovuta a deboli scariche elettriche causate dallo strofinio della goccia di mercurio contro le pareti interne del bulbo. In loro presenza il calcare precipitava sotto forma di polvere bianca, facile da rimuovere, anziché creare fastidiose incrostazioni. Piccardi si convinse che l’effetto fosse dovuto a una qualche attivazione dell’acqua causata dai campi magnetici o dalle deboli scariche elettriche generate all’interno dei bulbi. Iniziò quindi a compiere esperimenti studiando la precipitazione di varie sostanze in presenza di acqua ‘normale’ e ‘attivata’ con diverse tecniche.

Piccardi osservò una grande variabilità e apparente non riproducibilità dei fenomeni. Per questo motivo, a partire dal 1951, iniziò uno studio sistematico, utilizzando criteri statistici, per comprendere cosa potesse influenzare l’andamento delle precipitazioni. Egli mise a punto quelli che lui stesso definì test chimici. Essi consistevano nel far precipitare l’ossicloruro di bismuto (BiOCl) aggiungendo semplicemente acqua a una soluzione concentrata di cloruro di bismuto (BiCl3). In data 1° marzo 1952, lo stesso Piccardi rammentava di aver già eseguito 15.572 test chimici. Negli anni seguenti, insieme ai suoi collaboratori, eseguì un numero impressionante di test chimici. Cercò anche di automatizzare la procedura costruendo appositi strumenti da lui battezzati miscelatori sincroni. Convintosi che la precipitazione dell’ossicloruro di bismuto potesse essere influenzata da fattori esterni di presunta origine elettromagnetica, provò a schermare le soluzioni con gabbie di Faraday. Molti suoi collaboratori eseguivano test analoghi in vari Paesi cercando un’eventuale dipendenza dalla latitudine e dalla longitudine del luogo. Tra questi, il chimico e giornalista scientifico Giancarlo Masini, venne inviato a compiere i test chimici in prossimità del Polo Nord. Altri test vennero realizzati studiando la polimerizzazione dell’acrilonitrile e altre reazioni chimiche.

Dall’enorme mole di dati raccolti Piccardi credette di poter individuare vari tipi di fluttuazioni dell’andamento dei suoi test chimici. Una fluttuazione giornaliera poteva essere attribuita a fattori di tipo climatico e a campi elettromagnetici ambientali. Una fluttuazione mensile poteva dipendere dalla rotazione del Sole su se stesso. Le variazioni con periodicità annuale erano interpretate come l’evidenza più concreta di una influenza da parte del Sole. Nel mese di marzo, infatti, la velocità con cui la Terra si muove intorno al Sole è massima e in questo periodo Piccardi credeva di aver osservato un minimo nella velocità di flocculazione dei suoi precipitati. Viceversa nel mese di settembre la velocità della Terra è minima e anche questo sarebbe stato evidenziato dai test chimici. Piccardi credette inoltre di aver individuato una periodicità undecennale che corrispondeva esattamente all’andamento ciclico dell’attività solare, che possiede proprio un periodo di 11 anni. Piccardi ipotizzò anche una periodicità secolare in quanto i suoi test chimici avevano presentato un andamento particolare nel 1954, anno in cui l’attività solare era stata anomala (alcuni suoi collaboratori ipotizzarono anche una fluttuazione dipendente dalle fasi lunari).

L’insieme di queste evidenze che credeva di aver individuato, condusse Piccardi a formulare la sua ‘ipotesi solare’, ben espressa nel suo seguente brano: «Se invece di considerare l’orbita ellittica della Terra intorno al Sole, noi consideriamo l’orbita elicoidale della Terra rispetto alla galassia (cioè il movimento ellittico di rivoluzione della Terra, più il movimento rettilineo di traslazione del Sole verso la costellazione di Ercole), si trovano fatti assai notevoli. In primavera la Terra avanza nel suo piano equatoriale. La sua velocità è massima: circa 45 km/s. In autunno la Terra avanza quasi lungo il proprio asse col polo Nord in avanti. La sua velocità è minima: 24 km/s. È logico pensare che non sia indifferente, per un corpo magnetico, avvolto da una atmosfera di cariche elettriche e ruotante, come la Terra, lo spostarsi in una direzione o in un’altra e con velocità tanto diversa, in uno spazio che non è vuoto né privo di forze. Si potrebbe allora considerare la grande variazione del test D come conseguenza del moto elicoidale della Terra in un campo galattico. Il senso delle stagioni sarebbe allora molto più profondo dal punto di vista fisico, di quel che non si sia pensato fino ad ora» (Manzelli - Masini - Costa, 1994, p. 47).

Piccardi costruì un modello meccanico per mostrare il moto elicoidale della Terra rispetto alla galassia: tale modello è tuttora conservato al Museo della scienza e della tecnica di Milano. A causa della sua ‘ipotesi solare’, Piccardi si guadagnò l’appellativo di ‘chimico del Sole’. Lo scienziato fiorentino spinse alle estreme conseguenze le sue ipotesi ammettendo una possibile influenza dei pianeti sulla Terra e sull’uomo.

Piccardi fu ampiamente citato dagli astrologi e da altri pseudoscienziati nel tentativo di fornire un fondamento scientifico alle loro discipline. Per questo motivo egli venne a trovarsi in una curiosa situazione: da un lato doveva prendere le distanze da chi voleva utilizzare le sue teorie a sostegno di discipline pseudoscientifiche; dall’altro doveva battersi per vincere lo scetticismo che il resto della comunità scientifica manifestava nei confronti delle sue ricerche. Lo scetticismo emergeva soprattutto dagli ambienti chimici e fisici; per questo motivo la maggior parte delle sue pubblicazioni sui fenomeni fluttuanti non avvenne, come sarebbe stato naturale, su riviste di chimica o di fisica, bensì su periodici di altre discipline: geofisica, meteorologia, bioclimatologia, medicina e così via.

L’opera di Piccardi è stata analizzata con rigore da alcuni autori (anche se la maggior parte della comunità scientifica l’ha sostanzialmente ignorata). L’ungherese Mihàly T. Beck ha esaminato criticamente i lavori sulla precipitazione dell’ossicloruro di bismuto. La critica fondamentale che Beck rivolge a Piccardi consiste nell’attribuirgli un’eccessiva fiducia nella valutazione qualitativa dei fenomeni. Nonostante Piccardi abbia sottoposto ad analisi statistiche quantitative i risultati dei suoi test chimici, ciascun dato era ottenuto in modo completamente qualitativo. La velocità di precipitazione dell’ossicloruro di bismuto non è mai stata misurata quantitativamente, ma soltanto stimata qualitativamente. È probabile che proprio l’assenza di qualsiasi standardizzazione dei campioni e delle condizioni di reazione abbiano reso i fenomeni apparentemente non riproducibili. Attribuire la non riproducibilità a cause extraterrestri appare quindi un salto concettuale azzardato.

Nessuno ha mai avuto motivo per mettere in dubbio la buona fede di Piccardi: egli credeva veramente nei risultati delle sue ricerche e sicuramente pagò di persona le conseguenze della sua fede in teorie eterodosse. Fu uno scienziato autentico che amava il proprio lavoro e la ricerca disinteressata della verità, ma probabilmente fu vittima di un autoinganno che lo spinse a credere in fenomeni inesistenti.

Attualmente, alcuni allievi di Giorgio Piccardi sostengono la validità delle sue ricerche sui fenomeni fluttuanti, ma la maggior parte della comunità scientifica le ha sostanzialmente dimenticate. Solamente alcuni sostenitori di terapie alternative non riconosciute dalla comunità scientifica fanno talvolta riferimento alla sua opera. I test chimici sono stati utilizzati per saggiare le ‘proprietà radianti’ dei pranoterapeuti (Ansaloni - Vecchi, 1986). La presunta attivazione dell’acqua è stata invece citata a sostegno dell’efficacia dei rimedi omeopatici (Bellavite - Signorini, 1992). Le presunte facoltà dei pranoterapeuti e l’efficacia dei rimedi omeopatici non hanno tuttavia mai ottenuto alcuna dimostrazione.

Fonti e Bibl.: L’archivio e la biblioteca di G. P. sono stati donati dagli eredi alla Biblioteca del Museo Galileo di Firenze, nel cui catalogo è anche presente la maggior parte delle pubblicazioni dell’autore. L’elenco delle pubblicazioni è disponibile in http://biblioteca.imss.fi.it/acquisti/ bibliografia_piccardi.pdf. Si veda inoltre: http://it. wikipedia.org/wiki/Giorgio_Piccardi#L.27archivio_e_la_biblioteca.

G. P., The chemical basis of medical climatology, Springfield 1962; E. Ferroni, Commemorazione di G. P., in Atti del VIII Congresso dell’Associazione italiana di chimica fisica, Salice Terme, Pavia... 1973, Palermo 1974, pp. 27-38; M.T. Beck, Tudomàny-àltudomany (Science-pseudoscience), Budapest 19782, pp. 59-66; A. Ansaloni - P. Vecchi, Un test chimico inorganico nella valutazione delle attività bioenergetiche umane (bio-magnetic fields), in Rassegna chimica, V (1986), pp. 279-283; Idd., Sensibilità dei colloidi di oro alle emissioni bioenergetiche umane: test all’oro della bioenergia, ibid., VI (1986), pp. 359-364; G.B. Kauffman - M.T. Beck, Self-deception in science: the curious case of G. P., in Speculations in science and technology, X (1986), 2, pp. 113-122; G. B. Kauffman - L. Belloni, G. P. (1895-1972), italian physical chemist and master of the sun, in Journal of chemical education, LXIV (1987), n. 3, pp. 205-208; A. Ansaloni - E. Eberle - P. Vecchi, Indagine su un campione di popolazione condotto mediante il test all’oro della bioenergia, in Minerva Medica, LXXXI (1990), pp. 625-631; P. Bellavite - A. Signorini, Fondamenti teorici e sperimentali della medicina omeopatica, Palermo 1992; P. Manzelli - G. Masini - M. Costa, I segreti dell’acqua. L’opera scientifica di G. P., Roma 1994; S. Fuso, G. P., scienziato a modo suo, in Le scienze, maggio 2003, n. 417, p. 118; M. Fontani - M. Costa, Dalle terre (rare) ai cieli: il cammino del chimico G. P., in Il chimico italiano, XXIII (2012), n. 5-6, pp. 19-21.

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